00 27/09/2014 23:40
RIASSUNTO


Si prende la libertà di girare per la Dimora, il Ranger, proprio quando
Maxim gli chiederà di attenderla. Ma non avrà voglia di rimanere
fermo lì, in attimi che non passerebbero mai, così sale i primi due
piani per trovarsi al Terzo, l'unica stanza con lumi accesi è
proprio quella di Antair, la numero VII.
E poi entra da lei... e, piano piano, riuscirà ad avere ciò
che il Ranger cerca questa notte.
Lei nella sua Vita.



COMMENTO


E' una cosa seria [SM=g27824]
E ringrazio te. [SM=g27823]



{ Stanza VII }





Un conto è volere, vedere le stelle
un conto è farsi guidare.
Un conto è saperle là in alto e lasciarle un po' fare.





ALMIR  [ingresso dimora-sala ricevimenti] Era sbucato dal solito posto che collega la foresta di luce all'area attorno alla dimora arcana. Questa volta però non era stata la pioggia a nasconderne i passi ma quella nebbia che continua ad aleggiare sull'isola. Dopo qualche sguardo curioso ed indeciso alla fine Maxim aveva aperto quel portone di cui il Franco conosce ogni spiraglio, come la di lei pelle ancora agognata, dal desio che brucia e divora ogni lembo della di lui pelle sotto quel marchio che incendia l'anima ed annichilisce ogni cuore con la sua forza. Non aveva mai visto quell'uomo Maxim, dai capelli semilunghi e dal volto belloccio con quel disegno sulle labbra e sul mento fra baffetti e pizzo ben curati "..Devo vedere Lady Antair.."..aveva detto il Ranger con una voce gentile ma in fibrillazione come vi fosse il rischio che quel portone non gli fosse aperto. Non indossa abiti da Ranger questa volta. Dei suoi fratelli porta la pietra, l'ametista, unico segno che possa ricondurlo ai Ranger ma solo per chi conosce il loro essere. Lo fa entrare ed alla fine, anche se piuttosto titubante, con un perentorio -attendete qui- dopo averlo fatto entrare e richiuso accuratamente il portone principale non ché aver attraversato il giardino e condotto l'uomo nella sala ospiti. Resta quindi li in attesa, con se, il fidato corto a tracolla e la faretra contenente una decina di frecce posta sul fianco mancino. Una casacca bianca con dei lacci di cuoio che serrano l'apertura presso il petto così da celare l'ametista. Un paio di braghe scure e stivaletti in cuoio morbidi.



ANTAIR
  { . Terzo Piano, Stanza VII . } La Dimora si staglia alta tra quella Nebbia che rimane, tuttavia, bassa e scivola stranamente verso il lago, verso i bordi e le sponde. Dall'altezza della tua stanza, si vedrebbe in lontananza la foresta, una macchia nera di notte però, nulla che porti in brillì costanti o sfavillanti fiori argentati. La stessa finestra da cui staresti osservando quel panorama è quindi aperta, affacciatati come una bambina, con il busto appoggiato lievemente in avanti, i gomiti sul davanzale, sostengono il viso tra le mani. Hai piedi nudi sotto l'abito rosso, quello rosso che è sgargiante e dorato e lega nastri dorati al suo corsetto superiore, dietro la schiena. Sul tuo letto è rimasta la freccia conficcata al portone di ingresso, la missiva e vi è anche una rosa bianca, comprata da Maxim, donatati questa sera a cena. Sono gentilezze, per rincuorarti forse, per non farti sentire sola, ora che anche l'ultimo allievo ha scelto qualcosa di altro. Canticchi, stranamente sollevata, la visita di Edave è stata foriera di progetti, avresti fantasticato tutto il giorno sul libercolo che avreste in mente e saresti sempre più convinta che si potrà redigere senza grosse difficoltà. Ma no, questa sera, non hai il Donough addosso, lo stemma violetto ricade lucido e dorato sullo scrittoio, la catena d'oro si arriccia sull'effige e chiede anch'essa una Notte di riposo. Muovi il piedino puntato con le punta sul suolo, lo muovi verso destra e sinistra, mentre attendi ancora un istante, prima di versare le brocche colme di acqua nella vasca.



ALMIR  [Sala ricevimenti---->primo piano] resta li per alcuni istanti che sembrano interminabili. Lo sguardo attorno scorgendo quelle poltroncine rosse illuminate dai lampioni lungo il corridoio. Diverse stanze, diverse porte ma una di queste è qualcosa che non potrà mai dimenticare. La sala da ballo fra specchi e divanetti che per una sera sono stati testimoni di quel fuoco che è esploso  trascinando con se ogni cosa. Relegando tutto ad un piano inferiore dove l'unica chiave d'accesso era la fiamma stessa, solo quando questa si fosse affievolita. Osserva attorno senza che la di lei presenza si faccia ancora sentire. Non attende quindi e si avvia per le scale sino al primo piano dove si ferma per comprendere. Innanzi a se un l'atro corridoio con sei stanze. Il filare delle torce illumina ogni stanza . Nessun rumore fuoriesce da quelle camere quindi continua l'ascesa sino al secondo piano dove si ferma nuovamente. Qui vi sono tre porte chiuse e senza che nessuna luce fuoriesca dalla fessura della porta. Il silenzio, regna ancora sovrano proprio come per il primo piano. Gli aveva detto di attendere per poi sparire su per le scale ma all'apparenza la dimora sembra senza presenza alcuna se non fosse per il Ranger e per lo stesso Maxim che ancora non ha ritrovato nonostante si sia messo sulla medesima strada da lui percorsa. Inspira e converge ancora sulle scale salendole per giungere al terzo piano.



