00 18/11/2014 18:03
Antair, Thatar
RIASSUNTO

Non poteva non trovarla, proprio lui, il Cavaliere, la sua spada consacrata e non poteva non trovarla in un luogo della Foresta, la stessa foresta che ha dato indizi e profumi alle lettere di Antair. Lei se ne sta su un albero, lo vede arrivare a piedi nudi e per un pò se ne resta lì, credendo che Lui non l'abbia già scorta. Scende, con un balzo gli finisce tra le braccia al Novizio e per un consueto caso, lei è svestita, ormai vive così, vestita della foresta, di piccoli drappi. E quel corpo bianco crea nel mezzelfo le stesse voglie di un uomo qualsiasi, fino a che Thatar si apre, apre tutto il mondo di un sentimento che si rovescia su Antair come un nuovo cataclisma di sentimenti. Lei è a metà, vive con il cuore a metà da quando lo ha conosciuto ma farà la cosa sbagliata alla fine. Alla fine farà proprio la cosa sbagliata...


COMMENTO

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[ Ruscello della Foresta ]





THATAR [Sentiero] Chino, con un ginocchio a terra si slaccia uno degli stivali di cuoio leggero, lo sfila dal piede per poi passare all'altro. Li annoda con un nodo semplice l'uno all'altro e poi se li appende al collo per maggiore comodità. Con se porta solo la spada corta da Cavaliere, più come ornamento che come reale difesa; è dentro il suo fodero appeso alla cintura che tiene stretta in vita la sopraveste scura. La stessa copre le gambe e le braghe che le ricoprono fin quasi al ginocchio. Anche i pantaloni sono scuri in tono con i capelli di un nero corvino. Non rammenta l'ultima volta che si è preso il piacere di camminare scalzo all'interno della foresta, ma rammenta il piacere del sangue, la parte elfica naturalmente, che gioisce del luogo che ribolle nelle vene dalla contentezza di ritrovarsi ancora nel suo ambiente naturale. E' solo una labile sensazione ma rende il mezzo insolitamente felice e quasi vuoto di ogni pensiero triste; quasi. Le iridi saettano da una parte all'altra, è stupido cercarla così con un solo colpo d'occhio. Lui però confida che la Dea lo aiuti, gli faccia raggiungere la ragazza. Sul Tor si era ripromesso di essere soltanto il suo protettore, e così sarà, ma il sangue umano che è in lui può giocare brutti scherzi. Prosegue lento nel suo cammino, attento a non produrre rumore e guardingo su dove posa i piedi (agilità 2; furtività 1)



ANTAIR { . Sentiero > Pressi Ruscello . } Con la forza delle braccia sei riuscita ad issarti sul ramo basso e spesso di un albero dalle colorate foglie rosse, dal tronco circolare e perfettamente scavato nel terreno, piantato lì da chissà quanti anni secolari. Il drappo della stoffa verde, la sola cosa che copra il tuo corpo, rimane però sospetta e sospesa come una coda d'uccello particolarmente cangiante e lascia scoperti i piedi, parte delle gambe, avvolto e legato dietro la schiena, rimane però difficile da intravedere tra i rami e le fronde. Sei leggera, sei talmente leggera che una piuma bianca passerebbe metallica e rumorosa nel respiro del vento, accanto a te. E da lì vedi il sentiero, o almeno quello che si diparte da un punto qualsiasi della foresta, per poi giungere dal lato della sponda del ruscello, la cui musica è calzante, frizzante, scroscia via senza ombre. Tieni le gambe sospese a penzoloni, hai alle spalle il ruscello, davanti a te la vista del sentiero, ma dal ramo non vedi che terriccio e polvere rosse e gialle di sabbia di lago. Le mani strette al ramo che ti sostiene, la sinistra al tronco, la destra poggiata di lato circonda con forza ed equilibrio la presa. Hai deciso di donare la voce alla Madre, allora dovrai cantare, scrivere le note e la melodia, chiudere il cerchio del creato, ma sei dubbiosa sulle rime, mentre non hai altri pensieri, completamente in balia del dono della Foresta, del sole e delle linee d'ombra che si tagliano e si disegnano tra gli occhi e la bocca in senso obliquo. [//Potenza +1]



THATAR [Sentiero] Le mani sono entrambe strette sui talloni dei rispettivi stivali, le punte degli stessi si poggiano l'una contro l'altra limitando il dondolio dovuto al passo marziale seppur leggero del Novizio. Non altrettanto immobile è il medaglione che ciondola sul petto trattenuto solo dalla cordicella incastrata tra il petto e la suola degli stivali che vi si poggia sopra. Ritmico il respiro che si confonde con quello della foresta; la brezza leggera porta con se il profumo del lago e quello di sottobosco della Foresta, lo stesso profumo che hanno le lettere di Antair. Il ricordo lo assale e quasi lo fa vacillare nel suo cammino. Scuote leggero la testa come per togliersi di dosso qualcosa. Ovattato arriva all'oto il rumore del ruscello che accarezza i sassi e che trasporta con se la vita come una vena che pulsa. Ed è solo il quel momento che un colpo di vento più forte arriva al Novizio investendolo di odore di sottobosco e profumo, un profumo particolare, un odore già noto al mezzo (sensi sviluppati:udito e olfatto). Arresta il passo come fosse appena stato preso a schiaffi, e uno schiaffo in effetti lo ha ricevuto. Dentro di se brucia il ricordo di capelli color del grano maturo, davanti agli occhi dardeggiano barbagli di luce che si riflettono sulla superficie di due laghi che hanno il colore del ghiaccio. Sogna ad occhi aperti il Novizio, sogna la ragazza in piedi di fronte a lui. Allunga una mano incerta, come a volerla toccare, ma riesce solo a sfiorare l'aria. Il braccio ricade morbido lungo il fianco e lo sguardo si abbassa; tristemente riprende il cammino lungo il sentiero avvicinandosi al ruscello.



