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Elenco di eventi tragici causati dalle emotrasfusioni

  • Messaggi
  • EverLastingLife
    00 02/11/2016 14:46
    caso #21


    Paese: Italia

    Periodo di riferimento: 2016

    Esito: decesso

    Fonte: Repubblica


    abstract: 7 agosto 2016: nel corso di un'operazione al cuore un'anziana donna riceve una trasfusione sbagliata (scambio di sacche). Sopraggiunge un'insufficienza renale; a distanza di due mesi e mezzo viene ricoverata in condizioni disperate e muore.



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    Trasfusione sbagliata all'ICLAS di Rapallo. Muore un'anziana

    Nella clinica privata scambiate le sacche di sangue, la Procura apre l’inchiesta, l’ipotesi è omicidio colposo

    UNA svista imperdonabile. I medici (o gli infermieri) scambiano le sacche di sangue ed alla paziente trasfondono quello con gruppo sbagliato. Tanto da spedirla in insufficienza renale. Per il resto contribuiscono le condizioni cliniche precarie e l’età avanzata. Fino a portarla alla morte. Quello che lo stesso direttore generale della clinica privata di Rapallo definisce “errore umano”, è accaduto il 7 agosto scorso presso l’Iclas, il rinomato centro ospedaliero meglio conosciuto come “Villa Azzurra”. Il decesso di Giovanna Perrone, di 80 anni, però, è avvenuto ieri notte, poco prima dell’alba, nel reparto rianimazione dell’ospedale San Martino, dove la donna nel frattempo era stata trasferita in condizioni disperate.

    Sulla delicata vicenda la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo, al momento come “atti non costituenti reato”, ma è chiaro che con il passare delle ore si vada verso l’iscrizione con l’ipotesi di omicidio colposo nei confronti del personale sanitario che ha effettuato la trasfusione ed ha commesso l’errore. Tanto che il pm di turno, Federico Manotti, già ieri ha incaricato la polizia giudiziaria di acquisire le cartelle cliniche della sfortunata anziana.

    Sul caso — per ovvie ragioni di competenza — preferisce non intervenire il direttore sanitario del San Martino, Alessandra Morando. «Anche perché è stata aperta un’inchiesta e dobbiamo rispettare il segreto istruttorio». Così sia. Sebbene sia stato lo stesso ospedale genovese, ieri, a segnalare il decesso alla magistratura. Tanto meno, (per una questione di delicatezza) spiega l’accaduto il responsabile del Centro Trasfusionale, Paolo Strada. Anche se ne è al corrente. Comunque, sulla vicenda c’è stata pure un’indagine da parte della Asl Quattro Chiavarese, che è l’ente controllore della clinica privata di Rapallo.

    Quanto successo, lo spiega senza nascondere nulla Sandro Mazzantini, il direttore generale dell’Iclas (Istituto Clinico Ligure di Alta Specialità). Appunto “Villa Azzurra”. Al centro di eccellenza per la cura della malattie cardiache si è rivolta la famiglia di Giovanna Perrone, residente a Cairo Montenotte. Il 6 agosto scorso, subito dopo un delicato intervento cardiochirurgico, serve sangue. Dalla clinica di Rapallo parte la richiesta di indirizzata alla “banca” del San Martino. Da Genova sarebbero state spedite due sacche, destinate ad altrettanti pazienti. Il giorno dopo, alla Iclas, però, il medico e l’infermiere indicati per la trasfusione le avrebbero scambiate. Iniettando sangue con gruppo sbagliato a Giovanna Perrone.

    L’errore, però, sarebbe stato scoperto dai medici trasfusionisti del “San Martino”. La procedura, infatti, è sottoposta a controlli successivi, e quando nell’ospedale genovese si sono visti recapitare la scheda (compilata dal medico di Villa Azzurra) dell’avvenuta trasfusione, il gruppo sanguigno di Giovanna Perrone non coincideva con quello immesso.

    Il rigetto da parte della paziente sarebbe stato immediato, e qualche giorno dopo l’insorgere dell’insufficienza renale. «Non si può nascondere che vi sia stato un errore umano — ammette il direttore Mazzantini —. L’errore, però, ti porta immediatamente al decesso, oppure vai in dialisi; vieni trattato, ma non muori. Se si arriva al decesso, deve intervenire una serie di concause».

