CREDENTI

GLI ANGELI CUSTODI

  • Messaggi
  • OFFLINE
    Credente
    00 23/03/2017 09:49

    Cosa fa il mio angelo custode nella mia vita ?




    Mi sorprende la bontà di Dio che ha pensato e creato la realtà degli angeli


    Come possono gli angeli essere lontani, quando ci sono stati da Dio per aiutarci? Non si allontanano da noi, anche se colui che cade in preda alle tentazioni pensa che siano lontani.
    Sant’Ambrogio

    Quanto ho imparato negli ultimi tempi sulla realtà angelica! Mi sorprende la bontà di Dio che ha pensato e creato la realtà degli angeli.

    Gli insegnamenti della realtà sugli angeli sono così tanti e profondi che in un unico articolo non riuscirei a commentare tutto.

    La prima realtà che vorrei sottolineare è questa: Dio, nella sua infinita misericordia e conoscendo la nostra costante debolezza, non ha voluto lasciarci soli e senza protezione, e ha destinato per ciascuno dei suoi figli alla sua nascita un angelo, che chiamiamo Angelo Custode. Questo angelo che ci viene dato ha una missione estremamente importante, che è quella di portarci all’Eternità con Dio, perché sappiamo che ciascuno di noi nasce per l’eternità, ma la nostra vita e Dio diranno se sarà un’eternità con Dio o un’eternità senza di Lui!

    Ad ogni modo, il nostro Angelo Custode è al nostro fianco.

    Corriamo sempre il rischio di associare l’immagine del nostro Angelo Custode ai tanti dipinti di angioletti carini, colorati e fragili. Quando trasferiamo questa immagine al nostro rapporto personale con lui commettiamo un grande errore, perché in qualche modo finiamo per credere che il nostro angelo non sia tanto forte e potente.

     


    Il nostro angelo è invece un angelo potente, esperto delle cose di Dio e dei misteri divini. Il mio Angelo Custode e il tuo hanno visto Satana essere espulso dal cielo quando si è ribellato contro Dio, ne sono stati testimoni oculari! Il nostro Angelo Custode ha visto accadere tutte queste cose, ed è anche passato per la prova di scegliere o meno Dio! È una cosa molto bella su cui meditare…

    Ma potreste pensare: “Ma il mio Angelo Custode non è stato creato quando sono nato??”

    La risposta è “No”! Tutti gli angeli che secondo Dio dovevano essere creati sono già stati creati quando Dio ha creato gli angeli. È come se in un unico atto Dio avesse creato migliaia di angeli che esistono ancora oggi. Dio non li ha creati in un momento successivo e non crea angeli oggi!

    Tutti sono stati creati e sono stati messi alla prova! E se io e voi abbiamo un Angelo Custode, è perché questi ha superato la prova.

    Gli angeli sono classificati in classi e gerarchie, e quando nasce un figlio di Dio questi angeli vengono destinati ad essere angeli custodi. È successo così con voi e con me!

    La Parola di Dio dice che “alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo” (Mt 22, 30).

    Gli insegnamenti di San Tommmaso d’Aquino sugli angeli ci dicono che non solo saremo come loro, ma che saremo ammessi in una gerarchia angelica. Non ci sarà una classe di anime di umani che oggi vivono come angeli, no – saremo destinati a una delle classi delle gerarchie angeliche in cielo.

    San Giovanni della Croce insegna che “gli angeli sono i nostri pastori. Non solo portano a Dio i nostri messaggi, ma ci portano anche quelli di Dio. Nutrono la nostra anima con dolci ispirazioni e comunicazioni divine. Dio si avvale di loro per comunicare con noi. Come buoni pastori, ci proteggono e ci difendono contro i lupi, ovvero i demoni”.

     


    Sant’Ilario afferma che “gli angeli ci aiutano nella nostra lotta per rimanere forti contro i poteri del male. (…) I puri spiriti sono stati inviati per il riscatto della razza umana. Per via della nostra debolezza, se gli angeli non venissero in nostro soccorso non potremmo resistere agli attacchi degli spiriti maligni”.

    E per concludere, ecco una bella frase che non ci vuole spingerci ad adagiarci né ad essere pigri, ma può essere di grande aiuto nel nostro cammino spirituale. Come ci insegna San Giovanni Maria Vianney, “se non hai la possibilità di pregare, affidati al tuo buon angelo e incaricalo di pregare al posto tuo”.

    Spero che ciascuno di noi riannodi con determinazione il proprio rapporto con l’Angelo Custode, perché abbiamo molto da imparare da questo pastore e amico fedele!

