L’Incubo
Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=H9QfPpBF9nI
Ma ora basta giocare agli Amanti, il tempo ormai di Fate si tramuti in rabbia sorda e contrasto. Liberati, Ithilbor, da quella noia che solo l’Antico sa regalare a se stesso. E se non sarai consenziente e prona a questa mia richiesta, io, il Destino, inciderò la tua malinconia così profondamente da farti serrare le fauci; da tramutarla in fiele. La tempesta è arrivata, la senti? Lampi squarciano il cielo rimandando tuoni il cui fragore potrebbe annichilire ogni ulteriore conversazione. Inutile volgere lo sguardo a quelle finestre di vetro intarsiato che adornano questa onirica alcova, come nelle medievali cattedrali. Inutile e pericoloso perché quella spada che sospetti potrebbe comparire al tuo fianco, come fedele compagna, invece sorge, nella tua mano sinistra. La mano che ti ritrovi ben salda sull’elsa della spada come se finora mai avesse desiderato saggiare il corpo dell’uomo su cui, credimi, ti conviene riposare i tuoi innaturali occhi grigi. Perché ciò che vedrai sarà frutto dell’ennesimo cangiante tremolio ordito dalle spire del Fato. Raine si staglia ove prima Fehrer. Un ghigno dipinto sulla tua faccia. L’odiata e invisa Sorella alla cui Morte Ultima tu hai messo a dimora. Il braccio sinistro di Raine si alza e la sua mano punta al centro della stanza. Se la seguirai con lo sguardo, Sposa, riversa a terra in una pozza di sangue, vedrai Nianna. O meglio quello che di lei resta. Raine si vanta di questa morte, Ithilbor. Sussurra ogni bestialità riferita a questo atto. Ma nemmeno tu, Cavaliere, sei salvo e spettatore. I tuoi occhi si appannano per un lungo infinito istante, che nella realtà è pressappoco un battito di ciglia. Guarda ora, riguarda quella Donna che già una volta ha mutato sembianze. Non è la Rossa Meretrice del primo incontro. Non è più Ithilbor, Regina dei Dannati, ma una pallida bionda con lo sguardo rovente. Orrore nei suoi occhi marroni. Non voglio dirti cosa farà la nuova venuta, Alfiere, perché ancora non mi è dato di sapere! Forse vorrà correre al centro della stanza? Ma non è questo mutamento l’unica incongruenza di tale ultimo respiro: la luce dell’ennesimo lampo, illumina il tuo braccio destro, e così scoprirai che la tua mano destra regge saldamente una spada comparsa dal nulla, come quella nuova donna. Stringine l’elsa, Ishtuk. Sospetto che da questo per te consueto gesto, potrebbe dipendere la tua vita.
RIASSUNTO: Stanza a pianta quadrata di 10 metri per lato. Su tutti i lati finestre intarsiate; impossibile vedere fuori (non c’è nulla da vedere… per ora). Nessun mobilio adorna la stanza solo un grandissimo tappeto che ricopre il pavimento. Nessun ostacolo nella stanza. Esattamente al centro della parete Nord, a 5mt dall’angolo A altri 5mt all’angolo B, si trovano Ithilbor e Fehrer. Ithilbor spalle appoggiate ad una delle colonne portanti, braccio sinistro lungo il fianco. Mano chiusa sull’elsa della Spada Lunga del Mercato. Fehrer incollato ad Ithilbor, braccio destro lungo il fianco. Mano chiusa sull’elsa della Spada Lunga del Mercato. Siete a piedi nudi, vestiti sommariamente. Tutto potrebbe essere evanescente, il Destino stanotte offre ben magre certezze.
Vostro il potere di farci sognare ora. E così sia!
[GDR Play – Ordine Ithilbor, Fehrer]
ITHILBOR *§* La tempesta imperversa. È un suono assordante, che rimbomba tra i meandri di una mente incapace – ora e qui – di comprendere appieno se sia sogno o se sia realtà. Se sia, paradossalmente, un colpo messo a segno ai propri stessi danni. La strisciante consapevolezza di quanto subdola possa essere l’arte dell’inganno, perfettamente in grado di rivoltarsi contro chi della stessa ne fa un’arma costante, stravolgendo ogni equilibrio – per precario che sia. Stravolgendo la realtà e la percezione della stessa, travalicando il confine tra questa e la menzogna, riscoprendosi incapaci di staccarsi dal volto una maschera che aderisce perfettamente. La verità è che non lo sai, Sposa. Non sai dove inizi tutto e quali siano gli appigli che ti permetterebbero di giungere al bandolo della matassa. Ma in questa rete resti imbrigliata: da quella vicinanza sopraffatta, mentre l’Istinto sprofonda nel bisogno e la Ragione annega nel desiderio. La tempesta continua a martoriarti, riproponendo il battito del cuore del Draconico in modo così puntuale e preciso da sembrar quasi che sia il tuo, di cuore, a battere con foga. E il suo profumo ti avvolge in spire tanto sinuose da costringerti a levare il viso verso l’alto: quasi mancasse il respiro, quasi cercassi fuga. Ma, ancora, ogni cosa viene stravolta. E questo istante senza fine – in continua evoluzione – che stai vivendo è come se si spogliasse di uno strato alla volta, mutando ogni cosa, costringendoti in un limbo. La tua mano stringe una spada: non la tua Diamante, no. Non hai bisogno di guardarla per rendertene conto. È una spada che la tua mano sinistra, eppure, sebbene la riconosca come straniera, proverebbe a stringere con sapienza e decisione [vigore IV – passivo], pur nella convinzione che il pericolo si trovi oltre la finestra e l’alleato in fronte a te. Non avresti il tempo di sorriderne, Sposa, di quell’assurda speranza, morta ancor prima di nascere anche solo come pensiero. Perché il Draconico esiste solo nella tua mente, la stessa che adesso tace, nel ritrovarsi dinanzi nient’altro che l’abominio compiuto dal tuo stesso sire. Raine se ne sta lì, appiccicata a te: beffarda e sguaiata come mai, con la vana gloria articola parole incomprensibili. Il suo braccio si muove, è come un filo che costringe i tuoi occhi a seguire il suo scempio. Un lago di sangue, Nianna privata della sua dannazione. O, forse, solo della sua vita? Non c’è spazio per la considerazione, laddove esiste una bestia affamata. Antica e potente, certo: ma pur sempre affamata. E se la Fame ha i tratti della rabbia e dalla stessa viene aizzata – come aghi di pino secchi dati in pasto ad alte fiamme – allora non c’è spazio per alcuna riflessione. C’è solo l’Istinto che vorrebbe vederti attingere a tutta la forza che ti scorre in corpo per mettere in atto i tuoi successivi movimenti. Il braccio sinistro resterebbe lungo il fianco, così come il fato l’ha voluto. Ma il destro si leverebbe per far sì che la relativa mano possa posarsi sulla spalla sinistra di “Raine” e sulla stessa far leva. Se tutto ciò riuscisse, quel punto di contatto diventerebbe il perno della tua prossima prossima mossa: una mossa che ti vedrebbe premere contro la spalla della Fenice con tutta la forza che hai [vigore IV – passivo] e, contemporaneamente, provare ad avanzare il piede sinistro in modo tale che tra questo e il destro vi sia la stessa distanza che intercorre tra una spalla e l’altra. Il destro resterebbe arretrato con la pianta ben salda a terra e la punta rivolta verso l’avversaria, mentre la punta del sinistro si girerebbe leggermente verso il proprio esterno. Come conseguenza dell’azione, la gamba sinistra si ritroverebbe flessa di modo che gamba e coscia formino un angolo di 90° circa. L’intento sarebbe quello di spingere lontano da te Raine di almeno un paio di metri e aprirti la strada verso Nianna. Ogni movimento sarebbe compiuto con tutta la velocità che ti appartiene [celerità IV] [tenebra I; veggenza I]
