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G - Cosa pensa di lui Giovanni: 2

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    AlfredoGennari
    Post: 630
    Città: PIAN DI SCO
    Età: 76
    Sesso: Maschile
    00 14/09/2015 08:33
    I GIOVANNI 1, 1
    Quel che era nel principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola della vita (poiché la vita è stata manifestata e noi l’abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che fu manifestata) ...

    Questa lettera di Giovanni può essere chiamata la lettera della testimonianza.
    Sì, perché l’apostolo imposta tutto il suo discorso successivo sul fatto che lui (e gli altri apostoli) ha visto udito e toccato l’autore degli insegnamenti che si appresta a dare.
    E’ chiaro che Giovanni sta parlando di Gesù, il maestro con il quale lui ha trascorso circa tre anni della sua vita, camminando per le strade della Palestina, spesso seguiti da grandi folle di persone affascinate dal suo insegnamento e dalle sue opere potenti.
    Ma non lo chiama Gesù, lo chiama “la parola della vita”.
    E’ evidentissimo il riferimento alle parole del vangelo dello stesso Giovanni (1, 4): In lei (la Parola) era la vita e la vita era la luce degli uomini.

    Certamente Giovanni non ha “toccato con mano” la Parola, cioè Dio stesso, ha certamente toccato Gesù, ma evidentemente per Giovanni si tratta di una cosa sola, Dio che entra in un corpo umano diviene una cosa sola con quel corpo per cui egli può dire di aver toccato la parola della vita.

    E a confermare questo pensiero c’è una caratteristica molto importante di questa lettera: la parola “anticristo”.
    Questa parola compare solo in due lettere di Giovanni, la prima (tre volte: 2, 18.22 e 4, 3) e la seconda (una volta, v.7), e in nessun altro libro della Bibbia. Sono sorte molte fantasie intorno a questa parola ma si tratta, appunto, di fantasie.
    Ma ciò che conta è il significato che ad essa dà Giovanni dato che solo lui la usa.
    Dice Giovanni che “chi nega Gesù venuto nella carne è l’anticristo” (I Giovanni 2, 22-23 / 4, 3 / II Giovanni 7);
    dice, inoltre, che “gli anticristi sono usciti di mezzo a noi” (I Giovanni 2, 18-19).
    Per Giovanni, dunque, la Parola e Gesù Cristo sono una cosa sola e non riconoscere questa “fusione”, se vogliamo usare questo termine, significa essere contro Cristo ma non solo ... significa anche essere contro Dio (I Giovanni 2, 22-23).

    Qualcuno (Buzzard e Hunting, su “La dottrina della trinità-La ferita che la cristianità si è inflitta” ) ha scritto (faccio copia/incolla):
    L’ impersonalita’ della parola usata da Giovanni in 1:1 e’ stata spigata dal commento di Giovanni stesso, in 1Giovanni 1:2. Era un’ impersonale “vita eterna” quella che era “con il Padre”
    Mah! era talmente “impersonale” che poteva essere vista, udita e toccata con mano. Nella foga di contrastare una dottrina (quella della trinità con le sue persone) i due autori travisano completamente la realtà di quanto è scritto, perché in tutta la lettera Giovanni parla di una persona ed è Gesù che egli chiama “la parola della vita”


    APOCALISSE 1, 8.17
    Io sono l’alfa e l’omega, dice il Signore Dio, colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente (v.8)
    ...io sono il primo e l’ultimo, e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo ... (v.17)
    Il v.8 si riferisce a Dio, il v. 17 a Gesù; entrambi vengono da Giovanni definiti “inizio e fine”, in due modi diversi, ma entrambi significativi di una realtà.


    APOCALISSE 3, 7
    All’angelo della chiesa di Filadelfia scrivi: Queste cose dice il Santo, il Verace ...
    Giovanni sta qui parlando di Gesù, è lui infatti (vedi 1, 19) che dice a Giovanni di scrivere alle sette chiese.
    Giovanni dà lo stesso titolo “il Verace” a Dio in I Giovanni 5, 20. E così facendo l’apostolo conferma quanto egli stesso aveva già detto all’inizio del suo vangelo e all’inizio della sua prima lettera, e cioè che la Parola era Dio stesso e che la Parola, cioè Dio, era in Gesù.


    GIOVANNI 2, 19-22
    Distruggete questo tempio, e in tre giorni lo farò risorgere (v. 19)
    Quando dunque fu risorto dai morti, i suoi discepoli si ricordarono ... (v. 22)
    Evidentemente per Giovanni queste parole hanno lo stesso identico valore di quelle dette da Pietro nel giorno di pentecoste: “Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato, di ciò noi tutti siamo testimoni” (Atti 2, 32).


    GIOVANNI 8, 58
    ... prima che Abramo fosse nato io sono ...
    “Io sono” è, qui, l’equivalente del nome di Dio, il tetragramma, del VT; qui Gesù si dichiara Dio. E la dimostrazione più evidente è data dal fatto che i Giudei cercano di lapidarlo, loro avevano capito benissimo che Gesù con queste parole si dichiarava equivalente a Dio e ciò per essi era una blasfemìa che meritava di essere punita con la lapidazione.


    GIOVANNI 20, 28
    Tommaso gli rispose: Signor mio e Dio mio
    Giovanni conclude il suo vangelo così come lo aveva iniziato: Dio, la Parola, era entrato in un corpo umano, quello di Gesù di Nazareth. In tal modo Dio e l’uomo diventavano una sola cosa.

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    Orchidea
    Post: 520
    Sesso: Femminile
    00 14/09/2015 14:54
    Il Vangelo secondo Giovanni, per stile e contenuto, è molto diverso dagli altri tre: ci sono meno parabole, meno "segni", non vi è accenno all'istituzione dell'Eucaristia durante l'ultima cena (tuttavia parla del pane disceso dal cielo col quale si identifica 6,32-35, 6,51-54), al Padre nostro, alle beatitudini, mentre sono aggiunti altri miracoli come quello delle nozze di Cana e della risurrezione di Lazzaro. Il motivo di tale diversità potrebbe essere spiegabile con una redazione di molto successiva a quella degli altri tre, risalente alla fine del I secolo: l'autore o gli autori, pertanto, non ritennero necessario riportare materiale già abbondantemente presente nei precedenti vangeli, mentre aggiunse o ampliò materiale da essi tralasciato o solo abbozzato.