    Dio vi benedica!


    [Modificato da Credente 23/03/2017 10:59]
  • OFFLINE
    Credente
    00 23/03/2017 11:01

    Dalla "convenienza" ai doveri nei loro confronti, dalla venerazione di Dio al culto della Chiesa primitiva


    Vi è mai capitato di chiedere aiuto o venerare il vostro angelo custode? Se non lo avete mai fatto, vi consigliamo di farlo per almeno quattro ragioni. Che ci illustra don Marcello Stanzione nel “Breviario angelico” (Mimep Docete editore).


    «Il culto che in quanto noi cristiani cattolici rivolgiamo ai santi angeli di Dio è quello della “dulia” – premette Don Marcello – ovvero un culto fatto di rispetto e di onore, senza adorazione che è quello di “latria” che si rivolge unicamente alla santissima Trinità, invece il culto agli spiriti celesti è simile in tutto e per tutto al culto dovuto alla Madonna e ai santi canonizzati in gloria».


    Vediamo allora perche’ si invoca e si venera un angelo custode.


    1) RAGIONI DI CONVENIENZA


    «Se, diceva il grande scrittore di spiritualità del diciannovesimo secolo Boudon, durante il cammino incontriamo cento volte un gran signore o un amico, non mancheremo ogni volta di presentar loro i nostri ossequi; e non dovremmo avere il medesimo riguardo per i principi del Cielo, i nostri amici più veri?».


    «Quando due persone sono nemiche», diceva il vescovo Bossuet, «i loro santi angeli sono amici e concorrono a riavvicinarle».


    «Gli angeli custodi dei vostri amici», scrive a sua volta l’arcidiacono di Evreux Boudon, «vi favoriscono negli incontri e vi aiutano ben più di quanto voi pensiate, e talvolta vi prestano soccorsi che non ricevete dai vostri stessi angeli custodi».


    Peraltro, ricordiamoci cosa sono i santi angeli rispetto all’Altissimo, ciò che sono in sé e il ruolo che è loro assegnato nel mondo, e capiremo come siamo degni della massima venerazione.


    2) VENERAZIONE DEFINITA DA DIO


    La venerazione degli angeli custodi è stata definita con chiarezza da Dio stesso, quando ha detto al popolo di Israele che avrebbe mandato loro il suo angelo, ammonendoli a rispettarlo e a dargli tutta la dovuta considerazione. Conformandosi al desiderio dell’Altissimo, i santi patriarchi dell’Antico Testamento veneravano e invocavano gli angeli.


    Giacobbe chiede la benedizione dell’angelo contro cui si è battuto; Balaam si prosterna di fronte a quello che gli è apparso; Giacobbe, ancora, saluta rispettosamente colui che si definisce “il principe degli eserciti del Signore” e gli obbedisce…


    3) UNA PRATICA DELLE ORIGINI


    Si invoca l’angelo custode perché è una pratica plurisecolare della Chiesa: il capitolo XVII della Gerarchia celeste ci offre uno scorcio di quello che fu il culto degli angeli attraverso i secoli cristiani. Si possono trarre da esso alcuni dati interessanti.


    Gesù e i suoi discepoli, ripetendo i cantici ispirati dallo Spirito Santo al Re Profeta, ci insegnano a rispettare e a onorare le virtù celesti che così spesso, e con tanto entusiasmo, sono citate in questi cantici.


    La Chiesa invoca le stesse virtù ogni volta che nei santuari si intonano i salmi o i cantici con cui si chiede agli spiriti di Dio di lodarLo o di benedirci.


    Gli angeli vengono nominati spesso nella Santa Messa, nelle parti in cui la Chiesa professa i dogmi più trascendenti.


    Leone XIII ci fornisce l’esempio della devozione e della fiducia, dando ordine che in ogni chiesa si reciti, al termine della messa, un’invocazione a san Michele Arcangelo.


    Giovanni Paolo II si reca in pellegrinaggio in tutti i più importanti santuari Michaelici. Il papa polacco esorta i cattolici a continuare a recitare dopo la Messa la preghiera a san Michele composta da papa Leone XIII.


    4) PERCHE’ ABBIAMO DEI DOVERI NEI LORO CONFRONTI


    Si invocano gli angeli custodi anche per i doveri che abbiamo nei loro confronti. Tali doveri sono così riassunti da san Bernardo: “Dio vi ha affidati a uno dei suoi angeli; quanto rispetto questa parola devi ispirarvi, quanta devozione suscitarvi, quanta fiducia infondervi! Rispetto per la sua presenza, amore e riconoscenza per le sue opere buone, fiducia nella sua protezione”.


