La
Monte Grappa Challenge chiama: potevo non partecipare e starmene a casa, lontana da quel piccolo miracolo che si sarebbe svolto sabato 18 luglio lungo le salite che portano sul
Monte Grappa?
Senza più la “grinta” (se mai l’ho avuta) delle edizioni precedenti, quando mi ero presentata all’appuntamento con un buon allenamento fatto nel corso dei mesi scalando tutte le salite più impegnative di casa mia, sono partita questa volta…. solo per esserci. Perché alla
MGC voglio bene
.
Forse avrei fatto una sola scalata, forse neanche quella o forse, chi lo sa?, in grazia sarei riuscita a osare qualcosa di più chiedendo alle mie gambe di soffrire un po’ per regalare al cuore una piccola gioia in più.
Una piccola premessa, che aiuterà forse a capire meglio (per chi ancora non lo sa) lo stato d’animo con cui mi sono avvicinata a questo appuntamento unico e speciale e come ho vissuto ora per ora questa giornata fin dalle primissime pedalate del mattino che mi hanno portato dall’
Albergo Dalla Mena fin giù al
Ponte degli Alpini.
Che io non sia mai stata una discesista lo sanno anche i sassi. Ma da un anno in qua la paura ha assunto la vera forma di blocco mentale, condizionando parecchio il mio modo di andare in bici. Attacchi di panico, vertigini, paura di non controllare la bici sono ormai una costante anche quando la “discesa” non è che un falso piano (anche un 2% è sufficiente a volte a mandarmi in crisi). Ho dovuto mio malgrado ridisegnarmi tutti i percorsi abituali, togliendo gran parte delle mie amate salite per…. non dover ridiscendere dopo. Difficile riassumere così in poche ermetiche frasi, dico solo che negli ultimi mesi ho toccato momenti in cui sembrava davvero essersi spenta la luce, seguiti da una lenta fase di ripresa. Spero di ritrovare prima o poi il bandolo della matassa e cerco di non darmi per vinta per venirne fuori, ma non è facile, ogni uscita è una piccola battaglia.
La
MGC, quindi, mi si presentava con una doppia sfida: la SALITA a cui mi mancava un adeguato e vero allenamento e, una volta arrivata lassù, il... “piccolo” problema di dover affrontare quei dannati 27 Km. con 1500 metri di dislivello in DISCESA su strada alpina, conscia che anche venire giù da un semplice cavalcavia mi manda spesso in panico.
Se la paura fa 90…. il pettorale n. 91 che mi era stato assegnato dalla sorte, era alquanto emblematico di come mi sentivo…
Ma alla
MGC non potevo dire di no. GLIELO DEVO. Sono partita. ESSERCI PER ESSERCI, non importa per fare cosa.
Ma andiamo con ordine. La mia avventura
MGC comincia alle 4.00 del venerdì mattina. Sveglia. Alle 5.22 prendo il treno da
Genova alla volta di…
Alessandria. Tranquilli, non era un maldestro tentativo per sfuggire al mio destino prendendo la direzione opposta!
Là infatti mi aspettava
Piero che mi aveva offerto di fare il viaggio insieme a lui in auto, occasione che non mi sono fatta sfuggire per fare un piacevolissimo trasferimento chiacchierando del più e del meno con l’
Alpino, e che ringrazio per questo e per mille altre piccole e grandi gentilezze che ha avuto nei miei confronti in questo e nei successivi due giorni.
L’arrivo a
Bassano in tarda mattinata è stato battezzato da
Piero con un primo aperitivo a base di prosecco (poteva essere altrimenti?
), in attesa che ci raggiungesse
David, che ci onorava della sua presenza per il pranzo. Non sapevo come sarebbe andata il giorno dopo, ma già questa “rimpatriata” fatta di battute, stilettate reciproche senza esclusione di colpi
e, naturalmente, malignità a pioggia sugli assenti
, mi davano la certezza di aver fatto la scelta vincente.
La giornata scorre col rituale ritiro del pacco “non-gara” alla
Conca d’Oro e si conclude con la cena al
Dalla Mena, presenti anche
Mirko, anche lui alloggiato là, e
David, che nuovamente ci aveva raggiunto. Gran bella serata (compreso il generoso bicchierozzo di grappa
prima di congedarci)... Davvero è passato un anno dall’ultima volta che ci siamo visti tutti insieme? Cosa darei perché potesse ripetersi più spesso, raramente mi capita di essere così a mio agio quando sono in compagnia.
Piero sul Ponte degli Alpini, domani sarà altra storia…
Momenti di relax alla Conca d’Oro
E’ il grande giorno, iniziato nuovamente con la sveglia alle 4.00. Dal balcone do’ un’occhiata alle finestre dei miei vicini di camera,
Piero e
Mirko: da entrambe proviene luce. Eravamo d’accordo di darci sveglia a vicenda se il sonno avesse tradito qualcuno. Alle 5.00 del mattino ci sono già 20°C, si parte già in maniche corte: sarà una giornata splendida e caldissima, forse troppo per altri, ma non per me, che di caldo e sole mi nutro.