ANTAIR { . Sentiero > Pressi Ruscello . (Ramo) . } Senza volo di Corvo sulla testa, senza ali nere, sibilline e potenti a destare la tranquillità di un cielo diamante, un cielo che non si sporca mai, nemmeno quando rovescia neve o pioggia. Eppure un volo lontano persiste oltre il varco del confine tra l'isola e la terraferma. Basterebbe un fischio solo per richiamare a te l'Imperiale, ma al momento, non è tempo di far deviare il rapace. Sola e mai sola. Capace e forte. Selvaggia come gli spiriti della Foresta, sporca della terra, vestita del verde manto, del manto di una terra che prende e prende ogni cosa quando lo chiede, come facesti tu, tempo fa, in un tempo che ha spogliato Angeli nel cuore, sotto lenzuola candide, averli svelati e scoperti, lasciati, infine, andare. Il drappo, quel drappo che copre il tuo corpo, è il vessillo della tua Libertà, della tua Umiltà e della tua Povertà diventata la Ricchezza più grande, più autentica, più vera. Negli occhi hai il cielo smosso da nuvole dense, uccise da lame di ghiaccio ma lasciate vivere, lasciata a te stessa i battiti del cuore. Il sole riuscirebbe ad oltrepassare le fronde scure, riesce a passare ed a posare, tra il nero dei rami, raggi caldissimi sulla pelle rimasta svestita. Tanto quel sentiero si accorcia, in un breve lasso di tempo, dalla visuale concessati, scorgeresti nudi passi di uomo, ma che a guardarlo con attenzione, nell' aspettare che egli possa valicare quella misura di limite, ti renderesti conti che sono nudi passi di -mezzelfo- E' quel Mezzelfo. Lo stesso di cui ogni giorno aspetti la lettera, sotto al sasso che, come un macigno, cela al mondo una sorta di iniziazione di un sentimento che trema, che condanna, che ha condannato qualcosa e qualcosa di altro. Sei rapida, abbastanza da tirarti su, accovacciarti sul ramo, ritirare le gambe e piegarle al petto, mentre i piedi nudi scorrono più vicino al tronco nella parte resistente della mano dell'albero. A vederti ora, appariresti quasi mimetizzata e camaleontica nel nascere dei colori su te stessa e dell'albero. Trattieni un battito, una sequela infinita di respiri mal celati. Apri gli occhi per spiarlo. Aveva detto che ti avrebbe trovata, in effetti veglia e sosta tra la spuma del ruscello e la sua Protetta sopra la testa. Ora oltretutto trattieni un sorriso morbido, furbo. Non c'è un volo di corvo sopra la testa del Novizio, ma ci sei Tu, a pochi metri da terra.



THATAR [Sentiero-pressi ruscello] Cammina a capo chino, dimentico del resto del mondo che lo osserva, degli alberi che danzano intorno a lui, del ruscelletto che tra una foglia e un ramo che galleggiano trova il tempo di guizzare su uno scoglio nel tentativo di spingerlo a valle. Tira un calcio ad un sasso ricordandosi solo troppo tardi di essere senza calzari. Centra in pieno il sasso con la parte interna dell'alluce e trattiene a stento un'imprecazione mentre la pietra rotola fino al ruscello per tuffarcisi dentro. Volge al cielo lo sguardo a maledire la sua stupidità a bassa voce. Volge lo sguardo verso il cielo coperto dalla volta degli alberi senza accorgersi che in quella melodia di rami e foglie c'è una nota che stona. Una piccola note che ora rimane appollaiata al ramo silenziosa e guardinga. Il Novizio ha per lo meno la brillante idea di avvicinarsi ulteriormente al ruscello e di mettere il piede a bagno nell'acqua fredda con la speranza che questi non gonfi troppo. Si toglie gli stivali dal collo e la spada dal fianco posandoli accanto a se mentre siede su uno dei sassi che gli pare più comodo. Subito la sensazione lenitiva dell'acqua sale dentro di lui, corroborante come un bicchiere d'acqua in una giornata estiva. La schiena si inarca all'indietro e i gomiti vanno ad appoggiarsi sul terreno. Gli occhi si chiudono e la testa ciondola all'indietro seguendo il movimento del corpo. Passerebbero alcuni minuti di completo silenzio, interrotto solo dai rumori della natura che lo circonda, se così fosse. Riaprendo le palpebre si troverebbe inevitabilmente a guardare un albero, uno di quelli vicini a lui; alla prima occhiata nulla gli sembrerebbe anomalo, ma osservandolo bene potrebbe forse avvedersi di una figura vestita di verde rannicchiata su un ramo. Continuerebbe a guardarla facendo finta di non averla vista, cercando di dissimulare lo stupore nel vedere tale forma sull'albero. (sensi sviluppati:vista).



ANTAIR { . Sentiero > Pressi Ruscello . (Ramo) . } Rannicchiata, appollaiata, legata al tronco, parte di esso, figlia della linfa, della Natura, strumento della Madre che ti cerca e ti vuole forte, pronta ad accogliere la Sua Forza, i Suoi Poteri, conscia del fatto che il mistico percorso ti abbia già legata e fatta sua, sua per sempre e non ci sarà Amore più grande, fede più profonda. Al Nido torna un passerotto, torna nella casa che è dall'altra parte del ramo privo del tuo peso, speculare al tuo. Cinguetta, si posa nel centro del nido, ha un becco giallo, lungo per quella specie e ti guarda. Cinguetta leggero, ma continua in un ritmo che sveglia e distrae. Sei concentrata, a dire il vero, sei affascinata, da tutto quello che il mezzelfo sotto di te, compie, guarda, si spoglia della spada e si siede su di un sasso che lo accoglie, lo riscalda. Volgi però gli occhi limpidi sul passerotto, stabilisci una sorta di contatto, esso non sentirebbe timore di te, tu stessa lasceresti scivolare il braccio destro, teso, sul nido, la mano destra rimane sospesa, lo culli con lo sguardo ogni volta che i piccoli occhietti centrino i tuoi. Muove la testolina, piega questa fino a toccare il corpicino. Parli piano, gli parli per davvero, ma con calma, in un tono che è solo sospiro, respiro, segreto. [//Charme]. Continueresti a fissarlo, tendendo il braccio sulla sua testa, per poi riuscire a zittirlo in parte, ma almeno si acquieta come padrone dell'albero e della sua casa. Non sei però l'intrusa, sei -al momento- un ospite dell'albero. Quando il passerotto si sarà nascosto nel nido, torneresti a guardare il mezzelfo, sposti il peso piano, in modo lento muovi le piante dei piedi, affinché tu possa girarti di 3/4 con il busto ed avere di lui un ottimo spettacolo. Dovresti scendere, oppure parlargli, ma è così congeniale rimanere qui, così attaccata al tronco, essere certa che non ti abbia visto. Essere certa che tu possa allietare la tua vista, ogni senso, respirare di più tra il sapore dolciastro dell'acqua che scorre rapida e la sua figura. Incurvi le labbra in un sorriso mordente, lasci che possa aspettare lui. O tu? Ti tieni stretta al ramo, le ginocchia piegate. Il salto è di pochi metri, forse sei o sette metri, eppure non ti convinci che sia così che tu debba scoprire la tana e la casa dalla quale guardi.



