CREDENTI

Serbava queste cose, meditandole... (Lc.2,19)

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    00 10/04/2024 08:25
    «La luce è venuta nel mondo»

    Fr. Damien LIN Yuanheng
    (Singapore, Singapore)
    Oggi, davanti alle miriade di opinioni della vita moderna, può sembrare che la verità non esista più, -la verità rispetto a Dio, la verità su questioni relative al genere umano, la verità sul matrimonio, le verità morali, e in ultima istanza, la verità su me stesso.

    Il brano del vangelo di oggi identifica Gesù Cristo come «Il cammino, la verità e la vita» (Gv 14,6). Senza Gesù troviamo solo desolazione, inganno e morte. Solo c è un cammino, e solo uno, che porta in Cielo, e si chiama Gesù Cristo.

    Cristo non è una opinione qualsiasi. Gesù Cristo è l autentica verità. Negare la verità è come insistere nel chiudere gli occhi alla luce del sole. Tanto se piace come se non piace, il Sole sarà sempre lì; ma l infelice ha liberamente scelto di chiudere gli occhi davanti al Sole della verità. Nello stesso modo, molti si consumano nelle loro corse con una tremenda forza di volontà e che richiedono l'uso di tutto il loro potenziale, dimenticando che solo possono raggiungere la verità riguardo a loro stessi camminando assieme Gesù Cristo.

    D altra parte, secondo Benedetto XVI, "Ciascuno trova il suo bene aderendo al progetto che Dio ha su di lui, per realizzarlo in pienezza: in tale progetto infatti egli trova la sua verità ed è aderendo a tale verità che egli diventa libero (cfr Gv 8,32)» (Encíclica "Caritas in Veritate"). La verità di ciascuno è una chiamata a diventare il figlio o la figlia di Dio nella Casa del Padre, «Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione» (1 Ts 4,3). Dio vuole figli e figlie liberi, non schiavi.

    In realtà, l "io" perfetto è un progetto congiunto tra Dio e me. Quando cerchiamo la santità, cominciamo a riflettere la verità di Dio nelle nostre vite. Il Papa lo ha detto in un bellissimo modo, «Ogni santo è come un raggio di luce che esce dalla Parola di Dio» (Esortazione Apostolica "Verbum Domini").
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    00 14/04/2024 08:25
    Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!»

    Rev. D. Jaume GONZÁLEZ i Padrós
    (Barcelona, Spagna)
    Oggi, il Vangelo ci colloca ancora nella domenica della risurrezione, quando i due di Emmaus tornano a Gerusalemme, e lì, mentre tra loro raccontano che il Signore è apparso a loro, lo stesso Risuscitato appare a loro. La Sua presenza, però, risulta sconcertante. Da una parte causa paura, fino al punto che essi «credevano di vedere un fantasma» (Lc 24,37) e, d altra parte, il Suo corpo, trafitto dai chiodi e dalla lancia, risulta una prova eloquente che si tratti dello stesso Gesù, il crocifisso: «Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho» (Lc 24,39).

    «Fa risplendere su di noi la luce del tuo volto,Signore», canta il salmo della liturgia di oggi. Infatti Gesù «aprì loro la mente per comprendere le Scitture» (Lc 24,45). E assolutamente urgente. E necessario che i discepoli abbiano una precisa e profonda comprensione delle Scitture, giacchè, detto con parole di san Geronimo, «ignorare le Scritture equivale a ignorare Cristo».

    Questa comprensione, però, della parola di Dio non è un fatto che lo si possa gestire in forma personale o in un gruppo di amici e conoscenti. Il Signore svelò il senso delle Scritture alla Chiesa, in quella comunità pasquale presieduta da Pietro e dagli altri Apostoli, che ricevettero dal Maestro l incarico che quei fatti «nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli». (Lc 24,47).

    Per essere testimoni, perciò, dell autentico Cristo, è urgente che i discepoli imparino, in primo luogo, a riconoscere il Suo Corpo segnato dalla passione. Su questo punto, un antico autore ci fa la seguente raccomandazione: «Chiunque sa che la Pasqua è stata sacrificata per Lui, deve capire che la sua vita è cominciata quando Cristo è morto per salvarci». Inoltre l apostolo deve capire di un modo intelligente le Scritture, lette alla luce dello Spirito della verità sparsa sulla Chiesa.