FEHRER || Fra le trame volute dal Fato, non ce n'è una, stanotte, che rimeggi con quiete e stabilità. Cambiano in un palpito del cuore, gli argomenti e i suoi tessuti narrativi; e, ora che l'Ishtuk batte le ciglia, rinnovando l'immagine della donna stampata sul doppiofondo delle palpebre, Ithilbor non c'è più, sostituita da un costrutto che non suggerisce alcunché alla memoria di lui. Ha, ignaro della personalissima battaglia che invia determinate pedine che possano arroccare la Bestia dell'Immortale, solo la possibilità di incontrare brevemente gli occhi della bionda nuova giunta, prima che, spada alla mano, questa allunghi la mano con la velocità attraverso la quale egli aggrotterebbe la fronte, corrugando lo sguardo. Sì, perché la lascia fare: e come potrebbe essere altrimenti, considerando lo spazio a dividerli e la rapidità d'azione?! Sotto la spinta che pressa la spalla sinistra, l'Alfiere arretrerebbe provando a utilizzare la sua potenza [III] soltanto per opporre una discreta energia e non risultare sbilanciato, disegnando quattro passi per guadagnare personalmente due metri (2 mt), che andranno ad aggiungersi a quanti vorrà eseguirne l'altra in qualsiasi direzione. E se pure vi fosse una colonna portante ad aderire al corpo massiccio, sarebbe accorto a retrocedere diagonalmente, per non avere il lato (destro o sinistro, non fa differenza) radente il muro impacciato dall'artificio stesso. Abbasserebbe lo sguardo sulla mano destra, stringendo meccanicamente la presa sull'elsa dell'arma che gli sboccia fra le dita. Non ha la qualità della coppia di spade che il Colosso impugna abitualmente, ma se è acciaio che dovrà stringere di lì a una manciata di istanti, se lo farà bastare. Terrebbe la lunga bassa, inclinata quel tanto che basta a non farle neppure sfiorare l'idea di toccare terra. La sua non è una posa da guerra, poiché la sconosciuta, nonostante la mossa precedente, non gli ha ancora dato motivo di immaginare che il nemico - è certo ve ne sia almeno uno, a giudicare dal balocco donato loro dal sogno - sia proprio lei; solo, avesse coscienza di quel che era prima di coricarsi, si imprimerebbe nella testa ciascun movimento di lei e, così fosse, dovrebbe comprendere che condivida ben più di qualche similitudine con la Prima della Notte scomparsa chissà dove, chissà quando. Forte e veloce, non c'è dubbio. Il Nero aspetta, indirizzando uno sguardo allo spazio oltre le finestre, divelto dalla tempesta che squarcia questa notte. Un'unica occhiata, prima di tornare a concentrarsi sulla sola presenza oltre lui.
[ATTENDERE RESPONSO]
Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=1cQh1ccqu8M
Così l’incanto del Sogno si rompe per lasciare spazio all’Incubo. Un improvviso scroscio di grandine batte i vetri intarsiati, con inusitata violenza come controcanto ad una tempesta che poco lascia all’immaginazione. Tempesta perfetta che non demorde anzi morde le coscienze dei combattenti. Ithilbor posa la sua mano destra sulla spalla sinistra di quella che crede essere Raine. Lo shock nel vedere l’amata Sorella riversa nel suo stesso sangue, non le impedisce la giusta reazione. La freddezza dell’Antico non ti tradisce ora, Sposa! La pressione apposta con la mano riesce, riesce più in virtù del fatto che la sua schiena è appoggiata alla colonna e con quella fa perno, più che per l’avanzare del piede sinistro. Piede che incontrerebbe e si impiccerebbe con quelli dell’Alfiere, se Egli non avesse deciso di lasciare che sia. E così sia. Per entrambi. Un incontro di piedi nudi, non avrebbe comunque inficiato la salute. Ma ora lo sai Cavaliere, quanta forza ci possa essere nelle delicate membra di quella pallida bionda che effettivamente non riconosci. Ti lasci spostare quindi, anche se il Guerriero che dimora in te, riesce a decidere quale debba essere la direzione (//diagonale) e quanta forza contrapporre a quella spinta. Opponendo tale forza, mantieni un equilibrio perfetto e non vieni travolto, anzi percorri quei due metri all’indietro diagonalmente alla tua sinistra, lasciando alla bionda campo libero davanti a se. Con questo angolo, di 45°, a debita distanza ora la puoi guardare, puoi cercare di capire. Ma la scena resta alla Sposa, che senza il tuo corpo Ishtuk, ha ampia visuale innanzi a sé. Libera di decidere se accorrere la Figlia di Iris oppure altro, che al Fato non è ancora dato di giudicare.
RIASSUNTO: Ithilbor ancora con spalle e schiena quasi attaccate alla colonna. La via davanti a se è libera. Il corpo di quello che crede essere Nianna giace a 5mt dritto davanti a lei. Fehrer, alla destra della Sposa, ha percorso all’indietro una diagonale per 2mt e quindi vede la “Bionda” alla sua sinistra con angolo di 45° mentre alla sua destra, altri 45°, se dovesse guardare, il nulla resterebbe sovrano ai suoi occhi.
[GDR Play – Ordine Ithilbor, Fehrer]
ITHILBOR *§* Un impiccio. Quel corpo che solo un battito di ciglia prima hai desiderato, lo stesso che ha stravolto le proprie forme nel breve istante di un lampo improvviso, adesso non ti impedisce più alcuna visuale. Accondiscende alla tua forza, china il capo dinanzi la tua volontà e lascia che la tua visuale si scopra completamente libera da ogni ostacolo. È così che gli occhi vedono. Così che non più riconoscere l’inganno in quel corpo riverso, immerso in una pozza di sangue immortale. Nella tua mente è come se risuonasse un ghigno adesso. Attinge al ricordo della Fenice, tua carceriera quando un cuore nel petto ancor batteva, portando con sé la carica della rabbia più pura, distillata in gocce che, a mille, sembrano caderti addosso. E, ancora: si immerge nella rievocazione del Principe degli Inferi, portando con sé l’ombra del terrore colmo di rispetto per una bestia antica, l’ossessione del ricordo di un incontro eccezionale che ti ha perseguitato per notti e notti. E il tuo sguardo resta lì, accendendosi d’ira e annegando in pozze scarlatte fatte di furia liquida. La mano sinistra si serrerebbe – se possibile – maggiormente sull’elsa della lunga, trasferendo all’acciaio la tensione febbrile che ti scuote dall’interno. È come se una scarica elettrica ti colpisse al centro della schiena e facesse di quel contatto il punto nevralgico attraverso cui la rabbia si spande. È come se uno di quei fulmini ti attraversasse, rendendoti dimentica della figura dell’Ishtuk e lasciando, al suo posto, solo il profilo della Fenice. La vedresti alla tua destra, lì dove l’hai voluta. Per questo cercheresti di girare il tuo corpo di 45° circa verso la tua stessa destra, di modo che, così facendo, il corpo dell’avversario possa trovarsi frontale al tuo. Se riuscissi nel tuo intento, proveresti a scattare in avanti usando tutta la velocità che ti appartiene, sebbene la distanza dall’ignaro Fehrer sia misera [celerità IV]. L’intento sarebbe quello di avanzare fino a che la distanza da colui che è stato eletto nemico non sia di 1,20 mt appena. E se solo, nel vedere il tuo scatto repentino, l’avversario dovesse provare ad arretrare o a spostarsi, allora allo stesso modo tu muoveresti per porti sempre a lui frontale e sempre alla medesima distanza di 1,20 mt. Se riuscissi nel tuo intento, la corsa, che vorrebbe essere condotta con il braccio sinistro disteso verso l’esterno - di modo che la lama sia il naturale proseguimento della linea tracciata dalle spalle e la