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EFREM SIRO (306-373)

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    00 22/04/2017 17:13

    Efrem il Siro



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    Sant'Efrem il Siro
    Ephrem the Syrian (mosaic in Nea Moni).jpg
     

    Diacono e Dottore della Chiesa


     
    Nascita Nisibis306
    Morte Edessa9 giugno373
    Venerato da Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
    Ricorrenza 9 giugno

    Efrem il Siro (siriaco: ܐܦܪܝܡ ܣܘܪܝܝܐ, Aphrêm Sûryāyâarabo أفرام السرياني; grecoἘφραίμ ὁ ΣῦροςEphraim SyroslatinoEphraem SyrusNisibis306 – Edessa9 giugno 373) è stato un teologoscrittore e santo siro, fra i più antichi scrittori di lingua siriaca e il più importante fra essi.


    Autore di numerosi inni in lingua siriaca, visse buona parte della vita nella città natale ma fu esiliato a Edessa, dove morì nel 373.


    Viene venerato come santo dai cristiani del mondo intero, ma in particolare dalla Chiesa ortodossa siriaca e dalla Chiesa cattolica sira. Venne riconosciuto come dottore della Chiesa cattolica nel 1920 da papa Benedetto XV nella sua enciclica Principi Apostolorum Petro del 5 ottobre.


    Efrem ha scritto moltissimi inni, poesie e omelie in versi e commentari biblici in prosa. Questi ultimi sono opere di teologia pratica, per l'edificazione della Chiesa, scritti in un momento di grande incertezza attorno alla fede. Furono così famosi e apprezzati che venivano persino usati nella liturgia come testi di Scrittura ispirata assieme al Pastore di Erma e alle Epistole di Papa Clemente I. Per secoli dopo la sua morte, autori cristiani scrissero centinaia di opere pseudo-epigrafiche su di lui. Gli scritti di Efrem testimoniano una fede cristiana ancora primitiva ma vibrante, poco influenzata dal pensiero occidentale e più vicina al modo di pensare orientale.




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    00 22/04/2017 17:14

    Biografia[modifica | modifica wikitesto]


    Efrem nacque attorno al 306, nella città di Nisibis, attuale Nusaybin (Turchia sud orientale), in Mesopotamia. Basandosi sulle sue opere si deduce che i suoi genitori facevano parte della crescente comunità cristiana della città. In alcune agiografie si dice che suo padre era un sacerdote pagano che, visto il figlio convertito al cristianesimo, lo avrebbe cacciato di casa. Ai suoi tempi si parlavano molte lingue nella sua città natale, in particolare dialetti armeni. La comunità cristiana utilizzava invece il siriaco. A Nisibi erano presenti anche molti altri culti: oltre alle religioni pagane era presente anche una comunità di ebrei e alcune correnti eretiche della nascente chiesa cristiana, in particolare le comunità note come "Figli e Figlie del Patto"[1], che cercavano di guadagnare nuovi proseliti. Quell'epoca fu contraddistinta da una grande tensione religiosa e politica. Nel 298 l'imperatore romano Diocleziano aveva stipulato un trattato con il re persiano sasanide Narseh (Narsī), con il quale aveva ottenuto il trasferimento della città sotto Roma. Questa annessione ebbe come conseguenza che la giovane comunità cristiana dovette subire la persecuzione romana: si ricordi la storia emblematica di Santa Febronia, membro di una delle comunità cristiane presenti nella città; il ricordo della stessa era perciò molto vivo nei cristiani durante la giovinezza di Efrem.


    Giacobbe, il primo vescovo di Nisibis, che venne nominato nel 308, partecipò nel 325 al Primo concilio di Nicea. Efrem venne battezzato all'età di 18 anni e quasi sicuramente entrò in un convento. Divenne diacono e il suo vescovo lo volle come professore (in siriano malp̄ānâ, titolo che è ancora molto diffuso presso la chiesa siriana). Compose inni e scrisse dei commentari biblici, nell'ambito delle sue mansioni educative. Nei suoi inni parla di sé come di un "pastorello" (`allānâ), chiama il suo vescovo "pastore" (rā`yâ) e indica la sua comunità (dayrâ) "gregge". La tradizione vede in Efrem il fondatore della scuola di Nisibis, che nei secoli successivi fu il centro educativo della Chiesa d'oriente.