Già raggiungere
Bassano dal
Dalla Mena si rivela per me problematico, e
Mirko e
Piero si rendono conto per la prima volta di quanto ci fosse di vero nelle mie parole e probabilmente si chiedono in cuor loro come mai farò a venir giù dal
Monte Grappa. Anch’io me lo sto chiedendo del resto
.
Decidono di aspettarmi, nonostante la mia ritrosia nel timore di attardarli, e insieme raggiungiamo finalmente il
Ponte degli Alpini: da adesso in poi ognuno di noi avrà qualcosa di diverso da raccontare.
La partenza è sempre uno dei momenti più emozionanti
Avevo scelto
Semonzo come mia prima (e forse unica) scalata. Un po’ perché è una salita che mi piace veramente tanto, dura quel tanto da gratificare la mia fatica, ma senza passaggi con pendenze assassine che mal digerisco. Bella paesaggisticamente. Premiante nel caso che avessi deciso di non proseguire oltre. E finalmente avevo l’occasione di godermela veramente e farla a mente lucida e gambe fresche: ricordo ancora quanta fatica mi fosse costata come seconda scalata gli anni precedenti!
Man mano che salivo riacquistavo un po’ di quiete interna dopo l’agitazione del mattino, ho iniziato a godermi i passaggi nell’ombra del bosco nel primo mattino, i tornanti che quasi mi cullavano col loro susseguirsi: destra, sinistra, destra, sinistra... Ero contenta, contenta di essere lì, non mi importava “il dopo”.
Ultimi metri in piano, tra poco si inizia a salire
L’unico tratto in cui la strada accenna a scendere, fortunatamente per me…. molto breve!
Venivo di quando in quando superata da altri ciclisti, alcuni col numero sulla bici, altri no. Un saluto, a volte due parole. Fino a che sento il sopraggiungere e l’affiancarsi di due ruote, che indugiano un attimo prima di completare il sorpasso. Accenno al saluto e prima ancora di aprir bocca l’altro mi precede:
“Il primo ciclista che riesco a superare….. e s’è una femena! S’è propio una sodisfaziòn!”. Immagino che se io, “femena”, avessi avuto la forza di scattargli in faccia, non avrebbe retto l’umiliazione, sarebbe sceso di bici e l’avrebbe scaraventata giù dal burrone. Beh, l’onore dell’omo veneto era salvo
e gli ho risposto divertita
“Se è per questo, andando con questo passo do’ soddisfazione a un sacco di ciclisti!”.
Uno dei tratti più belli della salita di Semonzo
Cima Grappa finalmente! Di nuovo la stessa domanda che da ieri mattina mi portavo dentro e che di quando in quando mi tornava in mente: come poteva essermi balenata nella testa, nelle settimane precedenti, l’idea di rinunciare a tutto questo?
Il timbro attestava la mia prima salita. Al maxi tavolo del ristoro, oltre alla “solita” straordinaria abbondanza e varietà di golosità di ogni tipo dal dolce al salato, ho trovato un barman d’eccezione:
Graziano mi ha accolto salutandomi col suo solito calore, facendomi i complimenti e cercando di caricarmi, perché sapeva bene che per me iniziava adesso la parte più difficile. Si sono avvicinati anche
Silvano e
Damiano e insieme abbiamo scherzato sulla mia “anormalità”: l’unica ciclista che vorrebbe che i cartelli stradali con le pendenze al 10% indicassero solo salite e mai discese! Era un modo per cercare di esorcizzare il momento che si stava avvicinando e che, inutile negarlo, temevo.
In cima!! Con un servizio ristoro d’eccezione!
Immancabile un’occhiata al panorama prima di scendere, soprattutto in una giornata così
Anche
Piero nel frattempo era arrivato, passato quasi indenne tra le fauci di
Bocca di Forca. Grandissimo!
Mi avrebbe fatto piacere rimanere ancora, ma non potevo indugiare troppo. Ho richiamato l’attenzione di
Graziano e gli ho detto:
“Non ti saluto adesso… Ci vediamo dopo!”. Era un impegno.
Inizia la discesa…
Male l’inizio della discesa, poi nella parte centrale ho preso un minimo di confidenza, ma dal bivio di
Camposolagna fino all’arrivo a
Romano è stato un calvario infinito. Sapevo solo che dovevo arrivare giù... per poi risalire! Non dico per decenza quanto ci ho messo a scendere, anche se qualcuno lo sa.