lama parallela al terreno -, verrebbe arrestata dal piede destro, che avrebbe, a quel punto, la pianta ben salda al pavimento e la punta rivolta verso il proprio avversario. Il piede sinistro si ritroverebbe arretrato rispetto al destro della stessa distanza che intercorre tra una spalla e l’altra (45 cm circa) e la punta rivolta verso il proprio esterno di 60° circa. Le gambe sarebbero entrambe leggermente flesse. A quel punto, mantenendo sempre il braccio sinistro nella medesima posizione di prima e provando a piegare il braccio destro di modo che il gomito diventi il vertice di un angolo di 90° circa, proveresti a fare una rotazione antioraria massima del busto, ovvero dalla tua destra verso la tua sinistra. Se ciò riuscisse, il passo successivo sarebbe compiuto dal piede destro che, provando ad avanzare, cercherebbe di ridurre la distanza dall’avversario a 70 cm. In quel caso, sarebbe la sua punta a guardare dritto verso il Draconico sotto mentite spoglie, mentre il piede sinistro, che resterebbe arretrato e distanziato dal destro sempre della stessa distanza che intercorre tra una spalla e l’altra, avrebbe la punta rivolta verso il proprio esterno di 60° circa. Le gambe resterebbero flesse – la destra più della sinistra –, il polso sinistro si muoverebbe di modo da disporre il filo dell’arma verso il nemico e, contemporaneamente, il busto conoscerebbe a ritroso la strada che aveva percorso poc’anzi. Effettueresti, quindi, una rotazione oraria massima del busto – quindi dalla tua sinistra alla tua destra – facendo sì che quel movimento porti con sé, naturalmente, il braccio sinistro. Anche quest’ultimo ruoterebbe, quindi, sempre parallelo al terreno, provando a chiudersi, con tutta la forza e la velocità che ti appartiene [vigore IV – attivo; Celerità IV], in un tondo dritto di mano sinistra che vorrebbe colpire, con il medio, il bicipite destro della fu vampira [tenebra I; veggenza I; esperienza armi da guerra leggere II; agilità II]
FEHRER || Un sogno o una diavoleria. O la mescola di ambedue. L'Alfiere non si chiede che fine abbia fatto Ithilbor, che a sua volta s'era sostituita alla Rossa: dimentico del suo ruolo, della sua memoria e delle domande che avrebbe dovuto rivolgere all'entità che li ha fatti incontrare, egli tace, apparentemente rilassato ma coi sensi pronti a scattare all'unisono. Perché sarà pure ignaro di tutto, ma la guerra non si dimentica mai. Per questo, quando la traiettoria estremamente veloce della bionda - rapida, rapidissima; ma priva di fronzoli, netta e probabilmente prevedibile - tratteggia la sua colata, egli dovrebbe approntare una difesa sufficientemente discreta poiché, se lei parte con la spada già caricata, a lui non rimane che attendersi un colpo soltanto: orizzontale, dalla destra. Prova a far scivolare fluidamente il piede sinistro all'indietro [Agilità III] senza muoversi dal posto, cercando semplicemente una presa stabile sul terreno e, al contempo, lo spazio per quel che verrà nel futuro assai prossimo, quando e se avrà parato l'assalto della giovane che non scarta e non devia, ma attacca frontalmente. Che affronto! Ruoterebbe il polso destro all'insù con maestria. Il braccio armato si disporrebbe piegato a un angolo di circa 90° fra avambraccio e bicipite, l'elsa della lunga all'altezza delle ultime costole, la lama perpendicolare al terreno distanziata dal corpo di 15 cm. E' proprio con la lama, che egli indirizzerebbe al debole di quella nemica puntando a incrociarla di medio-forte, che l'Ishtuk respingerebbe il tondo altrui con potenza [III]. Gli fosse dato di intercettare la spada di 'Ithilbor', il biondo farebbe pressione verso l'esterno destro pur senza 'aprire' il braccio o modificare il proprio assetto che, col baricentro distribuito sul piede sinistro arretrato e il bacino lievemente inclinato all'indietro, non dovrebbe andare incontro ad alcuno sbilanciamento, qualora venisse a mancare l'ingaggio con l'arma nemica. Mancanza che certo non gioverebbe a lei che, se sottraesse improvvisamente la propria forza, farebbe comunque i conti con quella di lui che la incalzerebbe assieme a una certa destrezza con la zanna che impugna [Armi da guerra leggere III]. Durante il movimento della parata, il Nero avrebbe accompagnato al braccio una leggerissima rotazione oraria del busto, affinché, nonostante la carica altrui giungesse da davanti ed egli non ne abbisognasse realmente, gli fosse dato d'assorbire ben bene l'eventuale impatto col vigore nemico. Il braccio sinistro, inoltre, si sarebbe raccolto in prossimità dello stesso fianco, piegato a 45°, il gomito dietro le spalle e il palmo aperto, ad altezza mano destra di lei e lievemente proteso in avanti, fra i due corpi. Tutte le azioni dell'Alfiere avverrebbero frutto di una macchina da guerra oliata; e, nella sua testa, già andrebbe sviluppandosi la mossa successiva.
[ATTENDERE RESPONSO]
Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=5anLPw0Efmo&list=PLl6Tr6lyjsCi7mmrW_rWhYxcg7KdPFtGM
Uno schiocco di dita, della mano destra del Fato, che voi non potrete in alcun modo percepire e la moviola si ferma, cristallizzando le vostre posizioni per il tempo di un lungo sguardo, di un'attenta valutazione. L'ennesimo lampo, squarcio di luce, tra quelle finestre che altra utilità per ora non sembrano avere, lascia che io veda ciò che deve essere visto. Che io decida ciò che è sacrosanto sia immortalato, nell'istantanea di questo duello. E se solo mi fosse permesso di sussurrare al tuo orecchio, Sposa, sarei costretta a dirti che il tuo piede destro resta avanzato ad una distanza da quella che credi essere “Raine” di 1,20mt come nella tua prima dichiarazione. Dimentichi Prima, che sei vuoi fare altri 50cm per portare quel tuo piede destro (già in prima linea) a 70cm dal Cavaliere, devi in qualche modo avanzare anche il sinistro? “Mia Regina...” nel secondo movimento, che la tua disumana celerità di consentirebbe di fare, nel battito di ciglia di questa azione, il tuo piede destro si leverà dal terreno, avendo come risultato di farti perdere tempo ma non certo avanzare. Tu sei la Regina della Notte, non certo la Regina dei Funamboli. Il Fato non intende annichilire il tuo ego, agevolando una spaccata degna di un'étoile che rischierebbe di farti finire bocconi a mordere le trame del tappeto. Logico quindi che io ti dica che il tondo dritto di mano di sinistra arriverà, non dove tu pensi, ne col medio della lama ma col debole. Sei rimasta troppo distante. E poi mi muoverò lesta, in questa scena congelata, per cambiare orecchio e sussurrare al tuo, Cavaliere! Forse prima mi garantirò quell'infinitesimo di attimo, per bearmi del tuo profumo, giacché della Prima io sono già innamorata. Manchi tu… La tua reazione rasenta la perfezione. La tua spada si leverà, l'elsa sarà li dove la descrivi, il medio-forte della tua lama parerà perfettamente il debole della spada della “Bionda”. Non v'è più dubbio ormai che ella ti sia ostile. Il ricordo di Ithilbor, delle sue labbra, che solo per un istante hai confuso con quelle della Rossa, deve essere sostituito con la tregenda che or si compie. E la tua mano sinistra Fehrer? Cosa hai intenzione di fare lasciandola vagare così distante dal tuo corpo? E' ora che tu mi dia un indizio. Adesso, dammelo ora! E un altro schiocco di dita. E che la danza continui!