    Alla morte di Costantino I, nel 337, il sovrano persiano Sapore II cercò di approfittare della situazione per riconquistare la Mesopotamia romana con una serie di attacchi. Nisibi venne assediata a più riprese nel 338346 e 350. Efrem afferma che furono le preghiere del vescovo Giacobbe a salvare la città dal primo assedio. Poco dopo questo assedio respinto, il vescovo morì e gli succedette Babu. Durante l'ultimo assedio del 350, i persiani deviarono il fiume Migdonius per spallare le mura della città, mentre gli elefanti dei persiani caricavano: il terreno fangoso e molle frenò però la loro carica e gli assediati riuscirono a chiudere le falle apertesi nelle mura, salvandosi ancora una volta. Questo evento fu di nuovo visto dalla comunità cristiana come miracoloso e celebrato da Efrem in un inno dove compara la sua città all'Arca di Noè salva al disopra dell'inondazione.





     

    La chiesa di San Giacobbe di Nisibi, primo vescovato dove Efrem svolse il suo ministero



    Il battistero di Nisibis, ancora visibile oggi, porta la data del 359: edificato sotto il vescovo Vologese, resta una viva testimonianza di quella comunità. In quell'anno Sapore II ricominciò a devastare la regione. Le città dei dintorni vennero una dopo l'altra distrutte e i loro abitanti uccisi o espulsi. La lotta di potere tra Costanzo II e Giuliano indebolì il fianco orientale. Alla morte del primo, Giuliano intraprese una campagna marciando con i suoi eserciti verso la Mesopotamia. Durante la campagna arrivò sino a Ctesifonte, ma, costretto alla ritirata, perse la vita e al suo posto venne nominato imperatore Gioviano, cristiano niceano. Egli fu costretto a concordare un armistizio con Sapore, per il quale Nisibis venne ceduta alla Persia con la clausola che la comunità cristiana potesse lasciare la città. Sotto il vescovo Abramo, successore di Vologese, la comunità partì in esilio.


    Efrem dapprima si portò ad Amida, attuale Diyarbakır, e nel 363 si insediò definitivamente a Edessa, attuale Şanlıurfa. Efrem, allora sessantenne, si rimise al lavoro nella nuova comunità e sembra abbia continuato a insegnare, forse nella Scuola di Edessa. In questo nuovo ambiente operavano numerosi filosofi e religiosi rivali. Efrem ci informa che i cristiani di fede ortodossa venivano chiamati "palutiani", dal nome di un vescovo precedente. Vi si trovavano anche arianimarcionistimanichei, seguaci di Bardesane e gnostici. Tutti proclamantisi la "vera chiesa". Contro queste eresie Efrem compose numerosi inni: un autore siriaco tardivo, Giacomo di Serugh, scrive come Efrem facesse cantare questi inni da cori di voci femminili su arie di musica popolare siriana. Rimase fino alla fine dei suoi giorni in questa città, morendo di peste il 9 giugno 373.


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    00 22/04/2017 17:15

    Sant'Efrem nella storiografia


    I dettagli aggiunti più tardi dagli agiografi siriaci sono di dubbio valore ed è impossibile separare la verità storica dall'agiografia.



    • Efrem si sarebbe recato in Egitto, permanendovi otto anni, periodo durante il quale egli avrebbe confutato pubblicamente alcuni portavoce dell'eretico Ario.

    • Le relazioni fra sant'Efrem e Basilio Magno sono raccontate da autori che alcuni ritengono affidabili, come san Gregorio di Nissa e Sozomeno, secondo cui l'eremita di Edessa, attratto dalla grande reputazione di Basilio, decise di fargli visita a Cesarea. Fu accolto calorosamente e fu ordinato diacono da Basilio; quattro anni dopo egli rifiutò sia il sacerdozio, sia l'episcopato che Basilio gli offriva mediante delegati mandati a questo scopo ad Edessa. Sebbene sembri che Efrem conoscesse pochissimo il greco, questo incontro con Basilio non è improbabile; alcuni critici, comunque, ritengono la prova insufficiente e perciò la rifiutano.

    • Le sottili meditazioni di Efrem sui simboli della fede cristiana e la sua posizione contro le eresie, hanno fatto delle sue opere una fonte popolare d'ispirazione nelle varie Chiese. Si svilupparono molte agiografie, in buona parte leggendarie. Alcune di esse sono composte in versi che riprendono i suoi distici. Molte sono scritte in greco tardivo. I ricercatori spesso le fanno risalire a un solo compositore che chiamano Ephraem Graecus per distinguerle da quelle composte dal vero Efrem.


