CREDENTI

LA SECOLARIZZAZIONE E IL SECOLARISMO

  • Messaggi
  • OFFLINE
    Credente
    00 27/02/2014 16:19

      Secolarizzazione e secolarismo


     Il termine di secolarizzazione non è più un termine molto ricorrente come lo fu negli anni 60/70, ma è penetrato in maniera evidente nella vita della persona tanto da rendere superfluo il porsi domande di senso e di significato in merito alle autonomie delle attività umane da ogni riferimento alla sfera del Sacro.


    Il lemma ha radice latina saeculum, cioè il mondo in contrapposizione al Regno di Dio, che non è "saeculum", in quanto dura "per omnia saecula saeculorum", in quanto precede il secolo ed è qualitativamente diverso dal secolo.


     


    Il tema è stato rilanciato dal Papa emerito Benedetto XVI, il quale ha pronunciato parole durissime contro la cultura secolaristica del nostro tempo. In un paragone severo il Papa ha detto che se nazismo e comunismo sono stati i "mali ideologici" del secolo scorso, ora la Chiesa è attaccata dal secolarismo.


    Il pontefice ha messo in guardia dal rischio di una "dittatura anticristiana", e ha detto: "Quella delle ideologie materialiste che ci dicono: è assurdo pensare a Dio, ai comandamenti di Dio: è cosa di un tempo passato. L'aggressione del secolarismo - ha proseguito il Papa - si esplicita nel valore del consumo, dell'egoismo, del divertimento".


     


    A Benedetto XVI è stata sempre molto a cuore l'integrità della Chiesa, e ha sempre avvertito che una sorta di "male interiore", rappresentav anche per essa stessa il consumismo e l'egoismo.


    L'attaccamento alle cose materiali - lungi dall'essere superato anche a livello intraecclesiale - è un punto debole per la testimonianza della Chiesa nel mondo attuale. Non si può annunciare il Vangelo in modo coerente e "vero" se non all'interno di una autentica testimonianza di vita umana e cristiana solidale, altruistica ed equilibrata, anche in riferimento alla ricchezza. "Consumo ed egoismo" non sono solo "mali" del "secolo" (inteso come l'insieme delle realtà temporali), ma anche mali per la Chiesa.


    L’allora cardinale Joseph Ratzinger aveva scritto nel suo libro del 1994 “Turning Point for Europe?”. È essenziale che “la Chiesa, o le Chiese siano anzitutto se stesse. I cristiani non devono permettere di essere degradati a mero strumento per rendere buona la società, come vorrebbe lo Stato liberale; tanto meno devono giustificare ricorrendo all’utilità delle loro opere sociali... Ciò che la Chiesa deve fare anzitutto è ciò che le è proprio. Deve adempiere al compito su si fonda la propria identità: far conoscere Dio e proclamare il Suo Regno”.


     


  • OFFLINE
    Credente
    00 27/02/2014 16:20
    Tentativi di secolarizzazione ve ne sono sempre stati: dall'arianesimo al cesaropapismo, dall'umanesimo all'illuminismo, che hanno portato all'affermazione delle autonomie delle attività umane indipendenti da ogni riferimento alla sfera del Sacro.
    Autonomia della politica, della filosofia, della scienza, dell'arte, della morale, della cultura, dell'educazione e infine di ogni visuale delle cose.

    Storicamente la Chiesa ha contrastato non sempre in modo saggio tale fenomeno. Basti solo ricordare i casi di Filippo IV il bello e Bonifacio VIII, di Giordano Bruno, di Galileo, e, in Italia, tutte le penose vicende che accompagnarono la nascita del Regno. La Chiesa si adattò faticosamente al nuovo stato di cose.

    Il Concilio Vaticano II ha riconosciuto ufficialmente la legittimità della secolarizzazione, differenziandola nettamente dal secolarismo, la quale restituisce al mondo la secolarità che gli appartiene, ma non esclude e annienta la sfera del sacro.
    Il secolarismo, al contrario, intende rendere l’uomo e il cosmo indipendente da Dio; anzi vorrebbe proprio che nessuno avesse a porsi il problema di Dio.
    L’obiettivo era l'autonomia dell'uomo da Dio e dalla Chiesa. Insomma un uomo che non ha più bisogno di Dio per trovare la sua strada nel mondo e per condurre a termine l'opera della sua auto-realizazione.