    D’altra parte, gli stessi specialisti che si sono occupati — seppure indirettamente — del caso al “San Martino” confermano che in linea generale la morte soprattutto dopo così tanto tempo - non può essere imputabile al solo errore trasfusionale. «Una trasfusione sbagliata può aggravare una situazione di base già compromessa — spiega Paolo Strada — talvolta può portare alla morte subito, altre volte dopo tempo. Ma non è pensabile — precisa il direttore del Centro Trasfusionale del “San Martino” — che la trasfusione, in un soggetto che non ha altre patologie, da sola provochi il decesso». Soprattutto se si è in presenza di un soggetto sano e giovane. Altra storia su un anziano.

    genova.repubblica.it/cronaca/2016/10/16/news/trasfusione_sbagliata_all_iclas_di_rapallo_muore_un_anziana-14...






    [Modificato da EverLastingLife 17/10/2020 23:18]
  • EverLastingLife
    00 05/02/2017 10:26
    caso #22


    Paese: Italia

    Periodo di riferimento: 2009

    Esito: decesso

    Fonte: Repubblica


    abstract: settembre 2009: durante un intervento all'anca, al nisseno Angelo Giulietti viene trasfuso sangue di un gruppo incompatibile con il suo. Secondo gli atti, l'etichetta della sacca di sangue sembrava indicare che il gruppo sanguigno fosse quello giusto. Giulietti muore il 6 ottobre dopo due settimane di atroce agonia. Qui un altro articolo sul caso.



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    Malasanità, una trasfusione sbagliata

    Muore dopo due settimane di coma


    Al paziente trasfuso sangue di gruppo A e non B. Aperte due inchieste, una interna e una della procura.


    È morto l'ex vigile del fuoco di 68 anni ricoverato lo scorso 24 settembre alla Rianimazione dell'ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento perché, durante un intervento per l'applicazione di una protesi all'anca effettuato all'ospedale di Mussomeli, gli era stato trasfuso sangue del gruppo A invece che di quello B. Angelo Giulietti, questo il nome della vittima, è rimasto in coma per oltre due settimane. Quando è giunto ad Agrigento le sue condizioni erano già gravissime. Per cercare di salvarlo, i medici erano entrati in contatto con alcuni centri specialistici di trasfusioni.

    Sul caso di malasanità sono state aperte due inchieste: una della procura di Caltanissetta e l'altra dell'azienda sanitaria provinciale nissena. Il neo manager dell'Asp, Paolo Cantaro, ha ordinato un'indagine interna per appurare come sia potuto avvenire lo scambio di sacche. L'indagine interna è stata affidata a due ispettori. "Oltre a consentire una piena tracciabilità degli eventi - ha spiegato Cantaro - dove emergessero responsabilità il procedimento disciplinare procederà con l'applicazione di sanzioni disciplinari".

    Giulietti era già stato operato all'anca sinistra nel dicembre 2008 nell'ospedale di San Cataldo, e gli era stata impiantata una protesi. A distanza di otto mesi è stato necessario ripetere l'intervento anche all'altra anca. Da quanto è stato ricostruito, la sacca contenente il sangue per la trasfusione era arrivata dal laboratorio di ematologia di San Cataldo e, almeno esternamente, sarebbe stata corrispondente a quella richiesta dal chirurgo.


    palermo.repubblica.it/dettaglio/malasanita-una-trasfusione-sbagliata-muore-dopo-due-settimane-di-coma/1743372?re...



    [Modificato da EverLastingLife 17/10/2020 23:18]
  • EverLastingLife
    00 20/10/2017 09:53
    caso #23


    Paese: Italia

    Periodo di riferimento: 1990-2013

    Esito: decesso

    Fonte: Palermo Today


    abstract: trasfusioni infette da epatite: per colpa di una di queste, praticata nel 1990, il siciliano Francesco Misuraca è morto dopo aver contratto la cirrosi e avervi combattuto dolorosamente per vent'anni. Il ministero è stato condannato a pagare le spese legali e 600.000 euro di risarcimento alla moglie e ai figli. Qui la notizia sul sito dell'Ansa.