    Opere


    Teologo e poeta


    La tradizione lo presenta come un uomo austero. Non si trovano, nelle sue opere letterarie, accenni alle dispute teologiche contemporanee, caratterizzate dalle controversie trinitarie: questo probabilmente perché non conosceva la lingua greca. La piena ortodossia cristiana di Efrem si rivela attraverso il suo metodo di divulgazione preferito: la poesia. A questo riguardo, è stato definito "la cetra (o l'arpa) dello Spirito Santo".
    Nella sua epoca si andava organizzando il canto religioso cosiddetto "alternato" nelle chiese, del quale gli iniziatori sono stati Ambrogio a Milano e Diodoro ad Antiochia. Efrem compose nella lingua nativa poesie di contenuto didattico o esortativo, con un forte lirismo e particolarmente idonee al canto collettivo. La grande diffusione di questi canti (dalla Siria raggiunsero l'Oriente mediterraneo, grazie anche a precise ed accurate traduzioni in greco) fu favorito soprattutto dal carattere popolare delle sue poesie. Efrem si serviva della poesia come di un eccellente mezzo pastorale perfino nelle omelie e nei sermoni, dove risaltava la sua profonda conoscenza della Sacra Scrittura.
    Dedicò 20 inni alla Madonna, della quale era molto devoto.

    Testi e versioni dei suoi scritti

    Il siriaco originale degli scritti di Efrem è mantenuto in molti manoscritti, uno dei quali risale al V secolo. Attraverso molte trascrizioni, comunque, i suoi scritti, in particolare quelli usati nelle varie liturgie, hanno subito non poche interpolazioni. Inoltre molte delle sue opere esegetiche si sono deteriorate, o almeno non si trovano più nelle biblioteche dell'Oriente.

    Numerose versioni, comunque, compensano la perdita degli originali. Efrem viveva ancora, o almeno era morto da poco, quando fu cominciata la traduzione delle sue opere in greco. Gli scrittori armeni sembrano aver intrapreso la traduzione dei suoi commentari biblici. I Mechitaristi hanno pubblicato in parte questi commentari e ritengono la versione armena molto antica (V secolo). I Monofisiti, è ben noto, erano abituati tradurre o adattare le opere siriache. Gli scritti di Efrem furono infine tradotte in arabo ed etiopico (traduzioni fino ad oggi non pubblicate). Nel medioevo alcune delle sue opere minori furono tradotte dal greco in lingua slava e latina. Alla fine da queste versioni furono fatti adattamenti degli scritti ascetici di Efrem in francese, tedesco, italiano ed inglese.

    La prima edizione stampata (in latino) si basava su una traduzione dal greco fatta da Ambrogio Traversari e pubblicata dalla stamperia di Bartolomeo Guldenbeek di Sultz, nel 1475. Un'edizione molto migliore fu eseguita da Gerardo Vossius (m. 1619), il dotto prevosto di Tongres, per richiesta di Papa Gregorio XIII. Nel 1709Edoardo Thwaites pubblicò, dai manoscritti della Biblioteca Bodleiana, il testo greco, fino a quel momento conosciuto solo per frammenti. L'originale siriano rimase sconosciuto in Europa fino al fruttuoso viaggio in oriente (1706-1717) dei maroniti Gabriele Eva, Elia, e in particolare Giuseppe Simone Assemani, che si concluse con la scoperta di una preziosa raccolta di manoscritti nel monastero nitriano (Egitto) di Nostra Signora. Questi manoscritti trovarono subito la loro collocazione nella Biblioteca apostolica vaticana. Nella prima metà del XIX secolo il British Museum fu notevolmente arricchito da simili fortunate scoperte di Lord Prudhol (1828), Curzon (1832) e Tattam (18391841). Tutte le edizioni recenti degli scritti siriani originali di Efrem sono basate su questi manoscritti. Nella Biblioteca nazionale di Parigi e Bodleiana (Oxford) ci sono alcuni frammenti siriani di minore importanza. Giuseppe Simeone Assemani si affrettò a fare il miglior uso possibile dei suoi nuovi manoscritti e propose subito a Papa Clemente XII un'edizione completa delle opere di Efrem nell'originale siriano e nella versione greca, con una nuova versione latina dell'intero materiale. Da parte sua egli prese l'edizione del testo greco. Il testo siriano fu affidato al gesuita Pietro Mobarak (Benedetto), in quanto maronita. Dopo la morte di Mobarak, i suoi lavori furono continuati da Stefano Evodio Assemani. Alla fine questa monumentale edizione dell'opera di Efrem fu pubblicata a Roma (1732-1746) in sei volumi in folio. Fu completata dai lavori di Overbeck (Oxford, 1865) e Bickell (Carmina nisibena, 1866), mentre altri studiosi pubblicarono frammenti ritrovati (Zingerle, P. Martin, Rubens Duval). Una edizione (Mechlin, 1882-1902) degli inni e sermoni di S. Efrem si deve a monsignor T. J. Lamy.