    L’auspicio del secolarismo è la svolta da un mondo divinizzato a un mondo ominizzato; cioè mentre prima l'uomo viveva e interpretava se stesso e la sua esperienza religiosa nell'orizzonte di una natura dotata di tratti divini, o viveva in un mondo immediatamente divinizzato, nei confronti della natura l'uomo deve intendere se stesso come demiurgo, costruttore del mondo che si crea dalla materia di questa natura il suo mondo, mondo dell'uomo, mondo ottimizzato. Così tutto ciò che è presente nell'esperienza umana del mondo sta in misura sempre maggiore sotto la totale sovrapposizione dell'uomo ed appare ormai come immediatamente originato da lui. Ciò che oggi immediatamente ed in primo luogo nel mondo colpisce il nostro sguardo non sono le vestigia Dei, bensì le vestigia hominis. (J.B. Metz, Sulla Teologia del mondo, Brescia 1971).

    Proponiamo per comodità alcune definizioni di secolarizzazione:
    1. "Liberazione dell'uomo dalla tutela religiosa e metafisica: il distogliersi della sua attenzione dall'altro mondo e il rivolgersi di essa solo verso questo mondo e su questo tempo (Harvey Cox La città secolare).
    2. "Per secolarizzazione s'intende il fenomeno secondo cui le realtà costitutive della vita umana (quella politica, culturale, scientifica, ecc.,) tendono a stabilire sempre una maggiore autonomia riguardo alle norme o istituzioni dipendenti dall'ambito religioso o sacro" (R. Marlé, Cristianesimo e Secolarizzazione, in "La Civiltà Cattolica", I, 1968, p. 34).

    La secolarizzazione, quindi, non va confusa con la teologia delle realtà terrestri, che non è né una secolarizzazione della teologia né una teologia della secolarizzazione, ma una teologia della secolarità, ossia uno studio della sfera delle cose di questo mondo alla luce della Rivelazione.

    Il secolarismo denota invece un atteggiamento di rifiuto totale di ogni trascendenzareligiosa, verso le cose di questo mondo; è l'atteggiamento di chi le considera prescindendo da Dio (etsi Deus non daretur), come ha detto chiaramente Bonhoeffer ripetendo una famosa frase del Grozio a proposito del diritto naturale (cfr. De iure belli ac pacis, Prolegomena, § 11).

    Mentre la secolarizzazione, quindi, è un compito non solo possibile, ma anche doveroso, il rifiuto totale di ogni trascendenza religiosa in cui l'uomo celebri la sua totale ed assoluta autonomia è secolarismo. Esso non rispetta la giusta separazione tra il potere temporale e quello spirituale e che è ostile contro la legittima presenza della Chiesa. Questo secolarismo aggressivo si propone di eliminare Dio e la sua Chiesa dal loro ruolo di formazione civica e sociale.
    Fatalmente il secolarismo implica anche il relativismo, in quanto comporta la negazione della Verità. Questa ideologia porta all’indifferenza e alla non credenza, insinuandosi in maniera non troppo latente come atteggiamento che porta ai cosiddetti “dogmi a piacimento”.

    A questo hanno portato le filosofie atee e che sono servite ad analizzare ed interpretare il messaggio cristiano: Tillich, Bultmann e Bart hanno adoperato l’esistenzialismo, i teologi della morte di Dio, il neopositivismo; i teologi della speranza, il marxismo.

    Queste filosofie, con la loro forte attenuazione del sentimento di trascendenza e col concetto che l'uomo si fa Dio, che viene considerato come una astrazione lontana dall'umanità, hanno spinto l'uomo a valorizzare il mondo separandolo da Dio; anzi la fiducia nella scienza della natura diventata la sola religione universale del nostro tempo.
    L’uomo insiste di appartenere a se stesso, di non aver bisogno di Dio. Afferma di essere autonomo, libero. Il filosofo tedesco Paul Johann von Feuerbach, affermava che l'uomo non avrebbe mai potuto essere veramente libero finché fosse esistito Dio, e che Dio, come un grande Padre, avrebbe sempre colpito lo stile di vita dell'uomo.
    In seguito un altro filosofo tedesco, Frederich Wilhelm Nietzche, proclamò che Dio era morto.
    Il secolarismo sin dall'inizio ha usurpato per se stesso il vocabolario della libertà. Ha proclamato che il fatto di respingere l'alone religioso avrebbe reso l'uomo libero, ed ha offerto all'uomo il diritto di non credere. La sua forza d'attrazione più seducente è stata semplicemente quella di allargare i campi permessi dell'azione umana.
  • OFFLINE
    Credente
    00 27/02/2014 16:21
    2. La secolarizzazione quali vantaggi e rischi può portare alla fede?

