00 02/02/2018 00:48
Bahman Ghobadi



Una bandiera senza paese
A Flag Without a Country, fra finzione e documentario, segue le storie dei curdi Helly Luv e Nariman nel Kurdistan iracheno. Helly Luv è una cantante pop curda iraniana. Nariman è un pilota. Entrambi cercano di essere un esempio per il loro popolo, un popolo che da sempre affronta condizioni durissime di vita, la guerra e gli attacchi dell’Isis.
È anche una storia di amore dei citati protagonisti, che per vie parallele, che poi convergono, si incontrano e si ritrovano ma non su un altare (o altro equivalente secondo usanze locale), ma al fronte a combattere per la causa curda. Se la cavano solo con delle ferite e vengono messi a servire nelle retrovie.
Chi si aspettava un film pacifista rimane deluso, il film incita i curdi alla guerra ed alla rivolta, è un film di parte, non certo politicamente corretto, a qualcuno in sala il film non è piaciuto, ma vorrei ben vedere; è facile fare il pacifista col culo degli altri; i curdi sono schiacciati tra quattro stati di cui ormai la Turchia è a tutti gli effetti uno stato canaglia, oltretutto quasi per metà in Europa e tutto dentro la nato, gli altri stati interessati dell'area hanno altre gatte da pelare, l'appoggio americano ai curdi c'è ma è tiepido, perché i curdi sono di sinistra, quindi il più delle volte sono soli. La loro ambizione è di fare una federazione tra le provincie curde sparse nei quattro stati, piuttosto che uno stato curdo sovrano.
Il film non si sofferma più di tanto su immagini cruente e drammatiche, anzi non disdegna l'ironia ed il surrealismo ed una visione ottimista e scanzonata del futuro.