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Segnalazioni : Tutte Le News Varie " Settembre 2006 "

  • Messaggi
  • lorette
    00 17/06/2005 14:53
    Il 30 giugno scade il termine
    per la presentazione all'Autorita' di
    Pubblica Sicurezza di tutti i blog e siti...






    Attenzione: il 30 giugno scade il termine per la presentazione all'Autorita' di Pubblica Sicurezza di tutti i blog e siti internet presenti sul territorio nazionale. I siti e blog non denunciati verranno dichiarati illegali e i loro curatori perseguiti a senso di legge.

    Il provvedimento per il momento non riguarda la maggior parte dei nostri lettori, visto che e' stato emanato nella Repubblica Popolare Cinese. I bloggaroli prudenti faranno pero' bene anche qui a preparare le carte fin d'ora, visto che il trend e' quello e che in tema di internet la Cina, lungi dall'essere un paese arretrato, e' - insieme all'America - quello che fa tendenza.

    In Cina, le web-retate arrivano quando c'e' qualche scadenza politica che rischia di essere "deviata" dai dissidenti; in America, basta un nuovo film di qualche major per scatenare la caccia ai "pirati" (in genere minorenni) che cercano di sfuggire ai prezzi del monopolio.

    In Cina i problemi legislativi sono piu' semplici perche' la giurisprudenza locale da tempo ha gia' stabilito che i cittadini non hanno voce in capitolo. In America, dove una tradizione arcaica concedeva ai cittadini addirittura dei diritti, si sta cercando di superare il gap con leggi come la Patriot Act e la Patriot Act n.2, in base alle quali il governo puo' entrare nei siti come e quando gli piace.

    In entrambi i casi, il termine usato per difendere i pieni poteri del partito comunista o delle major e' "lotta al terrorismo", esteso fino a comprendere comportamenti e reati che col terrorismo non c'entrano proprio niente.

    Dal punto di vista del partito comunista cinese e delle major l'ideale sarebbe che l'internet semplicemente non esistesse. Purtroppo (come a suo tempo avvenne per la stampa) non si puo' piu' abolirlo e bisogna considerarlo un male necessario, cercando perlomeno di farci dei soldi.

    Su queste basi, le principali multinazionali occidentali del settore (Microsoft, Google, Amazon, Yahoo, eBay) hanno stretto degli accordi precisi col governo cinese, impegnandosi a "rispettarne le regole" - cioe' a imbavagliare i dissidenti - in cambio di succose royalty.

    Capita che le tecnologie usate in America per schedare i consumatori siano le stesse usate in Cina per schedare gli utenti. Ma gia' negli anni '30 i sistemi di calcolo meccanizzato Ibm andavano benissimo per computare e gestire tanto la popolazione delle citta' americane quanto quella dei lager tedeschi.

    Business is business, le ideologie dividono ma gli affari rendono (chi comanda) fratelli.


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    [Modificato da lorette 20/06/2005 8.14]

  • lorette
    00 17/06/2005 15:06
    Petizione alla Commissione Europea
    affinchè si pronunci contro la legge Urbani



    " ragazzi firmate anche voi la petizione contro la Legge Urbani così che possa essere inviata alla Commissione Europea per essere da essa analizzata! Leggete e diffondete !!! "


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    [Modificato da lorette 20/06/2005 8.15]

  • lorette
    00 17/06/2005 15:26
    Chiuso Un Sito Che Offriva Guerre Stellari III " bittorrent "


    Si stringe il cerchio intorno ai siti che offrono link a file torrent, proprio mentre Bittorrent inaugura un motore di ricerca

    Agenti federali statunitensi hanno chiuso il sito Elite Torrents, che offriva una versione scaricabile di La Vendetta dei Sith prima ancora che il film debuttasse al cinema. Chi visita il sito vi trova ora una schermata di monito così drammatica che si sospettava che si trattasse di un defacement, ossia di un attacco da parte di vandali.

    Invece no. Per l'operazione sono stati scomodati addirittura il Department of Homeland Security, ossia il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale, quasi che si trattasse di una minaccia terroristica alla sopravvivenza del paese, e gli agenti federali di dieci città sparse per gli USA. Secondo il comunicato ufficiale, Elite Torrents aveva oltre 133.000 membri e negli ultimi quattro mesi avrebbe facilitato la distribuzione di quasi 18.000 fra film e programmi per computer, scaricati oltre due milioni di volte. La Vendetta dei Sith sarebbe stato scaricato oltre 10.000 volte.

    La Motion Picture Association of America (MPAA) dichiara che la pirateria cinematografica è costata nel 2004 all'industria del cinema circa 3,5 miliardi di dollari. Non è chiaro su quali basi sia stata generata questa stima, e va sottolineato che ancora una volta la fuga del film è opera di addetti ai lavori e non di qualcuno che ha intrufolato una telecamera in un cinema.

    Nel frattempo, Bram Cohen, il creatore di Bittorrent, ha inaugurato un motore di ricerca per agevolare il reperimento di file distribuiti tramite il sistema Bittorrent. Il motore rischia di finire nel mirino impreciso dei federali, perché non fa distinzioni fra materiale legalmente distribuibile e materiale vincolato da copyright restrittivo. Bittorrent, infatti, è una tecnologia neutrale, come del resto tutti i sistemi peer-to-peer: viene usata sia per distribuire file legalmente distribuibili (come per esempio le innumerevoli varianti di Linux), sia per far circolare film e telefilm.

    Il motore di Bittorrent funziona egregiamente: infatti nonostante l'azione di alto profilo effettuata dagli agenti USA, trova tuttora in un battibaleno copie scaricabili di La Vendetta dei Sith.

    La legalità di un servizio del genere è sicuramente destinata ad essere oggetto di lunghe controversie nei prossimi mesi. Infatti il motore di ricerca di Bittorrent offre semplicemente un link a un file scaricabile e non ospita direttamente i file, proprio come qualsiasi altro motore di ricerca. Inoltre la distribuzione di link a film e telefilm non è la sua unica funzione, a differenza dei siti specializzati.

    Pertanto, anche se Bittorrent facilita anche il reperimento di film e telefilm vincolati dal diritto d'autore, non ne è l'esecutore materiale e non ne fa la propria ragion d'essere. La domanda che gli esperti di diritto informatico dovranno porsi, quindi, è se il semplice facilitare il reperimento in Rete di materiale illegale sia un gesto criminale. Domanda non da poco, perché anche Google consente questo genere di ricerche che violano il copyright. E allora che si fa? Si chiude Google?


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    [Modificato da lorette 20/06/2005 8.16]

  • lorette
    00 17/06/2005 16:27
    Quando il copyright riscrive i ricordi


    Le pastoie burocratiche del diritto d'autore rendono quasi impossibile ripubblicare gli originali
    di molti film e telefilm, creando assurdi storici.