THATAR [Ruscello] Apri e richiudi gli occhi come a simulare stordimento, sonno, o come chi si trova ad aver a che fare con lance di luce solare proiettate proprio dritte negli occhi. Eppure il vero intento è quello di osservare la figura femminile appesa all'albero. Impiegherebbe non poco per scoprire che quella donna è in verità la ragazza che cercava. E quando il pensiero lo sfiora a stento tratterrebbe un sussulto, un urlo di gioia per averla trovata. Continua a guardarla indeciso sul da fare, se saltare anche lui su quell'albero oppure attenderla giù, lasciare ch'ella scenda a tenergli compagnia. Ma la voglia di poterla sfiorare è troppa perchè la sua stoicità possa durare. ''ti diverti lassù?'' chiede alla ragazza fissandola con intensità mentre ella cerca di chetare un piccolo passero. Le verdi iridi vanno in cerca degli occhi di lei, e un brivido di piacere gli percorre la schiena. Finalmente è riuscito nel suo intento, finalmente ha trovato la ragazza che cercava. E come ha faticato lui a trovarla faticheranno anche quelli che la cercano per un motivo o per l'altro. Questo pensiero lo rincuora in parte dei suoi patimenti. Si alzerebbe ora muovendo pochi passi verso la base dell'albero proprio sotto di lei, continuando a fissarla senza interruzione. ''sarebbe carino se tu scendessi a salutarmi però!!'' direbbe assumendo un tono più divertito che di rimprovero.



ANTAIR { . Sentiero > Pressi Ruscello . (Ramo) . } Ti metti subito a cavalcioni sul grande ramo madre e resistente, questo è spesso ti passa in mezzo alle gambe e ti lascia il tempo di sederti, rimanendo a penzoloni con le cosce scoperte, il drappo tirato fino all'inguine ed i piedi ciondolanti. Lo sapevi che ti avrebbe scorto, in fondo è un mezzelfo, dei mezzelfi conosci tutto, anche il sangue che gli scorre nelle vene dure. Non dimentichi di avere una figlia oltre le terre del nord. Sbotti in una risata allegra, ti appropri dell'albero, della casa e delle foglie. Lo vedi anche avvicinarsi, parlarti da vincitore, innalza segretamente il suo trofeo. ''Questo è il mio Albero, Cavaliere.'' tra le pieghe delle mani hai alcuni pezzetti di corteccia, polvere della terra e nelle unghie il nero del freddo del cuore e della radice. ''Mi hai trovata, dunque.'' affermi, non ti infastidisce nemmeno che lui sia in quel posto, in quel luogo in cui perdi e costruisci il tuo tempo. Sotto le fronde, ai piedi dell'acqua, in mezzo all'aria aperta che ti svuota e ti riempie, ti pulisce gli occhi. ''Vuoi che scenda?'' domandi con tono ironico, lui ha sempre quel -fare- un po' rigido, un po' militare. Nello sguardo hai la tua ingenuità e la tua bellezza, una rara bellezza, da prendere e da strappare per renderne una forma uguale alle altre, alle molte altre forme. ''Se scendo cosa succede, Thatar?'' domandi per volerlo esclusivamente pungolare un pò. Senza aspettare una risposta o verba che possano accontentarti prenderai a muoverti piano e con attenzione, mentre sollevi le gambe dal tronco e cercheresti in qualche modo di scivolare dal tronco, buttandoti alla fine mentre gridi un qualcosa di somigliante a un ''PRENDIMI, CAVALIERE!'' E semmai Thatar abbia aperto le braccia potresti anche essergli caduta tra le braccia.



THATAR [Pressi albero Antair] Allunga un braccio per appoggiarsi al tronco dell'albero e mantenere più eretta postura. Guardi la ragazza mentre con agilità si sposta sul ramo. Sorridi nel vederla così, fiera e decisa, quasi come se non ci fosse altro posto migliore di quello per lei. Ha trovato la sua strada finalmente ed è felice. Lui di conseguenza è felice per lei. ''E' stato davvero molto difficile...'' esordirebbe nel parlare lasciando che ampio spazio tra le parole ''....ti ho trovata per pura fortuna!'' aggiungerebbe mentre la guarda mettere le gambe a penzoloni. La osserva, la scruta e dopo molto tempo può di nuovo sentire il suo profumo riempirgli il cuore. Con una leggera spinta si stacca dall'albero per rimettersi nuovamente sotto di lei. La guarderebbe con un sorriso che da tempo ormai non riusciva più ad avere. Si riempie gli occhi di quell'immagine splendida e forte, sostituendo con piacere quella che lo accompagnava, di quando lei era andata via dalla Magione. ''Scendi per piacere...'' le direbbe ora con cortesia ''cosa succede?'' chiederebbe alla ragazza con tono interrogativo ''Cosa vuoi che succeda...ti abbraccio no?!'' risponderebbe allargando le braccia e sorridendole. Così quando lei si lascia cadere dal ramo lui sarebbe pronto a prenderla al volo. Un braccio dietro la schiena all'altezza delle scapole e uno dietro le ginocchia per sostenerla al meglio. I gesto verrebbe armonizzato da una leggera compressione delle gambe per attutire l'urto, in modo che la ragazza risenta il meno possibile dell'urto. Così, se ora lei fosse tra le braccia del Novizio potrebbe sentire la delicata ma decisa stretta che lui esercita mentre il capo di lui si avvicina a quello di lei fino a far sfiorare la sua fronte con i capelli color dell'oro. Null'altro aggiungerebbe aspettando il rimando della ragazza.



