00 25/12/2017 13:08
La piazza principale della città è così affollata che i cittadini sono pigiati gli uni agli altri e tutti gli occhi sono indifferentemente puntati verso il grosso palco dove spicca la figura di un grosso uomo. A torace nudo, la pelle dal colorito grigiastro tesa sui muscoli enormi e un cappuccio a coprirgli il volto, stringe nelle mani una grossa ascia bipenne di acciaio incrostata di sangue rappreso. Per chi vive in città, è impossibile non conoscere “Il Boia” colui che si occupa delle esecuzioni in nome del Flagello. Ai suoi fianchi, vi sono un Manto Grigio, che nelle mani tiene una pergamena arrotolata e due soldati in armatura che, ad un suo cenno, cominciano a battere lentamente su dei tamburi. La piazza è percorsa dalla voce della folla quando, da una scala dietro il palco, emerge un Manto Grigio che regge nelle mani una spessa catena e poi, a poco a poco, vengono condotti alla vista della piazza sei figure vestite in abiti semplici, su cui spicca il simbolo di Elerya: la catena passa nelle manette che serrano i loro polsi e, a chiudere la fila e a tenere l'altra estremità, si trova un altro Manto Grigio. Una volta in fila davanti alla folla, il Manto Grigio con la pergamena srotola il foglio con un gesto deciso e, a gran voce, declama al pubblico.

“Oggi siamo qui perché la divina giustizia del re faccia il suo corso. Questi uomini sono stati colti sul fatto mentre, credendosi al sicuro all'interno del loro tempio, organizzavano una cospirazione ai danni del nostro sovrano, l'Unico e Solo Abel Septim, Figlio degli Dei, Flagello di Mor'Ashkar. Essi pertanto, dopo un'analisi attenta delle prove e delle circostanze, vengono dichiarati

COLPEVOLI di TRADIMENTO
nei confronti del SOVRANO e di DREPANIA TUTTA
e pertanto CONDANNATI A MORTE
In ginocchio, feccia rivoltosa!”


I prigionieri guardano il Manto Grigio che ha decretato la loro imminente fine come paralizzati, ma uno scossone ad entrambi i lati della catena li costringe subito in ginocchio, mentre il boia comincia ad avvicinarsi al primo della fila per eseguire la sentenza.
Ma ad un tratto, il brusio della folla si attenua fino a che non smette del tutto quando, dalle scale, una nuova figura fa la sua comparsa.
In armatura completa, mantello sulle spalle e corona a cingergli il capo corvino, Abel Septim in persona è appena salito sul palco. La folla si piega sulle ginocchia e altrettanto fanno i Manti Grigi, i soldati ed il boia, mentre i suoi passi riecheggiano sicuri sul legno del patibolo. Con pacata compostezza, il sovrano si avvicina al Manto Grigio e fa cenno a tutti di alzarsi.

“Maestà, che grande onore. Volete essere voi stesso a infliggere la giusta pena a questi schifosi sobillatori, che hanno tramato alle spalle della corona?”

La piazza resta con il fiato sospeso e gli occhi puntati sul sovrano, attendendo una sua risposta, mentre questo resta impassibile alle parole del suo sottoposto, per poi parlare con calma serafica

“Come mai non ero a conoscenza di questo gruppo di cospiratori e di ciò che tramavano a mio danno? Io, che so tutto di quanto accade nella mia Drepania, persino quando le foglie cadono dagli alberi.. E come possono questi devoti di Elerya, luce brillante di verità, andare contro il loro stesso credo cospirando alle mie spalle? Perciò dimmi, Manto Grigio.. Chi vi ha fornito le informazioni che hanno portato alla loro cattura e alla loro accusa?”

Alle parole del sovrano, senza alcun indugio il Manto Grigio punta l'indice verso Olivier, un Assaltatore delle Zanne Nere che fino ad allora era rimasto attestato su una seconda linea dietro i lancieri che avevano il compito di controllare e contenere la folla, il quale si volta, visibilmente pallido in volto, mentre il sovrano da l'ordine di prenderlo e portarlo sul patibolo per poi farlo inginocchiare al proprio cospetto. L'uomo, disarmato e preso di peso per le braccia, si dimena urlando a gran voce la sua appartenenza al culto del Sole Nero e della sua cieca fedeltà al sovrano. Mentre un colpo con il manico di una lancia nel retro delle gambe lo costringe in ginocchio, Abel prende la grossa bipenne dalle mani del boia e si avvicina all'Assaltatore, che continua ad urlare che lui non è nemico del regno, che si sta commettendo un madornale errore.. Le sue parole vengono troncate di netto quando il sovrano, caricato un ampio fendente, gli spicca la testa dal collo, tra lo sbigottimento generale della folla. Il silenzio cala nuovamente sulla piazza, rotto solo dal rumore dell'ascia che, sfuggita alle mani del re, cade con un forte clangore sul legno del patibolo.
Dopo qualche istante, Abel prende ad allontanarsi in direzione delle scale, ma la voce del Manto Grigio lo ferma.

“Maestà... Dei sobillatori, che ne facciamo?”

Tutta la piazza attende trepidante le parole del re, che non si fanno attendere se non qualche istante.

“I prigionieri sono scagionati da tutte le loro accuse. Lasciateli andare.”

Ciò detto, lasciando una palpabile aria di perplessità sia nella folla che nei suoi seguaci, il re abbandona la piazza e i prigionieri, ancora increduli e con le gambe tremanti, vengono liberati.
[Modificato da @Il messo@ 25/12/2017 14:03]