ANTAIR  { . Terzo Piano, Stanza VII . } { Follia, follia… } ripeti tra te e te, mentre gli occhi di quel colore cristallino non riescono a lasciare la visuale sulla Foresta, nemmeno riusciresti a portati via da quella finestra se non fosse che l'acqua del bagno non potrà attendere più di tanto ancora. Così ti staccheresti piano dal davanzale, chiudendo i vetri, per poi camminare fino alla vasca che è posta in un punto tra il letto ed una specie di siparietto che farebbe da divisorio di mini locali della camera. Ai piedi della vasca, bianca, che è di porcellana con piedi a testa di leone ottonate, scivolava via la stoffa di lino che è poggiata dall'interno per emergere fuori, come fosse un drappo reale e candido. Uno sguardo veloce alla porta, che non è chiusa completamente, ma appoggiata, come se -in fondo-, tu sia consapevole che nessuno potrebbe entrare da quel varco, nessuno irromperà nella stanza privata della Protettrice, rubarti i gesti e gli sguardi, come le forme del corpo, ora che afferreresti una brocca piena di acqua fumante e verrebbe riversata nella vasca, come una cascata intensa e si porta dentro, gorgheggia e rimane placida. Poi ancora una seconda ed una terza brocca, acqua, acqua che si muove e rende trasparente il fondo. I vapori si addenseranno per sollevarsi fino ai muri, andresti a portare le dita dietro la schiena per poi iniziare a sfilare i nastri color dell'oro del corsetto che facilmente si allenta, con le mani abbasseresti le maniche…



ALMIR  [primo piano-- > terzo piano/stanza 7]E' un tappeto rosso lungo il corridoio quello che lo attende una volta salito l'ultimo gradino del terzo piano. Le luci poste al fianco di ogni porta ad illuminarla come probabilmente dovrebbe essere il cammino di ogni arcano. Sette luci, sette porte. Le palpebre si chiudono mentre le sopracciglia si stringono fra loro in un'espressione che cerca,  spera, che lei sia li, in una di quelle stanze. Maxim non lo ha incontrato ma poco importa, se lui non la condurrà al Ranger sarà il ranger stesso a non darsi pace sino a che i suoi occhi non ne saranno colmi, le sue nari non sentiranno quel profumo di lei, tutto suo, segretamente, fra desio e bisogno. Si avvia dunque lungo il corridoio, i passi silenti sopra quel tappeto morbido e complice. Da sotto ogni porta esce l'oscurità tranne che in una, è quella che lo fa barcollare per un istante sino a recuperare completamene la coscienza smarrita per un istante, quello in cui il pensiero ha incontrato lei in quell'angolo nascosto e segreto della sua mente dove è, e sarà, sempre presente. Si avvicina quindi a quella porta dove si ferma innanzi. Il respiro si fa irregolare e prima lo sguardo poi le dita della dritta accarezzano quel numero sulla lignea, il numero sette. Dei rumori emergono da quella stanza, all'apparenza un versare d'acqua. La tentazione è quella di abbassarsi sino al buco della serratura per spiarvi dentro e carpire i segreti più nascosti ed intimi ma… Le dita dopo aver sfiorato quel numero scivolano lungo la  lignea sino al pomello. La stessa, è solo appoggiata e viene leggermente discostata ma senza aprirla del tutto "..Antair..".. favella in cerca di una risposta senza ancora affondare il braccio ed aprire la porta.



ANTAIR  { . Terzo Piano, Stanza VII . } Le maniche scivolano senza problemi, il vestito si perde del tutto, andando via da te, denudandoti, lasciandoti soltanto con una sottoveste chiarissima, ma soprattutto finissima, non di certo creata per coprire le forme di una donna, le sue curve, le sue dolcezze, i colori bruniti e più rosei dei seni. Scalci quella veste preziosa dal perimetro tra il letto e la vasca, ti siederesti sul bordo di questa, versando nell'acqua un olio di profumata rosa, un filo che si mescola e si attiva con le fragranze al contatto del calore dell'acqua. Le dita sfiorano appena la superficie per constatare che è pronto, quel bel momento tutto, tutto tuo, un lungo attimo che speravi dopo ieri, dopo oggi. Sono tutte giornate  frenetiche e fatte le tue, tutto tempo che va, che cerca, che insegue. Così ti solleveresti in piedi, con le braccia intrecciate davanti porteresti, forse principieresti a sfilare via quella misera cosa che avresti indosso, quando… { Chi è? } è un colpo al cuore, i gesti sono veloci, rapidissimi, le braccia scivolano ai fianchi, ti abbasseresti lesta per afferrare l'abito rosso che era proprio lì sul pavimento, per cercare di sollevarlo e riuscire a coprire te stessa. Ti volgi fulminea verso la porta, i capelli che si muovono carichi e in fibrillazione, si dicono pronti questa notte, e tu? { Ma… } rimani immobile, davanti a quella porta che non è chiusa, ma che non è possibile nemmeno oltrepassare senza il tuo permesso. Occhi sbarrati, labbra schiuse. Come sei  meravigliosa, ancora illuminata dalla vita, dalle corse per raggiungere attimi. { Entri, o esco io? } divertente, davvero tanto. La voce risuona imbarazzata fino all'inverosimile, le gote rosse. Rosse come l'Amore. Riconosci il suno di quell'altra voce, invece. Che meraviglia, che momento!



ALMIR  [terzo piano/stanza 7] Fa caldo, decisamente caldo, soprattutto quando dall'altra parte la voce di rimando è quella cercata, quella della conoscitrice, di Antair, di lei che l'ha reso foglia al vento al suo cospetto, ma questo, è un dettaglio che la maggior parte degli uomini tende a nascondere alla propria donna per paura che possa esser interpretato come un segno di debolezza. Lo nasconde anche il Ranger, almeno per ora, almeno sino a che l'istinto non gli farà fare il passo successivo. La sinistra libera si alza andando a slacciare il legacci sul petto allargando la casacca. La pietra quindi ora è visibile nella sua splendida luce e perfezione così come la linea che divide i pettorali scolpiti e parte di loro. La sua voce, dopo attimi che paiono confusi  fra frusciare di seta e drappi di fantasia che calano sulla mente all'oscuro dietro quella porta. Le sue parole, fermento che incendia l'anima e che strappa ogni stella da quel cielo smarrito per donarla al Ranger in poche sillabe. La destra quindi affonda aprendo la lignea facendo si di entrare nella sette, e mai così prezioso risulta ora quel numero al Franco. Esso apre  un mondo fatto di sogni palpabili dove la felicità aspetta solo di esser afferrata se se ne ha il coraggio. Entra senza che altra parola venga lasciata al vento perché sarebbe una perdita dello stesso. Le ambrate si gettano nella stanza e in tutto che in essa è compreso sino a trovarla, li, con quel vestito rosso non indossato ma stretto a se. La vasca fumante rivela le  intenzioni ed i rumori che dietro la lignea si erano rivelati. Un separè, che separa il letto da quella vasca ma che non impedisce di vedere lei. Poggia le spalle alla lignea ..--Clock--.. secco, che indica la sua chiusura "..se ne hai il potere ti prego, ferma questo istante che io possa portarmi questa te nell'ultimo istante della mia vita, per averti sempre con me, eternamente.."..favella in un soffio di fiato leggero ma ben udibile data la distanza.