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    "Trasfusione con sangue infetto", ministero condannato a risarcimento da 600 mila euro

    Il tribunale ha dato ragione ai familiari di Francesco Misuraca, morto di cirrosi epatica nel 2013. Per i giudici, l'infezione è stata contratta dall'uomo a causa del sangue ricevuto


    Seicentomila euro. E' la somma che il ministero della Salute dovrà risarcire ai familiari di Francesco Misuraca, morto di cirrosi epatica in seguito a trasfusioni di sangue infetto dal virus Hcv. Lo ha stabilito la terza sezione civile del tribunale, presieduta da Angela Notaro.

    L'uomo ha effettuato nel 1990 una trasfusione. Ha poi contratto la malattia ed è morto del 2013. La moglie e figli, difesi dall'avvocato Paolo Palma, hanno ottenuto il risarcimento dopo che con la sentenza del tribunale del 2008 era stata accertata la responsabilità del ministero per la contrazione dell'infezione che aveva portato alla morte. Duecento mila euro alla moglie e 190 mila ciascuno ai figli. Il ministero dovrà pagare anche le spese legali.

    www.palermotoday.it/cronaca/trasfusione-sangue-infetto-francesco-misuraca-morto-risarcime...


    [IMG]http://i66.tinypic.com/208goig.jpg[/IMG]

    [Modificato da EverLastingLife 17/10/2020 23:17]
  • EverLastingLife
    00 23/10/2017 14:20
    caso #24


    Paese: Italia

    Periodo di riferimento: 2017

    Esito: decesso

    Fonte: Il Mattino


    abstract: un'anziana donna è morta come conseguenza diretta di una emotrasfusione "assassina" in un ospedale di Mestre. I medici legali hanno accertato al di là di ogni dubbio che la tragedia si è dovuta ad una trasfusione di sangue incompatibile


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    Scambio di sacche di sangue, all'ospedale dell'Angelo di Mestre sbagliano la trasfusione e la paziente muore


    MESTRE - Un tragico errore ha provocato la morte di Graziosa Guadagnin, l'anziana spentasi all'ospedale all'Angelo di Mestre, nella notte tra mercoledì e giovedì della scorsa settimana, dopo essere stata sottoposta ad una trasfusione. Il sangue utilizzato dai sanitari era, infatti, di un gruppo diverso da quello della paziente e l'effetto è stato letale.

    Lo ha accertato il dottor Antonello Cirnelli, il consulente medico incaricato dalla Procura di eseguire l'autopsia sul corpo dell'ultranovantenne, con l'obiettivo di stabilire le cause del decesso e di individuare eventuali responsabilità.

    Per il momento il pm Giovanni Zorzi non ha ancora iscritto alcun nome sul registro degli indagati, ma dall'analisi dei dati riportati sulla cartella clinica è risultato immediatamente evidente che si è verificato uno scambio di sacche di sangue. E non sarà difficile, a questo punto, individuare chi ha sbagliato, provocando la morte dell'anziana.

    All'autopsia, eseguita ieri pomeriggio, hanno preso parte anche i consulenti medico legali nominati dall'ospedale all'Angelo di Mestre, il dottor Daniele Rodriguez di Padova, e quello designato dai familiari della vittima, il dottor Alessandro Zambon.

    www.ilmattino.it/AMP/scambio_di_sacche_di_sangue_all_ospedale_dell_angelo_di_mestre_sbagliano_la_trasfusione_e_la_paziente_muore-2575263...
    [Modificato da EverLastingLife 17/10/2020 23:16]
  • EverLastingLife
    00 02/03/2018 11:44
    caso #25


    Paese: Italia

    Periodo di riferimento: 1992-2016

    Esito: decesso

    Fonte: Il Messaggero


    abstract: un fatto tragico che ha suscitato enorme scalpore. Nel 1972 un carabiniere riceve una trasfusione di sangue infetto a Pieve di Cadore, nel bellunese, e contrae l'epatite C e quindi la cirrosi epatica. Inizia un calvario che dura più di quarant'anni, durante i quali lo sventurato non avrà nemmeno la soddisfazione di vedersi riconosciuti i danni, liquidati solo nel 2017, un anno dopo la sua morte.