ANTAIR { . Sentiero > Pressi Ruscello . (Sasso) . } Sa molte cose di te, Thatar, o forse conosce ciò che eri prima, in quel passato che, purtroppo, ha sempre un gusto amaro ad ogni pensiero, ad ogni ricordo, ha tanto di quel buio che nemmeno tu sai come fai ad illuminarti il coraggio e la speranza, ma…è certo sa molte cose sicuramente di te, non sa però che sei un'iniziata della Madre, che sei entrata nella famiglia dei Druidi, non credi che lo sappia, il Tuo Cavaliere, credi che lo immagini però, che lo creda e lo pensi. Ci sarà il Giorno in cui ti svelerai forte nel segno del Creato, quando prenderai il dono ai piedi di Durin, quando sosterrai il tuo fardello nella Conoscenza e nella Fede, quando rinascerai. Ancora. Ad oggi c'è, davanti agli occhi del Novizio, una fanciulla che s'è destata, che salta e scivola via dal suo albero, dalla conca del mondo che la protegge, la custodisce intessendo per te il Segreto e il Destino della forza di pochi. Cadi -morbida- tra le braccia di Thatar, volgi il viso a cercare il suo, ti si colorano le gote di nuovo, ma non lo lasci, porti le braccia ad intrecciarsi dietro al suo collo. Lo stringi, accompagni il tuo viso al suo, sulla guancia. Vivi per un attimo di quel contatto delle vostre anime, per poi chiudere gli occhi dolcemente. Ricordare, Trattenere. ''Thatar… forse volevo che mi trovassi, non credi?'' scosti appena il viso di nuovo dal suo, allontanandolo pianissimo, con gentilezza tenteresti di scendere, lasciare quell'altro posto nel mondo, tra le braccia del Cavaliere. Sei forte perchè esiste lui, sei forte perché nel silenzio del Rifugio celi un sentimento che ti starebbe sconvolgendo completamente, ma sai anche che non tutto quello che desideri puoi realizzarlo, perché il tuo cuore non è libero; è a metà. In piedi, questa volta posati sul terreno morbido della sponda del ruscello, sistemeresti il drappo, la stoffa la legheresti più stretta, stringendo il nodo dietro alla schiena. Noti che è a piedi nudi, sorridi. ''Ti sono mancata?'' non nasce per niente quell'interrogativo, quando hai passato le dita sulla carta della lettera, nel calco era presente un'altra scritta, una scritta segnata e lasciata passare sotto ad un' altra carta. ''Tu mi sei mancato molto, sarei venuta alla Magione io stessa.'' avanzi piano, conduci i passi verso il sasso dove c'è la sua spada. ''Posso venire alla Magione, no?'' chiedi e commenti insieme, perché alla Magione c'è qualcosa che ti ricorda la forza degli uomini. ''Puoi lasciare per me un messaggio a Rastal?'' non dimentichi nessuno di loro, mai potrai ne vorresti a dire il vero. Infine ti siedi sul sasso, lo stesso su cui s'era sdraiato lui poco prima. Alzi il mento verso il nascondiglio sull'albero, in effetti si vedeva tutto da lì. I piedi si poggiano sul prato, ma uno rimane sulla pietra, con la gamba destra piegata, nemmeno ti preoccupi di coprire parti intime o nude del tuo corpo, la nascita e la vita. La Madre ti vuole così, spoglia e libera.



THATAR [Albero Antair] Accoglie quel suo abbraccio con una leggera risata di felicità. Si lascia sfiorare dal viso di lei per i pochi attimi che gli sono concessi poi la lascia libera facendola scivolare morbidamente su di lui fino a che ella non ha toccato terra. La tratterrebbe ancora qualche istante acquistando da lai il calore di quel contatto, un calore che riuscirebbe a lenire qualunque male. La osserva con occhi che vanno dritti al cuore e al cuore portano la figura della donna vestita di Foresta. ''Si, credo tu abbia ragione...ma non ti nascondo che ti ho cercata davvero per tutta l'isola!'' direbbe mentre ella si allontana per raggiungere il ruscello. lui affretterebbe un primo passo per avvicinarsi a lei ma poi si arresterebbe al solo udire di quella domanda. Le guance si tingono di un rosso acceso, il calore comincia a salire e sudore freddo gli imperla la fronte ''io...io...'' rimane spiazzato dall'interrogativo della donna che sembra felice di potergli porre quella domanda ''io...bè si, mi sei mancata molto!'' affermerebbe cercando di dimostrare una sicurezza che ora non possiede. In quelle parole la ragazza potrebbe leggerci tutto l'imbarazzo del Novizio e forse qualcosa di più; tutto il sentimento e le emozioni che non riesce a trattenere dietro il muro che a fatica viene eretto dal mezzo. ''Certo che puoi venire alla Magione, sei sempre la benvenuta e ben accetta...io per primo sarei li pronto ad accoglierti'' ribatte il Novizio cercando di sviare il discorso per evitare ulteriore imbarazzo. ''E si puoi dall...'' le parole gli si spezzano in gola quando la osserva mentre si siede e il vestito le ricade malamente sul corpo nudo lasciando intravedere un po' troppo per il cuore cagionevole del mezzelfo. Lui, cavallerescamente, volterebbe il capo, ma il rossore diventa più intenso interessando, oltre le gote, anche il collo scoperto lasciando intendere alla donna il grande imbarazzo ''dalle a me le missive per Rastal!'' cercherebbe di concludere dopo alcuni attimi di panico puro. Il nervosismo comincia a prendere posto nell'animo del Cavaliere che inizierebbe a passeggiare per evitare la vista delle nudità della ragazza.



ANTAIR { . Sentiero > Pressi Ruscello . } Affermi con un movimento lento del capo su quelle poche e tante parole farfugliate dal Cavaliere, ti accorgi del suo imbarazzo, dei suoi reconditi sentimenti, mischiati alle più svariate emozioni che un mezzelfo possa provare e sentire nel cuore. [//Empatia +3]. Non fai finta di nulla, ma ci metti tutto il dito nella piaga. ''Eh sì, mi è sembrato proprio ci fosse -calcato- 'mi manchi' nella penultima lettera, dovresti porre più attenzione alle tue carte Cavaliere, a meno che, tu non abbia inviato a qualcun'altra la lettera sopra la mia, chi lo sa!'' umetti le labbra sarcasticamente, spingendo il tutto per tutto in quelle che non vuoi siano le solite parole tra voi. In fondo vuoi sapere, una parte di te, vorrebbe solo conoscere le mutazioni dei sentimenti del Novizio. ''Ah ecco!'' esclami sul fatto dell'accoglienza della magione, comprendendo il grande imbarazzo di Thatar nello scorgere parti del tuo corpo che non ha conosciuto. Insisti proprio su quello, cercando di girare a tuo favore questo momento, almeno capirci di più. ''Oh bhè… no, per Rastal nessuna missiva, fa sapere al nuovo re dei Nani che verrò personalmente alla Magione per congratularmi con lui, ho letto la rocca sai, anche se vivo come una selvaggia e senza tetto per me, mi informo sui fatti delle terre, o almeno su Avalon, mi interessano di più.'' Porti le mani a coprire malamente le gambe, ma nel movimento successivo di queste si ritroverebbero nuovamente spogliate. ''Mi farai sapere quando potrò incontrarlo? Sempre che voglia rivedermi lui, non sono più la Suprema e nemmeno la Protettrice, glielo farai sapere tu, Thatar… verrò presto.'' Ti sdrai poi sul sasso, nel busto poggiato sul caldo della pietra si solleva tutto, ma nascondi via con le mani a sistemare il drappo che ti riveste come figlia della Foresta. ''Ho una sorella su Barrington, si chiama Faridha, non siamo proprio sorelle di sangue, ma sorelle nel destino.'' avvolgi limpidamente i legami della tua vita per far sì che egli possa venire a conoscenza di quel che poi potrebbe mai servigli un giorno. Ma nel tempo della pausa e del rumore dell'acqua lo inviteresti a guardarti, mentre lo richiameresti a te. ''Se due si cercano, poi si trovano…'' sussurri a voce sottile, facendo finta di niente, ma con il chiaro intento di voler farti sentire. ''Ti imbarazzo, Cavaliere?'' sorniona, schietta, conscia dell'arma del corpo, ma più di altro, della bellezza, dell'essere donna. Vuoi che rimanga, desideri che rimanga per sempre con te. Ti danni e ti maledici per questi pensieri, non puoi e non devi nemmeno prenderti questa libertà…



