00 16/11/2014 23:31
Mai come oggi, nell’era del selfie, l’enfatizzazione del volto è onnipresente. In Latino, la maschera d’obbligo per gli attori teatrali dell’antichità veniva definita “persona ", proprio perchè in mancanza di microfoni o megafoni serviva a far “risuonare “ ( per-sonare ) la voce. Poichè il termine veniva usato anche nel diritto, l’avvocato e filosofo Cicerone mise in rapporto la “persona “ anche con il “ ruolo “ che secondo lo Stoicismo ogni uomo doveva scegliere nel grande teatro della vita, per agire di conseguenza. Di contro, in antitesi geografica e culturale, il nuovo integralismo islamico ha fatto bandiera di quella radicale negazione del volto che è l’imposizione del velo, che va inquadrata in un contesto religioso in cui anche la rappresentazione in volto della divinità e del Profeta sono vietate. Non solo la rappresentazione del volto da arte e costume diventa politica ma può farsi teologia. In un ulteriore spostamento semantico, i padri della Chiesa spiegarono che anche il Figlio di Dio era la “ maschera “ o ruolo di quella natura divina che l’uomo Gesù portava in scena, come un attore porta in scena la sua maschera o il suo ruolo, e questo perchè il Cristo non era stato un essere comune, ma un ruolo per le due distinte nature divina e umana. Il Teatro nella tradizione occidentale, dai tempi dell’antica Grecia fino ai nostri giorni resta quella linea sottile tra finzione e realtà, il luogo dove questi elementi si mescolano meglio e dove è ancora più difficile scorgere le differenze. In quasi tutte le culture del mondo la maschera è veicolo, manifestazione ed espressione del sè : fu grazie ad una maschera che Romeo riuscì ad entrare in casa Capuleti, a danzare con Giulietta e a non farsi sfidare da Tebaldo, e solo mettendo la maschera il nobile Don Diego de la Vega riuscì a combattere, in nome della povera gente, contro la tirannia sotto la maschera di Zorro. Dietro una maschera si celano molteplici identità e al contempo la vera essenza dell’essere che, in contrasto con la quotidianità, si confonde tra i sogni. Pirandello, partendo proprio da questo presupposto, sostenne la più grande verità : ogni uomo si serve di una maschera di volta in volta diversa per interagire con se stesso e con gli altri. Il Teatro è apparenza e significa far credere di vivere momenti di verità. La credenza di Battisti disegnata in copertina indica questa strada e nello stesso tempo invita a mettersi in vetrina, dove ognuno recita il proprio ruolo come in una rappresentazione scenica, che in fondo è la nostra . Ne L'apparenza Battisti utilizza l'area semantica del Teatro e questo è molto avvertibile già scorrendo alcuni titoli, come appunto Lo scenario, oppure Dalle prime battute, ma anche lo stesso titolo dell'album riconduce a quella dimensione di finzione che è il palcoscenico teatrale. Vengono utilizzati molti termini vicino all'azione scenica per delineare la gestualità femminile :

Pieghi la schiena
Cali il tuo sipario di capelli


oppure :

Che colta sul fatto si volterà di scatto
mostrando i suoi tre quarti
stupefatti


Altri prestiti appartenenti al gergo teatrale e alle maschere della Commedia dell'Arte :

Ah! questa poi
sento di star per vivere
e nello stesso momento
tremila riluttanti col lunghissimo mento
e i denti scricchiolanti avidamente
tremila debuttanti sfondano
contemporaneamente
le quattro pareti nemmeno tanto ingenuamente
perché non c'erano segnali di divieti


Ah questa poi
sto per vivere di fresco
e me ne esco
uno da una parte
uno dall'altra la Commedia dell'Arte


Al mimo : ah come sono vivace come uno che tace !

Alla drammaturgia e alla studio della gestualità:

E poi il discorso prende una piega architettonica
nell'aria con le mani


All'unicità di un copione di una recita teatrale che può ripetersi solo in un determinato passaggio :

E poi
di che parliamo
di come per favore hai fatto
se non ti dispiace replicarlo
quel gesto quell'insieme
di cose e di non cose
che accadono una volta
e quindi possono
ripetersi a richiesta e non per caso.