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    Latina, risarcimento per sangue infetto, ma il carabiniere è morto da un anno

    Non vedrà mai il risarcimento di circa 400.000 euro, né gli arretrati dell’indennizzo della legge 210 del 1992 perché è morto nel 2016. E’ la triste storia, una delle tante, di sangue infetto. La vittima è un carabiniere di Latina che nel 1972 era stato ricoverato presso l’ospedale di Pieve di Cadore, in provincia di Belluno.

    Non vedrà mai il risarcimento di circa 400.000 euro, né gli arretrati dell’indennizzo della legge 210 del 1992 perché è morto nel 2016. E’ la triste storia, una delle tante, di sangue infetto. La vittima è un carabiniere di Latina che nel 1972 era stato ricoverato presso l’ospedale di Pieve di Cadore, in provincia di Belluno.
    Il Ministero della Salute è stato condannato per non aver controllato il sangue somministrato dopo che l’uomo aveva contratto l’epatite C e per questo aveva intentato una causa per i danni. Nel frattempo una commissione medica ospedaliera ha accertato che la morte del carabiniere è stata causata dall’evoluzione in cirrosi dell’epatite C.

    Il provvedimento è stato notificato oggi all’avvocato Renato Mattarelli – che assiste gli eredi nella procedura per l’ottenimento di un primo indennizzo previsto dalla legge 210/1992 – emanata proprio per in favore dei soggetti danneggiati da trasfusioni di sangue infetto.

    «Sulla base di questo giudizio di relazione causale fra trasfusioni, contagio epatico, cirrosi e decesso inizieremo a breve una nuova causa – dice l’avvocato – per far ottenere agli eredi un nuovo risarcimento per i danni che hanno patito in proprio per la morte del loro congiunto che a tutti gli effetti è un omicidio colposo».

    www.ilmessaggero.it/latina/trasfusione_a_belluno_risarcimento_per_sangue_infetto_ma_il_carabiniere_di_latina_e_morto-3307...


    [Modificato da EverLastingLife 17/10/2020 23:16]
  • EverLastingLife
    00 05/03/2018 13:41
    caso #26


    Paese: Italia

    Periodo di riferimento: 1989-2008

    Esito: decesso

    Fonte: RC Responsabile Civile


    abstract: Ricoverata nel 1989 a 47 anni, contrae l'epatite C per colpa di una trasfusione di sangue infetto. Inizia un calvario ventennale, e che si conclude con la morte della donna, a 66 anni, per tumore al fegato. Gli eredi hanno ricevuto un risarcimento da 1 milione e 400 mila euro dal Ministero, cui è stata addebitata dal Tribunale di Palermo l'omissione di adeguati controlli.



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    Trasfusione di sangue infetto, Ministero condannato al risarcimento

    Ha ricevuto una trasfusione di sangue infetto durante un ricovero in ospedale, Ministero della Salute condannato a risarcire 1 milione e 400 mila euro

    Il Ministero della Salute è stato condannato al pagamento di 1 milione e 400 mila euro agli eredi di una donna di Agrigento. La donna si è ammalata e poi è morta a causa di una trasfusione di sangue infetto. La Corte di Appello di Palermo ha così confermato la sentenza di primo grado.

    Il fatto

    Nel 1989, all’età di 47 anni, durante un ricovero a Firenze, una donna di Agrigento ricoverata a Firenze ha ricevuto in ospedale una trasfusione di sangue infetto. A causa della trasfusione la paziente ha contratto l’epatite C. Il virus ha inficiato la salute della donna, al punto che a causa del contagio HCV 2008 le è comparso un tumore al fegato che, nel 2008, l’ha portata al decesso a 66 anni. Già con sentenza dell’ottobre 2012, il tribunale di Palermo aveva condannato il ministero a risarcire la somma complessiva di un milione e quattrocentomila euro. Settecentomila euro circa per ognuna delle due giovani figlie.

