00 27/11/2014 18:10
Antair, Almir

RIASSUNTO



Alla Fonte Sacra lascia le missive per Vento, ma sono ormai giorni e giorni che il Ranger non risponde. Lei, ormai vive alla Foresta, al Rifugio, quella Foresta l'ha oltrepassata mille volte ma del Ramingo nessuna traccia. Fino a quando egli torna e trova la Ragazza dell'Albero sdraiata ed addormentata sotto l'albero che è spesso la casa di Antair. La sveglia con l'acqua a posarla sulla bocca di Reul, così si ritrovano ed è evidente che tra loro il fuoco dell'amore e del sentimento non s'è mai sopito. Nel tempo del ritrovo però le loro strade sono destinate a dividersi ancora, Lui deve tornare indietro, nel luogo in cui è atteso, Antair vorrebbe seguirlo, vorrebbe andare con lui, ma la prova della Madre e la sua Nascita non le permettono questo e nemmeno poi lo vorrebbe. Ma fa male, questo è un dolore che la ritrova così ad un passo dall'attesa di Vento... Perché egli ha promesso che tornerà e la troverà ovunque sia.


COMMENTO


Mi ha fatto un pò strano il tutto, sapevo che sarebbe avvenuta
questa separazione, ma non sapevo che mi avrebbe "toccato" così tanto. [SM=g27834] Almir lascia un oggetto, un ciondolo ad Antair che
mi giocherò poi quando sarà stato creato dagli Mdm [SM=g27823]
Per il resto... la canzone, il testo dicono molto di
questi due personaggi, della loro storia.
Di come si vivano e la vivono.
Va ascoltata e la role merita il premio per il miglior Amor Tragico! [SM=g27824]
Grazie, grazie, grazie...










{ FORESTA, Sotto la Casa sull'Albero... }





ALMIR [Folto pressi ruscello] Sono passate ormai molte lune dall'ultima volta che i piedi del Ranger hanno calpestato il terreno sacro della Foreste di luce. Molti desideri da allora sono caduti come petali, a volte, il vento non ha il potere di fermare od opporsi agli eventi diventando patetico ed inutile. Nella foresta ancora per sentirne la linfa dentro le vene, per rinnovare quella promessa che diverso tempo fa aveva fatto alla Madre. Nella foresta per lei, per quella donna che ha percorso con piedi leggeri ogni sogno di notti lontane. Scivola fra la vegetazione(// Passo felpato Liv. 2 )in quel fare ed in quel silenzio che potrebbe dirsi sovrumano ma che è il dono della Madre ai suoi figli. Si mescola alla stregua di una foglia per divenire terra e fango all'occorrenza. E' carne ossa e sangue al servizio della foresta, E' la foresta anche se… in questo periodo lo è a metà, ed anche meno. Abiti da Ranger fasciano stretto il ramingo, aderiscono alla sua pelle come piante rampicanti che si stringono e si amalgamano a alla vittima che le ospita. Il cappuccio tirato sul capo nasconde i capelli ben raccolti sotto e parte della fronte lasciano libere solo le ambrate. La sciarpa in orizzontale copre il mento e parte del collo oltre che naturalmente le labbra e parte del naso lasciando così solo una sottile striscia di pelle olivastra e quegl'occhi su cui due nere sopracciglia si stampano. Sbuca quindi dal folto dopo essersi fermato ad osservare. Il rumore di un ruscello si agita nell'aria come a voler fare sentire la sua presenza, come a voler attirare ogni creatura da servire attraverso la madre. I piedi scavalcheranno quindi quella barriera di verde per porre la propria figura ora a vista in quello che è un piccolo spiazzo attraversato da quell'acqua.



ANTAIR { . Pressi Ruscello - Albero . } Coi piedi bagnati ti sei addormentata. Con il drappo di una stoffa color pavone hai stretto un patto, un patto di Povertà. Sotto il tuo albero, lunghe fronde ombreggiano e si stendono lontane oltre il folto ed oltre la riva, la corrente, la rapida. Sembrano custodire un tesoro, sembrano stendersi per nasconderti, senza far sì che mille altri rumori possano svegliarti mentre nella notte osservi la ruota della costellazione, di giorno è diverso. Il giorno è deciso per te, per cercare il Battito della Madre. Hai piedi nudi, nuda quasi, perché quel drappo è sciolto, copre appena il busto, parte delle gambe sopra le ginocchia. Lascia un fiume di grano quella chioma spessa e lunga, che si ramifica oltre le foglie e l'erba, che dice, racconta di un Sogno che non insegui. Abbandonata lì, privata di tutto, senza tetto sulla testa, senza orpelli a renderti la "Signora" di un qualcosa che è morto prima di te e dopo di te. Ascoltavi il cuore della Natura, ma il sonno ha rubato tutta la tua forza, così senza timore ti sei lasciata cullare dal rumore delle acque, dalla frescura dell'ombra dell'albero, dove, da lassù, vedi tante cose e animali. Più volte ti ci sei arrampicata sopra e più volte hai mantenuto il contatto con ciò che ti si avvicinava. In quella zona della Foresta gli animali parrebbero anche riconoscerti, -la Ragazza dell'Albero-, gli occhi di ghiaccio e la gentilezza con cui entri nel Creato. Ti si vedrebbe molto bene, se si entrasse nello spiazzo del ruscello, una figlia della Madre distesa sull'unica ricchezza che ora possiede. Tutto il Suo Respiro. E sai di rosa selvatica, a guardarti così dormiente e priva di inquietudini o preoccupazioni, sembreresti eterea, irreale per il mondo che hai dimenticato.