    Avete mai avuto la strana sensazione che un telefilm o un film che state rivedendo sia diverso da come ve lo ricordavate? Può essere più di una sensazione, e che non sia affatto la vostra memoria a giocarvi brutti scherzi.


    Lo scherzo, infatti, potrebbe essere opera del diritto d'autore, o meglio, delle incredibili complicazioni imposte dall'attuale impostazione del diritto d'autore a chi vuole ripubblicare o ritrasmettere legalmente un film o un telefilm. Complicazioni che possono arrivare addirittura a bloccare la messa in onda o la pubblicazione in DVD.

    Se siete appassionati di telefilm come WKRP in Cincinnati, Moonlighting, Quantum Leap (In viaggio nel tempo), Ally McBeal e state meditando di acquistarli in DVD, fate molta attenzione. Le colonne sonore di questi telefilm possono essere alterate rispetto alla versione originale. Più in generale, se il vostro telefilm di culto ha una colonna sonora ricca di canzoni, difficilmente verrà pubblicato in DVD in forma integrale.

    La ragione è il diritto d'autore sui brani musicali presenti nei telefilm. Come racconta la rivista online statunitense Wired, i costi per ottenere la licenza d'uso di ogni singolo brano musicale presente in una puntata, in modo da poter pubblicare il telefilm in DVD, sono proibitivi, per cui spesso la colonna sonora viene sostituita con brani meno costosi per l'uscita in DVD. Con comprensibile rabbia dei fan, che pagano caro e salato quelli che dovrebbero essere edizioni originali ma non lo sono. E oltretutto spesso le confezioni dei DVD non indicano l'alterazione.

    Nel caso di telefilm come WKRP, popolarissimo in USA e oggetto di culto fra i DJ italiani degli anni Ottanta perché ambientato in una stazione radio, la colonna sonora è un susseguirsi di nomi di spicco. Rimpiazzare Elton John o gli Eagles con delle cover o addirittura con altri brani sarebbe uno scempio, per cui è assai probabile che la serie non verrà mai pubblicata in DVD. Sarebbe come pubblicare la Febbre del Sabato Sera con i Cugini di Campagna al posto dei Bee Gees.

    Le norme del diritto d'autore in questo campo sono severissime: basta che un brano venga riprodotto per pochi secondi nel telefilm per rendere obbligatorio ottenerne la licenza e pagare i relativi diritti. Così i costi salgono e i tempi si allungano, anche perché occorre risalire ai titolari dei diritti di ciascun brano.

    Gli esempi di manipolazione non mancano: i DVD della seconda stagione di Quantum Leap hanno brani rimpiazzati in modo stridente. Negli USA, addirittura, la prima stagione di Ally McBeal è stata pubblicata soltanto in parte a causa dei costi elevati di licenza. La cosa ironica è che in altri paesi, come il Regno Unito, dove sono stati raggiunti accordi di licenza diversi, si può invece acquistare la serie completa.

    Capita a volte che sia addirittura necessaria la mobilitazione dei fan per ottenere la pubblicazione senza rimaneggiamenti (fra i quali, oltre al cambio di brani, serpeggia sempre la censura in nome del politically correct): è successo per Moonlighting, che ha richiesto due anni di proteste, sostenute lodevolmente dal titolare dei diritti, che non voleva snaturare lo spirito della serie.

    Ancora una volta, insomma, l'attuale impostazione del copyright tradisce l'utente che rispetta la legge e vuole semplicemente un modo legale per acquistare un ricordo non manipolato. Sarebbe veramente ironico dover ricorrere alle copie pirata per procurarsi un originale autentico e inalterato, trasformando così i pirati in custodi della cultura moderna.



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    [Modificato da lorette 20/06/2005 7.39]

  • lorette
    00 17/06/2005 16:34
    Inserire il dito nell'apposita fessura


    Costretti a fornire l'impronta digitale
    per vedere un DVD a casa propria.





    Digital Rights Management:
    prima ti toglie i diritti,
    poi la dignità


    Che i fautori del copyright selvaggio non andassero per il sottile, era cosa nota. Ma finora avevano sempre agito di sottobanco, in maniera subdola, togliendo pian piano pezzi di libertà nell'usufrutto delle opere dell'ingegno. Ora sembra abbiano perso ogni ritegno e il loro modo di fare diviene più gretto ogni giorno che passa. Nel prossimo futuro, pare, non si faranno scrupolo a trattare il cliente come un ladro, imponendogli il controllo delle impronte digitali.


    Ad oggi, la maggior parte dei DVD è già protetta con un sistema chiamato Content-Scrambling System. Il codice di crittografia, comunque, è già stato hackerato, e sono disponibili in rete programmi per la copia dei DVD.

    Altre protezioni in essere sono quelle regionali, che impediscono di leggere in un paese un DVD acquistato in un altro. Questo sistema protegge il sacro diritto delle multinazionali di vendere a prezzi diversi lo stesso prodotto intellettuale, a seconda delle possibilità dell'acquirente medio.

    Ora la svolta: secondo la popolare webzine Wired, a Los Angeles sta per essere preparata una nuova forma di protezione per DVD, che potrebbe rendere impossibili pratiche oggi comuni e accettate, come prestare un film a un amico.

    Un equipe guidata da Rajit Gadh, professore all'Università della California, sta sperimentando il modo di trasformare le particolari etichette a radio frequenza (Radio Frequency IDentification, o RFID), in strumenti restrittivi per proteggere i DVD.

    Le etichette RFID sono chiamate "codici a barre senza fili" (nonostante contengano più dati) e sono comunemente usate in ambiti tipo badge per ingressi e uscite del personale, o per la gestione di inventario e magazzino. La loro principale caratteristica è quella di essere accessibili da un lettore di dati wireless, ma questo progetto di protezione dei DVD non dovrebbe fare uso di questa facoltà.

    La ricerca si concentra, piuttosto, sul dialogo tra etichetta RFID e i lettori DVD di nuova generazione. Il sistema potrebbe lavorare in questo modo: in negozio, l'acquirente fornirà un dato incontrovertibile che certifichi la sua personalità, tipo la scansione di un'impronta digitale o dell'iride.

    Questo dato, sarà inserito in maniera irreversibile nell'etichetta RFID, parte integrante del disco acquistato, e dovrà essere inserito nel lettore DVD ogni volta che si vorrà accedere al contenuto. Se i dati non coincideranno, il lettore non farà partire il DVD. Ovviamente, il DVD potrà girare solo su un lettore abilitato a leggere l'RFID.

    Gadh, come prevedibile, considera trascurabile la limitazione di libertà degli utenti, concentrandosi sulla tutela dei "titolari dei contenuti". Questa elegante locuzione, che non distingue tra autori ed editori, serve a mascherare il fatto che l'interesse da proteggere è solo quello di chi può permettersi di investire cifre da capogiro sulla tecnologia RFID, cioè le grandi multinazionali dell'intrattenimento.