    Comunque, un'edizione completa della vasta opera di Efrem deve essere ancora prodotta.


    [Modificato da Credente 22/04/2017 17:17]
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    00 22/04/2017 17:16

    Opere esegetiche


    Efrem scrisse commentari sull'intera Bibbia, sia l'Antico che il Nuovo Testamento, ma molte delle sue opere sono andate perdute. Esiste ancora in siriaco il suo commentario sulla Genesi e un'ampia parte dell'Esodo: per gli altri libri dell'Antico Testamento abbiamo una sintesi siriana, tramandata dal monaco siriano Severo (851). I commentari su RutEsdraNeemiaEster, i Salmi, i Proverbi, il Cantico dei cantici e l'Ecclesiaste sono perduti. Il canone scritturale di Efrem somiglia moltissimo al nostro. Sembra incerto che egli accettasse gli scritti deuterocanonici; almeno nessuno di questi commentari è arrivato fino a noi. D'altra parte accettava come canonica l'apocrifa Terza epistola ai Corinti, e scrisse un commentario su di essa. Il testo scritturale usato da Efrem è il siriano Peshito, lievemente differente, comunque, dal testo stampato di quella antichissima versione. Il Nuovo testamento era noto a lui ed a tutti i siriani, sia orientali che occidentali, prima del tempo di Rabulas, nel Diatessaron armonizzato di Taziano. Il suo testo degli Atti degli Apostoli sembra essere stato strettamente collegato a quello chiamato "Occidentale".


    L'esegesi di Efrem è quella degli scrittori siriani in generale, sia ellenizzati che non, ed è strettamente collegato a quella di Afraate, essendo, come l'ultimo, abbastanza rispettosa della tradizione ebraica e spesso basata su di essa. Come esegeta Efrem è sobrio, mostra una preferenza per il senso letterale, è discreto nell'uso dell'allegoria; in poche parole, inclina fortemente alla Scuola Antiochena, e ci richiama in particolare Teodoreto di Cirro. Egli ammette nella Scrittura solo pochi passaggi messianici nel senso letterale, molti di più, comunque, profetici di Cristo nel senso tipologico, che deve essere attentamente distinto dal senso allegorico. Non è improbabile che la maggior parte dei suoi commentari fosse scritta per la scuola cristiana persiana (Schola Persarum) di Nisibis, della quale fu uno dei fondatori e anche uno dei più distinti professori.


    Opere poetiche

    La maggior parte dei sermoni e delle esortazioni sono in versi, sebbene si siano conservati alcuni sermoni in prosa. Tolti i suoi scritti esegetici, il resto delle sue opere si può dividere in omelie ed inni. Le omelie (in siriano memrê, cioè discorsi) sono scritte in settenari, spesso divisi in due parti di tre e quattro sillabe rispettivamente. Egli vi celebra la festa di "Nostro Signore e dei santi"; a volte interpreta un racconto scritturale o tratta un tema spirituale o edificante. In Oriente le Lezioni per i servizi ecclesiastici erano spesso tratte dalle omelie di Efrem. Gli inni (in siriano madrashê, cioè istruzioni) offrono una grande varietà sia di stile che di ritmo. Erano scritti per il servizio corale delle suore, ed erano destinati ad essere da loro cantati; da qui la divisione in strofe, poiché gli ultimi versi di ogni strofa venivano ripetuti in una sorta di ritornello. Questo ritornello è indicato all'inizio di ogni inno, alla stregua di un'antifona; c'è anche un'indicazione della chiave musicale in cui l'inno deve essere cantato. Il seguente può servire come esempio. È preso da un inno per l'Epifania (ed. Lamy, I, p. 4).