ALMIR [Albero/ruscello]In tasca quella missiva, quella che profuma della di lei pelle che da tanto tempo non stringe fra le mani. Braccia avide di ogni suo abbraccio, labbra secche e screpolate da quel contatto non più avuto con le altre. Un respiro freddo senza il calore dell'altro. Un cuore forte, che scandisce ancora i suoi battiti uno dietro l'altro e senza esitare, ma sarà un movimento questo, sterile e senza vera necessità. Un colore più scuro è la coltre che lo ammorba. Il corto a tracollo è ben fisso così come lo è la faretra posta sul fianco destro poco sotto la cinta della vita. Dentro essa ci sono circa una decina di frecce. Un pugnale da lancio è fisso dietro la schiena in orizzontale a seguire la linea della vita. La figura del Ramingo si stende in tutta la sua perfetta sintonia con l'ambiente, con la perfezione di quel corpo slanciato e di linee di muscoli tesi disegnato. Attorno sino a notare poco più avanti ai piedi di quell'albero una figura. I fili di grano maturo si stendono lunghi mescolandosi all'erba che ivi è decisamente più corta. Il cuore batte un suo rintocco particolare estendendo il suo calore su tutto il petto. Lo sguardo pare annebbiarsi sotto un tremolio fatto di quell'agitazione che lo coglie all'improvviso. Si avvicina quindi lentamente (//Passo felpato Liv. 2) ed ad ogni passo quel dubbio diventa sempre più certezza sino a che questa, non da la sua conferma definitiva. Avanza quindi costringendosi a non correre per azzerare quella distanza e cancellare il tempo che si frappone a toccarla, sentirla. Ella dorme e il franco una volta arrivato li innanzi non la sveglia ma la osserva in tutta la sua fulgida bellezza. E' ormai li a meno di un passo ed il suo profumo lo riattraversa ancora una volta, ora come allora. Flette le gambe piegando le ginocchia accosciandosi presso il ruscello in cui abbassa l'avambraccio e la mano racchiusa a paletta. Osserva attorno attentamente prima che l'altra mano si porti sul volto, e precisamente ad afferrare la sciarpa che sposta da sopra verso il basso in modo da lasciare libere le labbra. Dopo aver immerso l'altra mano la porterà alle labbra bagnandole e senza bere. Delle gocce scivoleranno nel tragitto percorrendo l'aria nel loro moto naturale, così come l'acqua trova la terra quando è la volta a piangerne ogni lacrima. Poi verso lei, è verso di lei che si volta restando li accosciato e portando, ora, i polpastrelli della mano bagnata da quell'acqua a poggiarsi sulle di lei labbra come a dissetarle. Sarà un tocco leggero a sfiorarle eppure ne sente la consistenza e la morbidezza. E' un tocco agognato e dolce supportato dalle palpebre di lui che si chiudono lente e si riaprono, le di lui labbra si aprono restando li semiaperte sopra la sciarpa abbassata.



ANTAIR { . Pressi Ruscello - Albero . } Si può desiderare così tanto la Luce da diventare stella, si può desiderare di essere aria, libertà, praterie sconfinate, fiori che sbocciano, nero che macchia, ma il bianco immenso che purifica ogni cosa, si può desiderare quello che sogni tu, Reul dei Druidi. Ancora chiusa in quel Bocciolo di incanto, ancora incompleta per riuscire a terminare il ciclo della Vita. La stella che ti ha dato il Nome, è nella volta di Avalon, in quella del Mondo e ti segue, ti illumina la Via, quella in cui hai posato piedi nudi e spogliati di tutto, eppure la tua Saggezza ed il tuo studio sembrano essere graditi alla Madre, per questo motivo puoi ancora desiderare qualsiasi cosa. Come diventare Acqua, Fuoco, Terra o Aria, sognare e costruire. L'aria che scivola sul drappo scosta appena i lembi di questo, solleva un filo spesso di un capello, sfiora le spalle nude, il petto, il collo, un seno nascosto dalla posizione del braccio. E poi v'è quel Triskell, quel Triplice simbolo che è dipinto sotto l'occhio destro, prende un colore viola, ma quando la tintura si va ad asciugare diventa blu scurissimo, in contrasto netto con l'azzurro dei tuoi occhi. Hai le mani libere, una sotto al viso, l'altra placida sul ventre piatto. Respiri tutto. Anche così avverti il fresco dell'ombra, il sole che staglia tra rami grandi e neri in controluce, senti l'odore dei fiori, dell'acqua ne senti il profumo del dolce e della radice sotto, tanto sotto di te. Uno Spirito di Natura, niente altro, così evanescente, così distante dall'effimero di ogni cosa, ogni tutto. L'acqua arriva a baciare le tue labbra, ne avverti -come in un sogno- la necessità di dissetarti ma un attimo dopo apri lo sguardo, sbattendo le ciglia e portandoti seduta tanto in fretta che il drappo scivola sul bacino e lascia per un lungo attimo qualcosa di te alla vista del Ranger. Quando la figura dell'uomo entra nei tuoi occhi, hai un sussulto, sussulta tutto il corpo, l'ombra degli occhi, il movimento delle labbra, i capelli cadono e piegano sul verde del prato. Perfino il cuore, sente luce, luce e vita. Da quanto tempo non era così, quelle immagini di voi vicine, poco davvero poco lontane. ''Almir!'' esclami, nella bellezza giovane, trasparente. Schiudi le labbra ma le parole ti soffocano l'intento. Ti accorgi di essere spogliata e con la mandritta, in modo repentino e senza pensarci, porteresti su al seno, l'angolo della stoffa, l'abito che hai, non è un vestito, è un pezzo di stoffa, lucente, richiama i colori del mare, delle montagne. Della Foresta.