    Il sistema proposto è decisamente più restrittivo per gli operatori rispetto ai tradizionali metodi anti-copia. Ulteriori particolari sul funzionamento non sono disponibili, ma è stato annunciato un prototipo per la fine dell'estate, ed a quel punto, società tecnologiche e studi cinematografici potranno procedere all'acquisto.

    Le perplessità sono molte. Per esempio, il problema della riservatezza: pensate se qualcuno avesse l'accesso a un database che lega un'impronta digitale all'etichetta RFID dei prodotti acquistati. Il riferimento a Microsoft, e al suo progetto Palladium, è naturale.

    Inoltre, l'efficacia del sistema non è affatto garantita. L'esperienza dimostra che ogni tentativo di protezione viene regolarmente aggirato. Ma abbiamo già sostenuto che il vero obiettivo del DRM (Digital Rights Management) non è l'industria della pirateria, ma il ragionier Cagazza, vale a dire l'utente regolare, costretto a pagare sempre di più per prodotti sempre meno utilizzabili.


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    [Modificato da lorette 20/06/2005 7.41]

  • lorette
    00 17/06/2005 16:40
    Quando Linux fa politica


    Il pinguino è solo software? O è il nuovo simbolo
    della sinistra rivoluzionaria?




    Cuba e Linux? Non caschiamoci.



    L'annuncio che il governo cubano switcherà i propri sistemi informatici da Microsoft a Linux è in realtà una non-notizia: viene troppo in ritardo rispetto ai paesi pionieri centro e sud americani, e sostanzialmente non stupisce nessuno. Semmai, ci colpisce il fatto che, fino ad oggi, le reti informatiche del dittatore Fidel siano state interamente made in Redmond.


    Tuttavia, nel contesto generale, anche un fatto insignificante come questo finisce per avere la sua importanza: Brasile, Venezuela, Argentina, Germania, India, Sud Africa, Cina, Russia e Corea del sud sono soltanto alcuni dei paesi il cui governo, sotto varie forme, ha abbracciato la causa del pinguino.

    E non si tratta di semplici operazioni di facciata: in tutti questi paesi la crescita annua percentuale di Linux è ampiamente in doppia cifra, mentre si ferma all'8 per cento, per esempio, in Messico, dove è al potere un governo (che peraltro si autoproclama rivoluzionario) più fedele alla causa di zio Bill.

    Queste considerazioni geopolitiche rinfocolano il dibattito tra i sostenitori di Linux, da sempre divisi tra coloro che ne sostengono la natura politica e quelli che invece vedono in esso solo questioni tecniche. La crescita di Linux e del FLOSS (Free/Libre/Open Source Software) in generale, nei paesi in via di sviluppo ci impone di prendere una posizione: il pinguino è un rivoluzionario sistema di cooperazione o soltanto un sistema operativo?

    Sarebbe riduttivo attribuire la scelta di questi paesi solo a considerazioni economiche di breve periodo (Linux è gratis, quindi si risparmiano un sacco di palanche).

    In realtà vi sono ragioni politiche, e il caso di Cuba ne è l'esempio più lampante. Dipendere da Microsoft significa dipendere dalla potenza militare dominante, dalla politica estera aggressiva e a favore degli interessi delle multinazionali.

    L'argomento è affrontato in maniera propagandistica e superficiale da Linux Insider che sostiene che la corsa al pinguino somiglia molto alla "corsa allo spazio", in cui motivi di orgoglio nazionale e propaganda politica affiancano, e spesso sopravanzano, i motivi economici.

    Secondo Scott Testa, esperto di reti intranet, Linux è una facile bandiera che i paesi anti-americani, in particolare quelli socialisti, sventolano in maniera strumentale. La Cina, per esempio, è convinta che una nazione sviluppata debba avere il controllo della propria infrastruttura, di qui i forti investimenti nello sviluppo di Asianux.

    La verità è difficile da far emergere, soprattutto se i protagonisti amano, come in questo caso, i toni forti. Certo, il software libero ha un'impostazione filosofica che sarebbe ipocrita definire non politica. Ma di qui a farne un vessillo del socialismo reale, ce ne corre davvero. I concetti fondamentali del FLOSS (la condivisione delle conoscenze, la piena libertà di utilizzo, modifica e distribuzione) sono difficilmente inscrivibili nelle quotidiane pratiche di oppressione, di destra o di sinistra.

    In realtà, l'uso di software libero nell'amministrazione pubblica ha ragioni soprattutto economiche. Non si tratta però del risparmio immediato in licenze, ovvio e attaccabile dalle campagne tipo "get the facts", ma di economia nazionale di lungo periodo.

    L'opensource richiede personale locale altamente qualificato, ma è in grado, grazie alla libera disponibilità dei sorgenti, di formare in maniera degna questa categoria di lavoratori.

    Per chi sceglierà questa via, inizialmente in salita, le ricadute saranno numerose e importanti. Prima di tutto una maggiore indipendenza tecnologica dall'estero, indipendentemente da quale impero del male ci sia dall'altra parte, statunitensi, cinesi o marcabiani.

    Questa indipendenza permetterà la crescita di micro-aziende locali, a cui saranno devoluti quasi tutti i soldi spesi per la personalizzazione, la manutenzione e l'adattamento del software, che invece circolerà libero e gratuito, sotto forma di conoscenza di base.

    La presenza di tanti concorrenti scongiurerà il pericolo di formazione di monopoli, con indubbi vantaggi economici. Le pressioni dell'industria hardware per il turnover delle macchine saranno mediate dalla moltitudine dei programmatori opensource, per cui è prevedibile una maggiore durata dei computer.

    Non è tutto: controllare, modificare, manipolare i sistemi informatici, per un paese povero, significa esercitare il diritto di fare innovazione. La ricerca tecnologica e la detenzione di conoscenze non deve essere un privilegio limitato a una minoranza danarosa di multinazionali, ma è un diritto fondamentale anche dei popoli esclusi.

    Queste le motivazioni dello switch da parte di molti paesi in via di sviluppo. L'Europa, l'Italia in particolare, risponde con una legislazione su brevetti e copyright da repubblica delle banane. Segno, questo che l'atteggiamento delle autorità nei confronti dei padroni del copyright rasenta il servilismo.

    Mettiamo da parte, quindi, bandiere, striscioni e molotov. Non permettiamo che Linux sia strumentalizzato dal socialismo rivoluzionario. Tuttavia, chi crede che sia solo un sistema operativo, privo di implicazioni politiche, è bene si tolga qualche fetta di prosciutto dagli occhi.


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    [Modificato da lorette 20/06/2005 7.43]

  • lorette
    00 17/06/2005 16:45
    Metà dei Pc aziendali rifiuta di passare a XP


    A quattro anni dalla sua introduzione, Windows XP non riesce a scalzare 2000. Dubbi per Longhorn.