Non mi sono chiesta neanche per un attimo se era il caso di piantare lì, ho timbrato dichiarando la seconda scalata, con gli
Alpini che mi hanno dato il loro beneaugurante in bocca al lupo, e ho iniziato a ritroso la salita della
Cadorna da Romano. Caldo sulla pelle, l’acqua bollente che dalla borraccia mi scorreva in gola senza dissetare e diminuiva di quattro dita da un tornante all’altro. Sapevo che c’era un bar lungo la salita, ma non ricordavo quanto distava, ero in crisi di sete, avevo assoluto bisogno di reintegrare. E’ stato il momento in cui ho patito di più e per un attimo ho temuto di non farcela ad arrivare in cima per onorare il mio “impegno”.
Ma dopo la rigenerante sosta al bar, con abbondante rifornimento idrico (coca gigante + acqua minerale), sono ripartita più in forze e ho ripreso a salire senza patire eccessivamente. Ero di nuovo carica, certo al ritorno avrei di nuovo dovuto affrontare la stessa discesa, ma rimandavo il pensiero, adesso dovevo solo salire.
Ultimo lembo di Valsugana prima dello sbocco nella pianura
Mi stavo guadagnando la mia
MCG, con un dislivello ancora mai affrontato quest’anno, stavo pedalando di nuovo su una strada alpina a 1700 m. di quota, quando solo pochi mesi fa ero lì per mollare la bici perché andavo in crisi anche sui cavalcavia cittadini. Arrivare in cima la seconda volta significava che la discesa precedente, per quante forze mentali e fisiche mi avesse consumato, non l’aveva avuta vinta su di me.
Silvano è stato il primo a farmi festa, mi ha preso i polsi sollevandomi le braccia al cielo, come fa l’arbitro col pugile pesto ma vittorioso,
David non ha perso l’occasione per qualche sua stoccata, ma del resto se non ci fosse bisognerebbe inventarlo
, anche
Raffaella e
Lorenza non hanno mancato il loro festoso saluto e finalmente ho potuto assolvere l’impegno che avevo preso:
“Graziano, sono di nuovo qua!!!” E il suo volto si è aperto in uno dei suoi sorrisi radiosi e coinvolgenti. Questa è la
MGC: io una dei tanti, ma in quel momento unica. Si vorrebbe poter prolungare all’infinito i momenti di gioia, se avessi potuto avrei cristallizzato quegli attimi, ma li affiderò così alla memoria e lì resteranno intatti e vivi.
Damiano mi aveva offerto la possibilità di tornare a
Bassano insieme a lui, sfruttando il passaggio sul suo furgone, con una… “dispensa speciale” per quella che avrebbe dovuto essere la mia seconda discesa, ma dovevamo partire subito. Ho accettato, salutando a malincuore la compagnia e la cima del
Monte Grappa.
Le mie due salite le avevo fatte, la discesa mi era costata ancora più fatica e forse valeva doppio, in fin dei conti... non sentivo di rubare nulla alla validità del mio brevetto. E in più ho avuto l’occasione di fare una lunga chiacchierata con
Damiano, carissimo ragazzo anche lui (non a caso fa parte dell’
Extra Strong Team), e di conoscere la sua bimba
Mariasole, con i suoi 5 anni
la più giovane esponente dello staff dell’MGC a pieno titolo, vista l’alzataccia prima dell’alba anche per lei per accompagnare il papà.
Cima Grappa…. di nuovo! Non nascondo un po’ di emozione per questo mio secondo arrivo
Meritato (e immediatamente spazzolato!) l’ottimo piatto
di gnocchi al sugo offerto dagli
Alpini alla
Conca d’Oro e dopo un ultimo saluto a
Damiano sono tornata in bici al
Dalla Mena dove mi aspettava
Piero per la cena (anche se dopo gli gnocchi non avevo poi tutta questa fame..., al contrario di
Piero che avrebbe divorato anche il tavolo
) e dove ho potuto salutare anche
Mirko in partenza.
Un pezzo di carta di cui andare fiera
Un ringraziamento particolare a
Piero (oltre ai super complimenti per il suo “Base 5 Stelle”), con cui ho condiviso bei momenti di compagnia e... pure qualche bicchierino di grappa!
GRAZIE
MCG , con tutto quello che il tuo spirito racchiude, con tutte le persone che ti vogliono bene e per tutto quello che dalle persone sai tirare fuori.
Ancora una volta grata per ciò che hai saputo regalarmi.
Un invito speciale a chi dovesse capitare per caso a leggere questa pagina: la
MGC è una cosa troppo bella per non essere vissuta. Venite, provatela.
Chiudo come ho iniziato: potevo non partecipare e starmene a casa, lontana da quel piccolo miracolo che si sarebbe svolto sabato 18 luglio lungo le salite che portano sul
Monte Grappa? Io la risposta me la sono data, adesso datemi voi la vostra, sempre che siate arrivati a leggere fino in fondo.
Elena
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Un'emozione in più è terra conquistata,
non possiamo chiedere certezze a questa vita (R.Z.)
E' il tempo, sai, che ci misura,
che ci fa uomini o soltanto frenesia (R.Z.)