ALMIR [Albero/ruscello] Sotto l'occhio destro di lei nota quel triplice simbolo che immediatamente aveva trascurato ma che lascia li appeso alla mente al momento. Li apre quegl'occhi la giovane donna e sono cieli d'inverno candidi che si specchiano in quel limpido ghiaccio. Occhi che fanno tremare, che sanno far smarrire quando li si tocca così in profondità da carezzare l'anima indomita e ribelle. Persino un lupo, nonostante il suo orgoglio, potrebbe tirare indietro le orecchie ed abbassare il capo mostrando solo appena i canini. Il cuore pompa e gli pare quasi che esso stia per uscire da quel petto che pur è forte e sodo in quella morsa dei pettorali: Lo sente quel rombo son sopra alle orecchie, lo sente in gola, pulsare come quando il corpo si riempie di adrenalina ma non è adrenalina questa che lo muove. E' solo bisogno di lei. L'altra mano si sistema sopra la coscia piegata medesima, all'altezza del ginocchio. Quella posizione supina con la schiena appena piegata in avanti viene cambiata di scatto, così com'è lo scatto di Antair che si porta seduta in uno scatto repentino. . " Benvenuta ".. favella in tono caldo e dolce raddrizzando la schiena pur restando accosciato frontale a lei. Quel velo sfugge verso il basso lasciando scoperto il seno che le ambrate con un guizzo toccano per tornare rapido su quell'altro di sguardo "..questo?..".. domanda indicando con la medesima mano che aveva bagnato di acqua e toccato le di lei labbra, quel simbolo sotto l'occhio destro di lei. Non è semplice riprendere quel filo che ora.. risulta alla stregua di una matassa imbrigliata. Comincia quindi dal nuovo che si presenta alla vista, da quel simbolo marchio di un cambiamento che si è inevitabilmente perso...''..come stai.''..solo aggiunge poco dopo per poi tornare ad osservare attorno in un rapido controllo dato quella sciarpa che è abbassata sul volto.



ANTAIR { . Pressi Ruscello - Albero . } Vento della Foresta, lo hai inseguito per tutte le ombre del giorno e le fiaccole della notte, sotto il chiarore di splendori accesi, poi nei pentimenti continui, nell'errore, nello sbaglio di esserti sentita lontana, abbastanza da relegare poche incertezze e pure verità come certezze tutte tue. Hai molto da dirgli, hai molto tempo da raccontargli, se è vero che hai promesso di cercarlo allora dovrai aprire ogni specchio che ti ha riflesso. ''Almir…, Almir, dov'eri, dico dove sei stato? Dove hai vissuto? perché ti giuro che io questa foresta l'ho oltrepassata perfino sopra gli alberi, allora nemmeno le ombre mi hanno saputo indicarmi la strada!'' è sicuramente un tono acceso, colorito e agitato. Dalla Dimora della Conoscenza alla Magione, per poi trovarti qui, seminuda, vestita di foresta, con il Triskell sul viso e come tetto solo foglie, fronde e rami di un Albero che protegge. Ti prendi un attimo di tempo, giusto quello che serve per guardarlo, guardarlo bene, lasciare andare il cuore, il ricordo, tutte le sensazioni provate, farle tornare in superficie. ''E' un simbolo di Avalon'' sospiri piano mentre cerchi di tranquillizzarti, come se un'emozione imprevista ti avrebbe tramortita per privarti di un equilibrio che poco prima avevi. ''Io sto bene… non sono più alla Magione, vivo qui.'' dici guardandoti attorno, senza vestiti, senza cibo parrebbe, senza acqua, senza nulla, solo le stelle di notte e l'astro di giorno. E sei differente, ad occhio nudo sembreresti compiere un percorso diverso da tempo fa, ad occhio nudo Almir potrebbe presentire una specie di cammino iniziatico e mistico averti preso e qualcosa che in te ancora si innalza nelle ombre e nelle luci, ma ancora debole per poter incendiare come la Madre vorrebbe. Rimani così seduta, le gambe piegate ma nude, i piedi spogli, i capelli via lontani e vicini. Gli occhi negli occhi di Almir e il tuo cuore che spinge ancora le Giuste risposte. Devi seguire piano il cuore. Il cuore tra le Fiamme o No.



ALMIR [Albero/ruscello]Ascolta il dire di lei, e lo fa attentamente spogliando ogni di lei movimento delle labbra: Labbra da desiderare, da mordere sino a che il sangue non si mescoli mischiando le radici sino a che due diventino una. Da dividere con le proprie. Tuttavia non si avvicina troppo a queste così come non fa ella a sua volta come se entrambi per un qualsiasi motivo temessero l'intreccio di quelle fiamme inestinguibili su cui è mero desiderio annegare. Accenna ad un assenso con il capo e lo sguardo la lascia per trovare la le sue gambe, i piedi nudi, la terra. Rotea il busto e si siede accanto ad ella " .. non potevi trovarmi..".comincia dopo aver piegato il corto inclinandolo abbastanza a che esso non tocchi terra, e.. aver slacciato la faretra cosciale che pone al di lui fianco "..è successo tutto all'improvviso e son dovuto partire "..favella distendendo le gambe pari alle altre..Rotea ancora portandosi frontale e se ella non si spostasse, le di lui labbra si avvicinerebbero alla gota di lei sfiorandola e proseguendo sino all'orecchio "..ho ucciso e l'ho fatto con la rabbia più vile e più meschina senza risparmiare nessuno poiché mi avevano strappato via da te. Le braccia a quel punto, sempre se ella non si discostasse, cercherebbero di cingerla alle spalle per stringerla forte a se sino a sentire quasi il fiato mancare.."..e dovrò farlo ancora..".. gli occhi si fanno lucidi. Resterebbe ancora li a crogiolarsi in quel calore, in quel profumo di lei, in lei. Non favella d'altro al momento come se quell'abbraccio ora, fosse la cosa più importante.