THATAR [Pressi ruscello] Non riesce ancora a guardare la donna; il mezzo cerca con disperazione un minimo di contegno e la forza per tornare lucido. Il sangue umano ora ribolle in lui e istinti molto più che umani si risvegliano nel suo essere. E' lampante come egli sia legato alla donna a filo doppio e non solo perchè è il suo protettore. Il tempo passato con lei gli ha fatto capire molte cose ma è il tempo passato senza di lei ad avergli aperto gli occhi sui suoi sentimenti verso quella ragazza. La mancanza e la lontananza hanno fatto crescere in lui un desiderio sopito e l'amore per quella piccola creatura. Ci impiegherebbe alcuni secondi prima che il Novizio riesca a voltare la faccia verso la donna. Saranno le ultime parole di lei a spingerlo a farlo e lei potrebbe vedere sul suo volto tutto lo sforzo del Cavaliere per controllarsi ''Ho scritto moltissime missive Antair...'' direbbe in tono sommesso ''per essere precisi ti ho scritto molte lettere, anche se tu ne hai ricevuto soltanto una...le ho scritte con rabbia, con forza, con amore...'' aggiungerebbe calcando l'ultima parola. Si avvicina a lei di alcuni passi osservandola interamente nella sua figura, senza soffermarsi troppo sui particolari delle sue nudità. '' Ho pianto e sorriso mentre le scrivevo...'' si aprirebbe a lei. Tanto non può nasconderle nulla. E continua ad avanzare ''si, ho letto anche io di ser Rastal...gli porterò il tuo messaggio'' direbbe giusto per spezzare la tensione che lo attanaglia. Prende alcuni grandi respiri mentre continua ad ad avvicinarsi in modo tale che, da quella distanza, alcune nudità vengano coperte dalla posizione sfavorevole del Novizio, troppo vicino ora alla ragazza ''Non proprio...non mi imbarazzi...solo che...'' le parole gli muoiono in gola, come lui vorrebbe morire su quelle labbra rosa, morbide e giovani. Rimane silenzioso, a pochi centimetri da lei, guardandola con intensità negli occhi.



ANTAIR { . Sentiero > Pressi Ruscello . } Il rumore dell'acqua del ruscello non riuscirebbe a distrarti, nemmeno la luce che si riflette sul moto continuo in quella trasparenza. Finalmente si volta e ti guarda, parla ed intanto principia a camminare. Denuda una parte di lui, quello che può, o vuole mostrare. A te basta il movimento del suo sguardo per comprenderne i suoi rumori, quelli che sbocciano, di solito, in un sentimento sincero, anche profondo. A te basta guardarlo così, costringersi a tagliare una distanza che mette e toglie qualcosa del tuo corpo, ma nei tuoi occhi grandi ed azzurri lo incateni, proprio sul finire di quell'incertezza che proferisce appena per rompere un vuoto tra voi. ''Solo Che?'' prolunghi tu stessa quel modulare della voce che esce da labbra tornite cariche di curiosità, ma è un interesse alquanto -pericoloso- per via del fatto che le pedine in gioco costringerebbero te -a tua volta- a porre sul tavolo del ''gioco'' il resto che non puoi scegliere, ma potresti anche ed ancora omettere. E' un attimo in cui il tuo sguardo passa in rassegna il suo, sollevandoti dalla pietra, tenendoti seduta, mezza nuda e mezza proiettata con il cuore di qua, davanti a te, mentre l'altra parte si nasconde in un sentiero che non hai più percorso. Non è bene, forse, che tu te ne stia qui con Thatar, non è bene nemmeno incoraggiare te stessa ed i tuoi sentimenti, ma il tempo segna solchi profondi e, se il Cavaliere ha consacrato la lama a tua difesa, senti in cuor tuo che adesso vuoi ascoltare ancora, ancora il lembo del cuore del mezzelfo e lo vuoi sollevare. Non c'è niente di peggio che aver compreso, quasi tutto. Sentirsi impotenti, tradire perfino sol col rumore del pensiero. Mantieni il battito del tuo cuore saldo, retto, giusto. Tenti il possibile per non cadere -in avanti- in quella parte del cuore che il ruscello ti offre. Rimani in silenzio, le mani sono poggiate e tese sulle cosce, in attesa di sapere ciò che temi anche solo di immaginare. Ed è strano, talmente divertente, mirarti così non più nemmeno spensierata, caduta dall'albero, ma proiettata e seria, idealmente, nelle successive parole di Thatar, nelle prossime verba che ti legano il cuore, in quello sguardo di ghiaccio di cristallo fisso e nudo su di lui.