ANTAIR  { . Terzo Piano, Stanza VII . } Il vapore si eleva dalla vasca, il rosso si mescola al bianco incarnato della tua pelle, l'oro pende dalla chioma che purtroppo, questa notte, non cela nulla all'occhio del Ranger. Un'altra volta nuda, o quasi, davanti a quell'uomo, non potrebbe essere possibile. Rimani impietrita, in un ambiente che ti è familiare, nella tua Alcova, tra le cose che hai lì, il tuo passato, il tuo presente… e nel presente vi è proprio quella Freccia che si stende sul letto, sulle coperte e per un attimo che possa bastarti la guarderesti con la coda dell'occhio. Sfuggente. Distratta, colta in flagrante. Si richiude la porta alle spalle, ti guarda e lo fa in quel modo che ti avrebbe già rapito, avrebbe già avuto il suo potere con te. Almir non sa e mai, speri, verrà a sapere quanto tu sia innamorata di lui, son quelle sciocchezze che non ti perdoni, chissà perché poi celarglielo, quando ogni tuo sguardo, ed ogni tuo piccolo movimento rivelerebbe una sola verità, la verità evidente di essere completamente coinvolta da Vento. Non ti muovi, non riusciresti nemmeno a capire dove andare, in quello spazio che sembrerebbe, in un momento, diventato minuto, piccolo. Stretto. { Come… hai… fatto... ad entrare, Ranger della Foresta?! } scandisci perfettamente in quel modo sottile e preciso il favellare, mentre si smorza una punta di complicità e malizia tra quelle stesse parole. Tieni strette le mani sul seno proprio dove fanno da morso all'abito che ''copre''.



ALMIR  [terzo piano/stanza 7] L'arco a tracolla rende un po' scomoda quella posizione spalle alla lignea così si discosta sfilandolo e posandolo li a terra abbassandosi per poi recuperare la normale postura. Farà lo stesso slacciando la cinta che blocca la faretra. In quel fare lo sguardo resta su Antair come a non volersi perdere ogni singolo istante. Ha in volto un'espressione dolce  che conduce a quelle parole stese su una pergamena ed appese da una freccia conficcata nel portone della dimora. Quelle frasi vergate quella notte seduto sulla branda con le spalle sulla parete dell'alloggio nell'eterea compagnia di lei nata nella mente sotto il giuoco del cuore. Lo sguardo aveva attraversato quella fessura, allargata nella pretesa d'essere una sorta di  finestra, così è, perché così basta, per affidarsi al cielo ed ai suoi monili più o meno luccicanti, la Luna, le stelle nelle loro discordanti pulsazioni di cuori che battono all'unisono ed in sintonia. Punti fermi a cui appoggiarsi non solo nei desideri e nelle speranze ma anche nel localizzare una posizione. Ci sono le stesse stelle sia al campo che sopra la dimora anche se appena differenti nella loro angolazione in prospettiva visiva dai due luoghi. Stessi punti cardini a cui affidare lo sguardo ed i pensieri sapendo che anche dall'altra parte esse si affacciano, esse possono essere guardate, forse nello stesso momento creando un ponte di collegamento inconsapevole dell'altro e solo sperato. Parametri questi solo immaginati nella punta di un ricordo certo poiché la di lei figura si era quindi stampata paradossalmente su quella tela di nebbia. Non lascia lo sguardo di lei se non che per pochi istanti, quelli sufficienti a notare quella freccia messaggera li adagiata sul letto " non sappiamo nulla l'uno dell'altra.."..inizia in quel tono particolare, caldo e dolce come il respiro di lei, che la voce comanda solo per  lei… "ciò nonostante non m'importa perchè non riesco a trattenermi dal non vederti.."..si discosta dalla porta avvicinandosi "..tu hai una spiegazione per questo?.." domanda continuando ad avvicinarsi sino a fermarsi ad un solo passo da lei. Lo sguardo si perde in ogni linea del suo volto.



ANTAIR  { . Terzo Piano, Stanza VII . } Una storia nata nei pressi di un albero giunta poi a realizzarsi tra mille specchi, come a sforzarvi di -guardarvi- così come siete. Insieme. Senza mentirvi. Senza sbagliare, non puoi dimenticarlo, vale lo stesso per te, nelle pulsazioni del cuore, nelle ore infinite del giorno e in quelle più lente e trascinate della notte, sempre lì a dirti che non puoi essere caduta così, in Amore così fortemente, senza corde a cui aggrapparti e, ce la staresti mettendo proprio tutta, il meglio di te, per… tenerlo lontano? Davvero? C'è differenza tra amare ed ogni sua dipendenza, ma non riesci a farne senza di lui, eppure in quelle note c'è la paura di soffrire, la paura di non essere amata, o di non essere in grado di amare? Sono dedali quelli che si creano tra un Uomo ed una Donna e conosci gli angoli sferrare colpi improvvisi e l'amore, poi, genera frutti, porta avanti delle catene che non si spezzano, non così facilmente. Le mani ora, mentre lo guardi, perché anche tu fissi i tuoi occhi in quelli di Almir, senza mai distoglierli, amandolo, desiderando non avere quel battito ma sperare di non morire,  rimarrebbero tuttavia lì, appese a quelle veste che è poi pesante, di stoffe e sete e di rasi, luccica e fiammeggia per le candele accese. Il vapore dell'acqua parrebbe essere diminuito, ma non cederai ad un desiderio, così lo ascolti ma lasceresti cadere la veste sul pavimento, per poi sfilare quella leggerissima sulla pelle, toglierla, senza inibizioni, come a dirti -non perderò quest'uomo che amo- . Il tuo corpo sarà nuovamente privato degli abiti, ma cercheresti di scavalcare il bordo della vasca per poi immergerti e lo farai fino ad andare giù con la testa, per poi riemergere e lasciare alle mani il compito di asciugare le gocce d'acqua che rimangono incastrate tra le ciglia. Lo sai che lui ti osserva, nella tua stanza, che è grande, elegante, ma calda.  { Vuoi sapere qualcosa di me, in particolare… } dolce la voce, in riflesso a quella di Almir, come due Amanti che si starebbero sussurrando molte più parole con gli occhi. Con la voglia di un desiderio. Lo guardi, i capelli si sarebbero bagnati, lascerebbero così tutto il viso alla luce. Ti batte il cuore.