    Questi sentimenti, e altri, saranno oggetto del culto interiore che si deve ai santi angeli.


  • OFFLINE
    Credente
    00 23/03/2017 11:03

    Davanti a una tragedia, dov’era l’angelo custode?




    Quando padre Pio si è arrabbiato con il suo angelo custode e la risposta che ha ottenuto


    In due o tre occasioni, mi è successo che dopo aver predicato sui santi angeli mi si siano avvicinate delle persone dicendomi: “Padre, quello che dice è molto bello, ma dov’era l’angelo custode quando mio figlio ha avuto quell’incidente? Dov’è l’angelo custode dei bambini che soffrono?”


    È una domanda che nasce da un cuore addolorato, da un’anima che cerca di illuminare il suo dolore e la sua tristezza con la fede.


    Con questo proposito, quello di illuminare con la fede gli aspetti della nostra esistenza, e in questo caso particolare il dolore e la sofferenza, condivido con voi lettori queste piccole e semplici riflessioni che spero aiutino a illuminare il profondo mistero della sofferenza umana.


    C.S Lewis, scrittore di lingua inglese nato a Belfast, ha scritto nel suo libro Diario di un dolore che “quando affrontiamo il dolore, un po’ di coraggio aiuta più di molta conoscenza, un po’ di comprensione più di molto coraggio e il più lieve indizio dell’amore di Dio più di tutto il resto”.


    Secondo l’autore, il dolore dev’essere affrontato basandosi sul “più lieve indizio dell’amore di Dio”.


    Questo indizio, questa presenza dell’amore di Dio, è segnalato, mostrato e portato dall’angelo custode, che vede costantemente il volto di Dio (Mt 18,10) e che è il suo portatore e il suo messaggero; per questo, avvicinarsi all’angelo è scoprire questi indizi dell’amore divino.


    L’angelo porta consolazione, ma non con mere parole, quanto con la presenza dell’amore di Dio. In questo modo, nei momenti di dolore e di sofferenza avvicinarsi all’angelo è necessario per estendere il nostro sguardo ai progetti amorevoli di Dio.


    Questo compagno celeste è sempre attento e pronto ad ascoltarci e consolarci, ma sa che la vera consolazione del nostro cuore è Dio, e per questo desidera che eleviamo il nostro sguardo a Dio.


    Il ruolo dell’angelo, tuttavia, non è solo passivo, quello di indicare Dio, ma è anche un ruolo attivo nel dolore e nella sofferenza.


    In certe preghiere liturgiche di alcuni Paesi, infatti, l’inno delle Lodi per il 2 ottobre, memoria dei santi angeli custodi, è il seguente: “Santo angelo custode, compagno della mia vita, tu che non mi abbandoni mai né di giorno né di notte… nelle ombre della notte stendi sul mio petto le ali di madreperla e d’oro”.



  • OFFLINE
    Credente
    00 23/03/2017 11:05

    Questa preghiera ci mostra il ruolo dell’angelo nei momenti di dolore e di sofferenza. Ci parla delle “ali di madreperla e d’oro” che l’angelo stende sulle notti della nostra anima, della nostra vita, quando tutto sembra oscuro.


    La madreperla è una sostanza che le conchiglie producono quando delle particelle di sabbia entrano dentro di loro provocando una ferita nella conchiglia. L’aspetto interessante di questo processo naturale è che la madreperla non espelle o distrugge la particella estranea entrata, ma la avvolge e la accoglie producendo una pietra preziosa: la perla.


    Quando la Chiesa raccoglie nell’inno delle Lodi l’espressione “ali di madreperla” nell’oscurità della nostra vita, ci mostra il ruolo attivo che sta svolgendo il nostro buon angelo custode: egli non espellerà ciò che ti ferisce, ma lo avvolgerà perché ciò che ti sta provocando dolore e sofferenza produca una perla preziosa.


    E perché l’angelo non espelle ciò che ferisce e fa soffrire? Come abbiamo detto, i santi angeli portano il messaggio dell’amore di Dio che essi stessi contemplano, e questo amore ha raggiunto la sua massima espressione nella croce, dove si uniscono la maggiore espressione dell’amore e la maggiore espressione del dolore e della sofferenza.


    Ha scritto Giovanni Paolo II che “l’umana sofferenza ha raggiunto il suo culmine nella passione di Cristo. E contemporaneamente essa è entrata in una dimensione completamente nuova e in un nuovo ordine: è stata legata all’amore, a quell’amore… che crea il bene ricavandolo anche dal male, ricavandolo per mezzo della sofferenza, così come il bene supremo della redenzione del mondo è stato tratto dalla Croce di Cristo, e costantemente prende da essa il suo avvio” (Salvificis Doloris, n.18).