    Aria: Guarda il mese.
    Ritornello: Gloria a Te dal tuo gregge nel giorno della tua manifestazione.
    Strofa:
    Egli ha rinnovato i cieli, perché i pazzi avevano adorato tutte le stelle
    Egli ha rinnovato la terra che aveva perduto il suo vigore a causa di Adamo
    Una nuova creazione è stata fatta dalla sua saliva
    ed Egli che è l'Onnipotente ha fatto retti sia il corpo che la mente.

    Monsignor Lamyu, editore degli inni, notò settantacinque differenti ritmi ed arie. Alcuni inni sono acrostici, cioè, a volte, ogni strofa comincia con una lettera dell'alfabeto, come nel caso di parecchi pezzi metrici della Bibbia (ebraici), o, ancora la prima lettera di un numero di versi o strofe forma una data parola. In quest'ultimo modo Efrem firmò parecchi dei suoi inni. Egli non è, tuttavia, l'inventore della poesia siriana, questo onore sembra appartenere al sopracitato eretico Gardesano di Edessa. Lo stesso Efrem ci dice che nelle vicinanze di Nisibis ed Edessa le poesie di questo gnostico e di suo figlio Harmonius contribuirono efficacemente al successo dei loro falsi insegnamenti. In effetti, se Efrem entrò nello stesso campo, fu con la speranza di sconfiggere l'eresia con le stesse armi perfezionate da lui stesso. Il lettore occidentale degli inni di Efrem è portato a meravigliarsi per l'entusiasmo dei suoi ammiratori dell'antica chiesa siriana. Il suo lirismo non è affatto quello che noi intendiamo con questo termine. La sua poesia può sembrare prolissa, noiosa, incolore, mancante di note personali, ed in generale priva di fascino. Per essere giusti, tuttavia, bisogna ricordare che le sue poesie sono conosciute dalla maggior parte dei lettori solo in traduzioni, da cui, ovviamente, il ritmo originale è scomparso ed in particolare il fascino e la maggior parte degli aspetti della sua poesia che potrebbero colpire di più. Questi inni, inoltre, non erano scritti per la lettura privata, ma si prevedeva che fossero cantati da cori alternati. Vale il paragone fra i salmi latini come vengono cantati dal coro di un monastero benedettino e la loro lettura privata da parte di un sacerdote che recita il Breviario.


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    Credente
    00 22/04/2017 17:19
    Preghiera di sant'Efrem

    La preghiera seguente è recitata dalla chiesa ortodossa ogni giorno della Quaresima, ed è inframezzata da metanie (prostrazioni):


    Signore e Sovrano della mia vita, non darmi uno spirito di ozio, di curiosità, di superbia e di loquacità
    si esegue una profonda metania
    Concedi invece al tuo servo uno spirito di saggezza, di umiltà, di pazienza e di amore
    si esegue una profonda metania
    Sì, Signore e Sovrano, dammi di vedere le mie colpe e di non giudicare il mio fratello; poiché tu sei benedetto nei secoli dei secoli. Amen
    si eseguono 12 piccole metanie, dicendo per ciascuna: O Dio, sii propizio a me peccatore e abbi pietà di me
    si esegue una profonda metania
    Sì, Signore e Sovrano, dammi di vedere le mie colpe e di non giudicare il mio fratello; poiché tu sei benedetto nei secoli dei secoli. Amen
    [
    Preghiera per gli anziani

    Questa è una delle più celebri preghiere, che raccoglie le intenzioni di una persona anziana:


    Signore Gesù Cristo,
    che hai potere sulla vita e sulla morte,
    tu conosci ciò che è segreto e nascosto,
    i pensieri e i sentimenti non ti sono velati.
    Guarisci i miei raggiri e il male fatto nella mia vita.
    Ecco, la mia vita declina di giorno in giorno,
    ma i miei peccati crescono.
    Signore, Dio delle anime e dei corpi,
    tu conosci l'estrema fragilità della mia anima e del mio corpo,
    concedimi forza nella mia debolezza,
    sostienimi nella mia miseria.
    Dammi un animo grato:
    che mi ricordi sempre dei tuoi benefici,
    non ricordare i miei numerosi peccati,
    perdona tutti i miei tradimenti.
    Signore, non disdegnare questa preghiera,
    la preghiera di questo misero.
    Conservami la tua grazia fino alla fine,
    custodiscimi come per il passato. Amen.