ALMIR  [terzo piano/stanza 7] Quel messaggero solo una luna fa ha portato seco un enigma ancora da risolvere in quell'ultima frase non compresa. In quel messaggio però c'era guerra in quella crepa che feriva la terra. Non lascerà che questa, in qualche modo, gli porti via Antair, la porterà con se ai confini del mondo se necessario ma non la lascerà sola mai, perché quella parola, sola, ora, non è comprensibile, non esiste. Il cuore accanto ad ella impazza in un tumulto che non ha quartiere. Colpa degl'occhi che spengono la loro vita nell'assorbire tutto quello che riescono da lei, colpa della sua voce, così suadente, così provocatoria, così piacevole. Colpa del di lui cuore, reo, di aver scelto lei dalla prima volta che l'imago si è tatuata in esso. Cala la veste, e le ambrate d'ei non si vergognano nell'osservare quel corpo agile, magro e snello ma perfetto nelle sue linee da Dea. La osserva sino a che non s'immerge per poi spuntare fuori dall'acqua "..mi basti te.." in risposta a quella domanda di lei inerente al sapere di più su ella. Le mani si abbassano andando in avanti ad afferrare i lembi della casacca così da sfilarla dal basso verso l'alto e lasciarla cadere li a terra vicino agl'altri indumenti di lei. Percorrerebbe qualche passo sino a portarsi sulla testata della vasca ponendosi così alle spalle di lei. Fatto ciò le mani andrebbero ad abbassarsi sino a sfiorare le di lei spalle per immergersi e bagnarsi "..e tu vuoi sapere qualcosa?.."..domanda nel mentre e le mani  emergono dall'acqua per alzarsi e fermarsi sulle spalle di lei, sui trapezi. Le dita effettuerebbero delle leggere pressioni in un moto armonico e delicato che tende a scaricare la tensione di quei muscoli spesso troppo tesi, sempre che la donna non reagisse o cambiasse posa.. "se hai bisogno di dirmi qualcosa ti ascolto." ..favella continuando delicatamente a massaggiare  la base del collo della donna.



ANTAIR  { . Terzo Piano, Stanza VII . } Come ci sei arrivata qui, nella speranza e nella disperazione, ti scuote l'Anima, ti bruciano gli occhi, ti scoppia il cuore. L'acqua si agita ad ogni tuo movimento, le ginocchia piegate a far sì che escano dalla superficie, le mani si strofinano sulla parte superiore della gamba per scendere fino alle caviglie. Si spalma l'odore delle rose dalla vasca si imprime tra voi, sfila lontano fino al letto che attende… Almir si muove, si sposta e si avvicina sedendosi dietro te, le sue mani si immergono nell'acqua e per istinto segui con gli occhi i movimenti che riusciresti a vedere, fino al polso, per poi lasciarti andare, abbandonarti, spostare i capelli che si posano pesanti e spessi sulla spalla sinistra. Non hai alcun segno sulla pelle, chiara di Luna e vellutata come il latte, sono segni differenti quelli che rechi, con Onore, spesso con Rabbia. Emetti un profondo respiro, le mani di lui si muovono fino a farti rilassare, perché lentamente scivoleresti con la schiena alla parete della vasca, lentamente abbasseresti le palpebre, sorridi, incurvi le labbra e non hai Pensieri. Eppure qualcosa c'è da dire con un po' di ansietà magari, con un minimo di cautela, ma di Almir non ti basta non sapere, vuoi che lui sappia di te, dei Demoni che ti cavalcano l'anima, della Vita, delle scelte, lo desideri affinché egli non ti giudichi per quella che, forse, non sei, di un'immagine non te ne faresti nulla tu, tu vuoi tutto. { Almir } favelli morbidamente, baci il nome tra le labbra,  avvolta dal tepore dell'acqua, piccole perle di questa che si lavano via… { Sono una Donna Difficile, molto testarda, orgogliosa, fiera spesse volte, del tutto controcorrente quando serve, non mi piace farmi comandare, o ubbidire per debolezza. Mi piace il Bianco, ma anche il Nero, preferisco una parola precisa che due scarse… Sono stata un'altra, mille volte. Non Perdono facilmente. } elenchi come se fosse semplice, così facile, parlare di te. Come se non fossi la novità tutti i giorni. { Sono la figlia di un Comandante. Sono nata nella Guerra e morirò in essa. } Apriresti lo sguardo, scatti per girarti, con il busto verso destra, così che tu possa avere il viso di Vento a pochissimo dal tuo. Lo inchiodi lì nel ghiaccio mortale di quello sguardo.