ANTAIR { . Pressi Ruscello - Albero . } Accetti tutto, tutte le parole, tutti i sentimenti che si scontrano violenti e ti indeboliscono, diversamente dal primo giorno, dal giorno in cui tagliasti il folto per seguirlo oltre un bordo, un margine conosciuto, in questo momento avverti tutte le pulsioni e quasi nessuna. Le parole sussurrate all'orecchio ti creano un brivido, ti fanno spalancare gli occhi, sguardo che punta la sponda bassa del ruscello, lo scrosciare dell'acqua continuamente e ripetutamente. Tieni la mandritta al seno sotto c'è il drappo che nasconde e non hai tempo e voglia adesso di legarlo dietro la schiena, o dietro al collo, riusciresti unicamente a volgere pianissimo il viso verso quello di Almir e guardarlo negli occhi come fosse l'ultima volta. Ti lasci prendere, toccare, averti nel suo spazio e poi cadere in un abbraccio sincero, desiderato, senza freni se non fosse che adesso lasceresti che la mano destra si scosti e tu possa abbracciarlo realmente, tenerlo stretto, attaccata a te, come sempre, come da sempre è stato. Trattieni le tue paure su quelle parole che comprendi ma che non vorresti condividere. Dopo l'abbraccio ti scosti, ti sposti e vai a metterti in piedi, con tutta la calma del mondo, poi copriresti il tuo corpo con le mani capaci che lavorano sul giro della stoffa che si modella dolce e bella sulle tue curve morbide e felini, ancora pronte ad accogliere, ancora decise ad avere. ''Che cosa vuol dire - Dovrò farlo ancora- Mi lasci sola? '' si oscura un piccolo antro nella voce, lo guardi da lì in piedi, da quella posizione così frontale Vento avrebbe una specie di divinità della Guerra vestita di una tunica antica a decretare, pronta come sempre, ciò che vince o ciò che perde. Gli occhi sono concentrati, come tutto di te, perfino il sorriso accesosi un attimo prima adesso decade come la Rovina del Tempo. E c'è qualcosa che si agita come un serpente, quella specie di paura di non dover rimanere ancora senza Almir, -senza- vorrebbe dire affrontare cose che adesso non vuoi.



ALMIR [Albero/ruscello]Sente le sue braccia arrendersi abbandonando quella posa statica per trovarlo e condividere quelle emozioni che ne scuotono il cuore mettendo a nudo l'anima, da giudicare, da imprigionare e fare propria come un vessillo. La stretta delle braccia su di lei molla la sua presa e lentamente scivola via con lo spostarsi delle braccia, degli avambracci, a ritroso strisciando sulla sua vita sino ad estinguere quel lento movimento lasciando completamente il di lei corpo. C'è altro, c'è qualcosa che va oltre quelle uccisioni, qualcosa che continua ed esula da tutto e che continua a calare come la mannaia del boia. Qualcosa che sino ad ora ha persino impedito alle labbra di toccare le altre, eppure, il desiderio è più forte delle fiamme dell'inferno. Una volta che quell'abbraccio cessa ella si alza ed il ranger resta ancora li per qualche istante. Ella sfila via alzandosi sotto lo sguardo fisso di lui che può vedere quella pelle scivolare via verso l'alto così come quello straccio che la copre appena. Alza il capo puntando lo sguardo verso lei dove vede la giovane donna farsi sotto come era immaginabile a quelle parole.."..sono tornato ma dovrò ripartire e non è detto che riesca a tornare.."..favella puntualizzando quell'ultimo punto che ovviamente non dipende dalla di lui volontà ma dal fato. Si alza avvicinandosi ed osservandola in tutta la di lei figura " è chiaro che tu stai seguendo una nuova strada."..riferendosi a ciò che ha notato, a quel sopravvivere che la mette alla prova, perché di una prova si tratta e ve ne sono i chiari segni oltre a quel triskell. Anche i ranger fanno una prova e come loro altre gilde lo stesso ".. tu devi seguire la tua strada, fallo e diventa ciò per cui sei fatta, sei una donna stupenda, troppo speciale per non emergere contro ogni cosa e supererai tutto..".. è terribile quel tutto che potrebbe preannunciare altro. Si avvicina e porrebbe le mani sulle braccia all'altezza delle spalle di lei se non si discostasse.. ".. non voglio, ti amo troppo per saperti legata da un sentimento su qualcuno che potrebbe non fare ritorno. Ho imparato, che amare non vuol dire trattenere qualcuno ma lasciarlo andare.".