RIASSUNTO: Ithilbor e Fehrer frontali. Tra il piede destro di Ithilbor e il corpo di Fehrer 120cm. Fehrer spada mano destra ortogonale al pavimento, parallela al corpo. In stallo con il debole della spada di Ithilbor, braccio sinistro teso come da te descritto, piede destro avanzato di 45cm rispetto al sinistro. Mano sinistra di Fehrer protesa in avanti. Ithilbor: Punti Sangue 4 su 5.
[GDR PLAY – Ordine Fehrer, Ithilbor]
FEHRER || Quando combatte, l'Alfiere non guarda in volto il suo nemico. Che sia uomo, donna, orco o creatura infernale, egli ha comunque innanzi qualcosa che proverà ad abbattere. E' per questo che, nel momento in cui ha compiuto la sua prima mossa, la bionda dalla velocità inumana non possiede più dei connotati cui alcuno potrebbe attribuire sembiante di fanciulla. Dal rintocco delle spade alla mossa successiva dell'Ishtuk, preparata in precedenza sapientemente - il piede sinistro arretrato e il braccio sullo stesso lato già pronto alla carica - non passerebbe che un pugno di istanti: il Lupo Bianco farebbe scattare i muscoli all'unisono, chiedendo al corpo allenato al movimento fluido e alla coordinazione [Agilità III] un'ulteriore prova per chiudere rapidamente lo scontro. Approfittando della rotazione oraria del busto di pochi gradi, eseguirebbe un lungo passo in avanti: il piede sinistro supererebbe il destro, la gamba distendendosi ampiamente affinché, alla ''caduta'' dell'arto in terra, lo stesso tallone distanzi la punta del destro d'almeno 0,5 mt - punta a punta, dunque, a una distanza cui va ad aggiungersi la lunghezza del piede; contestualmente all'avanzata della gamba, che nel momento dell'appoggio sarebbe decisamente flessa al ginocchio, supportando il peso dell'uomo e il baricentro inclinato in avanti, Gwynbleidd farebbe scattare il braccio sinistro che, col gomito già dietro le spalle (//descrizione precedente), non dovrebbe necessitare d'altro caricamento per trascinarsi dietro ogni briciolo di forza appartenente a quel corpo incavato nella fatica e nella guerra. Pur senza una zanna a rappresentare il suo proseguimento ideale, il braccio sinistro si produrrebbe in un affondo lungo, distendendosi quasi completamente - il gomito sarebbe leggermente piegato per assorbire l'urto di un eventuale impatto -, accompagnato dalla torsione oraria del busto già eseguita di cui sopra, dalla rotazione della spalla su quel lato che si ''chiuderebbe'' all'interno e da una potenza quasi inumana [III], con l'obiettivo di colpire la zona di volto della donna compresa fra fronte e naso. Se i suoi conti sono giusti e se il nemico perderà qualche istante per disimpegnare la spada su cui, per forza di cose, graverebbe la pressione di quella perpendicolare al suolo di lui - difesa precedente e ulteriore rotazione oraria, di pochi gradi -, il braccio potrà sfruttare uno spazio ben più esiguo di quello di partenza (//1,2 mt), divorato dal passo lungo e ridotto quantomeno alla metà (//0,6 mt): un'inezia! Il Nordico sarebbe accorto a compensare la disparità d'altezze facendo seguire all'arto una traiettoria non lineare, che discenderebbe leggermente verso il basso e che punta, a mano aperta, a colpire violentemente col palmo, là dove l'organo è più duro, per tentare di ''disarcionare'' direttamente la testa dal collo. E' proprio in virtù di questa ragione che cerca la parte superiore della testa (//come sopra, fra fronte e naso) [Ambidestria II - Combattimento Disarmato I], affinché l'eventuale urto le getti brutalmente il capo all'indietro, forzandolo a un'inclinazione impossibile.
ITHILBOR *§* La fretta non è mai una buona consigliera. È un insegnamento che risuona in echi di memorie di vite passate, scontrandosi con quanto il tuo stesso Sire ti disse la prima notte dopo la tua rinascita, quando il mondo urlava pure nel silenzio più totale e le tue percezioni sembravano una condanna. Non lo sembrerebbero adesso, in cui proveresti a non perdere nemmeno il tempo in rimproveri insensati e di certo non produttivi. Il fato decide che la tua gamba destra non accenni nemmeno a muoversi e che il tuo colpo arrivi a una distanza eccessiva perché riesca a fare del male. D’altro canto, la presunta Raine dimostra di essere minuziosa e precisa nei suoi movimenti. Movimenti che, eppure, non sono dotati della naturale velocità che caratterizza un cainita. Tutto questo, se foste sedute su un divanetto a sorseggiare bevande insolite, di certo andrebbe approfondito. Ma adesso, nell’esaltazione della lotta e nella convinzione che quella figura abbia condotto Nianna alla morte ultima, non conterebbe se non in termini di riflessi. Probabilmente, ti sarebbe dato di vedere come l’enorme e robusta Raine stia preparandosi al contrattacco. Se così fosse, nell’istante in cui il suo passo dovesse accennare a rendere misere le distanze tra i vostri corpi, tu proveresti a fare del piede destro, quello avanzato, il perno del tuo successivo movimento. Il braccio sinistro, quello la cui mano reggerebbe ancora saldamente l’impugnatura della spada [vigore IV – passivo] proverebbe ad allargarsi verso il proprio esterno, muovendosi sempre parallelamente al terreno. Tutto il tuo corpo, successivamente, proverebbe a compiere una rotazione antioraria di modo che il piede sinistro possa muoversi conseguentemente al relativo braccio e seguire la stessa traiettoria. L’intento sarebbe quello di anticipare il colpo dell’avversario – qualunque sia la sua identità – sottraendoti alla sua stessa traiettoria. Il piede sinistro, dunque, disegnerebbe una sorta di semicerchio, indietreggiando e fermandosi solo dopo che il corpo avrà compiuto un quarto di giro (90°), ovvero nel momento in cui non dovesse essere più frontale al draconico sotto mentite spoglie, bensì perpendicolare allo stesso. Facendo perno sul piede destro – che ruoterebbe sempre in modo antiorario assieme a tutto il resto del corpo – il colpo dell’avversario dovrebbe andare a vuoto e offrirti una possibilità che non vorresti affatto perdere. Se riuscissi, proveresti a far scivolare il piede sinistro indietro di modo che si ritrovi distanziato dal destro di 45 cm circa. La punta del piede sinistro sarebbe rivolta verso il proprio esterno di 60° mentre quella del destro sarebbe dritta innanzi a sé. Entrambe le piante ben salde al pavimento. Le gambe leggermente flesse, la destra più della sinistra. Contemporaneamente, la mano destra, libera da qualunque arma, proverebbe a intercettare la schiena del cavaliere, approfittando della posizione alta del suo stesso braccio. L’obiettivo sarebbe quello di posizionare il palmo ben aperto sulla scapola destra dell’avversario e, avvalendoti della sua stessa “carica”, cercare di accompagnare il suo movimento con una spinta forte di tutto il vigore che la morte ti ha donato [vigore IV – passivo] e un successivo piegamento in avanti di tutto il busto. Il braccio sinistro, d’altro canto, resterebbe sempre disteso verso il proprio esterno, come naturale proseguimento della linea delle spalle, con la lama parallela al terreno. L’intento sarebbe quello di mettere letteralmente al tappeto l’avversario, sfruttando ogni dono che la morte ti ha fatto e che possa, insieme alla forza, contribuire alla buona riuscita della tua reazione [agilità II; celerità IV] [tenebra I; veggenza I]
[ATTENDERE RESPONSO]
--Ithilbor, per cortesia, un tiro di dado su Agilità (da scegliere nel menu a tendina).