ALMIR  [terzo piano/stanza 7] Le dita continuano il loro moto circolare e continuo non che leggero ma abbastanza forte da tentare di alleggerire la tipica tensione accumulata in quella zona. Le sue parole lo raggiungono, leggere, soavi come sempre. Ascolta attentamente ogni parola che lei gli offre. Ogni parola è parte di lei e come tale viene attentamente assorbita sino a farla propria. Le di lei parole non si discostano poi tanto da quello che invero sente per se stesso. Due anime gemelle che hanno trovato la via per incontrarsi? Forse, oppure la casualità di mille eventi ha disegnato quel fato solo ed esclusivamente per loro "..avrò vita difficile dunque.."..favella premendo leggermente più forte nei muscoli sotto quella pelle vellutata ed in cui poggerebbe le labbra per sentirne ancora una volta il sapore"..nonostante il tuo elenco, ti fideresti di me senza remore?.."..aggiunge in quell'eventualità da ella stessa favellata e che non gli piace per nulla, il morire in una guerra. Il messaggero proprio di questo aveva messo all'erta. Una coincidenza? Forse, oppure il fato da cambiare per ragioni sconosciute. Si abbassa quando lei si volge mostrando il suo volto e le sue labbra come un fiore che apre i suoi petali in attesa di quel messaggero che ne trasporti via il seme. Si avvicina dunque mentre le mani scivolano dai trapezi sino alle spalle per poi rientrare all'interno, sotto l'acqua sfiorando i seni ed i capezzoli turgidi sotto l'effetto dellacqua e non solo probabilmente. Le porta  verso l'esterno quindi sino a raggiungere il collo di lei avvolgendolo mentre le gocce d'acqua ricadono sull'altra formando cerchi che si spengono contro le pareti della vasca. Su, sino al mento e le gote. Il di lui capo si piega sino a posare la gota nella gota, l'angolo delle labbra nell'angolo delle labbra altrui. Il tutto ammesso che la donna non si discostasse o non reagisse in modo diverso ".. Antair.." una pausa.."..a volte bisogna fidarsi nonostante tutto.."..favella leggero e dolce sfiorando il di lei angolo delle labbra con il proprio per poi far scendere le mani, ancora una volta, sino ad afferrare le spalle e stringerle. Piegherebbe il capo sino alla spalla d'ella poggiandovi la fronte nel mentre. Li, in bilico fra il desiderio puro e quell'emozione che smembra ogni ragione.



ANTAIR  { . Terzo Piano, Stanza VII . } Non avresti detto tutto, v'è ancora dell'altro che desideri che Almir conosca di te, anche quando le sue mani affondano nell'acqua e sfiorano le parti del tuo corpo che fremono sotto i suoi palmi, un desiderio senza dubbio crescente, fortissimo, nell'angolo della bocca, per socchiudere gli occhi e far nascere una scintilla incandescente, respiri lenta, ogni respiro è un tocco, un perverso quanto innocente desiderio. Sulla bocca. Tra le mani. Sfiori la sua pelle, il viso, senti l'odore che porta con sé, la forza di un luogo, il mistero di una Notte. Rimani senza parole, con gli occhi chiusi, silenziosamente ansimante, conosci gli uomini, sai che Almir è pronto, di sicuro lo saresti anche tu, lo sei… Grida  la bocca, attaccata alla sua, ma prima di ogni cosa, di ogni amore, metterai a nudo te stessa, come sai fare, come vuoi. Potrà forse mutare l'idea, o la passione. Potrà decidere di non volerti più, perché le scelte si preparano quasi sempre davanti all'evidenza di cose banali e prevedibili. Sarà un modo per capirlo, per metterlo alla prova. Non sei quella che sei, per venderti così, così a poco. { Ho amato uomini diversi, un soldato un tempo, un uomo che mi ha spezzato il cuore, il nostro addio si rivelò più difficile dopo, dopo quando capì che lo avrei odiato con la stessa intensità con cui l'ho amato. Di quel soldato, mi rimane la sua effige d'Armata, uno stolto leone che mi fissa ogni qual volta apra quel cassetto. } non lo indichi il mobiletto ma potrebbe essere solo quello che è accanto al letto. Continui, pressata a lui, le tue parole finirebbero nella bocca e nella gola di Vento. { L'ho odiato, ho fatto che commettere un errore, almeno così credevo, quando sofferente ho cercato un altro uomo, un altro uomo che bramava me stessa come l'effige che recava sul cuore. Un campione del caos, un uomo che mi ha amato come fossi l'unico battito del suo cuore. E… da lui ho avuto una figlia. } Spalanchi gli occhi, perché sarebbe carino vedere come Almir magari prenderebbe la via della Foresta, del resto è quello che ti aspetti, oppure attenderà di venire a conoscenza del proseguo, è la tua storia ed è molto lunga, giunge ancora in questi giorni, a messaggi affissi sui muri.



ALMIR  [terzo piano/stanza 7] Resta li con la fronte sulla spalla di lei, le palpebre chiuse ma non completamente, le mani ancora li, attorno alle sue spalle con le dita che le stringono leggermente così da dare quel senso di presenza piacevole e non opprimente. Quando lei inizia a parlare la fronte piano si stacca dalla spalla all'altezza della clavicola per ruotare e porre lo sguardo sul suo  profilo. Sarà la parte sinistra del volto dell'uomo ora a trovare il caldo tepore della sua pelle, li ancora sulla spalla. Non ha chiesto un dettagliato resoconto della di lei vita, quello, non serve seppur pare che ad ella importi dato il tono e la lena con cui ha iniziato la favella. La guarda ora, da quella nuova prospettiva, i capelli color del grano maturo accesi da un tono più scuro sia perchè sono, per tre quarti, bagnati, sia per la luce inevitabilmente più fioca che empie la stanza. E' desiderabile sino alla follia, quel profilo lo incanta e lo strappa via violentemente da quell'incantesimo quando le spine del desiderio ne azzannano la carne. Le sue labbra, sono petali perfetti che non hanno nulla da invidiare agli Dei. Le sue parole nel mentre si spandono e fanno un quadro del di lei passato.. "non mi interessa, non mi interessa.."..favella mentre la gota d'ei lascia la sua spalla. Si riavvicina ma senza che vi sia un contatto, resta li a qualche centimetro a godere del suo tepore, del suo profumo "Honor Virtutis.."..favella in un soffio di fiato flebile come se provenisse da lontano, da molto lontano "Un soldato non chiede quanto è numericamente superiore il nemico ma quale la direzione per incontrarlo prima.."..aggiunge, questa volta marcando quella frase che è rimasta dentro se ..si allontana ora, lascia le di lei spalle che ormai avevano scaldato le sue mani e viceversa.."..erano i tempi di Angis.."..volgendo qualche passo verso per poi fermarsi e voltarsi verso lei di cui vede la testa e parte della schiena che non è sotto il bordo della vasca.."..pure io ho avuto diverse donne ma quello che volevo sentire da te, e quello che ti dirò di me è altro..".il tono è cheto, carico di quell'affetto profondo che nutre per ella, lontano da qualsivoglia colpa imputata o distacco. Non specifica, e forse, Antair risolverà ancor prima l'enigma,  prima che gli verrà spiegato.