    Una ricerca pubblicata da Assetmetrix indica che il 48% dei PC aziendali utilizza ancora Windows 2000, e la popolarità del "vecchio" sistema operativo Microsoft cala molto lentamente: rispetto a fine 2003 ha perso soltanto quattro punti.

    Nello stesso periodo, Windows XP nelle aziende è passato dal 6,6% al 38%, mentre Windows 95 e 98 sono calati dal 28% al 5% e Windows NT è sceso dal 13,5% a circa il 10%, secondo Assetmetrix.

    La relativa impopolarità dell'ultimo nato in casa Microsoft è più spiccata nelle grandi aziende, dove Windows 2000 ha oltre il 50% del mercato; XP è il sistema operativo preferito fra le aziende con meno di 250 PC.

    Queste cifre testimoniano uno degli inevitabili problemi di una situazione di monopolio: si diventa concorrenti di se stessi. Il vero rivale di XP non è né Mac OS X né Linux: è Windows 2000.

    Questo non promette bene per l'annunciato Longhorn: se gli utenti business sono riluttanti ad abbandonare Windows 2000 e ad abbracciare XP a ben quattro anni dalla sua introduzione, figuriamoci quanto saranno entusiasti di adottare di corsa il futuro gioiello di zio Bill. Anche perché, perlomeno da un punto di vista aziendale, non c'è molto in Longhorn che costituisca una motivazione forte per adottarlo, mentre ci sono molte buone obiezioni per evitarlo: giusto per citarne un paio, i requisiti di sistema decisamente elevati e l'incognita della sua compatibilità con le applicazioni custom aziendali.

    Un'altra considerazione che emerge da queste cifre è che nel mercato atipico del software, ossia di un prodotto che per sua natura non si logora e non deperisce, il modello commerciale "paghi ed è tuo per sempre" ha un difetto di fondo: l'utente continua finché può ad usare quello che ha pagato. Se funziona, non si ripara: al limite si cambia l'hardware, ma il sistema operativo rimane quello. E Windows 2000 è ritenuto da molti, compresi parecchi critici di Microsoft, uno dei prodotti più riusciti dell'azienda di Redmond. Rispetto a 2000, Windows XP offre ben poco di appetibile per un uso aziendale.

    Questo significa che i cicli di aggiornamento del software (specialmente dei sistemi operativi) tendono ad essere molto lunghi. Passano anni fra l'adozione di un sistema operativo e quella del suo successore. Quel 15% di utenti Windows NT/98/95 parla chiaro. Allora bisogna inventarsi un modello commerciale alternativo. Ma quale?

    Microsoft ha già tentato la strada del software a noleggio, ma il risultato è stato deludente, sia perché il canone era alto, sia perché l'idea stessa del software con scadenza incorporata non è gradevole: se smetto di pagare il canone, come farò a leggere i documenti che ho generato con il software a noleggio? Significa legarsi a vita a un canone che, in un regime di monopolio, può salire e scendere arbitrariamente.

    Microsoft può incentivare la migrazione smettendo di rilasciare aggiornamenti e patch di sicurezza per i vecchi Windows, oppure creando applicazioni indispensabili che girano soltanto sotto il nuovo sistema operativo, ma deve farlo con estrema gradualità: se corre troppo, si troverà contro i propri grandi clienti, che non hanno intenzione di fare upgrade e ricollaudare il sistema informatico aziendale soltanto perché è giunta l'ora di rimpinguare le casse di zio Bill. E' quello che è successo per il supporto a Windows 98 l'anno scorso.

    E allora? Allora aspettiamoci tempi duri per chi vive di solo software. O impara a scrivere ogni volta software talmente migliore del precedente da rendere irresistibile l'acquisto (sapendo però che fra qualche anno dovrà scontrarsi con la qualità del proprio software precedente, come sta succedendo oggi con Windows XP contro Windows 2000), oppure si dovrà ingegnare a campare vendendo il software in abbinamento con altri prodotti (hardware).

    Questa è la strada seguita da molti anni da Apple, che ha margini ragguardevoli su iPod e sui computer che recano il suo marchio. Mac OS X gira soltanto (almeno per ora) sui computer Apple, per cui chi vuole usare questo sistema operativo deve comperare hardware Apple. Questo garantisce un introito che va a finanziare lo sviluppo del sistema operativo, le cui prestazioni man mano migliorate incentivano ulteriormente l'acquisto dell'hardware che le supporta, e così via.

    Il fatto che Windows gira invece sull'hardware più disparato, non prodotto da Microsoft, è stata una delle ragioni del suo successo: ha fatto crollare i costi dell'informatica. Ma ironicamente potrebbe essere una delle cause del suo declino, schiacciato da un modello commerciale software-only non più sostenibile. Forse X-Box e Media Center sono un primo passo in una nuova direzione

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    [Modificato da lorette 20/06/2005 7.44]

  • lorette
    00 17/06/2005 16:57
    La censura dagli occhi a mandorla


    Il governo di Pechino stabilisce che non si può scrivere "democrazia". E Microsoft esegue.



    La Microsoft e il governo cinese hanno raggiunto un accordo secondo il quale i cittadini cinesi che desiderino aprire uno spazio blog sul portale MSN si vedranno censurare alcune espressioni e parole chiave e verranno cortesemente invitati a sostituirle o, meglio, a non usarle se desiderano fare in modo che il loro pensierovada on line.

    Tra queste espressioni figurano "libertà", "diritti umani", "democrazia". Particolarmente sorvegliato dal sistema di restrizioni imposto dal governo di Pechino e pedissequamente accettato da Microsoft anche il campo semantico che si riferisce all'indipendenza di Taiwan.

    Qualunque utente cinese desideri accedere ai servizi di MSN per inserirvi un blog o un diario on line, dovrà accettare di sottostare a delle "regole di condotta" imposte non già da una consuetudine d'uso, come nel caso di quello che nei paesi occidentali comunemente viene inteso per "Netiquette", ma da una pressione governativa di controllo che appare, se possibile, pretestuosa e preoccupante.

    Se il divieto viene ignorato si viene avvisati dell'opportunità di cancellare l'espressione "proibita", anche se non è ben chiaro (o forse lo è fin troppo) quali siano le conseguenze successive.

    Altre restrizioni per i cittadini cinesi riguardano le ricerche su Yahoo e Google.

    La Cina è quanto mai lontana, soprattutto per il rispetto dei diritti civili e delle libertà fondamentali dell'individuo.


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    [Modificato da lorette 20/06/2005 7.46]

  • lorette
    00 18/06/2005 14:41
    Gli occhiali da sole Mp3


    Un paio di occhiali da sole con lettore Mp3 incorporato per ascoltare musica in spiaggia, mentre si pedala o si fa jogging.