    Pensieri per il Vangelo di oggi
    «La Pasqua è per noi la festa di tutte le feste, la solennità delle solennità che è al di sopra di tutte le altre, non solo di quelle umane che hanno avuto origine in terra, ma anche di quelle che sono di Cristo stesso e sono celebrate per lui» (San Gregorio Nazianzeno)

    «Come possiamo noi essere testimoni di tutto ciò ? Possiamo essere testimoni solo conoscendo Cristo e, conoscendo Cristo, anche conoscendo Dio. È un processo esistenziale, è un processo dell'apertura del mio io, della mia trasformazione dalla presenza e dalla forza di Cristo» (Benedetto XVI)

    «Come? Cristo è risorto con il suo proprio corpo: «Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! » (Lc 24,39); ma egli non è ritornato ad una vita terrena. Allo stesso modo, in lui, « tutti risorgeranno coi corpi di cui ora sono rivestiti» (Concilio Lateranense IV), ma questo corpo sarà trasfigurato in corpo glorioso (Cf Fil 3,21), in « corpo spirituale» (1 Cor 15,44)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 999)
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    00 15/04/2024 08:20
    Datevi da fare (...) per il cibo che rimane per la vita eterna»

    Abbé Jacques FORTIN
    (Alma (Quebec), Canada)
    Oggi, dopo la moltiplicazione dei pani, la folla cercò Gesù e nella sua ricerca raggiunsero Cafarnao. Ieri come oggi, gli esseri umani hanno cercato tutto quello che è divino. Non è dunque una manifestazione della ricerca del divino la moltiplicazione di sette religiose, dell'esoterismo?

    Ma alcune persone vorrebbero sommettere quello che è divino alle proprie neccessità umane. In effetti, la storia ci mostra che a volte si cerca di usarlo per scopi politici o di altro tipo. Oggi la folla si è spostata verso Gesù. Perché? È la domanda che fa Gesù quando dice: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e siete stati saziati» (Gv 6,26). Gesù non si inganna. Sa che non sono stati in grado di leggere i segnali nella moltiplicazione dei pani. Gli annuncia che quello che soddisfa l'uomo è un alimento spirituale che ci permette di vivere per sempre (cf. Gv 6,27). Dio è il datore di quel cibo, e lo dà per mezzo del suo Figlio. Tutto ciò che fa che cresca la fede in Lui è un alimento al quale dobbiamo dedicare tutte le nostre energie.

    Allora si capisce perché il Papa ci incoraggia a cercare di ri-evangelizzare il nostro mondo che spesso non va a Dio con delle buone ragioni. Nella costituzione "Gaudium et Spes" ("La Chiesa nel mondo contemporaneo"), i Padri del Concilio Vaticano II ci ricordano: La Chiesa «sa bene che soltanto Dio, al cui servizio è dedita, dà risposta ai più profondi desideri del cuore umano, che mai può essere pienamente saziato dagli elementi terreni». E noi, perché continuiamo a seguire Gesù? che cosa ci dà la Chiesa? Ricordiamo ciò che il Concilio Vaticano II dice! Siamo convinti del benessere che questo alimento ci proporziona e che possiamo dare al mondo?
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    00 16/04/2024 09:30
    «È il Padre mio che vi dà il pane dal cielo»

    Rev. D. Joaquim MESEGUER García
    (Rubí, Barcelona, Spagna)
    Oggi, nelle parole di Gesù possiamo constatare la contrapposizione e la complementarietà tra il Nuovo e il Vecchio Testamento: l Antico è il simbolo del Nuovo e nel Nuovo le promesse fatte da Dio ai padri nell Antico, arrivano alla sua pienezza. Così la manna che mangiarono gli israeliti nel deserto non era l autentico pane del cielo, bensì il simbolo del vero pane che Dio, nostro Padre, ci ha dato nella persona di Gesù, che è stato inviato come Salvatore del mondo. Mosè sollecitò a Dio, in favore degli israeliti, un alimento materiale; Cristo, invece, dona se stesso come alimento divino che concede la vita.

    «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi ?» (Gv 6,30), esigono increduli e impertinenti i giudei. Gli è sembrato poco il segno della moltiplicazione dei pani e dei pesci fatta da Gesù il giorno prima? Perché ieri volevano proclamare re Gesù e oggi non gli credono? Che incostante, , è il cuore umano a volte! Dice San Bernardo di Chiaravalle: «Gli impuri si aggirano, perché naturalmente, vogliono dar soddisfazione all appetito, e stupidamente disprezzano il modo di ottenere il fine». Così succedeva con i giudei: sommersi in una visione materialista, pretendevano che qualcuno li alimentasse e soluzionasse i loro problemi, però non volevano credere; questo era tutto quello che a loro interessava di Gesù. Non è questa la prospettiva di chi desidera una religione comoda, fatta su misura, senza impegno?

    «Signore, dacci sempre questo pane» (Gv 6,34): che queste parole pronunciate dai giudei nel loro modo materialista di vedere la realtà, siano dette da me con la sincerità che mi può dare la fede; che siano la vera espressione del desiderio di alimentarmi con Cristo e di vivere unito a Lui per sempre.
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    00 17/04/2024 09:54
    «Chi viene a me non avrà fame»

    Fr. Gavan JENNINGS
    (Dublín, Irlanda)
    Oggi, vediamo quanto preoccupano a Dio la nostra fame e la nostra sete. Come potremmo continuare a pensare che Dio sia indiferente di fronte alle nostre sofferenze? Ancora di pi, troppo spesso "ci rifiutiamo di credere" all'amore tenero che Dio ha per ciascuno di noi. Occultando s← stesso nell'Eucaristia, Dio dimostra l'incredibile distanza che ← disposto a percorrere per soddisfare la nostra sete e la nostra fame.