ITHILBOR utilizza [Agilità 2]: 5 + 40 = 45 su 75 (Prova fallita)
--Fehrer, per cortesia tira un dado (senza specifica abilità) per “un pugno di istanti”.
FEHRER ha ottenuto: 57
//Prima di dare responso (piuttosto difficile in questo caso) ricordo ai players che il Master accetta solo il Sistema Metrico Decimale Internazionale. Altre unità di misura quali: il “pelo”, il “tantino” altrimenti alla “manciata” anche se coadiuvati da “appena appena” o “leggermente più in la”, saranno d’ora in poi considerate misure nulle.
//Il Master è alto 170cm. Il braccio sinistro del Master è lungo 60cm. Fehrer è alto 190cm. Stante: 170:60=190:x con x=67cm si decide che il braccio sinistro di Fehrer può essere lungo dai 65cm ai 75cm.
Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=hTWKbfoikeg
La tempesta sembra per un attimo restare muta. Il suono del tuono e il suono della pioggia scrosciante si arrestano un attimo. Vengono sostituiti da un rumore sordo. Orrendo. Un suono che viene percepito con chiara evidenza da entrambi i duellanti. Il naso di Ithilbor si rompe (- 30 ps) e lo scricchiolio di ossa non lascia spazio al dubbio, che il colpo di Fehrer abbia raggiunto il suo target. Ma lasciate che io vi racconti cosa ho visto. Sposa, pur essendo vero che Raine non ha le proporzioni che ricordi, corporalmente parlando e che non hai bisogno di disincastrare la spada perché non c’è nulla che la trattiene, il tuo corpo si è piegato verso sinistra, e così ha fatto anche il tuo braccio, quando la tua spada ha impattato su quella di Fehrer. Ti sei scaraventata con vigore + 4, e con il debole della tua spada, hai cozzato contro un altro muro (medio della lama potenza + 3) ma proprio in virtù di questo movimento che ti ho appena descritto, e di cui non dai evidenza, hai perso “un pugno di istanti prezioso”. Ho visto la tua rotazione antioraria. L’ho veduta con chiarezza e con chiarezza valutata. Il tuo braccio sinistro, dopo il contraccolpo ruota in senso antiorario e successivamente (solo successivamente) il tuo corpo inizia la medesima rotazione. Il perno di tale rotazione è il tuo piede destro; il tuo busto era ortogonale all’impiantito, Sorella? Il tuo piede sinistro si era levato dal pavimento? Purtroppo e per fortuna si. La mano sinistra di Fehrer ti colpisce in pieno volto, il tuo naso si spacca ma null’altro succede, perché la tua rotazione è imperfetta (//agilità fallita), il tuo piede sinistro non tocca terreno e quindi non può apporre contrasto fisico creando ulteriore danno oltre a quel naso, che mia Regina, domani sarà nuovamente perfetto. Un appunto però, il colpo ti fa perdere l’equilibrio all’indietro. Il tuo piede sinistro è ancora levato dal terreno. E poi ci sei tu, Cavaliere, la tua postura è salda. Fai solo un passo in avanti e la tua agilità te lo consente. Hai assorbito il colpo e sei già pronto per sferrarne uno nuovo. Ma è giusto che io sussurri qualcosa nell’orecchio anche a te, Alfiere. Il suono del ossa del naso della “bionda” che si spaccano possono eccitare i tuoi sensi di guerriero ma dubito che potrai mancare di notare che non hai procurato alcun dolore. Mentre la tua mano sinistra, che si è involata a piena potenza su quel viso, avrà un ritorno umano. Un dolore acuto non invalidante, si propagherà sul tuo palmo in concomitanza al suono della frattura (-5ps). Come il tuono segue il lampo. E questo magico momento di sospensione finisce. La tempesta riprende in tutta la sua violenza e in tutto il suo fragore.
RIASSUNTO: Ithilbor e Fehrer ancora frontali distanti 70cm. Ithilbor naso rotto, deformato verso destra, schiacciato sul viso. Sanguina debolmente. Chiaramente un vampiro non è accecato dal dolore (–30ps). Azione non conclusa nella rotazione a causa del fallimento di agilità. Piede sinistro ancora staccato dal terreno. Danni minimi in quanto, grazie al piede sinistro che non oppone resistenza, il tuo collo rimbalza all’indietro ma non si spezza. Equilibrio precario.
Fehrer, mano sinistra dolorante ma perfettamente utilizzabile a piena potenza. Se questo non fosse un onirico viaggio, ti troveresti con un livido (- 5ps). Posizione del copro come da tua descrizione. Fai oltre 50 quindi ho valutato il tempo “un pugno di istanti come sono sicura lo intendevi tu”. Se facevi meno di 50, la mia valutazione ti sarebbe piaciuta meno.
[GDR PLAY – Ordine Ithilbor, Fehrer]
ITHILBOR *§* Succede che il Fato sia Beffardo e che i sogni si prendano gioco delle coscienze altrui. Succede che quel gioco di mani, piedi, gambe e busto che dovrebbe essere fluido come una danza si riveli, piuttosto, impacciato e scoordinato. È così, in questa notte solenne, dove la tempesta non accenna a diminuire e le sorprese ad arrivare. L’agilità non ti supporta e il corpo non riesce a eseguire quel che la mente aveva perfettamente tracciato. Ed è come se restassi sospesa in un nuovo, eterno istante. La mano del Draconico trova la sua meta perfetta e l’impatto col tuo viso: è un suono che oltrepassa la tempesta e che, in pasto a Istinto e Ragione assume una melodia particolare. Ha in sé le screziature dell’orgoglio ferito, dell’insulto subito e dell’affronto solenne. Non sono solo le ossa a rompersi, Sposa: si rompe un – improbabile – equilibrio. Mente e Furia ruggiscono all’unisono e il tuo corpo, quello che non sente il dolore, ma subisce il danno, dovrebbe rispondere adeguatamente – almeno questa volta. Nell’avvertire lo sbilanciamento e la mancanza di terreno sotto il piede sinistro, obbedendo a un istinto che dovrebbe quantomeno supportarti nella prima fase di questa rocambolesca situazione, proveresti a poggiare lo stesso per terra, saldamente, accompagnando quest’azione con un immediato raddrizzamento del busto – che subito dopo proverebbe a inclinarsi appena in avanti – e una leggera flessione delle gambe. Il piede destro avrebbe la punta rivolta sempre verso l’avversario; il sinistro, che, a questo punto, dovrebbe trovarsi distanziato dal destro sempre della stessa distanza che intercorre tra una spalla all’altra (//45 cm) avrebbe la punta rivolta verso il proprio esterno di 60°. Come si diceva, le gambe sarebbero entrambe flesse, la destra più della sinistra perché, una volta impattato il pavimento con il piede sinistro, il peso del corpo si sposterebbe sul destro per conferirti una maggiore stabilità [agilità II]. Il braccio armato (//sinistro) verrebbe richiamato al busto: si piegherebbe in modo tale che il gomito sia il vertice di un angolo da 45° circa e che la lama risulti obliqua rispetto alla linea del corpo, con la punta rivolta verso l’alto a destra. L’impugnatura sull’elsa non accennerebbe a farsi meno decisa [vigore IV – passivo] e la stessa si distanzierebbe dal busto di 30 cm circa. Il braccio destro, dal canto suo, andrebbe a distendersi verso il proprio esterno, presentandosi come naturale proseguimento della linea delle spalle. La bocca accenna un sorriso e biascica un amaro *§*Niente male…*§* [tenebra I; veggenza I]