    Questo mistero d’amore meraviglioso è stato compreso da grandi santi. Citiamone alcuni:


    Santa Teresina del Bambin Gesù sviluppa l’idea della “santa invidia” degli angeli. In una poesia dedicata a Santa Cecilia, un serafino spiega questo mistero a Valeriano: “Io affondo nel mio Dio, contemplo il suo incanto, / ma per Lui non posso né soffrire né immolarmi; / nonostante il mio grande amore,non posso morire per Lui, neanche piangere o dare per Lui il mio sangue…/ La purezza è brillante patrimonio dell’angelo, / la sua gloria smisurata non soffrirà mai eclissi. / Sui serafini avete il grande vantaggio / di soffrire e di essere puri, voi mortali” (Poema 3). Un altro serafino, che contempla il Bambino Gesù nel presepe e il suo amore sulla Croce, grida all’Emmanuele: “Ah, perché sono un angelo, / incapace di soffrire? … / Gesù, per uno scambio santo voglio morire per Te!” (Gli angeli alla culla di Gesù).


    In una delle sue lettere scrive: “Il mio alleluia è impregnato di lacrime… Bisognerà compatirti qui in basso quando là in alto gli angeli si congratulano con te e i santi ti invidiano? La tua corona di spine li rende gelosi. Ama, quindi, queste punture come doni d’amore del tuo sposo divino” (Lettera 120, 23 settembre 1890).


    Padre Pio, dopo aver subito un attacco del demonio, si arrabbiò con il suo angelo custode perché non era stato lì a difenderlo. San Pio lo descrive così: “…Ne mossi lagnanza all’angiolino, e questi dopo avermi fatta una bella predichino, soggiunse: ‘Ringrazia Gesù che ti tratta da eletto a seguire lui da vicino per l’erta del Calvario; io vedo, anima affidata alla mia cura da Gesù, con gioia e commozione del mio interno questa condotta di Gesù verso di te. Credi tu forse che sarei così contento, se non ti vedessi così sbattuto? Io che nella carità santa molto desidero il tuo vantaggio, godo sempre più nel vederti in codesto stato. Gesù permette questi assalti al demonio, perché la sua pietà ti rende a sé caro e vuole che tu lo rassomigli nelle angoscie del deserto, dell’orto e della croce. Tu difenditi, allontana sempre e disprezza le maligne insinuazioni e dove le tue forze non potranno arrivare non ti affliggere, diletto del mio cuore, io sono vicino a te’”.


    E aggiungeva: “Quanta degnazione, padre mio! Cosa ho io mai fatto da meritare tanta squisita amorevolezza dal mio angiolino?” (lettera del 18 gennaio 1913).


    Ricordiamo anche l’esortazione che rivolgeva l’angelo di Fatima a “offrire costantemente preghiere e sacrifici all’Altissimo”. Di fronte alla domanda di Lucia su come farlo, l’angelo rispose: “Offrite a Dio il sacrificio di tutto quello che vi sarà possibile, in atto di riparazione dei peccati, con cui lui viene offeso… Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione le sofferenze che il Signore vi manderà”.


    Gli angeli allora vedono, contemplano meravigliati il potere trasformatore, redentore del dolore, e per questo vogliono avvolgere con le loro ali di madreperla questo dolore perché sia unito alla massima espressione dell’amore: la sofferenza di Gesù.


    Per questo, i momenti di dolore, le notti oscure che attraversiamo sono momenti in cui il nostro buon angelo custode è ben presente. Padre Pio scriveva a una delle sue figlie spirituali il 15 luglio 1915: “Affidagli la tua sofferenza, l’angelo è molto delicato e molto sensibile”.


    Diceva Giovanni Paolo II: “Proprio a voi, che siete deboli, chiediamo che diventiate una sorgente di forza per la Chiesa e per l’ umanità. Nel terribile combattimento tra le forze del bene e del male, di cui ci offre spettacolo il nostro mondo contemporaneo, vinca la vostra sofferenza in unione con la Croce di Cristo”.


    Preghiamo tutti in modo speciale per i nostri fratelli che soffrono e piangono. Santa Teresina ha scritto all’angelo custode questo canto, che ti invito a ripetere:


    O tu che attraversi lo spazio
    più luminoso del lampo,
    ti chiedo di volare al posto mio
    da coloro che mi stanno a cuore.
    Con le tue ali asciuga le loro lacrime,
    canta loro la bontà di Gesù.
    Canta loro che la sofferenza ha la sua grazia,
    e a bassa voce sussurra il mio nome.