ANTAIR { . Pressi Ruscello - Albero . } Tremi un po', per quelle verità sopite poi urlate. Odora tutto di sangue e di morte, di fine e di cenere, di pioggia e di tutto quell'amore che vi ha tenuto uniti. Così imponenti, voi due, così orgogliosi, in qualche modo combattete nel cuore dell'uno e dell'altra. E lo sapete. Siete l'alpha e l'omega, questo è il destino che vi attende, dunque? Una separazione nella quale all'interno potrebbero mostrarsi i più intricati labirinti dell'amore. Ma l'Amore ti intrappola, ti rende schiava e ti fa pensare al Cavaliere per tutto il tempo della scelta con un'altra scelta, tu -oggi- Reul non sei in grado di scegliere, troppo ardue per te tante sfide insieme, avresti bisogno di riparo, riparo da molte cose, tanta protezione come tanto amore. Respiri male, a fatica muovi le labbra per sapere dire qualcosa che non sia banale o sciocco, qualcosa di inaspettato ancora, non è possibile viaggiare a questa velocità Antair, devi fermarti, devi arrestarti da qualche parte, in un angolo di questa foresta, senza tetto, senza Almir, senza Thatar, senza luce negli occhi, senza affetti oltre le sponde, senza più nessuno, più nulla. E Almir se ne andrà via e questo è il pericolo più grande. Come nella malattia, in questo momento, le gambe non le sentiresti più e un attimo dopo aver compreso la sua volontà di lasciare andare i vostri destini, piegheresti le ginocchia fino a toccare terra con queste, per poi portare le mani sulle gambe, la schiena curva, i capelli che nascondono il simbolo della Madre, quale prova ancora per chi brilla sola e lontana. ''Tu mi lasci sola… lasci me qui, senza possibilità di seguirti - fammi venire con te -, Almir!'' si spezzano le parole tra pochi respiri, nel dolore che inizierebbe a salire veloce come corrente di fango il quale porta via tutto, quel tutto che avete costruito. Sollevi gli occhi per cercare nel volto del Ranger una risposta che ti possa consolare. Non hai la forza di inventarti sciocchezze, di dirgli che sei forte, quando la tua forza non esiste nemmeno senza la presenza di chi ha spalancato tutte le porte, riuscendo a toccarti sotto la pioggia battente della punizione della Dea. Vinta, mostri un'espressione arrabbiata ed imbronciata, così nera, da far arricciare le sopracciglia, cambianti il viso, dirti scocciata di qualcosa ''Un'altra prova mi abbatterebbe.''



ALMIR [Albero/ruscello]La dritta si alza e lentamente va ad abbassare il cappuccio sulla testa che scivola lento all'indietro liberando i capelli semilunghi: questi aumentano ora la loro massa con varie ciocche che si liberano puntando qual e la. Quel castano scuro ben s'intona con quelle ambrate che ora restano puntate sulla donna. Scivola del tutto il cappuccio, un rumore, si stoffa che si ode mentre la mano che lo aveva accompagnato torna ora lungo il medesimo fianco. Si piega appena il capo di lato in direzione della spalla destra con il mento che punta appena verso sinistra. Corruga lieve la fronte e ciò che vede gli strappa via il cuore per ridurlo a brandelli e darlo in pasto alle fiere; a che servirebbe dopotutto senza di lei, a che servirebbe il suo battito afono. Si abbassa a sua volta dopo aver seguito quella scena e piega la schiena a sua volta, piega il capo sino a trovare, scostando con il proprio volto i capelli che si riversano verso il basso, il volto di lei. Lo incontrerà dal basso verso l'alto e li, le due teste nascoste fra i rami di grano maturo i petali acri e spessi dell'uomo cercherebbero, fra caldo e fiato, quegl'altri di petali, quelli morbidi e carnosi di lei. Le labbra, se ella non si discostasse si poggerebbero sulle altre in un tocco leggero dapprima e poi più marcato quando il suo sapore si fa forte e smuove il desiderio sino a questo momento affogato nelle parole. Spingerà verso l'alto portando la mano sulla nuca di lei a premerla contro se con tutto l'ardore che sino ad ora è rimasto sospeso in quell'assenza. Le palpebre serrano lo sguardo perché si Ama ad occhi chiusi. Sarà lento il discostarsi delle labbra a che queste trascinino ancora parte delle altre in quel lento distacco. Il fiato corto ed il sudore imperla la fronte. Il volto a quel punto verrà alzato appena così che se la donna segua si troveranno ora uno frontale all'altro e non più in quella posizione dei capi con lei sopra e lui sotto. ."non posso portarti con me ma possiamo restare insieme per sempre." Il cuore batte all'impazzata, accelera, ed il sangue pulsa nelle vene mostrandosi nella giugulare esterna di lui. La mano destra a quel punto verrà portata alle spalle di lui cove impugna il coltello da lancio. Un sibilo metallico nell'estrarlo per poi portarlo innanzi a loro, alzandolo all'altezza dei loro sguardi.." io sono pronto a morire per te."..favella e mai ha sentito quelle parole così vere scorrere fra la lingua. La fronte cercherebbe la fronte di lei poggiandosi. Il suo caldo respiro sul volto, ancora.