FEHRER || Avesse immaginato che, di lì a breve, un nemico tanto imprevedibile e dalle doti sì sviluppate si sarebbe perfino lasciato andare a un complimento, forse le avrebbe concesso di riprendere fiato. O forse no. La realtà è che, soprattutto contro avversari di questa portata, forti e veloci quattro volte te, non puoi arrestare la giostra della guerra. Sì, perché quell'assalto avrebbe dovuto rallentarla, dalla sofferenza. E chissà che non possa, in una considerazione che non dura neppure un istante, comprendere quanto quel sangue sia differente: la conferma definitiva che la memoria, pur se in un sogno, abbia suggerito bene. E' una creatura da abbattere, subito. Non dovrebbe avere problemi alla mano sinistra. Non è dolore: è un leggero risentimento, che fa formicolare il palmo ma non induce a credere che sia inutilizzabile [Resistenza III]. Quel che conta è la sensazione che un colpo che avrebbe steso la maggior parte degli uomini, danneggiando seriamente il volto, tiene tuttora la bionda sulle sue gambe. L'Alfiere, che avrebbe la visuale perfetta dello squilibrio all'indietro del nemico, cerca d'agire nuovamente senza perdere tempo (// IMMEDIATAMENTE! :P). Contestualmente al passo di lei (che dovrebbe guadagnare lo spazio di mezzo metro, poggiando il sinistro a terra), ne eseguirebbe uno uguale col piede destro, ma in avanti, per riguadagnarsi una distanza accettabile per giocare con la spada lunga (nuovamente 0,7 mt). L'arma, infatti, verrebbe indirizzata all'esterno sinistro, il braccio che, da posizione favorevole, sul lato destro e piegato a 90° fra avambraccio e bicipite, la lama all'insù, si distenderebbe innanzi al corpo quasi del tutto parallelamente al terreno, poiché una leggera flessione al gomito - centrato a quota sterno - farebbe sì che la lunga indicasse appena dietro la schiena, ad altezza bicipite. Durante l'avanzata del piede, che agirebbe come in precedenza il gemello, superandolo stavolta di 0,5 mt, l'Ishtuk si premurerebbe di ruotare il busto in senso antiorario per accompagnare il colpo in canna; e lo scaricherebbe poi massimamente nella direzione inversa, facendo in modo che si trascini dietro la spada, orizzontalmente, in un tondo roverso estremamente potente [III] che, da sinistra a destra, cerca col filo la parte su quel lato del collo di Ithilbor/Sconosciuta. All'attacco fulmineo del Lupo Bianco non mancherebbero precisione [Armi da guerra leggere III] e coordinazione, nel movimento fluido che avrebbe già portato il piede destro ad abbattersi sul pavimento neppure volesse frantumarlo, con l'obiettivo di preservare sulla gamba avanzata l'equilibrio e il baricentro: qualora la bravura dell'avversaria la portasse a eseguire una schivata o una parata, egli infatti non dovrebbe sbilanciarsi [Agilità III]. Scopo dell'uomo dei ghiacci è mirare alla porzione di carne indicata col medio-debole dell'acciaio. L'azione maschile avrebbe certo tenuto conto del braccio sinistro, cui sarebbe stato dato di seguire naturalmente la torsione iniziale, allargandosi esternamente anche e soprattutto per dare velocità alla manovra, ma abbassandosi di qualche centimetro [Ambidestria II] per fare spazio alla spada, sfruttando la dote di utilizzare entrambi gli arti contemporaneamente; e della zanna nemica, che, se pure riuscisse a incrociarsi anch'essa dinnanzi al corpo di lei, dovrebbe prodursi in un movimento decisamente improbabile per deviare quella di lui già scagliata.
[ATTENDERE RESPONSO]
Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=Xop_FRJUOPQ
Nei sogni insiste spesso un tranello molto particolare e alcune volte fastidioso. Noi pensiamo di poter vedere chiaramente cosa succede, agiamo di conseguenza a quell’inganno e invece le cose ci sfuggono di mano. La Sposa incassa, con magistrale perizia, permettendosi addirittura un plauso alla sua avversaria. Si riequilibria opportunamente posando prima il piede sinistro sul tappeto, flettendosi per poi riportarsi, con movimento elastico, in avanti. E’ stata colpita al volto, il collo si è estroflesso all’indietro non causando al busto un vero impatto. E’ salda ora su entrambi i piedi. Il destro, sempre avanzato, non si è mai mosso dalla sua originale posizione. Il piede sinistro resta retrocesso di 45cm. Non compie alcun movimento alternativo altrimenti al guadagnare salda ed equilibrata posizione. Non indietreggia. Tutto questo avviene con umana velocità. La Sposa non spreca le sue facoltà per Colei che già una volta ha punito con la Morte Ultima, dosa i Doni della Dannazione con avarizia, precludendosi così la possibilità di richiamare il braccio sinistro e di portare la spada davanti a lei. Il braccio sinistro resta quindi esterno al corpo e parallelo al pavimento con la spada a farne naturale prolungamento. Il braccio destro si pone in posizione speculare al sinistro ma senza spada. La Prima sembra offrire se stessa come se si preparasse ad un abbraccio, come se dovesse accogliere un amante. “Raine” avanza, come prima cosa, e lo fa senza perdere un attimo. Infatti, sia detto che, Fehrer, sogna che la “Bionda” si sia spostata ma la realtà onirica lo inganna, la verità è che quando compie il suo passo in avanti di piede destro (come primo avvenimento della sua articolata azione) si trova corpo a corpo con la sua avversaria. Quel passo in avanti brucia le distanze, annichilisce il resto del colpo. Non avendo spazio per passare la spada davanti al corpo, prerequisito fondamentale per un tondo roverso di mano destra, si troverà a pochi centimetri dalla “Bionda” con la spada saldamente impugnata dalla mano, che è prolungamento del braccio destro, ma che non avrà spazio di distendersi in avanti restando leggermente esterna al corpo, sulla destra del Cavaliere, punta sempre all’insù. Il suo braccio sinistro invece si allargherà verso l’esterno sinistro ma non parallelamente al suolo altresì formando con esso un angolo di 45°. L’Alfiere si rende conto che il sangue che cola dal naso della “Bionda” è più denso e scuro di quello di altri avversari; le conclusioni che potrà auto imporsi sono personali e attualmente non contestabili. Schioccherò le dita tra qualche lettera, lasciandovi continuare, come se alcun intervento fosse accaduto, scongelando per l’ennesima volta questa scena. Ma prima permettete che io vi guardi e che, sorniona, sorrida. Sembra che per quanto io faccia, per quanto vi travesta, per quanto io permetta alla tempesta di infuriare, voi vogliate sempre ritrovarvi nella posizione degli Amanti. Proni a quell’abbraccio proibito.
RIASSUNTO: Ithilbor, Fehrer distanza pari a zero. Ithilbor piede destro avanzato. Fehrer piede destro avanzato. I vostri piedi destri sono alla medesima altezza. I vostri sinistri sono entrambi retrocessi in corretta posizione basata sulle vostre altezze e lunghezze degli arti. Sposa, braccio sinistro esterno al corpo, spada parallela al pavimento. Braccio destro speculare al sinistro, inverso esterno. Fehrer braccio destro ancora piegato vicino al corpo, punta della spada all’insù. Braccio sinistro allargato verso l’esterno sinistro. Forma col pavimento un angolo di 45°. Vi siete toccati coi corpi ma niente che non possa essere gestito dalla dannazione alternativamente dalla potenza.
//Azione a Fehrer perché Ithilbor, nel corpo a corpo, sulla carta è più pericolosa.