    Non solo iPod o telefonini con lettore Mp3 incorporato, ora ci sono anche gli occhiali da sole per ascoltare la musica scaricata dal Pc. Li lancia la Skintek (sono commercializzati in Italia da Elettrodata) e il lettore Mp3 con le cuffie è incorporato nella montatura leggera, prodotta in TR 90, un poliammide che garantisce resistenza meccanica e chimica, mentre le lenti sono in policarbonato.

    Gli occhiali sono dotati di memoria flash con capacità a partire da 256 Mb, sono alimentati da una batteria ricaricabile a ioni di litio che assicura 15 ore di ascolto e si ricarica in due ore. L'interfaccia USB 2.0 per il download e l'upload di brani musicali funge anche da riconnessione per la ricarica della batteria.

    Il lettore gestisce in formato Mp3, Wma, Adpcm, quest'ultimo viene usato per la registrazione di brani vocali attraverso il microfono integrato.


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    [Modificato da lorette 20/06/2005 7.49]

  • lorette
    00 18/06/2005 14:45
    La Tv via Adsl di Alice


    "Rosso Alice in Tv" e' una televisione via Adsl con programmi in streaming e in pay per view. Ma quanto costa?



    Arriva la Tv via Adsl di Telecom Italia dal nome "Rosso Alice in Tv", legata ad Alice 4 Mega. Anche Libero di Wind e Tiscali si preparano ad entrare nel mercato della Web Tv su banda larga ma finora c'era solo la programmazione di Fastweb: ora arriva anche Telecom Italia.

    La Tv di Alice, per ora disponibile solo nelle grandi città (Torino, Milano e Roma) e' un collegamento senza limiti di tempo, con velocità 4 Mbps, con un abbonamento base a cui si possono aggiungere contenuti in abbonamento (come già per esempio le partite del campionato di calcio di serie A per le quali Telecom ha acquisito i diritti) o solo pay per view.

    Nell'abbonamento base sono previste come dotazioni standard: un set-top-box, comprendente il decoder da collegare al modem Adsl e alla Tv per accedere ai contenuti di Rosso Alice in Tv; tutti gli accessori per la connessione (presa scart, alimentatore e cavi per il collegamento al modem); una smart card da inserire nel set-top-box; il telecomando e il modem Adsl con modulo Wi-Fi integrato, per collegare il Set-Top-box via cavo e fino a 5 Pc in modalità senza fili.

    L'abbonamento base dà diritto a vedere: le informazioni del canale News di Rosso Alice cioè "pillole di Tg", gossip, eventi e interviste speciali; il canale musicale Mtv; un catalogo di 200 film con il rinnovo di almeno 4 film al mese; lo sport, tra cui anche l'America's Cup.

    Con pagamento a parte, a consumo o in abbonamento, si possono vedere le partite di calcio, le partite e le repliche del campionato di basket, alcuni reality show delle principali reti nazionali, la community di Alice Live.

    Si potranno inviare e ricevere e-mail e Sms dal televisore e per questo è offerta come dotazione opzionale a pagamento una tastiera a infrarossi e un terminal adapeter per collegare i Pc non provvisti di tecnologia Wi-Fi al modem.

    Quanto costerà abbonarsi? Alcune indiscrezioni parlano di 49,95 euro di canone mensile, in sostanza 10 euro in più dell'abbonamento ad Alice 4 Mega (39,95 mensili) che non permette l'accesso ai film gratuitamente. Se così fosse, sarebbe un prezzo ancora troppo elevato, se lo compariamo all'offerta satellitare di Sky a cui si potrebbe aggiungere, solo per la navigazione in Internet, un abbonamento Adsl a 1,2 Mbps stando nello stesso budget di spesa ma con una più ampia possibilità di scelta di programmi e contenuti; e' caro anche se lo compariamo a Fastweb, con velocità più elevata e telefonate No Stop comprese, che offre l'accesso al magazzino Rai Click e la convenzione con Sky.

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    [Modificato da lorette 20/06/2005 7.50]

  • lorette
    00 19/06/2005 10:39
    Britney Spears Diventa Un Virus




    Mail infette inviate con nomi di star
    Britney Spears è il nome più usato dagli hackers per diffondere in giro per la rete virus informatici nascosti nelle e-mail. Questo è quanto afferma il software produttore di antivirus Panda, che fornisce una lista delle celebrità più gettonate come capri espiatori di trojans o virus che si annidano in e-mail a prima vista innocenti. Oltre alla Spears ci sono anche Jennifer Lopez, Shakira, Micheal Jackson, Bill Gates e Osama Bin Laden.


    I nomi di famose star hollywoodiane e di importanti personaggi internazionali sono stati inseriti in centinaia di e-mail inviate simultaneamente come richiamo per indurre i destinatari a scaricare file infetti. In questa bizzarra graduatoria oltre al vertice occupato da Britney Spers, troviamo Bill Gates al secondo, Jennifer Lopez al terzo e Shakira al quarto. Proseguendo, c'è Osama Bin Laden, Michael Jackson, Bill Clinton, Anna Kournikova, Paris Hilton e infine al decimo posto Pamela Anderson.
    Due sono stati i modi principali per diffondere i virus. In un primo caso la e-mail infetta conteneva un allegato che si rivelava in realtà un virus. In alternativa gli hacker hanno inserito all'interno dell'e-mail un link a un sito web in grado di infettare il computer del destinatario attraverso un Trojan.
    Recentemente era accaduto un caso simile con la falsa notizia sul suicidio di Micheal Jackson. Sfruttando il grande caso mediatico-giudiziario erano stati inviate centianaia di e-mail con l'errata informazione contenenti ben quattro differenti tipi di malware. Ma non è la prima volta che il nome di Micheal Jackson compariva in e-mail sospette. Lo scorso novembre, infatti, venne inviata una e-mail contenente un link a un sito web dal quale si poteva scaricare un video della popstar accompagnata da un bambino. Il video in realtà non esisteva, ma quello che svariati utenti hanno scaricato nel loro computer era un trojan.

    La scelta di personaggi famosi da inserire come oggetto nelle lettere elettroniche inviate a centinaia di persone non è una casualità nè una novità. Spesso vengono usati i nomi di personaggi noti come la Spears o Paris Hilton, Bill Gates o Osama Bin Laden per inviare file infatti attraverso la posta elettronica, anche se non è semplice per gli hacker usare questa tecnica a causa delle complesse coordinate tecniche necessarie per fa passare i malware nei computer attraverso le e-mail. Per prevenire questi attacchi, ricordano gli esperti, è sempre meglio tenere sempre aggiorati i sotfware del vostro antivirus


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    [Modificato da lorette 19/06/2005 10.41]

    [Modificato da lorette 20/06/2005 8.25]

  • lorette
    00 19/06/2005 11:04
    Cuccioli identificati

    La Polizia Postale chiude la Rete P2P "Cucciolandia": 55 accusati di associazione a delinquere e violazione del diritto d'autore ma ben 100.000 utenti individuati.