  • OFFLINE
    Credente
    00 11/06/2019 22:44

    11 cose da sapere sulla vita degli angeli


    ANGEL
    Public Domain



    Condividi


     

     





    Restano identici, esercitano il potere con la loro volontà, prendono decisioni e non tornano mai indietro. Sono tante le curiosità poco conosciute sull'azione degli spiriti celesti



    1. Gli Angeli hanno un inizio, ma essi non possono perire; restano perpetuamente identici a se stessi.


    Gli spiriti, tutto come la materia, sono stati creati dal nulla dall’onnipotenza di Dio; essi non sono più una parte della Sostanza divina come non lo è una pietra od un albero, ma essi rassomigliano alla Sostanza divina in modo molto più perfetta, di modo che, in paragone, si può chiamarli divini, per quanto la rassomiglianza di Dio è in essi in una maniera con cui essa non si ritrova altrove nella creazione. Noi non sappiamo se tutti gli spiriti attualmente esistenti sono stati creati allo stesso momento o se si sono avute diverse creazioni. Ma nessuno spirito finito può crearne un altro, ed è più conforme al pensiero cattolico dire che Dio ha creato tutti gli Angeli assieme.


    La distanza che separa il momento presente dalla creazione del mondo degli spiriti non è evidentemente calcolabile con delle misure qualsiasi di tempo. La sostanza spirituale, una volta prodotta da Dio, non può decadere, essa può agire male, sia con l’intelligenza che con la volontà, ma sempre rimane una sostanza perfetta; essa non cambia in quello che le è essenziale, non si deteriora nella sua natura. Noi possiamo appena dire ch’essa è immortale, poiché la parola immortalità non rende esattamente il senso di quella permanenza; uno spirito è semplicemente inalterabile, i suoi cambiamenti non sono che dei cambiamenti di pensiero o di volere.


    PosÄ…gi anioÅ‚ów na tle nieba


    1. Gli Angeli non sono sottomessi alle leggi del tempo, ma essi hanno una misura di durata che è loro propria.


    Il cardinale Newman ha molto graziosamente tradotto questo nel suoSogno di Geronte.


    Poiché gli spiriti e gli uomini con delle misure differenti contano


    Il meno ed il più, nel corso del tempo.





    Col sole e la luna, leggi primitive,


     

    Con le stelle che si levano e calano armoniosamente.


    Col ritorno delle stagioni, ed il bilanciamento


    Da una parte e poi dall’altra, della stecca del pendolo


    Preciso e puntuale, gli uomini dividono le ore.


    Uguali, continue, per il loro comune uso.


    Non va così presso di noi, nel mondo immateriale:


    Ma gli intervalli nella loro successione


    Sono unicamente misurati col pensiero vivente,


    E crescono o diminuiscono con la sua intensità.


    Ed il tempo non è una proprietà comune;


    Ma quello che è lungo è corto, quello che è rapido è lento,


    Quello che è vicino è lontano, secondo il modo con cui è ricevuto e colto


    Da quello spirito o da talaltro, ed ognuno


    E’ il regolatore della sua propria tecnologia


    E la memoria manca dei suoi punti di riferimento naturali


    Che sono gli anni, i secoli ed i periodi.


    Newman ha reso in questo linguaggio splendido quello che la teologia scolastica ci presenta in una maniera tutta tecnica. Benché gli Angeli esistono per sempre, noi non diciamo che essi sono eterni. L’eternità è la misura dell’esistenza di Dio; essa implica la negazione non solamente di fine, ma anche di inizio; essa implica inoltre l’immutabilità da tutti i punti di vista, anche l’immutabilità dell’intelligenza e della volontà; questa immutabilità, che è precisamente l’eternità, non appartiene che a Dio solo.


    ANGEL
    Shutterstock | Danussa


    1. Gli Angeli sono assolutamente al di sopra dello spazio, senza mai poter essere sottomessi alle sue leggi.


    La nostra ragione acquisisce in questa tesi più volentieri della nostra immaginazione. La ragione ci dice che uno spirito, con la definizione stessa della sua natura, non ha nella sua composizione nulla che possa rapportarsi allo spazio. Non si può attribuire allo spirito il movimento in senso corporale, meccanico, del termine. Essi agiscono, essi esercitano un potere sulle cose materiali, sia dal punto di vista dell’universo, sia in un altro; queste azioni od influenze sono successive e non simultanee, comunque non si può dire che uno spirito si è spostato od ha volato da un posto ad un altro, egli ha semplicemente esercitato due differenti atti della sua potenza su degli oggetti che sono lontani l’uno dall’altro.




