Uscito dai grandi bagni termali di Harrenhal , Horpe si ritrovò a camminare senza meta per il castello dove era cresciuto come paggio di Lord Whent, ovviamente anche li nulla, era stata la disperazione a chiedere.
In quei vicoli e tra quelle rovine bruciate dai Draghi , che spesso aveva immaginato il ragazzino di un tempo aveva inseguito gatti, corso ,riso e giocato con gli altri bambini fino ad sentir mancare il fiato.
Conosceva ogni pietra , eppure questo non gli era stato di aiuto.
Niente alla Corte,all'accampamento, alle cucine, le scuderie , i moli dell'Occhio degli Dei e ai portali del castello.
Il giovane finì per ritrovarsi nel Parco degli Dei di Harrenhal, il più grande dei Sette Regni , un pezzo conservato di un mondo scomparso , quello dei Figli della Foresta; Horpe ebbe un tremito ricordando l'Isola dei Volti.
Il Parco degli Dei copriva più di trenta acri con un piccolo torrente che scorreva tra gli alberi. Sull’albero-diga era scolpito un volto terribile traboccante d’odio, con la bocca distorta e gli occhi feroci, come se fosse stato superstite e spettatore impotente della ferocia distruttiva degli Andali. Sulla corteccia dell’albero-diga incisi tredici segni profondi che indicavano il 130 CA, l’anno in cui Daemon Targaryen combattè contro Aemond Targaryen durante la Danza dei Draghi. Quei segni sanguinano ogni primavera diceva il popolino.
Horpe non aveva mai creduto particolarmente negli Dei , anche se aveva invocato il Guerriero nei momenti peggiori contro i fuorilegge di Bosco del Re, ma in fondo era stata semplice educazione , superstizione e l'arcaico bisogno di qualcosa di più grande.
Richard non aveva fede , ma in fondo aveva visto i Figli della Foresta e quegli alberi evocavano sentimenti molto diversi , silenzio e rispetto nell'ascoltare lo stormire delle foglie che sembravano sussurrare.
Il giovane chiuse gli occhi e pose una mano sulla corteccia, forse stanchezza o un'invocazione d'aiuto , non conosceva preghiere da fare agli alberi.
[Modificato da robb 92 21/10/2017 17:31]