    La Fimi, l'associazione dei discografici italiani, esulta di gioia per la conclusione dell'operazione della Polizia Postale "Pastore Abruzzese", così chiamata perché svolta dal compartimento di questa branca della Polizia operante in Abruzzo ma in collaborazione con i loro colleghi di Lombardia, Lazio, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Marche, Campania e Veneto

    La Rete "Cucciolandia", una Rete OpenNap, accessibile tramite software d come WinMx o Lopster è stata chiusa, 55 persone sono indagate per violazione delle leggi sul diritto d'autore ma anche, ed è la prima volta, per associazione a delinquere ma, forse, qui ha prevalso la moda dei magistrati italiani in questo momento di ripescare la categoria dei reati associativi anche per i fenomeni di lotta al copyright.

    L'operazione non desterebbe stupore e meraviglia, non essendo nè la prima nè l'ultima di questo genere, se non fosse per l'elevatissimo numero, circa 100.000 utenti, di persone individuate dalla Polizia Postale per aver praticato il P2P illegale almeno una volta su Cucciolandia. In questo caso non sappiamo come vorranno procedere gli inquirenti ma, stante l'obbligatorietà dell'azione penale in vigore in Italia, è difficile che queste persone non vengano sanzionate con le sanzioni amministrative vere e proprie previste dalla legge Urbani, versione definitiva approvata dal Parlamento, come unica alternativa alle sanzioni penali. Sarebbe il banco di prova della Legge che prende il nome dell'ex ministro(oggi consigliere Rai)Urbani, oggetto di durissime contestazioni l'anno scorso, di inutili promesse non rispettate di revisione, da parte dello stesso Urbani e di tentativi infruttuso, forse perché troppo moderati, di modifica da parte dell'opposizione, in buona parte favorevole o tranquillamente indifferente alla criminalizzazione del P2P.

    Un banco degli imputati di massa, dove non basterebbe lo stadio del Maracanà per convocare gli imputati, una criminalizzazione di un'intera fetta della società che nemmeno gli oppositori più intransigenti della Urbani potevano immaginare, un fenomeno che non ha precedenti nemmeno nelle giornate del Ferragosto quanndo la Polizia Stradale commina decine di migliaia di multa. I magistrati faranno finta di niente e non applicheranno la legge Urbani, la Fimi glielo permetterà? Avremo degli spot in cui Faletti dice alla gente: "vedete che brutta fine che si fa a violare le leggi sul copyright?" Avremo un Centro Postale dedicato solo alla trasmissione dei documenti giudiziari o lo faranno via Internet magari P2P?

    Potremmo avere anche una rivolta popolare contro la legge e i suoi meccanismi assurdi in forme rabbiose e al limite della legalità come, al limite della legalità, è un'operazione che coinvolge ed identifica tanti tranquilli e pacifici cittadini, penetrando nella privacy dei loro scambi sulla Rete, delle loro relazioni culturali, politiche, sociali, sentimentali.

    Vedremo ma il Pastore Abruzzese sembra piuttosto un Grande Fratello che abita sul Gran Sasso, per niente rassicurante.


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    [Modificato da lorette 20/06/2005 8.26]

  • lorette
    00 19/06/2005 11:12
    L'Adsl italiana è la più cara d'Europa

    Un'indagine comparativa tra le tariffe dei collegamenti in banda larga in Europa conferma il primato negativo degli ISP.




    L'Associazione dei consumatori Altroconsumo rende noti i risultati di una sua nuova indagine sul costo dei collegamenti Internet a banda larga, svolta a livello europeo, con un confronto tra otto Paesi: Italia, Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito e Spagna.

    L'indagine mette a confronto il costo di un utilizzo medio della rete (30 ore di collegamento al mese) e dal confronto emerge che le tariffe dei provider italiani sono più care di quelle di Francia, Regno Unito, Portogallo, Germania, Belgio. Questo nonostante l'apparente forte concorrenza in Italia: circa 90 provider, che offrono circa 400 tipi di contratto diversi per Internet, di cui 170 per l'Adsl.

    A livello europeo la palma della convenienza la vince la Francia con l'offerta più bassa di tutte: 14,90 euro mensili del contratto Neuf Telecom Cagetel, ma non solo Telecom Italia, Tiscali, Tele2 offrono in Francia a metà prezzo lo stesso contratto Adsl che offrono agli italiani. Per Altroconsumo l'esempio da imitare sarebbe quello francese: "Gli operatori, grazie a una reale concorrenza sulla fornituradi banda larga all'ingrosso, offrono servizi con una tecnologia superiore a quella disponibile in Italia e a costi più bassi".

    Comunque l'offerta dell'ex monopolista Telecom Italia è più cara del 20% circa rispetto a quella degli altri ex monopolisti europei; solo la Spagna è più cara.

    Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo ha dichiarato: "L'accesso alla Rete deve essere considerato un servizio universale: non è più sufficiente un contributo generico allo sviluppo della banda larga come quello previsto dalle ultime finanziarie. Sono necessarie misure concrete, imposte all'ex monopolista Telecom, per ridurre le vaste aree del Paese non coperte dall'Adsl e la promozione di campagne di informazione per consentire al consumatore una scelta consapevole tra prodotti presenti sul mercato".


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    [Modificato da lorette 20/06/2005 8.28]

  • lorette
    00 19/06/2005 11:16
    Il fotoritocco secondo Microsoft

    Al debutto il programma che dovrebbe diventare il rivale di Photoshop.




    Prendere ciò di buono che hanno realizzato i concorrenti per combattere ad armi pari in ogni settore di mercato. Sembra questa la strategia non dichiarata (ma evidente) di Bill Gates, almeno a giudicare dalle recenti mosse della società di Redmond.

    Gli ultimi esempi: la creazione del motore di ricerca MSN search in grado di rivaleggiare con Google, il miglioramento della sicurezza del proprio sistema operativo per arginare l'erosione di utenti a favore di Gnu/Linux, la recente implementazione del tabbed browsing in Internet Explorer (attraverso l'installazione di MSN toolbar). Tra l'altro il tabbed browsing sarà una feature integrata nel nuovo Internet Explorer 7.

    Ultimo atto in ordine cronologico della strategia del "copia e incolla" di Bill Gates è la creazione da parte degli ingegneri Microsoft di un software di fotoritocco ancora in beta che prende il nome di Acrylic.

    Scaricabile soltanto da chi ha un account Passport (va bene dunque anche un indirizzo Hotmail), Acrylic per ora non è nulla di più che un tentativo per saggiare le reazioni degli utenti Windows all'introduzione di un software di fotoritocco.

    Se il feedback da parte degli utenti in questa fase di beta test sarà incoraggiante, è poco ma sicuro che Bill Gates introdurrà Acrylic in pianta stabile nel prossimo LongHorn con l'obiettivo, piuttosto ambizioso, di scalzare Photoshop (ma anche Paint Shop Pro, CorelDraw e Gimp) dalle scrivanie degli utenti Windows.