    “Con l’omissione dei controlli già all’epoca previsti dalla legge in materia”, si legge nella sentenza, il Ministero avrebbe causato una vera e propria epidemia colposa” di epatite C. Il Ministero della Salute, con l’Avvocatura di Stato, aveva proposto appello contro la sentenza. “In ragione dell’epoca della trasfusione”, ha obiettato l’Avvocatura, “non poteva riconoscersi in capo al ministero alcuna colpa, non risultando in quel periodo disponibili i test per controllare che il sangue non fosse infettato dal virus HCV”.

    La sentenza

    Invece la Corte di Appello di Palermo ha accolto le difese degli avvocati Angelo Farruggia ed Annalisa Russello. Ha confermato infatti la sentenza di primo grado. “Lo Stato è tenuto a pagare, poiché ha violato il dovere istituzionale di controllo nell’attività di raccolta, distribuzione e somministrazione di sangue”. Così si legge nella sentenza. “Controlli, che se effettuati, con probabilità avrebbe impedito il contagio”.

    www.responsabilecivile.it/trasfusione-di-sangue-infetto-risar...


    [Modificato da EverLastingLife 17/10/2020 23:15]
  • EverLastingLife
    00 25/05/2020 22:18
    caso #27


    Paese: India

    Periodo di riferimento: 2016-2017

    Esito: contrazione di massa del virus dell'HIV

    Fonte: Times of India


    abstract: In una sola regione dell'India si sono avuti circa 170 casi documentati di contagi dell'HIV fra il 2016 ed il 2017 dovuti all'uso di materiali e sostanze ematiche infette, negligenza e insufficienti controlli, ma i funzionari riconoscono che le cifre reali sono molto più elevate. Si tratta di persone destinate a morte certa, a meno che non si trovi nei prossimi anni un rimedio contro questo virus.



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    Siringhe infette e dialisi spingono 100 persone tra le fauci dell'HIV

    HYDERABAD: Siringhe, prodotti ematici, trasfusioni di sangue e dialisi contaminate stanno aggredendo decine di persone con il temuto virus dell'HIV mentre escono da ospedali, laboratori diagnostici e banche del sangue a Telangana.

    Funzionari del dipartimento della sanità pubblica hanno detto che 72 persone hanno contratto il virus nel 2017, mentre 100 ne sono state affette nel 2016 attraverso il riutilizzo e l'esposizione a siringhe, trasfusioni di sangue e prodotti ematici contaminati.

    Un funzionario, tuttavia, ha ammesso in privato che le quote potrebbero essere molto più alte poiché molti pazienti rimangono fuori dal conteggio a causa di metodi di screening inadeguati [...]

    Gli esperti dicono che la proliferazione di banche del sangue, uno screening non corretto e la mancanza di controlli hanno cagionato la diffusione dell'HIV.

    "I dati della Telangana State Aids Control Society (TSACS) potrebbero non riflettere il quadro reale di nuovi casi di infezione attraverso siringhe e trasfusioni di sangue. Inoltre, gli standard trasfusionali non sono rispettati con il moltiplicarsi delle banche del sangue private. L'assenza di controlli, di normativa e di protocolli di sicurezza peggiorano le cose ", ha sottolineato Askari.

    [...]

    Attualmente, il test ELISA (enzyme-linked immunosorbent assay) e lo screening manuale vengono effettuati nella maggior parte delle banche del sangue nello stato, ma questi test hanno i loro limiti. "Perché ELISA rilevi l'HIV, il virus dovrebbe essere attivo almeno 40 giorni prima del test. Inoltre, il metodo di test manuale (ELISA di terza generazione) può far sì che il virus non venga rilevato affatto a causa di un errore umano. [...]

    "Il test ELISA è seguito da quasi tutti i governi e dalle banche del sangue del settore privato. Da un lato esiste la possibilità che il test degli anticorpi di base che stiamo facendo non rilevi l'HIV poiché l'anticorpo non è stato ancora sviluppato, dall'altro l'esistenza di banche del sangue tarate, di negligenza e una piccola probabilità di riutilizzo di siringhe infette non possono essere escluse". [...] Inoltre, una volta che le banche del sangue scoprono che un paziente è sieropositivo, dovrebbero informare il TSACS e inviare il paziente al Centro integrato di consulenza e test (ICTC) nel distretto. "Di solito, le banche del sangue, quando trovano che un paziente è positivo, non conducono il processo alla sua conclusione, tendono a lavarsene le mani" dicono gli addetti ai lavori.