THATAR [Pressi ruscello] Sono momenti di silenzio, momenti di pura follia per la parte più razionale di lui. Solo che la parte razionale di lui sta subendo un attacco su tutti i fronti; lanci di catene e filo spinato che l'attorniano e la legano in un angolo remoto del suo essere. Incapace di muoversi, incapace di farsi udire, impotente a tutto. Può solo rimanere a guardare l'irrazionale prendere posto e governare i fili che muovono il Novizio. Lui la guarda, penetra con lo sguardo dentro di lei, si tuffa di testa in quello sguardo. la mano destra lentamente si alzerebbe e, se non incontrasse ostacoli o opposizioni da parte della ragazza, si poserebbe leggera sul suo viso: il pollice che sfiora delicatamente gli zigomi e le dita che vanno ad intrecciarsi ai suoi capelli aprendosi sopra sotto l'orecchio. Altrettanto lentamente si abbasserebbe piegando le ginocchia fino a farle toccare il terreno, fino a portare il suo viso al livello di quello di lei o poco più basso. La mano sinistra poserebbe sulla caviglia di lei, libera da vesti o calzari. E intanto continua a guardarla, e si morde il labbro inferiore spinto dalla volontà di dirle tutto parole che potrebbero però incrinare il suo rapporto con la donna. ''Solo che...'' ripete a sua volta continuando a temporeggiare alla ricerca di parole più appropriate ''...ricordi la sera che te ne sei andata?'' direbbe illuminando il suo sguardo con pensieri che potrebbero aiutarlo ''quando sono venuto in camera tua...'' proseguirebbe nel suo dire in attesa di un cenno d'assenso ''ricordi come ad un certo punto mi sono avvicinato a te e...'' proseguirebbe nella favella ricordando i momenti che precedettero quel casto bacio di cui non ha mai parlato. Lascerebbe cadere quel discorso nella speranza che sia lei a capire di che sta parlando. E passerebbero alcuni istanti di silenzio ''...insomma...'' sproloquio puro annaspando alla ricerca di una spinta ''vedere il tuo corpo in queste vesti forse mi rende nervoso...ma solo perchè non sono così indifferente a te come tu lo sei a me!'' ecco, l'autodifesa. cerca un attacco seppure labile, per giustificare la sua mancanza di spina dorsale. Fosse stato un'altro uomo forse se la sarebbe presa senza dire una parola. Ma lui è troppo delicato e troppo sensibile a quella ragazza.



ANTAIR { . Sentiero > Pressi Ruscello . } Il cenno di assenso arriva tra una parola e l'altra, tra una pausa ed un'altra, tra te e lui. Sei in un mare di guai, anzi in un fiume di tempesta, fuoco e distruzione. E… capisci bene, per questo annuisci, incerta, lenta ma caparbia come la sera che giunge sempre, recando consolazione, la stessa alla quale chiedi un momento di respiro, ma ti verrebbe a mancare quella corda a cui aggrapparti perché il cavaliere ti sfiora il viso, lo fa suo in un modo particolare, cadi in basso, così lontana dalla tua casa, dall'albero, dal ramo, dal passerotto che è sempre così tranquillo, sempre lì nel suo nido a rendersi testimone di una scena dell'amore che non hai chiesto. Non ne hai mai chiesto di Amore, questo è sempre arrivato, spalancato tutte le porte, ha cambiato tutte le opinioni, fatto piovere di lacrime, creato cataclismi assurdi, cataclismi profondi tanto da aver generato una vita, una vita dal Caos che aveva scelto la Luce di una stella, una stella sola, da seguire per tutta la vita, ma poi te ne sei andata, hai abbandonato l'errore, no… non è stato un errore, è stato un angolo della tua esistenza, ancora dipinto sul soffitto della tua vita, poi… anche vento, troppo Vento per non sentirlo sulla pelle, negli occhi, nell'acqua del cielo che ha relegato a piani inferiori la materialità opposta all'essenza di due anime, poi Una. E il cataclisma dell'Amore ha generato la luce di una lama, di un cavaliere i quali passi sono stati condotti a te per puro caso, per puro gioco del fato. ''Ricordo'' dici con uno stupido timore, impadronendoti di una certa fermezza in un tono di voce che invece si perde negli occhi del mezzelfo, poi nel tocco delle sue dita, tra l'odore dell'acqua e la costrizione infame che ti vortica nel petto. ''Non mi sei indifferente… e che ne sai tu, Thatar? '' non muovi le mani, solo tenteresti di guardare oltre ma gli occhi di lui sono fari accesi. ''Mi stai dicendo che ti piaccio, non c'è niente di male in questo.'' è un modo subliminale e maldestro di sminuire un argomento più profondo, più pesante, reale. Speri sia terminata qui, speri che tra poco lui ti ammonisca per qualche marachella, o ingenuità che tu abbia commesso, così potrà salvarti e trovarti sempre, speri che basti così, perché altrimenti dovrai spingere il cuore. Ma Dove? Dove andare, tornare. Non puoi scappare sempre dai sentimenti, non avevi trovato pace? Non avevi trovato il porto bianco dell'amore, con Almir, che cosa vuol dire questo? Un'infinità di volte caduta tra sentimenti di spine, adesso ancora senti il rovo del cuore. Non vuoi scegliere, non vuoi scegliere. Vorresti dimenticare, così getti oltre le spalle di Thatar uno sguardo lungo permettendoti di trovare sapore, tempo per i tuoi pensieri, raffreddarti, rimanere nuda. Eterea in quella stella lontana, la stella che ti ha dato il Nome nella casa dei Druidi. Sei uno smeraldo, impaurita quanto basti affinché il mezzo se ne accorga.



THATAR [Pressi ruscello] Due smeraldi si rivolgono a lei mentre parla. Lui l'ascolta ma sono le parole che non dice a generare più preoccupazione in lui. Perchè sente in cuor suo che qualcosa trattiene anche lei, come lui. E anche lui rimane combattuto su quello che sia giusto fare e ha timore di lasciarsi andare troppo in quelle tentazioni che poi tentazioni non sono; sono più di una semplice tentazione, sono l'esternazione di un sentimento più profondo, di emozioni che colgono entrambi mettendoli a confronto. Il Novizio ha sempre ben chiaro il suo giuramento fatto all'ombra delle tele che circondano la Sala Comune, ai piedi della Tavola Rotonda quel giorno di qualche luna fa. Eppure qualcosa di parallelo è sorto quel giorno ed è cresciuto rafforzandosi, rimanendo nascosto nei meandri del cuore del mezzelfo ed ora è uscito e sbocciato in tutta la sua grandezza. La trattiene ancora delicatamente con la mano mentre il pollice la accarezza morbidamente sullo zigomo. Una lacrima gli segna il viso cadendo poi sulla pelle della donna ''Io non so nulla...'' prorompe il Cavaliere dopo attimi di inesorabile silenzio. ''Si, mi piaci...'' riprende ora dopo aver abbassato per un istante lo sguardo, riportandolo ora fisso negli occhi di lei ''Mi piaci e mi manchi e ti odio e ti amo per questo!'' la stretta sul viso si fa per un istante più dura per poi rilassarsi. Un fremito che irrigidisce le membra del Novizio per un battito di ciglia ''e questo potrebbe distrarmi dal mio compito principale che è quello di essere il tuo braccio destro e sinistro, la tua spada e il tuo scudo però...'' e qui sospenderebbe la frase il tempo che basta ad una seconda lacrima di scendere lasciando una scia sul viso delicato da elfo del Cavaliere ''...però so che non può cambiare tutto questo....io ti voglio è c'è stato un attimo, poco fa, in cui vedendoti mi sono fatto assalire dai pensieri più strani e peccaminosi che mi siano mai venuti in mente, ma sono riuscito a resistere a questa tentazione...'' lo sguardo è accorato e il viso del mezzo si farebbe più vicino a quello di lei ''e non spezzerò mai e poi mai il mio giuramento'' continua a farfugliare ormai in preda alla confusione. Se la posizione e la ragazza lo consentisse, lascerebbe ricadere su di lei il suo viso andando a toccare con la guancia quella libera di lei. Darebbe un bacio su quella morbida pelle prima di allontanarsi di nuovo dal suo volto ''Perdonami..'' direbbe infine.