    Chiunque avesse voglia di testare il programma sappia che i requisiti indicati da Microsoft sono alquanto onerosi: Microsoft Windows XP Service Pack2, processore Pentium 4, 512 MB di RAM, risoluzione dello schermo 1024x768.


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    [Modificato da lorette 20/06/2005 8.29]

  • lorette
    00 20/06/2005 07:37
    Clonato il Mac mini


    Arriva Pandora, il mini Pc.





    Che Apple si distinguesse per la creatività e l'originalità dei suoi prodotti è risaputo, l'ultimo esempio è stato il Mac mini, il computer in miniatura senza monitor, tastiera e mouse disponibile sul mercato a partire da 500 euro.

    A conferma di questo arriva la notizia della "clonazione" in versione Pc dell'ultimo arrivato in casa Apple. A-Open, azienda taiwanese controllata da Acer e specializzata in computer a basso costo, ha infatti prodotto un primo modello di MINICOMPUTER che a prima vista, simbolo della mela a parte, è identico all'originale.

    Il nome di "battesimo" è Pandora, che francamente non sembra molto augurale, e dovrebbe essere immesso sul mercato in questi giorni. Già recentemente Intel aveva creato dei prototipi di mini computer che sembrava però non dovessero essere commercializzati; evidentemente c'è stato un cambiamento di rotta e il concept- design è stato affidato alla casa taiwanese.

    Per quanto riguarda le caratteristiche si sa che il nuovo prodotto avrà un processore Pentium M e non sarà aggiornabile, come del resto l'originale di Cupertino. Al di là che si tratta di una scopiazzata clamorosa, sorge qualche dubbio sul possibile successo di questo nuovo prodotto, in quanto non si capisce la strategia che gli sta dietro.

    Se il Mac mini è stato creato con lo scopo di favorire il grande salto verso il mondo Apple: chi possiede già un pc, con una spesa contenuta si ritrova fra le mani un Mac che può utilizzare monitor, tastiera e mouse del vecchio computer, perchè un utente medio dovrebbe acquistare un mini pc?

    Può essere che nel mercato ci sia spazio per mini pc da "salotto", ma per avere chance di successo il costo dovrebbe essere significativamente inferiore a quello dell'originale Mac, altrimenti perchè non comprare quello? Oppure volendo restare nel mondo Wintel basta aggiungere qualche euro per comprarsi un dignitoso notebook.


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  • lorette
    00 20/06/2005 08:11
    La vittima delle major


    Ora è ufficiale: il ragionier Cagazza è il vero obiettivo del Digital Rights Management.

    [ News - 20-06-2005 ]



    Ancora soldi buttati per proteggere i cd.
    Tanto paghiamo noi




    In questi giorni la Sony BMG ha presentato un nuovo meccanismo di protezione di audio CD "contro la pirateria".

    I CD saranno equipaggiati col sistema DRM (Digital Rights Management) di Microsoft Windows Media (un nome, una garanzia) e permetteranno di fare solo tre copie del disco per l'uso personale e di caricare i dati sull'hard disk. A dire il vero, negli Stati Uniti, sono stati già venduti oltre 2 milioni di CD con questa tecnologia.

    Autore del dispositivo, la britannica First4Internet, che ha inteso creare, a suo dire, una sorta di "dissuasore di velocità", quei dossi artificiali che costringono le nostre auto a rallentare nei pressi delle scuole.

    Sostiene Mathew Gilliat-Smith, amministratore delegato di First4Internet: "Tentiamo di scoraggiare il consumatore medio dal fare troppe copie. Forse, non riusciremo a fermare lo scambio p2p", ha aggiunto Gilliat, " ma il nostro scopo è fermare la pirateria casuale: vogliamo che le persone si facciano delle domande sull'illecito che stanno per compiere."

    Ecco, ora hanno la faccia tosta di ammetterlo: lo scopo delle protezioni ai CD non è fermare l'industria malavitosa della pirateria, ma rendere la vita difficile al consumatore medio, quello che noi abbiamo identificato nel

    Ragionier Cagazza POST RIFERITO A :(Inserire il dito nell'apposita fessura )

    Attraverso questi diabolici strumenti, si limitano progressivamente i diritti del fruitore per succhiargli più denaro.

    E chi ha caricato sul suo PC solo una distribuzione Linux, che possibilità ha? Non serve nemmeno farsi questo tipo di domande, visto che questa tecnologia ha volutamente ignorato una categoria di utilizzatori ben più numerosa: gli utilizzatori di iPod.

    Le copie sul lettore MP3 più popolare non saranno possibili, a causa del mancato accordo tra Apple e Microsoft, che hanno rifiutato di integrare tra di loro i rispettivi meccanismi DRM. Guerra di copyright, dunque, sempre a spese dell'utente pagante.

    Del resto, gli uomini Microsoft e Sony non sembrano farsi più cruccio di tanto. Per motivi diversi, entrambi considerano i lettori Mp3 portatili con la stessa triste rassegnazione con cui noi trattiamo cose come il cancro, le zanzare o Jovanotti.



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  • lorette
    00 20/06/2005 08:23
    Il 24 Giugno si fermano tutti i lavoratori Tlc


    Il 24 Giugno in tutta Italia sciopero di 4 ore dei lavoratori delle Tlc per chiedere il rinnovo del Contratto: al centro del conflitto il tema della flessibilità selvaggia.

    [News - 20-06-2005]


    Il 24 Giugno sarà ancora più difficile accedere ai servizi clienti dei principali gestori italiani delle Tlc: Telecom Italia, Wind, Fastweb, Vodafone, etc. Cgil-Cisl-Uil del settore delle Tlc hanno proclamato le prime quattro ore di sciopero contro le rigidità dell'Asstel, la neonata associazione confindustriale delle imprese di telecomunicazioni. In Piemonte, per la concomitanza della Festa patronale di Torino, lo sciopero sarà il 22 Giugno per ben otto ore perché alla protesta contrattuale si unirà l'adesione dello sciopero generale di tutto il Piemonte per chiedere interventi contro la crisi industriale che continua a mettere in pericolo centinaia di migliaia di posti di lavoro in tutta la regione, dall'auto all'elettronica al tessile al chimico. Anche nelle Tlc, oltre alle continue riduzioni di personale in Telecom Italia, Wind per trasferimenti in Lombardia, vengono minacciate di chiusura intere aziende delle Tlc come la Telegate(che gestisce l'892424) che vorrebbe trasferire l'intero Call Center in Toscana o Comdata di Ivrea, che ha assorbito gli ex lavoratori Olivetti che ora gestiscono il backoffice di Telecom Italia.