    1. Gli Angeli esercitano il loro potere sul mondo materiale direttamente con la volontà.


    La potenza di volontà degli Angeli è non solamente immanente, essa è anche esecutiva; può cambiare le cose dell’universo materiale sia per contatto diretto, sia per influenza. Gli spiriti possono fare delle meraviglie o dei prodigi servendosi per questo delle forze della natura e comunque nel senso proprio della parola, quali il risuscitare dei morti: questo esige la potenza divina.


    Le angelofanie, od apparizioni di Angeli o di spiriti in generale, possono essere spiegate con la potenza che questi esseri superiori possiedono nell’agire sulla nostra percezione sensibile, e di darci quelle forti impressioni con cui la Scrittura ci riporta molti esempi: Il suo corpo era come il crisolito, il suo volto aveva l’aspetto del lampo, i suoi occhi erano come delle torce di fuoco, ed anche la parte inferiore del suo corpo fino ai piedi aveva l’aspetto del rame pulito, e la sua voce quando parlava, era come la voce di una moltitudine (Daniele 10, 6).


    ANGELS
    Public Domain


    1. La vita degli Angeli non è dotata che di due facoltà: intelligenza e volontà.


    Con questa proposizione, noi bandiamo dalla vita degli spiriti ogni traccia di vita sensitiva. Non si può dire degli Angeli che essi sono dotati di immaginazione, di passione, di sensibilità; tutte queste manifestazioni sono essenzialmente delle manifestazioni di vita organica e di potenza sensitiva. E’ quello che noi intendiamo con l’espressione corrente dipurezza angelica. Gli Angeli sono puri da ogni sensualità, non per virtù, ma per natura. Se il peccato esiste in essi, non sarà mai, anche al grado più infimo, un peccato sensuale. Noi, esseri umani, non abbiamo assolutamente nessuna esperienza di simile vita, e comunque questa è una di tutte le prime conclusioni che occorre ammettere quando noi diciamo che gli Angeli sono degli spiriti. Per attraente che sia la nozione degli Angeli per l’immaginazione cristiana, non vi è nondimeno nessuna dolcezza molle, nessuna sentimentalità nella vera angelologia cattolica.


     


    1. Per quello che riguarda l’ordine naturale l’Angelo non può errare, né nella sua intelligenza, né nella sua volontà.


    Questo può sembrarci sorprendente, poiché noi sentiamo molto parlare dell’instabilità di tutto il creato; comunque questo discende direttamente dalla semplicità della natura spirituale. Non può esservi in un Angelo nessuna fonte di peccato e di errore nella sua propria sfera d’esistenza, ma egli può peccare ed errare nei misteri della grazia, poiché questi sono al di sopra di lui, lo sorpassano. Ci occorre, qui ancora, rinviare il lettore al capitolo della santità angelica ed a quello del peccato degli spiriti.



    1. L’Angelo non ritorna mai su di una decisione una volta che l’ha presa.


    Noi non proviamo affatto difficoltà nell’ammettere questo tratto nel carattere di un Angelo, poiché noi lo ammettiamo anche in un uomo. Vi è nell’uomo quella differenza tra l’ostinazione e la fermezza delle risoluzioni, poiché l’ostinazione viene dalla strettezza di vedute, nel mentre che la fermezza delle decisioni viene realmente da una veduta larga, inglobando i fatti con le loro circostanze ed i loro tenenti e concludenti. L’uomo perspicace non prova il bisogno di cambiare le sue vedute e le sue decisioni, poiché fin dall’inizio, egli ha visto chiaramente le vere conseguenze del soggetto che l’impegna. Le intenzioni vacillanti presso un uomo provengono dalla predominanza in lui dell’elemento sentimentale sull’elemento intellettuale. Presso gli spiriti, questa fonte di debolezza, questa esitazione nello scopo da raggiungere non può esistere: lo si comprende facilmente. Con un solo colpo d’occhio, essi colgono una verità, sia teorica, sia pratica; essi ne vedono tutti gli aspetti, tutte le conseguenze, e non vi è in essi nessuna potenza inferiore che potrebbe agire sotto l’influenza di impressioni più mobili e distogliere la loro ragione allertata e la loro volontà tutta spirituale dalla sua prima via.


     


    8. Lo spirito angelico non è come lo spirito umano soggetto ad uno sviluppo graduale, esso inizia con pienezza di conoscenza.






