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A gentile richiesta ...cerchiamo di comprendere il Grande Spirito di colui che fu chiamato Paracelso. In reltà il nome completo era Philippus Theophrastus di Hohenheim, nato a etzel il 10-11-1493. Non ancora diciottenne adottò il nome Paracelsus, da "par" uguale e Celso, il medico e sapiente Aulo Cornelio Celso. Molto interessante fu per lui l'incontro con il monaco J. Heidenberg meglio conosciuto come l'abate Trithemius, che lo inizierà a quel sistema di conoscenze misteriosofiche, dette anche Corpus Hermeticus che raggruppa scritti egiziani, pitagorici, platonici di grande valore, databili verso il III sec. d.C. Le porte della conoscenza gli furono aperte dalla guida di veri Maestri e comprenderà le verità nascoste e il fine ultimo di tutte le cose (proprio come cita il Papiro di Nu, XV sec.a.C. al canto 116: "nulla sapevo, sono entrato, e ho veduto le cose segrete"). Paracelso dirà: "E chi dunque vorrà vedere e apprendere, dovrà cercare l'arte...". Gli faceva eco Jacob Bohme: "tra la nascita eterna, la reintegrazione e la scoperta della pietra filosofale, non vi è differenza alcuna".

la magia secondo Paracelso, è anzitutto ascesi spirituale fino alla sapienza (...vuoi vedere che in una vita precedente io stesso ero Paracelso?...). Egli chiarisce che: "la magia e la stregoneria sono due cose del tutto diverse, e fra loro vi è la stessa differenza che passa tra la luce e l'oscurità, tra il bianco e il nero. La magia è la massima sapienza". Per studiare la magia dunque, occorre studiare e decifrare il libro della natura, solo così è possibile penetrare il significato della vera scienza che si contrappone alla falsa scienza, che è quella che si contrappone alla falsa scienza, che è quella delle apparenze e delle illusioni. Bisogna insomma sapere che: "Vi sono due tipi di ragione, quella dell'uomo carnale e quella dello spirito: la prima argomenta, la seconda conosce". L'iniziato è un uomo totale che si è posto sopra gli istinti, fuori dal casino e dai venti passionali.

Paracelso divenne mago e medico dell'anima e del corpo. La sua era la "Medicina Dei", di DIO, che NON si insegna alle università, prova ne sono le sue incredibili guarigioni. Egli esercita la medicina con tale abilità da attirarsi l'invidia e il malanimo dei medici. Cura le più disparate malattie e ottiene sorprendenti risultati. Insegna ai suoi discepoli che TUTTO è vivente: "Non vi è nulla di corporeo che non possieda un'anima nascosta in esso, nulla esiste in cui non vi sia nascosto un principio di vita". La sua medicina ermetica poggia sulla convinzione che l'uomo vive in intima fusione con l'Universo e che il "LIMUS TERRAE", l'argilla che compone l'individuo contiene in se tutti i sali e i minerali esistenti in natura. la medicina paracelsiana si completa con il termine "SPAGIRICO", che è l'arte di "separare il puro dall'impuro, così che eliminata la feccia, possa operare la virtù che rimane".

Il grande medico esoterista NON segue affatto l'esempio dei suoi colleghi, sempre pronti ad inginocchiarsi davanti al potente di turno,. Lui non si sottometterà mai, coerente al suo motto: "Non sia di altri chi può essere di se stesso". Medici ignoranti e invidiosi gli resero la vita impossibile: "La vostra arte non consiste nel curare il malato, ma nel carpire il favore dei ricchi, nell'imbrogliare il povero, voi appartenete alla stirpe dei serpenti, ed io non aspetto da voi altro che veleno. Voi non risparmiate il malato, come potrei aspettarmi che vogliate rispettare me, che sto intaccando le vostre entrate mettendo in pubblico le vostre pretese e la vostra ignoranza?". Una lezione che può insegnare ANCOR OGGI; DOPO SECOLI, AI MEDICI INTRIGANTI E DISUMANI CHE ANTEPONGONO I SOLDI E IL POTERE A TUTTO IL RESTO. Ogni famiglia penso potrebbe dire la sua, la mia NON ne è stata certo esente.

Cosa dire a costoro se non quanto ancora lamentava Paracelso: "un medico dovrebbe esercitare la sua arte non già per il suo piacere , ma per l'amore del paziente; se pratica solo a suo beneficio, un tale medico assomiglia a una volpe ed è ancor peggio di un comune omicida, perchè, mentre l'uomo può difendersi da un attacco omicida su una strada maestra, NON ha alcun mezzo per difendersi dall'assassino che, sotto le vesti di benefattore e protetto dalla legge, viene a rubare i suoi beni e a distruggere la sua vita".
Non mi è difficile apprezzare tali insegnamenti, di un grande intelletto che, come tanti suoi simili, non furono MAI compresi dai suoi contemporanei.