    Al centro del conflitto tra imprenditori e sindacati Telco c'è il tema della flssibilità selvaggia, della precarietà che investe tutto il settore Tlc cn continue esternalizzazioni, uso massiccio di lavoro a termine, di collaborazione, interinale, e rispetto alla quale gli imprenditori delle Tlc voglio continuare ad avere le mani libere, senza impicci e vincoli contrattuali.

    La cartina di tornasole è Atesia, una delle più grandi aziende di Call Center italiane, già di Telecom Italia ed ora del Gruppo Cos di Alberto Tripi in cui migliaia di lavoratori non hanno prospettive serie di stabilità e diritti adeguati. In Atesia è nata anche una forte contrapposizione fra i Sindacati stessi, Cgil da una parte e Cisl e Uil dall'altra. La Cgil, in accordo anche con un coordinamento di base dei lavoratori Atesia è più rigida nel voler limitare le forme di flessibilità mentre Cisl e Uil sarebbero meno intrasigenti. Questo disaccordo tra le organizzazioni sindacali rischia di riflettersi anche nelle vicende del contratto nazionale delle Tlc, come sta avvenendo anche nella categoria dei metalmeccanici(che rappresentano molti lavoratori dell'informatica) proprio sulle diverse posizioni sindacali a proposito di flessibilità e diritti contrattuali.

  • lorette
    00 20/06/2005 08:34
    Arriva l' Adsl Alice Flat da 20 euro

    Finalmente Telecom Italia mette sulmercato, a partire dal 1°Luglio, un'Adsl con velocità 640 kbps per 19,95 euro mensili.

    [news - 20-06-2005]


    Finalmente Telecom Italia ha capito l'antifona e offre alla sua clientela un abbonamento Adsl con tariffe più simili alla media europea, in cui l'Italia deteva il primato negativo in fatto di "caroAdsl".

    Infatti, dal 1° Luglio 2005, cominciando dalle grandi città e dal loro hinterland, sarà possibile stipulare un abbonamento Alice Flat, quindi con connessione senza limiti, a 19,95 euro mensili, comprensivo di 1 casella e-mail da 100 Mb con Protezione antivirus e Antispam, uno spazio di 100 Mb per creare il proprio sito web, la possibilità di inviare gratuitamente 10 Sms al giorno dal portale di Alice.

    Si tratta di un'Adsl con velocità 640 Kbps in download e 256 Kbps in upload che può essere una valida alternativa, per chi non sia troppo esigente in fatto di velocità della banda, all'Alice Flat 4 Mega che costa 36,95 euro mensili.


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    [Modificato da lorette 20/06/2005 8.34]

  • lorette
    00 23/06/2005 08:47
    Un cinese originale

    Lenovo presenta il primo
    portatile Ibm "made in China".


    [ News - 22-06-2005 ]



    A pochi mesi dall'acquisto del comparto Pc di Ibm, l'azienda cinese Lenovo sforna il primo prodotto con il marchio Thinkpad, il brand dei portatili della casa americana.

    La novità più interessante è che il nuovo ThinkPad X41 Tablet Series è, lo dice il nome stesso, un Tablet, settore nel quale Big Blue non si era mai avventurata. Nonostante questa discontinuità il design del piccolo notebook è rimasto fedele a quello dei portatili Thinkpad, con in più il monitor ruotabile di 180 gradi e ripiegabile sulla tastiera, in modo da poter diventare una sorta di piccola lavagna sulla quale scrivere con la penna ottica, funzionalità tipica dei Tablet.

    Altra caratteristica innovativa è il peso inferiore del 20% rispetto alla media (circa 1,5 kg), anche se questa leggerezza, uno dei punti di forza, ha comportato alcune funzionalità in meno. Fra le altre qualità del nuovo Thinkpad ci sono anche la durata della batteria, che consente quasi sette ore di lavoro senza mai attaccarsi alla spina, e le dimensioni estremamente portabili, tenendo conto che ha uno spessore di soli 3 cm.

    Il prezzo si aggirerà invece intorno ai 2.000 euro, una cifra comunque al di sotto degli standard dell'Ibm che, secondo gli accordi, manterrà per alcuni mesi ancora il proprio marchio sul prodotto, visto che il progetto in fase iniziale è stato sviluppato nei laboratori della casa statunitense.

    Dal punto di vista hardware il piccolo computer, che sarà disponibile sul mercato dal mese di luglio, ha al suo interno un processore Pentium M Low voltage che garantisce bassi consumi, mentre il sistema operativo è Windows XP Tablet Pc Edition 2005 con supporto per la scrittura con penna digitale e riconoscimento vocale; mentre per la sicurezza è disponibile anche un dispositivo per il riconoscimento delle impronte digitali.


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    [Modificato da lorette 23/06/2005 8.53]

  • lorette
    00 28/06/2005 14:49
    L'offerta di Vira.it

    Un operatore VOIP particolarmente conveniente, che non richiede l'utilizzo del PC: è sufficiente una connessione ADSL e un adattatore.

    [ News - 27-06-2005]




    Vira.it è un operatore Voice over IP particolarmente conveniente. Per usufruire del servizio è sufficiente possedere una connessione ADSL, ma il PC non serve. Bisogna collegare il telefono tradizionale al modem ADSL, utilizzando un semplice adattatore, e si potrà continuare a utilizzare il telefono. Al contrario di servizi Voip come per esempio Skype, con Vira.it non è necessario tenere il PC acceso: né per chiamare, né per ricevere telefonate.

    Le tariffe per l'utenza HOME sono molto interessanti; innanzitutto non si paga alcun canone mensile (quindi NESSUN COSTO FISSO) e non esiste il concetto di scatto alla risposta: tutte le tariffe sono in secondi effettivi. Chiamare un qualsiasi telefono in tutta Italia costa soltanto 1,7 centesimi al minuto (Iva inclusa) mentre telefonare ad altri utenti Vira.it è gratuito. Anche le tariffe internazionali (meno di 7 centesimi al minuto verso USA ed Europa occidentale) e verso i cellulari sono particolarmente convenienti.

    Per chi ha una partita Iva (professionisti, piccole aziende, ecc.) sono disponibili le offerte Vira PRO (Base e Super) che, a fronte di un canone mensile di pochi euro, includono rispettivamente 300 e 1.100 minuti di telefonate. L'offerta Vira PRO Super include anche un centralino con tre numeri interni.

    Tra gli altri vantaggi di Vira.it, segnaliamo ancora:
    - L'utente può avere un proprio numero con prefisso di ogni parte d'Italia.
    - Grazie alla number portability, l'utente può spostare il proprio numero su Vira.it e non pagare più il canone Telecom.
    - E' possibile inviare e ricevere fax: basta avere una banda ADSL di 70 Kbit/s in uscita.
    - Fino al 30 giugno è disponibile un'offerta molto interessante: tutte le attivazioni di servizi Voip HOME beneficieranno di 10,20 euro di traffico telefonico, pari a 10 ore gratuite di telefonate verso telefoni fissi in Italia.

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