    (traduzione e grassetto miei)

    timesofindia.indiatimes.com/city/hyderabad/infected-syringe-jabs-and-dialysis-push-100-into-hiv-death-jaws/articleshow/6282...



    [Modificato da EverLastingLife 17/10/2020 23:14]
  • EverLastingLife
    00 17/10/2020 23:13
    caso #28


    Paese: Italia

    Periodo di riferimento: 2019

    Esito: decesso

    Fonte: Il Giorno


    abstract: dopo un intervento ben riuscito, ad una anziana donna è stata somministrata una trasfusione di sangue post-operatoria. Poco dopo la paziente ha avuto una grave crisi emolitica, è finita in rianimazione ed è deceduta. Alla base della tragedia, sembra, un problema di omonimia.



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    Vimercate, trasfusione di sangue sbagliata: donna muore in ospedale

    La paziente si trovava ricoverata nel reparto di Ortopedia in attesa di una operazione al femore.

    Monza, 16 settembre 2019 - Una donna di 84 anni è morta a seguito di una trasfusione di sangue sbagliata, venerdì scorso all'ospedale di Vimercate, in provincia di Monza. Il sangue potrebbe essere stato scambiato con quello di un altro paziente per un caso di omonimia: stesso cognome. La tragedia si è consumata venerdì scorso, 13 settembre, (ma la notizia è trapelata solo nelle ultime ore). L'ospedale ha confermato il decesso della donna e di aver immediatamente allertato la Procura di Monza, parallelamente all'avvio di un'indagine interna.

    "FATALE CASO OMONIMIA" - "La donna - fa sapere l'Asst di Vimercate in una nota - era stata sottoposta, mercoledì 11 settembre, e con un buon esito, ad un intervento di chirurgia ortopedica. Successivamente la signora era stata sottoposta, per necessità post chirurgica, ad una trasfusione di sangue". "La paziente, in seguito, ha avuto una seria crisi emolitica tanto da imporre un ricovero in rianimazione. Qui dopo una serie di procedure e l'osservazione puntale del decorso della sua degenza - si legge ancora - la donna ha cessato di vivere. Il fatto è che si è verificato un errore nell'atto trasfusionale: è stata trasfusa sulla paziente deceduta un sacca di sangue destinata ad un'altra paziente, per un errore di identificazione dovuto all'omonimia delle due pazienti". L'azienda ha poi aggiunto: "L'Asst e la sua Direzione Generale profondamente addolorate per quanto accaduto, esprimono la loro vicinanza ai familiari della paziente". E segnala che "vale la pena ricordare che perlomeno negli ultimi 10 anni non si è mai verificato una episodio analogo (in media, all'anno, sono circa seimila le trasfusioni fatte del servizio di Immunoematologia e medicina Trasfusionale dell'ospedale di Vimercate)".

    GALLERA: "ATTIVATE PROCEDURE FARE CHIAREZZA" - "E' urgente e doveroso capire e individuare cosa non ha funzionato e per questo Regione Lombardia ha attivato immediatamente, venerdi' stesso, il Centro Nazionale Sangue, un organismo specifico al quale sono delegate le ispezioni che riguardano l'aspetto trasfusionale. Due specialisti di Regione Lombardia affiancheranno il lavoro degli ispettori in ogni sua fase. Le verifiche prevedono anche l'attivazione immediata di una procedura di 'Audit' aziendale, coordinata dal Risk Manager, che dovra' ricostruire tutte le azioni compiute in ospedale, dal ricovero della paziente fino al tragico epilogo". Così l'assessore al Welfare Giulio Gallera in merito alla paziente di 84 anni deceduta all'ospedale di Vimercate per un errore di trasfusione. "L'identificazione del paziente - ha aggiunto - e la tracciabilita' di ogni prodotto somministrato rappresentano obblighi di legge ben regolamentati da Regione Lombardia. Ogni Azienda Socio Sanitaria Territoriale ha la possibilita' di declinare queste prescrizioni avvalendosi degli strumenti che meglio ritiene: bracciali, codici a barre, microchip". Da parte dell'assessore e del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, una manifestazione di cordoglio e vicinanza alla famiglia della donna deceduta.