ANTAIR  { . Terzo Piano, Stanza VII . } Non era un dettaglio quella parte della tua vita, non era nemmeno una sospensione degli eventi, non era quello che si dice un errore, ma sono stati eventi cercati e voluti. Li hai amati entrambi. Due amori opposti, due uomini diversi, eppure l'uomo del Caos, il suo Campione, ti ha donato quel genere di sentimento che ti avrebbe curato quella  parte del cuore che è oggi in bilico. Quella stessa parte che ti offre da molto tempo la stessa paura di affrontare una Nuova Emozione. E' una piccola fragilità che porti con te, vivere dei tuoi equilibri, convivere con il proprio spazio e il proprio silenzio. Decidere per se stessi senza pensare che potresti far soffrire, oppure soffrire tu stessa. E tu, non vuoi più le pene dell'Amore, nemmeno vuoi vivere senza un'emozione, vuoi essere travolta, vuoi che l'Amore cambi la tua vita, svegliarti in un posto diverso, avere l'odore di un uomo sotto la lingua, cercarlo e trovarlo. Non sentirsi di troppo, ma nemmeno un problema, desiderare ogni notte dolci carezze, possedere il gioco dei corpi e la complicità di non doversi dire molto. Ora che si scosta dalla pelle, lo seguiresti con gli occhi, girandoti, muovendoti in quella bell'acqua profumata, porti le spalle alla parete lunga, in modo che tu sia frontale ad Almir, i capelli aperti sulla spalla sinistra, nascondono il seno sottostante e le ginocchia sono piegate sotto l'acqua, le mani si cercano al di sotto, ma poi si portano ad afferrare il bordo della vasca, spingendoti in avanti. Conosci le parole dei Soldati, ricordi, passano le memoria di una vita, la tua, mai in rima. { Almir, ti ho detto queste cose perché devi sapere che sono una ribelle, in fondo, mi piace sporcarmi, o assaggiare la torta da tutti i lati, come donna sono un disastro… } dividi la Donna dall'Arcana, un' ottima storica del tempo, ma con la tua esistenza, disturbi perfino vecchi fantasmi. { Cosa vuol dire -quello che ti dirò di me, è altro?- } schiudi la bocca, poi la mandritta scivola sul capo, sui capelli, sposti quella parte dietro la schiena, rimanendo nuda sul davanti, senza vergogna, come se Vento avesse il permesso di ritrovarsi in quell'intimità che è fatta di voce, di corpo.



ALMIR  [terzo piano/stanza 7] Da quella posizione può osservare completamente tutta la scena senza perdersi ogni singolo particolare. Una posizione tutto sommato solo appena diversa dalla precedente ma sufficiente ad ampliare lo spettro visivo. Tutta la vasca, le sue mani grondanti acqua sul bordo da afferrare ed usare come trampolino per innalzare ancora il suo corpo, nudo, perfetto,  d'avanti ad occhi da lupo selvatico cresciuto nella foresta. Non importa chi era, cosa ha fatto, è quello che è ora che conta.."con questo cosa vorresti dirmi.."..favella dopo il di lei dire sulla torta, sul disastro che afferma di essere.."..che sono un gioco di qualche notte? Una foglia vivace e splendida nei suoi colori da catturare la tua curiosità ma da esser abbandonata al vento quando questa si secca?..".. Nonostante la durezza di quelle parole che cercano di capire, di scrutare dentro l'anima di quella donna che lo ha conquistato come lo fa l'onda che si scaglia sulla costa violentemente, ignara, che quelle per la terra nuda sono dolci carezze di una danza eterna.."..tutti siamo ribelli, chi più chi meno.."..si avvicina nuovamente sino a che sia solo una sottile luce spessa come la lama affilata di una spada, a dividere le due figure. Il capo viene piegato verso il basso, abbastanza da compensare la differenza fra le due altezze, abbastanza per sfiorare ancora quella pelle con il proprio fiato che ritorna contro se stesso, ma questa volta, in compagnia dell'altro..''..Non mi importa..''...ripete e lo  sguardo cerca ed affonda in quello di lei..''...cosa pensi di essere, è quello che sarai con me che conta..''..una pausa...''..condividi la tua vita con qualcuno?..''..domanda ora...''..io no, al momento, ma questo dipende da certe risposte..''..arriva al punto.



ANTAIR  { . Terzo Piano, Stanza VII . } Rimani nell'acqua, ad ammollo, è ormai davvero tiepida, senza tepore, né profumi, è talmente trasparente che si vedrebbe il lenzuolo di lino sul fondo e le gambe piegate per starci comoda. Umetti le labbra, inspiri profondamente qualche volta, lo ascolti, poi stendi gli avambracci sul bordo, per fare in modo che diventi una specie di balcone, da cui ti staresti affacciando, vicino, così tanto, al suo viso che è di fronte al tuo, lo fissi in quel modo in cui gli occhi del ghiaccio cristallino riescono a rubare la terra scura di Almir. Gli sorridi. Terribilmente spoglia di difese, senza pretese ma con tutto da donargli. Porti il dito indice della mandritta a sfiorargli la punta del naso, una specie di tenerezza, di confidenza { Non credo affatto che tutti siano ribelli, c'è chi per paura soccombe ai poteri dei tiranni e non voglio fare nomi… } inarchi un sopracciglio, un'espressione ombrata d'improvviso, che ti riporta alla mente le genti che nel silenzio delle loro case subiscono, subiranno. { Il coraggio non te lo vendono al mercato, Almir, il coraggio o ce l'hai o non ce l'hai, ma non possediamo tutti lo stesso coraggio, alcuni preferiscono altro. } porti le mani sul liscio e freddo del bordo, per poi continuare a rimanere lì con lui. Sottovoce, suoni bassi, momenti trasformanti di realtà che cambiano sulle pareti della tua stanza. { Io non ho dubbi su quello che voglio da te e poi Ranger della Foresta, non condividi la tua vita con nessuno? Ed io chi sarei? } le parole  risuonerebbero ardenti e felici, tanto da strapparti una risata, un sorriso, gli occhi si affinano al viso, ogni lembo della tua pelle scivola per ritrovarsi carica di sensazioni. { Vorrei poterti dire tante di quelle cose, ma ho molta paura di sbagliare e di soffrire, un giorno tu te ne andrai ed io non voglio più rimanere a guardare il nero da una finestra che non mi riporta mai nulla. Tu sei una parte di me, un impatto troppo forte per far sì che io non me ne accorga. } le labbra rimangano curve, il rosso delle candele si accende su quelle labbra e sareste così frontali, vicini, faccia a faccia a dirsi parole tra il miele e la spada.