L'apparenza estremizza quanto di nuovo e di rivoluzionario si era già sentito in Don Giovanni. Il cut-up musicale e lessicale, la scelta di sviluppare imprevedibilmente le melodie senza rispettare le sequenze classiche della forma canzone abituale, ricalca la tecnica letteraria stilistica inventata dai Dadaisti. Il cut-up consiste nel tagliare fisicamente un testo scritto, lasciando intatte solo parole o frasi, mischiandone in seguito i vari frammenti e ricomponendo così un nuovo testo che, senza filo logico e senza seguire la corretta sintassi, mantiene pur sempre un senso logico anche se a volte incomprensibile.

Dici che non capisci
Ma io so che tutti capiscono tutto


La trama si dipana tra un atto e l'altro, scorre via il romanzo della vita. Tutto è racchiuso in una pièce teatrale e appassiona chi osserva : molti credono dalle prime battute di capire il copione , fin dall’inizio, e ognuno percepisce sensazioni diverse. Altri che assistono rimangono muti e impassibili aspettando gli sviluppi dello spettacolo.

E t'intestardisci
Io sarei un panno nero
Nel salottino scuro
Non c'è acqua né fuochino
Che fuori lo trascini quel detrito
E lì l'incendi abbrustolito
.

L’allegoria teatrale è palese: i componenti del boccascena, le quinte laterali e il fondale di ogni palcoscenico sono in panno nero. Al centro della scena l’arredamento è sempre fittizio e posticcio: Il salottino e il caminetto, lo scroscio d’acqua e la cenere non sono veritieri. Viene rappresentata una realtà che nel lato pratico non esiste. Esiste solo la percezione del reale.

Diventi malevola
Come se io fossi una persona.
Diventi, come i tutti che capiscono, sincera
Ossia dici come sarei se fossi
L'immagine a somiglianza del tuo rancore
O malessere d'essere sincera,
Parlando di te
.

Il termine “persona” indica la maschera utilizzata dagli attori teatrali, che serviva a dare all'attore le sembianze del personaggio che interpretava, ma anche a permettere alla sua voce di andare sufficientemente lontano per essere udita dagli spettatori. Quando si fa teatro e si inscena uno spettacolo, e quindi si è nel corso di una recita, è fondamentale riuscire a caratterizzare un determinato personaggio. L’attore deve renderlo vivo, reale e comunicare ciò che è davvero, non soltanto attraverso le battute del copione, ma anche in altri modi. I gesti possono essere definiti fondamentali perché riescono a manifestare di più ciò che il personaggio sta provando in quel determinato momento e in quella determinata situazione. C'è differenza nel vedere due persone che sono entrambe incollerite, ma di cui, una gesticola platealmente ( Lei ) e l'altro subire.

Dici che non capisci
Eppure quel che dici è tutto vero
Di più quando inveisci
Quando pesantemente
Costruisci periodi
Che speri d'odio
Ma ad ogni affondo
Ti si scopre un po' il corpo
.

Nel linguaggio teatrale l'enfasi si accompagna a un aumento di intensità della voce e dei gesti. La drammaticità di un testo teatrale è legata maggiormente ad un dialogo o ad una lirica. È con la presenza di almeno un altro attore dialogante che si può meglio esprimere la caratteristica pincipale del teatro drammatico: il contrasto tra almeno due differenti elementi. Bernard Shaw, introducendo il suo primo volume di commedie, afferma: «Non c'è opera teatrale senza conflitto».

Diventi simpatica simile tu
Ossia con sentimento
E parli sempre d'altro di quel tossico che bevi
Lo stai dicendo con le stesse parole di tutti.


