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B - Cosa pensa di lui Marco

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    AlfredoGennari
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    Città: PIAN DI SCO
    Età: 76
    Sesso: Maschile
    00 18/06/2015 20:41
    IL VANGELO DI MARCO

    Il vangelo di Marco è il primo ad essere scritto. Esiste un frammento del suo capitolo 6 che viene datato 55 d.C., quindi circa 25 anni dopo i fatti narrati; e si tratta del frammento di una copia e non dell’originale scritto di suo pugno da Marco. Viene ipotizzato l’anno 45 come data di composizione di questo vangelo.
    Fin da sempre è stato detto che Marco ha scritto quello che Pietro andava predicando soprattutto fuori della Palestina; e Pietro ha cominciato molto presto questa sua attività evangelistica.
    La persecuzione della chiesa aveva spinto fuori dalla Palestina molti credenti e ad Antiochia di Siria sorse la prima chiesa fra le popolazioni non ebree. Questa persecuzione aveva causato la morte di Stefano (Atti 7) e quella di Giacomo di Zebedeo, fratello di Giovanni e apostolo come lui. Giacomo viene ucciso nel 42-43 e già la chiesa di Antiochia di Siria operava (Atti 11, 19 e seguenti). E Pietro era presente lì e insieme alla chiesa evangelizzava. Fu sicuramente in questo periodo che Marco raccolse in uno scritto la predicazione di Pietro: era il vangelo che noi conosciamo col nome di vangelo di Marco.
    E’ molto essenziale, è il più breve dei quattro, tuttavia non manca di dirci le cose più importanti sulla persona di Gesù, come vedremo qui sotto.

    1, 1 – Inizio del vangelo di Gesù Cristo [Figlio di Dio]
    Marco non si dilunga in preamboli, non parla della nascita di Gesù, né della genealogia, né fa presentazioni teologiche.
    Dice subito che quel predicatore apparso in Galilea qualche decennio prima era il Messia (Cristo) atteso.
    E praticamente conclude il suo racconto confermando che
    15, 39 – veramente quest’uomo era Figlio di Dio
    mettendo queste parole sulla bocca del centurione romano che lo vide morire.

    Nota – Ho messo tra parentesi [Figlio di Dio] perché uno dei due più antichi manoscritti dell’intera Bibbia, il Codice Sinaitico (l’altro è il Codice Vaticano), non riportava queste tre parole nella sua prima scrittura. E’ stato successivamente corretto aggiungendo le tre parole ma questa correzione è stata evidenziata dai moderni strumenti di indagine paleografica.
    La correzione è stata fatta sia per motivi teologici, quindi discutibili, ma anche perché, in realtà, l’appellativo di “Cristo” (cioè “Unto” o “Messia” già conteneva in sé anche la qualifica di Figlio di Dio.

    E, fra questi due momenti, inizio e fine di Gesù, ne mostra le caratteristiche, ne racconta i fatti e le parole, lasciando al lettore di rendersi conto di che tipo di persona egli stesse scrivendo, specialmente in base a certi eventi narrati.
    Non sono soltanto i cosiddetti miracoli o opere potenti compiute da Gesù a stupire la gente che lo seguiva o che lo vedeva passare in mezzo a loro.
    C’erano delle particolari situazioni, messe in rilievo da Marco, che costringeva la gente a pensare di Gesù che fosse “qualcosa” di assolutamente fuori dall’ordinario. Vediamo queste particolari situazioni.

    1, 27 - ... egli comanda perfino agli spiriti immondi ed essi gli ubbidiscono ...
    Doveva sembrare assolutamente straordinario che un semplice uomo, anche se profeta e maestro, potesse ridurre all’obbedienza degli appartenenti al mondo spirituale sul quale nulla potevano gli uomini.
    E Marco fa notare questa straordinarietà.

    2, 5 - ... i tuoi peccati ti sono perdonati. ...
    2, 7 – ... egli bestemmia! Chi può perdonare i peccati se non uno solo, cioè Dio?

    Era evidente a tutti che nessun uomo fosse in grado di perdonare i peccati, lo stesso Sommo Sacerdote, nel rito annuale della Espiazione, non era che uno strumento di intercessione presso Dio affinchè Dio stesso perdonasse tutto il popolo, e lui stesso, per le loro colpe. La bestemmia era evidente.
    Subito dopo Gesù guarisce il paralitico, come se togliere i peccati fosse esattamente uguale a togliere le malattie (vedi anche Giovanni 9, 1-2).
    Marco non dice esplicitamente “Gesù è Dio”, ma lascia certamente intendere (a buon intenditor poche parole) che qualcosa di assolutamente unico è presente in quell’uomo.

    2, 28 - ... il Figlio dell’uomo è Signore anche del sabato
    Mosè aveva scritto (Esodo 31, 17): “... il sabato è un segno perenne fra me (Jahweh) e i figli d’Israele”.
    Come si permetteva questo semplice uomo di modificare quanto Dio stesso aveva stabilito tramite il suo grande profeta Mosè? Se poco prima avevano parlato di bestemmia, ora addirittura congiurano per ucciderlo (vedi 3, 6).
    Anche qui Marco non dice niente esplicitamente, ma lascia ancora intendere che c’è qualcosa di “insolito” in quel Gesù di cui sta raccontando le vicende.

    4, 41 ... cui è dunque costui al quale persino il vento e il mare ubbidiscono?
    6, 51-52 - ... e il vento si calmò, ed essi più che mai rimasero sgomenti, perché non avevano capito il fatto dei pani ...

    In precedenza tutti si stupivano che il mondo spirituale fosse a lui sottomesso, che demoni gli ubbidissero.
    Ora è il mondo naturale, la creazione, a ubbidirgli.
    La creazione è opera di Dio, solo Lui ne conosce perfettamente le leggi, solo lui può essere in grado di manipolarla proprio perché è cosa Sua, sa perfettamente come è fatta e dove mettere le mani.
    E quest’uomo, Gesù, ferma la tempesta, placa il vento, “crea” pani e pesci …
    Certo! Marco non dice niente esplicitamente, ma si stupisce che i discepoli ancora non capiscano e, anzi, si mostrino sgomenti, impauriti da quanto stanno sperimentando personalmente.

    15, 39 ... veramente quest’uomo era Figlio di Dio
    Siamo alla fine.
    Col suo scarno racconto, Marco giunge a dire, e lo fa dire a un non ebreo, che quell’uomo ucciso sulla croce era “veramente Figlio di Dio”. Non spiega il come, ne lascia però tutte le tracce e tutti gli indizi, saranno altri a spiegare il come, e saranno Giovanni e Paolo. Entrambi questi due uomini avevano avuto un rapporto “speciale” con Gesù rispetto agli altri testimoni: Giovanni era “il discepolo che Gesù amava”(Giovanni 21, 7); Paolo aveva avuto con Gesù un’esperienza spirituale unica sulla via di Damasco. Erano più di tutti in grado, sostenuti entrambi dal “paraclétos”, di percepire quello che era in Gesù. E lo scriveranno.

    Un’ultima cosa: Marco assomma in Gesù i tre titoli Messia (Cristo), Figlio dell’uomo e Figlio di Dio. In nessun altro erano stati riuniti questi tre titoli.




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    Orchidea
    Post: 520
    Sesso: Femminile
    00 19/06/2015 14:05
    [1]Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. [2]Come è scritto nel profeta Isaia:

    Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
    egli ti preparerà la strada.
    [3]Voce di uno che grida nel deserto:
    preparate la strada del Signore,
    raddrizzate i suoi sentieri,

    [4]si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. [5]Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. [6]Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico [7]e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. [8]Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».