[GDR PLAY – Ordine Fehrer, Ithilbor]
FEHRER || Ha fatto male i suoi conti. La creatura - è ormai certo che non sanguini né incassi normalmente - non indietreggia, dandogli semplicemente l'illusione di oscillare, falsando le sue percezioni. Da questa distanza tanto stretta, le armi sono inservibili: non attenderà neppure un istante prima di reagire istintivamente. Data la vicinanza col busto e con la testa di lei, già danneggiata, l'Alfiere non perde tempo a caricare all'indietro il collo, poiché si produrrebbe in una capocciata rapidissima che proverebbe a sfruttare semplicemente la spinta del piede destro avanzato e d'un colpo di reni che farebbe muovere in avanti il cranio. Egli incasserebbe le spalle e, come una lancia in resta, utilizzerebbe solo energia e forza esplosive, puntando a far impattare la parte superiore della fronte, notoriamente più dura - e che confina con la cima vera e propria del corpo -, nuovamente con quella molle, sensibile, situata sulla zona del naso e della bocca di lei. Per farlo, la testa - che, come detto, non viene prima caricata all'indietro, per non perdere tempo - non seguirebbe una traiettoria lineare, ma leggermente ad arco, affinché le fosse dato di discendere con precisione per compensare la disparità di altezze. E' proprio l'altezza del nemico che permetterebbe all'Ishtuk sia di colpire col punto prescelto - nella discesa, il mento s'accosterebbe naturalmente al petto, lasciando dunque alla parte superiore della fronte l'incombenza di attaccare -, sia di fare tutto molto in fretta, poiché al mezz'arco sarebbe dato di incontrare ben presto l'obiettivo. Il Lupo Bianco metterebbe la propria abilità, la coordinazione ormai estrema e una forza non indifferente [Combattimento Disarmato I - Agilità III - Potenza III] per allontanare da sé la donna, cercando una distanza maggiormente agevole per manovrare in seguito la spada e, contestualmente, per danneggiarla più di quanto non abbia fatto in precedenza, tentando di sorprenderla stavolta in uno spazio - e relativo tempo di reazione - ben più stretto. Egli si premurerebbe, inoltre, di ''stringere'' il braccio sinistro sul fianco, raccogliendolo col gomito dietro le spalle e il palmo lievemente all'insù, in maniera quasi del tutto analoga a quello destro, armato di spada. Se già attaccare nel modo in cui prova a farlo dovrebbe scongiurare contraccolpi indesiderati, il Nordico fletterebbe inoltre un poco le ginocchia e, contraendo l'addome e stringendo i denti, si preparerebbe ad assorbire il contatto: un carapace vestito da uomo.
ITHILBOR *§* In questo istante in cui nulla è reale, in cui ogni certezza si stravolge e ogni forza si dissolve, non resta altro che quanto nella realtà non verrebbe nemmeno lontanamente preso in considerazione. Sei lì, inconsapevole del tuo corpo, come se sullo stesso non avessi alcun tipo di controllo. E le tue braccia sono arti rinsecchiti mossi da fili invisibili, neanche tu fossi un’insulsa marionetta, neanche tutto ciò non importasse. Non più. Il braccio sinistro non si muove, è condannato a una stasi che ti distrae. Inesorabilmente, come la peggiore delle dilettanti, come se non avessi mai saggiato l’ebbrezza di uno scontro pur nella morte, ti perdi in un istante. Anzi, perdi un istante. Un istante in cui la Mente si chiede come mai dell’Ithilbor che andò ad affrontare il Ductor del Caos, prima, e la magione, dopo, non resti nient’altro che il ricordo. Un istante in cui la Bestia, piuttosto che pensare al bisogno che la costringe a tenere perennemente spalancate le sue fauci insaziabili, si perde nella soddisfazione dello sberleffo. È questo che stravolge, una volta di più, tutta te stessa. Un misero momento: catartico come quello in cui ti sei concessa alla condanna, come quello in cui hai deciso di porre fine alla dannazione della Fenice, come quello in cui hai abbassato la maschera dinanzi al Nero della Loggia. La Fenice, o chiunque si nasconda dietro quel corpo decisamente troppo grosso per poter anche solo vagamente assomigliare a quello di Raine, non te lo perdona. E tu resti immobile, incapace di attingere a qualsivoglia abilità o possibilità la Morte ti offra su un piatto d’argento. Il tuo viso viene nuovamente raggiunto da un colpo preciso e minuzioso, puntuale e implacabile, imprevedibile e perentorio. Non è più nemmeno una questione di orgoglio: è una resa improbabile e ineluttabile, una dalla quale non è possibile fuggire. Che crolli quel soffitto, dunque. Che la tempesta si scateni anche in questa stanza e la pioggia provi a lavare via sangue e colpe. Che la Mente registri questa sconfitta e insegni che persino un Antico può essere sconfitto, se l’astuzia è l’arma che viene imbracciata per colpirne la perfezione. Che la bestia subisca l’onta e si accasci su se stessa, avvinta e distrutta da un desiderio insoddisfatto e costretta nel proprio antro da un Controllo che, in questo frangente, pare l’unico a non cedere [Volontà III]. Perché tu, Sposa, di certo lo fai. Crolli sulle tue stesse gambe, provando a voltarti in direzione di quella pozza di sangue in cui Nianna dovrebbe essere ancora immersa. E chissà che tu riesca ancora a vederla o se ogni cosa si sarà dissolta. Chissà che questa non sia davvero la Fine e che non si spalanchino le voragini dell’Hel, per inghiottirti e portarti dritto tra le zanne dei tuoi demoni. E se così è, che ti trovi con la spada in mano: il naso rotto, il viso contuso, ma la spada stretta in mano [tenebra I; veggenza I]
[ATTENDERE RESPONSO]
Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=iQhPxLGhkok
La tempesta decide in autonomia di sfogare tutta la sua rabbia. Una folata di vento gelido del Nord, spalanca le finestre dai vetri intarsiati. Le finestre che si trovano alle spalle dei due duellanti. Pioggia e vento li investono con una furia disumana. I lampi rischiarano questa notte a giorno. I tuoni mimano il fragore dell’odio. E sia uno schiocco di dita. Il mio! Con questo ultimo schiocco di dita, fermo per l’ennesima volta la moviola della vostra tragedia. Non ho molto da raccontare, lo ammetto. Cavaliere, la tua azione è perfetta. Tanto perfetta che la Sposa la accoglie, condannandosi, senza replicare. Il tuo cranio, Ishtuk, si fracassa su quello di Ithilbor (si, ho detto Ithilbor…) senza che tu lo possa fermare. Un suono agghiacciante di ossa frantumate percuote i sensi di entrambi. Hai vinto, Fehrer! La tua faccia, Sposa, diventa una maschera di pelle lacerata e ossa spezzate che protrudono dal cranio. Hai un occhio incassato in quello che resta del tuo viso (inutilizzabile) e l’altro poderosamente danneggiato, ricoperto da tanto sangue da impedire di avere una vera visuale (-100ps). No, non provi dolore, Prima, come sempre potresti ancora combattere, cercando di usare altre tue facoltà. Mentre Tu, Cavaliere? Ti è utile il suggerimento che portare colpi col corpo, tanto violenti, con l’intento di creare danno vicino alla devastazione, non possa che avere delle conseguenze? Le ossa del tuo naso si spezzano e il suono è altrettanto raccapricciante parimenti quello appena udito. Fa da contro canto a quanto appena avvenuto (-30ps). Ma tu ci vedi ancora, Ishtuk! Che questa visione sia la tua punizione. Appena aprirai gli occhi, che sembrano non aver subito danni, per guardare il tuo trionfo sulla “Bionda”, sarai costretto a guardare Ithilbor. Guardala Fehrer: l’hai devastata! Sono sicura sfoggerai la tua resistenza fisica per contrastare il dolore che si sta propagando sul trigemino, con nauseante precisione. La stretta della mascella sui denti, li ha salvati dall’impatto ma ora aiuta la propagazione del dolore fisico. Ma cosa dice il tuo cuore, Cavaliere? Ma vorrei tornare a te, Sposa, che poco puoi vedere e il colpo, che giunge dall’alto ti costringe a piegare le ginocchia a terra. Lentamente. Anche per te qualcosa è mutato: Raine sparisce dai tuoi ricordi come la Bionda sparisce dai ricordi di Fehrer. Riconosci Lui. Ti assale consapevolezza di aver combattuto sempre contro di Lui. Se userai i tuoi Dannati sensi, potrai scoprire che il suo odore ti avvolge, che il battito furioso del suo Cuore, ti chiama. No, non senti dolore Prima. Come potresti? La tua dannazione lo impedisce. Ma forse vorrai dare spazio ad altro…
RIASSUNTO: Ithilbor e Fehrer frontali, tra loro 15cm. Ithilbor in caduta verso il basso, se nulla interverrà cadrà in ginocchio. Fehrer, in piedi, guarda Ithilbor e la riconosce. Entrambi sanguinate copiosamente. Ithilbor vede poco, ombre più che altro. Il suo sangue è denso e scuro. Fehrer, perde sangue arterioso dal naso. Il suo sangue è come deve essere quello di un umano. Le finestre sono aperte, fuori non c’è altro che tempesta che non esita a colpirvi impietosa.