ANTAIR { . Pressi Ruscello - Albero . } Spinge in alto quel bacio ritrovato, cercato tra il grano oggi opaco dei tuoi capelli, sogni che vanno via, che cadono in frantumi, che sgretolano perfino la più dolce convinzione che -tutto sia Eterno-. Senti l'odore di Foresta, ti avvolge rapidamente, ed esso nasce dalle mani e dalle labbra di Almir, dalla forza della Madre che, per vie diverse, ha Scelto entrambi, come Suoi figli. Gli occhi tremano mentre lo baci, mentre le tue labbra entrano carnalmente nelle sue, ma le ciglia soffrono e non trattengono nemmeno lo sforzo di un dolore che, adesso, non sei capace di nascondere. Non ti ha già vista vinta contro il mondo, Vento? Non ti ha vista persa e perduta, sola, sofferente? Perché ancora, ancora ti tiene lì, -stretta a lui-, quando deve fuggire via da te? Quale Dramma si consumerà da questo momento in avanti, senza avere nulla di lui, nemmeno lo sguardo da un albero all'altro, nemmeno il vostro rifugio che è poi Tutta la Foresta per voi due. Lasci consumare le tue labbra, mentre lo sfiori con le dita, fino al viso, per poi far scendere le dita sulle labbra schiuse sulle tue a ricalcare, con il polpastrello della dritta, gli angoli di quelle labbra che dicono di andare via. Quando la pressione del bacio si fa presente, accenderesti ancora una volta quel desiderio, tutto muore in te però senza vigore, abbandoneresti ogni cosa per seguirlo, ma poi non avresti spento un'ambizione, non avresti disatteso le promesse fatte alla Madre? Non puoi scegliere, perché non hai Vie da perseguire se non quella che ti avrebbe già messo alla prova, spogliandoti della ricchezza -materiale- donando ad Essa ogni cosa, ogni tua bellezza. Il coltello da lancio fa capolino tra voi, un'arma tra due cuori, la linea del Sangue che vi unirebbe per sempre. Scosti il viso dalle labbra di Almir, dal bacio che prende e fa crescere le voglie, anche se sotto di te, v'è tristezza infinita, senza senso, luccica di un riflesso fermo quella lama e la guardi, comprendendo l'intento. ''Amore mio'' sussurri chiudendo gli occhi, andando lentamente ad avvicinare la tua gota sinistra alla sua rispettiva, soffi le parole nel suo oto, ma cerchi con la mano, quella lama, tentando di abbassare la presa da quella di Almir, cercando di portare sull'erba rada, di fianco il coltello. ''Tu non morirai, avevamo promesso, Vento… avevamo detto che se tu vivi, io vivo, amore mio, ti prego… dammi il Coraggio che non ho, perché non posso pensare che tu non sia qui, a vegliare su questa foresta che è la mia casa, la nostra.'' il soffio della voce è aria calda, entra tra la carne e scende via, dove il cuore del Ranger pulsa. Sono parole di una storia nella quale, vi eravate persi vite prima, vite fa, ora vi siete trovati, tra una distanza e l'altra, adesso vi vuole divisi. Ancora. La gota calda resta lì al suo viso, ti fai più vicina, cercando un posto tra le sue gambe, per rimanere ed essere capace di fermare il tempo, solo per un attimo, il tempo che puoi darti.



ALMIR [Albero/ruscello]La fronte a contatto con l'altra, i capelli che s'intrecciano fra respiri a metà e qualche lacrima di sudore che imperla la fronte. Sguardi vicini, così vicini da confondersi in una sfocatura che mischia i colori ma che ha poca importanza poiché lo sguardo rimane solo uno dei tante metriche con cui si misura ciò che ci circonda e potrebbero anche essere senza luce. E' quel contatto, caldo, sicuro, l'alcova che mostra l'amore; in tutto il suo aspetto, in tutta la sua profondità. Quando il volto di lei si distanzia ei resta li nella medesima posizione come un baluardo, li, immota figura da trovare con certezza, basta solo stendere la mano. La sua mano si poggia su quella di lui che all'inizio resiste opponendo una certa forza così da non abbassarsi sotto la spinta dell'altra. Le ambrate sul suo volto, sulla sua sofferenza che conosce e che ancora bussa alla porta del cuore ancora una volta e tira le redini di un gioco che fa male. Le palpebre si chiudono per un lungo istante mentre il volto si piega appena verso il basso. E' quello il momento della resa, del cessare di quella forza contrapposta alla spinta di lei con la mano. Si abbassa il braccio e si piega l'avambraccio che avvicina la mano medesima al terreno. Nello stesso momento il volto di lui si alzerebbe nuovamente frontale per tornare con le ambrate sullo sguardo di lei. Movimenti lenti, misurati, quasi a rallentatore come per essere conservati meglio dentro il cassetto del cuore. La mano si apre, alle sue parole, lasciando cadere quel pugnale con il suo peculiare rumore che tocca un sasso prima dell'erba. .". non morirò..". ripete mentre le due gote si ritrovano nel loro calore, le emozioni si susseguono e restano li stese nude come dei panni fra le sponde delle loro anime. Panni appesantiti e grondanti di quelle pene in attesa che il sole li scaldi per poter tornare ancora a volare. Si avvicina lei ritagliandosi quello spazio solo suo dove nessun'altra potrà sporcarlo. Le braccia di lui l'avvolgono stringendola a se. Il capo si piegherà portando le labbra appena sotto la gota li dove c'è l'incavo della fine della mascella appena sotto l'orecchio. Si schiudono in un tocco caldo e leggero per poi discostarsi e scivolare attorno ad ella, alle sue spalle dove il capo si piegherà ancora posandosi fra il collo e la di lei. Le mani se la donna non si spostasse a questo punto, la cingerebbero all'altezza della vita stringendola ancora a se.."..non morirò e tornerò, non importa quanto tempo passerà, potranno essere anni o secoli ma ti ritroverò.."..favella in tono caldo. Il capo a quel punto sia alzerebbe portando la gota contro la gota .." amore mio, voglio che in questo tempo tu segua la tua via e che la madre ti forgi come solo ella sa fare".