ANTAIR { . Sentiero > Pressi Ruscello . } Si potrebbero favellare milioni di parole in questi momenti, miliardi di pensieri prenderebbero posto poi in voci stonate e ricercate nel meandro di una logica che -proprio in questi precisi momenti- di solito nessuno possiede. Ti sforzi di rimanere lontana, indifferente. Come se fosse l'ultima delle tue preoccupazioni, del resto ora -se non prima- lo diventerà una specie di angustiato e turbato tormento del cuore. Ma è sempre del tuo cuore che si parla, che si colpisce e si gira tra le dita di un qualche perfetto sconosciuto che poi, quasi sempre, prende e porta via, a caro prezzo. Il prezzo lo dici tu, però. Ti cadono le lacrime di Thatar sulle gambe, si assorbe una di queste sulla stoffa verde brillante, l'altra si mescola alla carne e lì sparisce lieta, lenta, senza peccato. Invogliandosi di tornare su per qualche sentiero consumato di te. E' troppo, è davvero troppo quello che dice, osando al massimo sui suoi pensieri celati, pensieri da uomo, di voglia, di desiderio. Il viso si scosta appena, per lasciare lo spazio di un respiro che nasce e muore sulla bocca del mezzelfo. Dopo che avrà allontanato il suo viso cercheresti di sollevarti dal sasso, camminare, via da Thatar, imporre una distanza di qualche misero metro tra lui e la sponda nemmeno molto alta del ruscello. ''E' colpa mia, vado in giro nuda, prima indossavo abiti complicati, ora cerco…'' staresti affermando una verità, che non vuoi svelare, -cerchi il contatto con la Madre- ma non è quello che desideri fargli sapere, non oggi e nemmeno così, in questo modo stolto e bieco. Ti agita questa rivelazione, d'un tratto non riusciresti a trattenere nessuna emozione, saltando da una combustione ad un'altra, cammini, a tratti avanti ed indietro, non guardi nemmeno l'aria, il cielo, l'acqua. ''Oh Thatar, non può essere, non si vuole una persona così, che ti salta in mente, Cavaliere?'' ed è la sola cosa, pessima, che riesci a favellare. ''Non lo sai nemmeno, quello che dici è Ass… urdo… sì è Assurdo!! L'avrai già fatto con mille donzelle, pensi che mi faccia piacere? Ti sbagli !'' ci vai dritto a muso duro, magari questa specie di gloria ti salverà, ma chi è innamorato di chi…? Respiri male, inquieta, turbata ed agitata, ora ti volgi frontale al mezzelfo, porti una mano sul fianco destro, l'altra lungo il fianco, hai un'espressione stranita, tremante, insicura. ''Mi piaci anche tu, ma non è possibile.'' sblocchi qualcosa, come se dovessi aprire la finestra del cuore e lasciare andare quel che puoi permetterti. ''Che cosa vuoi da me, Thatar, perché io non l'ho capito.'' pieghi il capo sulla spalla destra, marchi le dita sul fianco ed aspetti. Strano lasciare che la propria mente gestisca così bene il volere di un cuore che vorrebbe e farebbe tutto l'opposto ed il contrario di quello che dice e che fa.



THATAR [Pressi ruscello] La sente scivolare via. Ha osato troppo e questo lo sa bene. Le lacrime si asciugano da sole ora che lei pare aver ritrovato la ragione, l'unica tra i due. Anche lui si alza e non la cerca con lo sguardo. Tiene le braccia lungo i fianchi mentre osserva il lento scorrere del ruscello sul letto del fiume. Ripensa alle sue parole appena pronunciate e non risponde a nulla se non all'ultima domanda che lei gli pone ''Il mio desiderio è solamente quello di essere la tua protezione... niente altro!'' e chiuderebbe così ogni discorso alzando gli occhi verso la ragazza e rimanendo fermo immobile, con lei a qualche metro di distanza. La osserva, gli occhi ardenti, ora sicuro che la parte razionale si è liberata e ha ripreso possesso del corpo del Cavaliere. Si stringono le mani a pugno per scaricare tutta la tensione e la rabbia, un gesto che dura poco più di un istante prima che tutto ritorni come era. Lo sguardo ora si abbasserebbe sulle sue cose appoggiate al sasso: gli stivali e la spada che tra poco ritorneranno al loro posto.