    Noi abbiamo qui definito la più profonda differenza tra l’intelligenza di un puro spirito e l’intelligenza umana. Il puro spirito, fin dal principio della sua esistenza, è pienamente dotato di ogni conoscenza: mai è stati discepolo, nell’apprendere nel vero senso della parola, come l’uomo deve apprendere, deve essere discepolo. Si potrà dire di un Angelo che egli applica la sua conoscenza a degli oggetti nuovi, ma non acquisisce idea che non sia stata già infusa in lui dal Creatore al momento della sua stessa creazione.


    ANGELS
    © Wikimedia


    1. Un Angelo può influenzare direttamente un’altra intelligenza creata, ma non può agire direttamente su di un’altra volontà creata.


    La prima parte di questa tesi sembra a prima vista contraddire la precedente, dicendo che gli Angeli non apprendono mai, nel vero senso della parola. Tuttavia, questo è un punto importante della teologia cattolica quella mutuale illuminazione degli Angeli, in virtù della quale le facoltà intellettuali di un Angelo ne illuminano un altro. E la contraddizione non è d’altronde che apparente. L’influenza non implica il termine teologico di illuminazione, non è un insegnamento dato ad un ignorante, ma la comunicazione di messaggi emananti dalla sfera superiore dei divini voleri, comunicazione alla quale le facoltà intellettuali degli Angeli sono preparate, e con la quale essi sono in qualche modo armoniosamente accordate. Noi possiamo dire che nessuna comunicazione proveniente dai consigli di Dio sorprende gli spiriti angelici. Gli spiriti possono dunque agire sulle facoltà intellettuali le une delle altre; ma questo è un principio intangibile della teologia cattolica che solo Dio può agire direttamente su di una volontà creata. Una creatura potrà incitare, persuadere, tentare la volontà, ma essa non potrà mai raggiungerla direttamente.


     

     


    1. Gli Angeli sono dotati di libero arbitrio, essi sono capaci di amore e di odio.


    Il libero arbitrio è l’essenza stessa della perfezione morale: e sempre si è ammesso che gli Angeli sono moralmente buoni. Occorre, in quello che li riguarda, prendere l’amore e l’odio non già nel significato di una passione, di un sentimento, ma come traducente sia l’affinità, sia l’opposizione della volontà che d’altronde ignora ogni legame sensuale.



    1. Gli Angeli non conoscono il futuro, né i pensieri segreti delle altre creature ragionevoli, né i misteri della grazia, a meno che queste cose siano loro liberamente rivelate, sia da Dio, sia da quelle altre creature ragionevoli.


    L’undicesima e dodicesima tesi sono evidenti dal loro enunciato stesso. La conoscenza degli Angeli non porta unicamente sulle cose astratte, ma anche su delle cose concrete. Gli atti liberi e futuri delle creature ragionevoli non sono oggetto di conoscenza per l’intelligenza creata. Dio solo li contempla con l’infallibile sicurezza della sua visione nella luce della sua eternità. Per le stesse ragioni che rendono impossibile ad uno spirito di agire direttamente sulla volontà di una creatura ragionevole, i desideri segreti del cuore dell’uomo, od il pensiero di uno spirito sono nascosti agli altri spiriti, a meno che liberamente questi che ha quel desiderio o quel pensiero lo rivela loro. In ogni pensiero vi è un atto di volontà, poiché io penso quando voglio, e quello che voglio; ora, il mistero che avvolge la volontà avvolge anche i miei pensieri intimi. I misteri della grazia sono le decisioni, non di una volontà creata, ma della volontà di Dio. Sarà dunque forzatamente ancor più impossibile ad uno spirito creato scoprire quello che Dio pensa, a meno che non piaccia a Dio rivelarglielo Lui stesso.





  • OFFLINE
    Credente
    00 08/01/2023 22:42

    L’arma di difesa di chi ha paura




    L'ANGELO CUSTODE PUO' FARCI VINCERE LE PAURE


    L’arma di difesa adottata dai paurosi, come si è visto, è elaborare delle strategie difensive come costituirsi in gruppi chiusi, dove le persone abbiano dato prova di affidabilità e di lealtà, o mettersi sotto le ali protettrici di un leader carismatico potente. 

    Trasferire la paura ad un livello diverso

    Ovviamente queste strategie non permettono di sconfiggere la compulsione, ma semplicemente di trasferirla ad un diverso livello, non affrontandola veramente mai. Il cammino di liberazione sarà quello di riuscire a guadarla in faccia, non confondendo il suo superamento con comportamenti contro-fobici, egualmente dannosi, ma accogliendola con onestà. 