    "ERRORE UMANO" - "Sembra sia stato un errore umano, ma indagheremo a fondo in collaborazione con le autorita' regionali". Lo ha detto il direttore generale del Centro nazionale sangue Giancarlo Liumbruno, riferendosi a quanto accaduto a Vimercate. "Per fortuna sono casi rari. Si stima - ha riferito Liumbruno - che ne accada uno ogni 2 milioni e mezzo di sacche trasfuse a fronte degli oltre 630mila pazienti che ogni anno ricevono sangue". Per evitare errori fatali come quello di Vimercate la legge stabilisce delle regole di comportamento. "Ci sono protocolli molto rigidi - ha spiegato - e precisi che dicono in dettaglio cosa bisognerebbe fare in ogni fase, dall'identificazione del paziente allettato ai test di compatibilita' in laboratorio". Ci sono misure anche per scongiurare gli errori legati a casi di omonimia. "Per questo e' previsto l'uso di appositi braccialetti contrassegnati da un codice", ha aggiunto l'esperto. Cosa potrebbe esser andato storto a Vimercate deve essere ancora chiarito. "Sara' proprio questo lo scopo del nostro sopralluogo", ha adetto Liumbruno. "Non vogliamo colpevolizzare nessuno, ma solo fare in modo che casi come questi non avvengano piu'", ha concluso.

    www.ilgiorno.it/monza-brianza/cronaca/trasfusione-sangue-sbagliata-morta-1...





  • EverLastingLife
    00 17/10/2020 23:40
    caso #29


    Paese: Italia

    Periodo di riferimento: 2011-2014

    Esito: ha contratto la tubercolosi

    Fonte: Marsicalive


    abstract: una ragazza di 31 anni della provincia dell'Aquila contrae una 'grave forma di tubercolosi' dopo una trasfusione di sangue infetto. Secondo la fonte, negli ultimi anni nella Marsica c'è stato un 'proliferare' di infezioni di epatite, AIDS e tbc dovute a emotrasfusioni.



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    Contagiata dalla Tubercolosi dopo una trasfusione, ragazza di 33 anni risarcita

    Avezzano. Contagiata dopo una trasfusione in ospedale con una grave forma di tubercolosi viene risarcita. E’ accaduto a una ragazza di 33 anni che, dopo due anni di azioni legali ha finalmente ottenuto quello che gli era stato negato dall’Inps. S.L.Z.Y., residente a Carsoli, nel 2011 ha contratto la grave forma di tbc. Dopo varie richieste, si è rivolta al Centro giuridico del cittadino, guidato dal presidente Augusto Di Bastiano. inps Istituto nazionale di previdenza. L’avvocato Sara Di Cintio ha così avviato una vertenza con l’Inps per tutelare gli interessi della ragazza e dopo molteplici e infruttuosi tentativi condotti dalla giovane in passato, volti a ottenere le indennità che la legge riconosce a tutti coloro che sono colpiti da queste gravi patologie, finalmente la svolta. Ha ottenuto il risarcimento, di oltre 20mila euro, per le cure necessarie per i due anni trascorsi tra il contagio e la guarigione. Purtroppo le infezioni contratte con trasfusioni, sia nel passato come nel caso dell’epatite, e attualmente per la tubercolosi sono molto diffuse. Per questo ultimo virus, infatti, nella Marsica sembra esserci negli ultimi tempi un proliferare. Il Centro giuridico sta ricevendo numerose segnalazioni e da tempo si batte per la tutela dei diritti degli utenti, rivolgendo un’attenzione particolare alla tutela del diritto alla salute. L’associazione è infatti impegnata nella dura battaglia volta a ottenere il riconoscimento degli indennizzi ai soggetti danneggiati a seguito di trasfusioni di sangue infetto, che abbiano contratto questi tipi di virus, tra cui quello dell’Aids, o abbiano subito altre complicanze irreversibili.

    www.marsicalive.it/contagiata-dalla-tubercolosi-dopo-una-trasfusione-ragazza-di-33-anni-ri...


    [Modificato da EverLastingLife 17/10/2020 23:41]
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