ANTAIR { . Sentiero > Pressi Ruscello . } Perché senti male al cuore, un dolore che scorre sottile e stringe perfino le dita delle mani, per poi correre alla radice dei capelli. E ti senti persa. Non sai cosa dire, non sai cosa fare. Non sai nemmeno se sia giusto o sbagliato ciò che hai detto, o ciò che -invece- non hai affatto menzionato. Che cosa devi fare? Non lo sai, se ci fosse qualcuno a cui chiedere consiglio, questa volta e per la prima volta, te ne approfitteresti. Cercheresti un saggio quanto spassionato ausilio. Parlerai con Mormont, o con gli animali che passano dal rifugio, cercherai una risposta, ti darai una soluzione, ma ciò che ti preme adesso, proprio adesso in questo istante in cui egli si rialza e gioca, come te una partita del tempo, è decidere di fare la cosa sbagliata, sbagliata perché non si dovrebbe correre a perdifiato verso un uomo che non sia il proprio, poi baciarlo, premere la bocca sulla sua, lasciare andare il moto dei capelli, delle mani dietro al suo collo, avvicinata al massimo al cuore di Thatar. Se così fosse stato, ogni movimento in corsa, sarebbe finito attaccato al corpo del mezzelfo, chiedendo un bacio che alla fine ti prenderesti senza pensarci, appoggiando rapace e voluttuosa le tue labbra sulle sue, serpeggiando tra le curve dei tuoi fianchi nei pressi dei suoi. Potrebbe sfiorarti, sentire tutto il sapore che desidera. Non è carnale e non è nemmeno debolezza, ma è chiaro che il cuore prende e rapisce strade che ci modificano, che probabilmente quello di oggi sarà stato un errore, ma stai ascoltando anche tu il tuo desiderio, del resto è stato così sempre. Sempre tra le righe, un cuore in fiamme. Ti stringeresti di più al suo corpo e se alla fine il bacio forte e prepotente sia stato accolto, scosteresti il viso, le labbra, senza aumentare una vera misura in distanza tra le vostre labbra, lo cercheresti con uno sguardo che ha tutto il sapore del caos che staresti generando, delle conseguenze dell'Amore, in quegli occhi lui ci rivedrebbe la libertà di decidere, di rimanere convinta di te stessa, anche cadendo in mille dirupi friabili e lenti. Sotto questo cielo, gli parli, glielo dici così in modo che lui possa tornare alla Magione con un cuore a metà, anche lui dividendo il resto con il resto che c'è. ''Io sto sbagliando, ma tu non mi devi lasciare mai, mi devi cercare ancora, ancora mi dovrai cercare. Ho fatto la cosa sbagliata, ma è dal primo giorno alla magione che non ho pace e tu sei il mio tormento costante, ma sto sbagliando. Quando tornerai a cercarmi ti dirò perché.'' ti scosteresti, lo spigheresti via, come un'ossessione che si vorrebbe solamente allontanare. ''Ora sai dove trovarmi, Cavaliere. '' il cuore ti pulsa nel petto nella gioia di esserti presa una voglia e nel rancore nero che, lo sai, ti attanaglierà. Ma Thatar era una tentazione diversa. Sembrerebbe che il destino te lo metta davanti non per caso. ''Ora vai… '' ti porti le dita sulla bocca, lasciando il gusto del bacio fugace, violento. Sbagliato. Giusto.



THATAR [Pressi ruscello] E' un dolore che stringe il petto, che toglie il respiro, che spreme il cuore. Un macigno si è nuovamente posato sul petto e uno sulla schiena ed entrambi gli si avvicinano, lo stringono, lo artigliano senza lasciargli via di fuga. E la stretta continua a farsi più pressante ad ogni respiro, ad ogni palpito del cuore. Le spalle s'incurvano e la testa sembra cadere sul petto come se il mezzo si fosse rassegnato all'inevitabile. Lui sarà la sua ombra, i loro passi non si separeranno mai ma non si uniranno nemmeno. Penserebbe così il mezzelfo, penserebbe forte il Novizio così tanto da farsi male alla testa. Il gesto inaspettato della ragazza taglia il fiato più di quanto non lo abbiano fatto le sue parole. La sente avvicinarsi solo quando lei è già li e lo guarda, un istante prima che le sue labbra si poggino su quelle del Cavaliere. E lui, bè lui si lascia completamente andare in quel bacio, lo stesso bacio che avrebbe desiderato darle prima, lo stesso che riceve ora e che ricambia. Sente il tocco delicato delle mani di lei, gioisce di quel tocco, il cuore perde colpi ad ogni movimento del suo corpo che si stringe a lui scivola sul suo che ricambia entusiasta. Le mani di lui scivolano sui fianchi della ragazza fino alle anche tirandola a se, trattenendola con forza. Una mano si adagia sulla sua schiena volendola tenere stretta mentre l'altra va ad intrecciarsi coi capelli della nuca di lei mentre il bacio ha il suo seguito. Il mezzo assapora ogni istante, fa tesoro di quel bacio e si stampa nella mente il gusto e il profumo di lei, le emozioni forti che gli generano quel gesto di pura insensatezza che però gli fa scoppiare il cuore di felicità. E' amore quello che prova ora, e sempre ora capisce che quel giuramento fatto non avrà mai fine, e si rafforza ogni secondo che i due passano stretti l'uno all'altra. Un'altra lacrima gli solcherebbe il viso ora, solo una e di felicità, goccia che trova come ostacolo le guance dei due che si toccano, andando a bagnare entrambe, quasi a voler coronare l'attimo e il sentimento di entrambi. La sentirebbe scostarsi e non la tratterrebbe oltre; ascolta le sue parole annuendo con il capo. ''Io non ti lascerò mai! Mai e poi mai mia cara!'' sarebbero le uniche parole che riuscirebbe a dire il Cavaliere. Quindi si chinerebbe a raccogliere le sue cose da terra. Le tratterrebbe stretto al petto indietreggiando a piccoli passi senza mai distogliere lo sguardo dalla ragazza che ha ancora di fronte a se. Indietreggia senza mai perderla di vista imprimendosi nella memoria quel momento, pregando la Dea che niente possa mai cancellarlo. Vorrebbe urlare, correre a perdifiato, ma si defila a passo lento senza perdere di vista la donna che gli ha rubato il cuore, fino a che non saranno gli alberi ad allontanarla dalla sua vista.



ANTAIR { . Sentiero > Pressi Ruscello . } Quale livido silenzio dovrai sopportare adesso? Quale lama e quale dardo riuscirà a farti rimanere, o andartene definitivamente. Non dici nulla, ma lo guardi anche tu, lo scruti e lo osservi anche tu fino a quando egli non lasci la via del ruscello, per poi allontanarsi nel sentiero che lo condurrà alla radura comune, da lì c'è solo una via per la Magione dei Cavalieri. Sospiri, gli avresti sorriso per tutto il tempo in cui egli ti avrebbe trattenuta in quella visione, scandita di te. Poi rimani sola, sola con l'impeto ed il suo ricordo. I mille pensieri che dividono la mente in parti minute, sofferenti. Avanzi lenta verso il tronco, verso l'albero con un salto riusciresti ad afferrare di nuovo il ramo madre e con la forza dei muscoli dell'addome issarti su piegando il busto, girando appena per poterti sedere ancora. Il passerotto è sempre lì, sempre lì a dire a modo suo che il volo c'è e non lo puoi fermare tu. Appoggi la schiena al tronco principale dell'albero, stendi per la lunghezza del ramo la gamba destra, la sinistra rimarrebbe piegata. La testa pulsa, tanto quanto il cuore. Chiudi gli occhi. Lasci andare un qualche instabile respiro che crolla al vento… il Vento. Dove lo hai perso, il Ramingo. Sarà notte fonda quando lascerai quel posto, quel ramo, quell'albero. La ragazza dell'albero, se fosse così facile forse ti ricorderesti delle spine e delle rose. Forse solo Mormont, il Corvo, dal tanto gracchiare sarà riuscito a strapparti una parola, forse due. Per tutto il resto del tempo ti saresti chiesta, che cosa conta, adesso?


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Sarò per Voi l'ultima delle Fiaccole Ardenti




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