    Le strategie del pauroso

    Il pauroso nega la paura con strategie raffinate; in sostanza è probabilmente il personaggio che se la racconta di più. Abilissimo nel giustificare il suo costante e assoluto impegno a “non fare”, poiché fare lo metterebbe in pericolo, anzi, certamente lo infilerebbe in uno dei tre pericoli basici: perdere il controllo, perdere la vita e perdere le persone. Aiuto!

    Tendenza a rimandare

    Ha una forte tendenza a procrastinare ed è abilissimo a opporre ostacoli al suo successo personale esistenziale. In genere parla di lasciare i meriti ai colleghi che ne hanno più bisogno ma in realtà non è in grado di reggere il peso dei riflettori perché lo illuminerebbero troppo e quindi sarebbe nudo e indifeso; ha una lista infinita di soluzioni per ritardare il momento e queste litanie di scuse lo rendono spesso noiosissimo. 

    Livello di successo

    È molto difficile per il pauroso raggiungere un certo livello di successo e imparare a goderne senza sentirsi in colpa; essendo di natura dubbiosa, mette sempre in discussione anche le sue stesse idee o intuizioni. 

    L’angelo della Risurrezione

    Gli angeli possono diventare degli antidoti contro la paura. Meditiamo le parole: “Non abbiate paura!” che l’angelo della Risurrezione rivolge alle pie donne. Ricordiamo la scena: Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salomè si recano al sepolcro per imbalsamare il corpo morto di Gesù il primo giorno della settimana. Siamo all’alba. San Marco “al levare del sole”, cioè le ultime ore della notte prima delle sei. “Il primo giorno della settimana” o “il primo giorno dopo il sabato” è un’espressione per indicare la celebrazione cristiana della domenica come “il primo” giorno della settimana, indicato come il giorno del Signore. 

    La preoccupazione delle pie donne

    La preoccupazione delle pie donne era la grossa pietra che chiudeva la tomba (cfr. Mc 16, 3). Quindi le donne “entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: non abbiate paura!” (cfr. Mc 16, 5-6). Questo giovane è l’angelo, con una veste bianca, perché vive la vita divina e porta la potenza di dio; seduto sulla destra, che vuol dire che sta per annunciare la risurrezione di Cristo. 

     

    “Non abbiate paura!”

    Le tre donne “ebbero paura: questo verbo è molto forte e esprime uno stato di profonda agitazione e confusione dinanzi ad una grossa sorpresa. Le parole dell’angelo: “Non abbiate paura!”, frase che riporta alla scena della tempesta sul lago, quando Gesù rassicura i discepoli (cfr. Mc 4, 40s), sono parole che infondono fiducia, serenità e pace. 

    San Michele come sconfigge la paura?

    La paura è un avversario, una grande prova che abbiamo davanti a noi. È uno stato, un’emozione che caratterizza ciò che si conosce e si teme, una reazione naturale che scatta di fronte alla percezione di una minaccia. Qual è l’atteggiamento di san Michele del nostro angelo custode in questi tempi di Coronavirus di fronte alle nostre paure, alle sofferenze, alle malattie, alle perdite materiali, professionali o morali? 

    Una caratteristica del nostro santo angelo custode e di tutti i santi angeli con a capo san Michele è la loro serenità imperturbabile di fronte al male fisico e morale. Gli angeli vivendo nella luce di Dio e partecipando quindi nella scienza divina, conservano la serenità dinanzi ai mali temporali e ai nostri peccati. L’unione intima che il nostro angelo custode ha con Dio serve lui per capire che se Dio permette un male nella nostra vita o nell’umanità, non è che per ottenere un bene magg

    Le certezze dell’angelo

    Dinanzi alla paura delle sante donne per non sapere chi farà rotolare la pietra dall’ingresso del sepolcro e per non trovare Gesù nel sepolcro, il santo angelo inviato da Dio dà serenità a loro appuntando Gesù Cristo e affermando che è risorto dai morti (cfr. Mc 16, 6).

     

    Una sicura “realtà spirituale”

    Il nostro angelo custode è una sicura realtà spirituale per mantenere un atteggiamento sereno che influenzi il nostro comportamento concreto cristiano in questo momento e tempo che stiamo vivendo. 

    Nel nostro bel compito quotidiano di diventare sempre di più come un angelo custode visibile per chi ci sta vicino, apporteremo beneficio e grazia se dalle nostre labbra e testimonianza risuonano le parole di speranza e serenità: “Non devi avere paura!” a chi sta soffrendo, a chi affronta una malattia grave, a chi vive nell’incertezza, a chi si muove nello stress, agitazione, paure.