ANTAIR { . Pressi Ruscello - Albero . } Tutto il mondo che crolla e non sentirlo, tutto il gioco del cuore spingere oltre, fare male e resistere come la più fiera delle Guerriere che la Dea abbia mai avuto. Una figlia della Guerra, portata così in alto dalle ceneri e poi dalle ceneri rinata diventata anima di una stella nel fuoco, cambiare le stelle, in silenzio, nella notte, perché quelle Stelle su Avalon sono affar tuo, intricato segreto che guida il tuo cammino. Le forme dell'amore si consumano in quei pochi attimi, mentre cerchi il tuo posto nel mondo di Almir per l'ultima volta, perché questo sai della vita, ultime volte, ultimi sguardi. Uomini morti per altri ghiacci, altri ideali. E la Guerra del Ramingo si consumerà lontana dai tuoi occhi, mentre tu, Reul, vivrai la tua, la tua lotta tra i fuochi e le luci. Il coltello vi lascia, anche il suo fermo riflesso, anche quel momento non conta più perché oltre questo limite ribatte il ritmo di questo vostro Amore. Le sue braccia ti avvolgono, cadi dentro quella stretta, spostando la fronte, poco dopo, mentre sentiresti cingerti all'altezza della vita e accanto a voi, come in una scena disuguale, passano tutte le volte che i vostri occhi si siano incrociati, i vostri corpi uniti, perfino la rabbia, perfino quella vi ha rubato tutto e tenuto insieme. Non eri promessa ad Almir, ma al Destino, alla prova del tuo fato. Pieghi le ginocchia al busto e rimarresti lì, scivolata quasi sul suo ventre, disposta anche in una posizione innaturale e quasi storta, ma le tue mani si aggrappano ai suoi abiti da Ranger, scivoli fino a toccare con la guancia destra la stoffa sulla sua coscia tirata e piegata, con il naso, come un animale, respiri l'odore di lui, dei suoi abiti, stringendo le dita come se fosse un ramo da staccare e chiedere alla madre di farne fuoco, lo annusi, perché sei selvatica, irata e pronta nonostante tutto. Le ascolti quelle parole con gli occhi chiusi, stretti, le palpebre che non vogliono vedere quello scenario, in cui tu rimarrai sola, forse tra poco, cambierai e camminerai per questa foresta, trascinando te stessa e tutte le stagioni e i tuoi capelli imbiancheranno e tu sarai vecchia, pronta alla morte, dopo avere atteso, atteso e probabilmente, in questa vita, da oggi, aver fatto finta di Amare un altro. Sei consapevole che Almir sia il vero Amore, non esiste nessuno che potrà sostituire il rosso del cuore, così ti trascinerai via tra gli alberi, negli anni della tua esistenza. In cuor tuo piangi la fine dell'Amore. ''Se ci vuole molto Tempo non importa dove tu vada, io ti Troverò, se ci vogliono Mille Anni, io ti Troverò, amore mio.'' l'essere la Donna del Ramingo costringe il tuo animo a mostrarsi temprato e forte. Anche alla Morte, anche alla Vita, rimani così, stretta, storta e piegata, nella visione finale di due vite che si stringeranno così forte, che tanto avranno da slegare. Poi, dopo un attimo, torneresti dritta, piegate le ginocchia sul terreno, lasceresti che lui possa guardarti, ma soprattutto che tu possa parlargli. ''Io lo so che non è la fine, io lo so.''.



ALMIR [Albero/ruscello] Quel caldo diviene vuoto quando il corpo di lei scivola verso il basso trascinandosi ed aggrappandosi al vestiario del Franco. La segue con lo sguardo mentre il suo corpo sinuoso sfugge dalle mani in quel fare. Il fiato sembra mancare ed il cuore batte ad un ritmo sostenuto ma sembra zoppicare, come se vi fosse una falla in quel perfetto sistema di sopravvivenza. E' pesante, gravido di un'emozione che si mescola all'amore e che tagli più di una lancia. Ascolta il di lei dire. Le di lei parole identiche nel contenuto, le stesse che precedentemente il ramingo aveva donato alla postulante. Scivola quindi verso il basso a sua volta trovando con le ginocchia la terra in quel contatto così familiare con la Madre, così importante con Antair.." è solo un brutto sogno."spiccica a fatica dalle labbra mentre le ambrate sono già in quell'azzurro ghiaccio di lei.. " aspetta.".. favella portando una mano all'interno del vestiario che lo fascia dopo aver slacciato uno dei lacci che lo tengono incollato alla di lui pelle. Infila la mano e lo sguardo segue quel movimento sino a che non estrae un ciondolo: Una Luna che racchiude un Sole e allo stesso il sole racchiude la luna in un abbraccio. Un ciondolo d'oro con una catenina. Entrambe le mani ora terrebbero i due capi slegati fra loro per portarlo al collo di lei. Il ciondolo si appoggerà al petto di lei mentre le mani andranno a chiudere la cerniera della collanina dietro al collo di lei. ."..ci sono incisi i nostri nomi."..sorride, un sorriso stanco stretto dai morsi di quel dolore al momento è il loro compagno silenzioso di viaggio "..ecco.."..una volta fissato il tutto, a quel punto, le mani scivoleranno da dietro il collo di lei sino a soffermarsi sulle braccia all'altezza delle spalle.. "devo lasciare un avviso al campo, non ho trovato il signore dei boschi.."..una parentesi che mischia li, come a distogliere anche se solo per qualche istante, quella pena che gravida ed avvinghia il cuore.." vieni qui." favella poi in tono caldo e con il cuore in gola avvicinandosi per posare le labbra dapprima appena sotto l'occhio destro come a benedire quella nuova strada intrapresa dalla donna, come a raccogliere qualche salata lacrima, se vi fosse. A quel punto le labbra scivoleranno lungo la pelle del suo volto senza mai lasciarne il contatto per giungere ancora nelle altre labbra.