    Per￲, di quale "sete" e di quale "fame" si tratta? Definitivamente, della fame e della sete della "vita eterna". La fame e la sete fisiche non sono altro che un pallido riflesso di un profondo desiderio che ogni uomo ha davanti alla vita divina che solamente Cristo pu￲ offrirci. "Questa infatti │ la volont¢ del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna" (Gv 6,39). E cosa dobbiamo fare per ottenere questa vita eterna cosi desiderata? Forse un atto eroico o sovrumano? No! E' un qualcosa di molto pi semplice, per cui Ges ci dice: "colui che viene a me, io non lo caccer￲ fuori" (Gv 6,37). Noi solo dobbiamo accorrere a Lui, andare al Suo incontro.

    Queste parole di Cristo ci stimolano ad avvicinarci a Lui ogni giorno nella Santa Messa. E' la cosa pi semplice del mondo! Semplicemente assistere alla Messa; pregare e allora ricevere il Suo Corpo. Quando lo facciamo, non solo veniamo in possesso di questa nuova vita, ma, inoltre, la irradiamo su altri. Il Papa Francesco, l'allora Cardinale Bergoglio, nell'omelia del Corpus Christi, disse: "Cos↓ come ← bello, dopo aver fatto la comunione, pensare nella nostra vita come una Messa prolungata, nella quale portiamo il frutto della presenza del Signore al mondo della famiglia, del quartiere, dello studio e del lavoro, cos↓, pure, ci fa bene pensare la nostra vita giornaliera quale preparazione all'Eucaristia, nella quale il Signore prende tutto ci￲ che ← nostro e lo offre al Padre".

    Pensieri per il Vangelo di oggi
    «Signore, fai di me ciò che ti piace. Non ti metto alcun ostacolo nè limite, perchè Tu sei ogni mio diletto e l amore della mia anima. Ed io, ugualmente, pongo davanti a Te il fiume delle mie confidenze» (Santa Faustina Kowalska)

    «Solo chi è Dio vede Dio, e questo è Gesù. Egli parla realmente partendo dalla visione del Padre, dal dialogo permanente con il Padre, un dialogo che è la sua vita» (Benedetto XVI)

    «Il Figlio di Dio disceso dal cielo non per fare la sua volontà ma quella di colui che l'ha mandato, «entrando nel mondo dice: [...] Ecco, io vengo [...] per fare, o Dio, la tua volontà. [...] Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre» (Eb 10,5-10)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 606)
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    Coordin.
    00 19/04/2024 08:15
    «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita»

    Rev. D. Àngel CALDAS i Bosch
    (Salt, Girona, Spagna)
    Oggi, Gesù fa tre dichiarazioni capitali quali: che si deve mangiare la carne del Figlio dell uomo e bere il suo sangue; che se non si fà la Comunione non si può aver vita; e che questa vita è la vita eterna ed è condizione per la risurrezione (cf. Gv 6,53.58). Non vi è nient altro nel Vangelo che sia così chiaro, così evidente e definitivo come queste affermazioni di Gesù.

    Non sempre i cattolici siamo all altezza di ciò che merita l Eucaristia: a volte pretendiamo vivere senza le condizioni di vita segnalate de Gesù e, come scrisse Giovanni Paolo II, «l Eucaristia è un dono troppo grande per ammettere ambiguità e diminuzioni».

    Mangiare per vivere : mangiare la carne del Figlio dell uomo per vivere come il Figlio dell uomo. Questo mangiare si chiama comunione . Si tratta di un mangiare , e diciamo mangiare affinché rimanga chiara la necessità dell assimilazione, dell identificazione con Gesù. Si comunica per mantenere la unione: per pensare come Lui, per parlare come Lui, per amare come Lui. I cristiani avevamo bisogno dell enciclica eucaristica di Giovanni Paolo II, La Chiesa vive dell Eucaristia. Si tratta di un enciclica appassionata: è fuoco perché l Eucaristia è incandescente.

    «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi» (Lc 22,15), disse Gesù la sera del Giovedì Santo. Dobbiamo recuperare il fervore eucaristico. Nessun altra religione ha una simile iniziativa. È Dio stesso che scende fino al cuore dell uomo per stabilire una misteriosa relazione d amore. E da lì si costruisce la Chiesa e prende parte nel dinamismo apostolico ed ecclesiale dell Eucaristia.

    Stiamo toccando la profondità stessa del mistero, come Tommaso, che tocca le ferite di Cristo Risorto. Noi cristiani dovremo rivedere la nostra fedeltà al fatto eucaristico, così come Gesù lo ha rivelato e la Chiesa ce lo propone. Dobbiamo rivivere la tenerezza verso l Eucaristia: genuflessioni pausate e ben fatte, incremento del numero delle comunioni spirituali... E, a partire dall Eucaristia gli uomini ci appariranno sacri, così come sono. E li serviremo con una rinnovata tenerezza.
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