ALMIR  [terzo piano/stanza 7] L'acqua allenta i suoi torbidi colori dati dalle essenze, lentamente le stesse svaniscono ridando quella trasparenza propria dell'acqua. Ora, li, ad un centimetro dal bordo della vasca il suo sguardo può guardare dentro quella trasparenza chiaramente come se si specchiasse. Il lenzuolo sul fondo, le sue gambe, lunghe e snelle rannicchiate contro il tronco a coprirlo per la maggior parte. Si avvicina lei poggiando gli avambracci lungo il bordo della vasca, la distanza del suo viso rispetto a quello d'ei ora si restringe, di molto. Si siede a terra a sua volta, in un lento movimento senza allungare quelle distanze esigue. Quando gli sfiora il naso le mani di lui si alzano per fermarsi una sul braccio d'ella e l'altra a risalire lungo il viso,  dal mento sino allo zigomo in un tocco lento a sfiorare la pelle "..non tutti, come dici te, mi piaceva dare una possibilità a tutti.".. favella accennando ad un sorriso nell'incurvatura delle labbra.."non me lo avevi ancora detto.."..una pausa che s'infrange su quella felicità ostentata a fior di labbra dalla donna, una felicità   che diventa complice di sorrisi rubati e mescolati come le carte di un mazzo truccato, così che sempre così possa essere, felici "ma nemmeno io ti ho ancora detto qualcosa a riguardo.."..favella e quasi non riesce a trattenere le lebbra che vogliono aprirsi in una risata generata da quello scherzare "..tutti si ha paura.."..recuperando poi la serietà..".ma se non ci provi non saprai mai se era la volta giusta.."..serio, caldo, con le ambrate sul ghiaccio quasi a pretendere di scioglierlo..".. ci sono solo io allora"….una pausa e si avvicina sino a che le labbra sentano le altre in una sorta di carezza portata in un moto orizzontale da destra verso sinistra e viceversa. Non le cattura le sue con le proprie, non ancora, lascia che il desio monti sino a prevaricare ogni barriera "..nella tua vita oppure no.."..aggiunge per poi spingere la mano che aveva portato la carezza al volto sino alla nuca di lei che abbraccia circondandola con le dita aperte. La porta a se, delicatamente, con il rispetto momentaneo ed ancora lucido della ragione e della tenerezza, dove, la passione attende barricata dietro quella porta come un soldato che attende che gli si aprano le porte per prendere possesso del bottino. Le di lui labbra racchiudono quelle d'ella in diversi tocchi prima di staccarsi, lentamente e ritrovare il suo sguardo. Il cuore sbatte quasi voglia rompere quegl'argini dentro il petto. Il fiato manca.



ANTAIR  { . Terzo Piano, Stanza VII . } Vorresti per un momento tornare indietro nel Tempo, di poco, a quella notte ai piedi dell'albero, oltre la radura, immersa nel verde della foresta. Oltre quel limite, attendeva un ragazzo, dal volto coperto, nell'oscurità più totale, lasciava a te il fuoco delle Fenici, lasciava, inoltre, il suo passato nel tuo, il tuo svanito nel suo. Nel tempo che vorresti rivedere, ci sarebbe anche la notte del bacio, quello che ti ha rapito, tra una lezione di oscure creature fantasticavi il gusto dolce e prezioso di quella sua bocca che ora se ne starebbe proprio lì sulla tua, a mangiarsi pezzi di te dolci come lo zucchero. Sei persa, completamente travolta da Almir, proprio per questi motivi, per questo semplice gioco dell'amore, cercheresti la carta  perfetta tra il mazzo che però non è truccato, ma racconta la verità del futuro, se sarete occhi per l'altro allora vedrete oltre, se saprete arrivare in altri continenti con la spinta del cuore, ad una velocità moderata, ma controllata probabilmente arriverete dove altri non oserebbero nemmeno giungere. Mentre lui sfiora le tue labbra in quel movimento che ti accenderebbe l'unico  desiderio, come ambizione, fantasia che diventa sfrenata, lasceresti alle tue labbra un sorriso, schiuso a donargli un respiro e poi un altro. Almir chiede qualcosa che non sa essere già suo, ma lo è. Almir ha già il cuore nel cuore tra le stelle, nel tuo viaggio personale ed infinito. Sei innamorata. Sei innamorata di Vento, pazza di Almir, alla ricerca costante della sua ombra tra gli alberi della foresta quando, a cavallo, arrivi lì dove sai, fin dove sai che puoi inoltrarti, senza perderti. Sei senza tentennamenti, nemmeno un dubbio, nemmeno il timore di dirti -è una sciocchezza- { Ci sei solo tu nella mia vita. } mormori nella corrente del volere qualcosa, volere lui. Lo baci. Sprofondi le labbra tra le sue, nel gusto che va, nel momento che arriva  e la tua bocca si bagna della sua, per avere ancora la forza di distaccarti per quel momento altro, che ti permetterebbe di viaggiare proprio dritto al suo cuore. { Io voglio stare con te, Ranger. Io voglio essere tua. } Solleveresti le mani dal sotto dell'acqua per poi spingerti contro la vasca e portarle al suo viso, sprofondarci nella sua bocca, ancora senza gabbie, senza muri.