ANTAIR { . Pressi Ruscello - Albero . } ''No…'' mormori stremata, perché proveresti come delle fitte di incubo ad occhi aperti nella testa, nel reale crogiolo della Foresta, nel reale anche rumore dell'acqua, dentro quell'acqua in cui lavi e purifichi te stessa e così tra poco sarà la notte, ma prima il tramonto e dormirai lì, o torneresti al Rifugio, o morirai un po' con Almir, stretto al seno, per impedirgli di dimenticare l'Amore che sgorga viscerale, insistente. Malata, adesso, malata di una malattia che più forte e più prepotentemente ti avrebbe schernita, rapita. Il ciondolo, -il Sole e la Luna-, dove notte sei tu, il giorno è Vento, entra nel tuo corpo, appeso al collo quella catenina di oro, che lega come simbolo di due Astri che si rincorrono nella Volta senza mai potersi toccare, sfiorare ed incontrare. Mai il Sole nel cielo amerà la sua Luna, ma tutto presagisce che a loro è concesso solo questo attimo, come tra cent'anni un'altra volta. Ombra e Luce dell'ombra dell'altro. Ti tiri su, sollevi la mano destra al petto e le dita delicate, scivolano sul gioiello e sulla Promessa. ''La Speranza è la nostra Sopravvivenza, la nostra Promessa.'' Il suno della voce è ormai basso, affaticato, cosciente della trafila di tutto. Asserisci su quella notizia ed asserisci sul fatto che tu stessa ti metterai, presto, alla ricerca del Signore dei Boschi, perché devi, perché lo senti, perché avrai necessità di parlare di lui, di Lui agli alberi, ai corvi, al ruscello, alle fronde. E dormirai sola, nella notte. Dormirai nel folto oltre il confine della Radura che tutti conoscono. ''Lo porterò sempre al collo e…'' quando ti cerca e ti invita ad andare e stare tra lui e il suo corpo, tu senza ostacoli ti allungherai e anche tu troverai le sue labbra, il bacio, che sono piccoli baci, contatti di bocca come scintille, sulla pelle delle labbra che trema e vuoi essere forte e forte sarai. ''Rimani con me, adesso stai con me, qui, sotto la mia casa, per la prima ed ultima volta, conosci una figlia della Madre, per te sarò ovunque, per te sarò l'acqua del mattino, il sole del tramonto, poi le stelle, in quella costellazione, verso Nord, guarderai sempre, Amore mio… mi vedrai. Io ce la farò, ma tu devi tornare e quando tornerai devi cercarmi, ovunque e ci saranno segni che seguirai, sarai Vento per me sempre. Quello dell'aurora.'' Una fatica, un morso di un animale agguerrito adesso vince e ti fa a brandelli, ma fai vedere a costui come muori ancora, con la testa dritta e senza piegarti. Tireresti a te il tuo uomo, in modo che possa sentire qualcosa del tuo corpo, del tuo seno, mentre le tue labbra rimarranno strette alle sue, condurresti le sue mani. E Tu scioglierai il Nodo.



ALMIR [Albero/ruscello] "..Channoix.." favella mentre resta li con il volto attaccato all'altro.. " è il luogo in cui vado, è il luogo che mi ha dato i natali.."..non spiega altro, non serve e sarebbe oltre che inutile una perdita di tempo. Un tempo che non va sprecato ma va spremuto sino all'ultima goccia, ed ogni goccia di lei s'insinuerà dentro di lui con il pesante fardello di essere sempre presente anche quando il suo profumo può essere solo immaginato, la sua bellezza solo ricordata, il suo amore sarà il combustibile che lo terrà in vita in questo distacco. Quelle parole rispecchiano ogni istante vissuto accanto a lei, dal primo bacio solo sfiorato alla foresta in una notte di stelle ancora assopite sino a questo momento dove una paratia cala d'avanti ma che non separa i due. Non può. Ci sarà ogni ruscello, ogni Luna, ogni sole e vento a raccontare la loro storia che sarà sempre li, in ognuno di loro. Si dice vi siano vite unite fra loro nel tempo, legate da un'antica chiamata, che riecheggia nelle Ere. Se non basterà questa di vita si ritroveranno nella prossima vita, oppure, molto più semplicemente il ritorno avverrà prima di ciò che si pensa. Le braccia di lui quando lei si stringe vanno dietro la schiena di lei stringendola forte e soffocando quella poca aria che si frapponeva fra i loro corpi. Lei scioglie il nodo e non c'è più spazio per le parole o per quell'angoscia che li seppellisce, ora, è il tempo di viversi, di nascere e morire in un solo respiro. Passeranno l restante tempo e la notte insieme fra ultimi baci e morsi, fra carezze e graffi. All'alba il vento diverrà vento per lasciare messaggio al campo e dirigersi verso Channoix.


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Sarò per Voi l'ultima delle Fiaccole Ardenti




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