//Avviso: tutto quello che direte ora, lo state dicendo veramente. Chi si trova vicino al corpo fisico di Ithilbor e Fehrer, potrà sentirlo! E... qualcuno c’è perché il vostro corpo si sta agitando nel talamo e la vostra voce geme…
[GDR PLAY – Ordine Fehrer, Ithilbor]
FEHRER || Guardiamolo. Guardiamo quanto, denudato delle sue armi e delle sue tipiche vesti, che fanno del suo altero sembiante più un filosofo armato di verbo piuttosto che un guerriero abile con la spada, egli sia il Barbaro che confessano il nome, i capelli lunghi e la barba folta. Il sangue, certamente mescolato ai grumi nerastri della linfa avvizzita di Ithilbor, fiocca dal naso e gli impesta il volto, una maschera ormai cremisi, eppur gelida, arroccata sulla cima d'un sogno che si fa via via più sbiadito. Lo avverte irrorargli la gola: raschia assai rumorosamente e, quando espettora, piegando la testa su d'un lato, quel che gli esce dalle labbra non meno sporche è un groviglio di verità inconfessabili miste all'umore denso del catarro. La bionda sta scivolando, devastata, ma lui non infierisce sulla sua possibile caduta in terra né parrebbe dare un'espressione al dolore che, come un primo e unico campanello d'allarme, gli suggerisce che esistano altre armi da sfogare nel gioco della guerra; che il corpo vada preservato prima che superi determinati limiti, là dove il vigore non potrebbe arrivare [Resistenza III]. Digrigna i denti, avvertendo la sensazione netta che sia finita. Il nemico non ha reagito. Si è arreso. Ma il nemico che ha subito la furia del Nord, non è il nemico dal viso lacerato nel quale si specchiano gli occhi di lui, limpidi a dispetto d'una faccia altrimenti livida di morte. Quella è la Prima della Notte che aveva quasi dimenticato d'aver incontrato una notte di molte lune addietro: perché tanto gli pare d'aver combattuto, ora che il rinculo dei ricordi - o forse un pizzico di rimorso per averla ridotta in questo stato - gli s'abbatte sulla schiena a mo' di fardello. ''Ithilbor...?'' mormora, e la voce è impastata, corrosa dal sangue. Profonda ma rauca, appena affannosa. Non è stanco. E non è sconfitto. E allora perché gli sembra d'aver perso miseramente una battaglia che avrebbe dovuto evitare di intraprendere? Cerca di retrocedere di quattro passi, lentamente e, se gli fosse dato, di guadagnare così due metri. Lascerebbe cadere la spada, staccando il braccio destro dal corpo per gettarla lontano. E che l'acciaio che rimbomba in terra sia il rintocco definitivo del risveglio che incombe. Che quel suono sia, per entrambi, una maledizione.
ITHILBOR *§ Guardiamola. Guardiamo quanto, oltre quel viso pressoché irriconoscibile e quella rovinosa caduta verso il pavimento - che la farebbe rassomigliare a una ragazzina boriosa e viziata a cui, finalmente, qualcuno ha dato una lezione – ci sia pur sempre la Prima della Notte, nel suo eterno aspetto da eterna ragazzina che nasconde la presenza di una belva antica. Il ruggito si alza solenne e impietoso, sembra rimbombare con una veemenza, se possibile, ancor maggiore di quanto non facciano già gli echi di sussurri incomprensibili che le ronzano in mente. Il viso devastato, gli occhi che non riescono a distinguere altro che Ombre, probabilmente le stesse che abitano la Torre Oscura, accorse – in virtù di chissà quale magia – in supporto di quella che resta, ancora, la loro Signora. Ma se la vista, come questa notte ha dimostrato, può rendersi testimone di una realtà completamente stravolta, di certo gli altri sensi non si lasceranno ingannare. Non adesso, che la tempesta infuria e spalanca le finestre, portandosi dietro ventate gelide, umide di pioggia. Umide di pioggia e cariche di un profumo impossibile da confondere. È per questo che il viso della Sposa dei Moth, quello stesso volto che è stato il vero campo di battaglia, si leva verso l’alto. Si lascia guidare dalla seduzione di quel profumo che le ronza intorno sotto forma di spire irresistibili. Guardiamola, ancora. Guardiamo come il capo non sappia fare altro che scuotersi, debolmente, rassomigliandola a una fiera ferita e sconfitta che, eppur, ancor non si rassegna. Segue l’odore della preda e da questa si lascia tentare. O, forse, adesso, in questo istante che non le manca, in questo attimo che non perde – lo stesso in cui la voce dell’Ishtuk cancella persino la più flebile ombra di un dubbio e pronuncia un nome. Il suo – il capo viene scosso dall’amara consapevolezza di aver lottato contro un’illusione. E che dietro quel mulino a vento altro non si nascondesse che il Draconico incontrato troppe notti or sono. Allora l’eco che risponde al suo nome è una negazione continua e imperterrita: che sarebbe persino accorata e disperata se solo ella conoscesse ancor la carezza delle umane emozioni. Invece, col gelo nel cuore e nella voce, biascica un insistente §*No, no, no, no, no*§ accompagnato da tutto l’ardore di un movimento che nega, nega e nega ancora. Il tonfo della spada dell’Alfiere potrebbe persino coincidere con lo stesso che produce la tua arma, abbandonata al suolo, rifiutata: neanche fosse ferro bollente di cui sbarazzarsi. Un suono rauco, poi: l’ultimo sussurro della Bella prima che la Bestia la divori §*I ricordi non mi uccideranno. Tu lo farai…*§* [tenebra I; veggenza I]
[ATTENDERE RESPONSO]
Buio. Per entrambi. Nessun rumore. Silenzio, per entrambi. L’eco lontano delle vostre voci, l’ultimo suono percepito. La vostra coscienza onirica sta per ricongiungersi al corpo fisico. Vi dibattete, sempre entrambi. Non volete. Vorreste correggere quanto è stato fatto. Quanto è accaduto. Non potete e il ricordo vi perseguiterà. La Sposa non ricorderà Raine. L’Alfiere non ricorderà la Bionda. Se mai Fehrer dovesse incontrare Nianna, vivrà una brevissima sensazione di déjà-vu ma senza poterla mai veramente collegare ai fatti onirici di questa lunga notte. Avrete, al risveglio, il sapore del sale sulla lingua che sostituirà quello del sangue che credete di avere ingoiato. Nulla si può correggere, ormai è successo. La vostra Maledizione sembra quasi Amore ma ora è tardi. I vostri corpi si dibattono nei vostri letti mentre ancora le vostre menti si cercano, si odiano, si maledicono. Ma non è più tempo. Ascoltate, c’è qualcuno accanto a voi…
Nota: continua col risveglio...
Nianna
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