Ricorda per certi versi la tragedia di William Shakespeare , Giulietta e Romeo, tra le più famose e rappresentate, nonché una delle storie d'amore più popolari. Giulietta, forzata dal padre e dalla nutrice a sposare il conte Paride, finge di acconsentire ma è d’accordo con fra Lorenzo di bere un narcotico che, alla vigilia delle nozze, la farà sembrar morta per quaranta ore. Giulietta attua il piano, ma il messaggio non giunge a Romeo, il quale crede veramente nella morte di Giulietta. Dopo aver preso da uno speziale un potente veleno, si reca al sepolcro dalla sua amata, la bacia per l’ultima volta e beve l’amaro calice. Poco dopo Giulietta svegliandosi dal sonno trova Romeo morto, con la coppa ancora in mano e si toglie a sua volta la vita con un pugnale.

Forse è questo che tu non vorresti riuscire a capire:
Che favorevole è come essere contro
E in mezzo c'è una zona di silenzio
Difficile anche un po' recalcitrante
Dove un parere vale quello che vale


Gli attori che affrontano certi testi sanno bene dei cosiddetti "buchi di scena". Sono l'incubo di certi attori ma i veri professionisti sanno come colmare questi fastidiosi vuoti che possono far nascere insofferenza nello spettatore. Qualcuno a volte si spazientisce e si avvertono sottovoce commenti negativi e bisbigli nel buio Ma un grande attore con le sue pause, brevi o lunghe, e i suoi "silenzi pieni" sa riempire quei buchi di scena con un'intensità eloquente trasformandoli in battute concrete a volte più espressive del parlato: il significato emerge, quasi sempre, dalla tensione contenuta in questo gioco di forze.

È l'ombra trasparente
O niente che traspare
Silenziosamente
Tutti tra sé e sé pensano le stesse cose.


I protagonisti sul palcoscenico, avvertono le stesse sensazioni del pubblico, le condividono , e quasi si sentono intimoriti di spezzare questo silenzio pieno di concentrazione, un po' come se andassero a disturbare un momento intimo dello spettatore.

Dici che non capisci
E questo ti convince a non capire
Però non ci riesci
Non ti sai trattenere
E ti dispiace ti dispiaci t
u.

I pareri in sala fra gli spettatori non sempre sono concordi durante lo svolgimento dello spettacolo. Molti sono privi di reazioni, qualcuno applaude a scena aperta, altri invece rimangono completamente privi di emozione. Divertirsi a teatro non è scontato. La freddezza in certe occasioni si stempera solo nel secondo o terzo atto , con qualche risata, e un applauso non di circostanza alla fine.

Avendo voglia tempo
E la serata adatta


Naturalmente per una serata a teatro tutto ruota dal tipo di spettacolo, nonchè dall'ora (più elegante la sera). Molto elegante la sera, in un teatro importante per l'opera, un concerto di classica, una prima di prosa con compagnie stabili. Elegante per un teatro famoso e uno spettacolo tradizionale, un'opera lirica, un balletto o un'opera di prosa. Vale la regola generale del cosa, dove, quando, chi, e perchè.

Tutto è dimostrabile
Soprattutto il contrario
Con un'abile manipolazione
Dello scenario.
Mentre è un combattimento quello che dici
Sono nemmeno abili mosse
Tra quello che dici e come vorresti che fosse


La scenografia è parte essenziale, l’illusione è quella di trovarsi seduti di fronte a un’altra realtà, ricomposta attraverso scene dipinte, costruite o ricostruite. Basta cambiare lo scenario per venire proiettati da una stanza a una piazza, dal chiuso all’aperto. Il presente e il futuro sussistono su piani diversi e la vita stessa lo testimonia. Si può toccare con mano il presente ma il domani sarà il contrario: si ama e si odia, si combatte, ci si illude e disillude, si piange e si ride. L’indimenticabile Charlie Chaplin per l’occasione ha coniato un celebre aforisma: "La vita è un'opera di teatro che non ha prove iniziali. Quindi, canta, ridi, balla, ama, piangi e vivi intensamente ogni momento della tua vita, prima che cali il sipario e l'opera finisca senza applausi “.