ALMIR  [terzo piano/stanza 7] Dov'è il confine fra illusione e realtà, quando la realtà ha lo stesso sapore dell'illusione più dolce, allora, il timore di perdere tutto si fa più forte. Ci sbatte contro, a muso duro a quest'impressione che lo attraversa per pochi istanti, istanti brevi che vengono allontanati quando lei lo avvolge con le sue mani sul volto. Le sue parole, sono l'elisir  che cicatrizza ogni ferita anche se, invero, si le ascolta ma viene sopraffatto dal sapore di lei. Quella stanza non ha più confini, non ha più confini la foresta perché tutto è in lei, tutto passa attraverso lei. Si alza ma non del tutto, abbastanza da poter affondare le sue braccia e le mani nell'acqua. La cerca, la sfiora, e la pelle al contatto con l'acqua assume quella sensazione  particolare e sensuale che stuzzica ancor di più la voglia che ha di lei. Cercherebbe di far passare un braccio sotto le gambe e l'altro nella schiena all'altezza delle ascelle. Se vi riuscisse, e se non si sbilanciasse cadendo nella vasca a sua volta, cercherebbe di tirarla fuori da quella vasca. Incurante dell'acqua che ora gocciolerebbe a terra si volterebbe con lei fra le braccia. Un'altra volta le di lui labbra cercherebbero quelle di lei, questa volta con più passione, schiacciando le proprie sulle altre mentre la lingua cercherebbe il contatto con l'altra.. "ti voglio.."..in un istante dopo aver lasciato le sue labbra e,mentre, i passi porterebbero i due li a pochi passi, su quel letto candido, ancora per poco.



ANTAIR  { . Terzo Piano, Stanza VII . } Sei qui per l'Amore, per riuscire ancora a sentire il tocco che ha, il salto nel buio, la chiave che chiude ma apre, stranamente, un giro di corpi che si mischiano tra la saliva ed il sangue. Per tutte queste cose, per lo sporco delle città fortificate, per le alte torri, l'acqua e la fiamma, ancora sei qui, per sentire l'Amore, andare, andare veloce. Recuperare i brandelli della carne, farne sentimenti, farne sponde su cui attraccare, avere un nome da gridare quando nel cuore non ci sta più. Almir, in un soffio, Almir in un momento, Almir con tutto il sangue, tutta la vita in un giorno che non basterà, non vi basterà, perché sarete ancora occhi negli abissi, circoli rapidi, per sempre a mancarvi, per sempre a cercarvi. Istinti primordiali, li senti vivere nel tuo essere femmina, così quando lui ti recupera dalla vasca, goccioleresti per terra, i capelli sarebbero bagnati, pesanti come l'altra volta, ma il bacio tocca lui, sfiora la sua lingua, il caldo e il vivo momento della notte. Adagiandoti sul letto, senza niente, niente e tutto, quanto vale questo momento che non ha più limiti. Sarà il giorno nella notte. Lacrime e Brividi. Il capo sul cuscino, i capelli ad ornare i lati del tuo corpo, e femmina lo guardi, come sai, nella Guerra, nella Morte, nella Vita... la vita, che lega che sorprende. Pieghi le gambe, morbida, gli sorridi, lo aspetti. Poi è la sensazione che chiede, la pelle che si attacca, il dolore dell'amore, nel piacere del piacere dell'altro. Nella voce silenziosa, di candele che si spegnerebbero, coprendovi così le vostre Emozioni.



ALMIR  [terzo piano/stanza 7] Un cuore che batte e scalpita, scalcia bussando alla porta dell'amore, due cuori in rintocchi dalle frequenze precise, legate, da catene forgiate già qualche luna fa ma che sino ad ora non si erano mai mostrate così forti e lucide. Lei è adagiata sul letto, attende altri tocchi, altri baci, sino a scardinare l'anima nel suo più profondo, a farla sanguinare se necessario,  sanguinare per lui, e lui per lei. Un ginocchio affonda sul letto accanto ad ella mentre l'altra gamba ancora poggia a terra, resta così in piedi, più o meno, alto su di lei, sul suo volto ed i suoi disegni nella complice attesa del tutto. Il suo corpo disteso a perdita di sguardo e le mani d'ei ad afferrare la casacca appena sopra i lacci aperti ed a strapparla, con forza, denudando quel tronco d'albero su cui i muscoli lasciano il loro segno ben delineato, perfetto a che il desiderio ne baci la pelle con lo sguardo proprio come per ei, lei. Saranno poi le braghe ad essere sfilate, senza strappi questa volta ma lentamente con lo sguardo nell'altro colmo d'amore, di desiderio "Se questo è un sogno, uccidimi, perché voglio dormire per  l'eternità..".. un respiro più profondo degl'altri, questo sono quelle parole che gli rivolge senza perdere il suo sguardo, il suo volto. Anche l'alto piede, prima poggiato a terra, si alza portandosi sul letto. Si piega distendendo le braccia e le mani a palmo aperto ai fianchi delle spalle di lei avvicinandosi. L'ametista scende, pende verso il basso man mano che  il petto si avvicina al petto di lei. Qualche sfavillio, rapido, prima di restare imprigionata fra pelle e pelle. .."sognando te.."..finisce quella frase e le lebbra sfioreranno l'orecchio della donna in quel dire per poi oscillare lente sullo stesso, lungo il collo fra baci e morsi delicati. Le mani addosso a lei, in un tumulto di respiri sulla pelle.



ANTAIR { . Terzo Piano, Stanza VII . } Questa notte farà meno freddo, i camini della dimora però verrebbero accesi tutti, e ti fingerai stupita di averne, cosicché che tu possa rimanere attaccata al corpo di Almir tutta la notte, oltre ancora per un briciolo di Alba, quando ancora qualche stella rimane appesa, ballerina e vanitosa, per farsi guardare ancora un pò. O perché vuole guardare ancora te. E lui. Così, prima che tu rivesta i panni del Donough Arcano e lui del Ranger. Gli sorrideresti mordendoti il labbro inferiore, scacci via tutte le furbizie dalla bocca, ma queste apparirebbero dagli occhi, sei desiderosa in attesa di lui. Porti la mandritta a sfiorare il ventre piatto, farla salire su, ai seni, giocare con una ciocca lunghissima di capelli che copre la tua intimità, hai l'aria delle favole, della musica che inizia, fino al prossimo ponte. { E sarà un bel sogno, perché saremo vicini. } sfiori le sue labbra con quelle parole, attendendo il momento in cui non avrete barriere, mentre la notte girerà veloce, e non controllerai più chi possa esistere dietro la porta, nella vasca ancora piena, nel profumo di rosa selvatica che si stempera nella tua stanza, in quel contrasto nasce un respiro poi un altro, i vostri, le mani, gli intrecci, la lingua ad assaporare ogni angolo di lui, ogni sazietà per non dirsi mai sazia tu. Pazza di Vento. Innamorata di Almir.


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Sarò per Voi l'ultima delle Fiaccole Ardenti




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