    I vantaggi

    Una concezione secolare del mondo, libera la fede dalle contaminazioni della religiosità di tipo naturalistico-sacrale e, soprattutto, la libera dalle contaminazioni con la sua storia.
    Per il fatto che umanizza la storia, facendone il dominio dell'uomo, che in essa esercita la sua libertà e responsabilità, aiuta la fede a liberarsi dal peso che fa gravare su di essa la sacralizzazione della storia.
    In un mondo non più sacro e in una storia non più sacra, la fede è più chiaramente e più puramente fede, e fede soltanto.
    Si riducono così la superstizione e il fanatismo, che possono derivare da una concezione che non ha raggiunto un controllo critico proporzionale al grado di cultura proprio dell'epoca in cui si vive.
    La scienza quale si è venuta costituendo dal secolo XVII in poi, con la scoperta delle rigorose leggi della natura, ha messo in evidenza lo strato di superstizione che aveva incrostato per secoli il contenuto vero della religione.

    Appena si diffusero i metodi e le conoscenze rigorosamente scientifiche, in virtù di un'opera di secolarizzazione, ossia di rivendicazione al "secolo" di ciò che è proprio e tipico del "secolo", il sacro acquista il suo proprium.

    Per cui:

    - La secolarizzazione, indicando con sempre maggior precisione ciò che è raggiungibile dall'intelletto, dalla volontà e dalla ragione, indica nello stesso tempo quanto dall'intelletto, dalla volontà e dalla ragione non è e non sarà raggiungibile, purificando, al contempo il divino da ogni elemento che possa renderlo mitico o mitologico.

    - La secolarizzazione mette in rilievo la trascendenza della fede sul mondo e sulla storia; mette in rilievo la trascendenza di Dio, della sua Parola e del suo messaggio, rispetto al mondo e rispetto alla storia umana, e per tale motivo aiuta a purificare l'idea corrente di Dio.

    - La fede, trovando in un mondo secolare minori sostegni, diviene in qualche modo "più nuda", quindi più vera, perché fonda unicamente sull’amore di Dio e sulla parola di Cristo. Vengono così a cadere anche gli elementi sociali ed esterne della fede, rendendola un fatto personale, un impegno della persona, una scelta fatta per convinzione personale e non per convenzione o semplicemente accettata per tradizione.

    - Infine, la secolarizzazione spinge la fede a rivalutare la sua dimensione orizzontale, di servizio, di amore dell'uomo e del mondo. La secolarizzazione, perciò, aiuta la fede a guardarsi dalla tentazione d'un "verticalismo" eccessivo e deformante e anche dalla tentazione del disimpegno, della fuga dalle responsabilità quotidiane.
  • OFFLINE
    Credente
    00 27/02/2014 16:21
    I rischi

    1. L'uomo contemporaneo, imprigionato nel suo antropocentrismo immanentista, sembra incapace di interessarsi e perfino di comprendere tutto ciò che si riferisce a Dio e al suo mistero. La vita eterna, il peccato, la grazia, la redenzione, sono concetti che dicono poco all’uomo d’oggi; egli vive sempre più inconsapevolmente, ma di fatto etsi Deus non daretur; è portato a dimenticare Dio, non parla di Lui, non si pone nemmeno il problema di Dio.

    L’uomo contemporaneo sorvola sul carattere misterioso e trascendente del cristianesimo per porre l'accento, eventualmente, solo sulla sua dimensione "orizzontale" di solidarietà e di servizio all'uomo; a fare di Cristo un uomo storico per gli altri, l'uomo che, sacrificandosi per salvare l'uomo dai suoi mali, è divenuto per quelli che si richiamano al suo nome - i cristiani - modello del dono di sé all'umanità, perché questa sia liberata dai suoi mali: la fame, la miseria, il sottosviluppo, il dolore, la morte.

    In altre parole, è portato a fare del cristianesimo la "religione del secondo comandamento", la religione dell'amore del prossimo: insomma una etica della carità, che vagamente si richiama a Cristo, di cui non interessa sapere se fu o non fu il Figlio di Dio, ma interessa soltanto sapere che fu "l'uomo per gli altri". La fede cristiana si riduce così a una fede "secolare", senza Dio e senza misteri, centrata sul servizio dell'uomo e volta alla sua elevazione.

    Il cristianesimo si riduce così ad una antropologia cristiana, ad una filantropia illuministica. La vecchia immagine di Dio, caratteristica dell'uomo pre-secolarizzato, l'immagine della Trascendenza va rigorosamente scartata.
    Essa appartiene alla mentalità
    - mitica (Bultmann),
    - soprannaturale (Tillich)
    - religiosa (Bonhoeffer).

    Di tale mentalità occorre sbarazzarsi.

    Ogni volta che l'uomo secolarizzato sente parlare di Dio rimane indifferente; non così quando sente parlare dell'uomo, della natura, del clima, della società e della storia. "Il Tu eterno infatti lo si incontra soltanto in, con e sotto il Tu finito sia nel contatto con altre persone che nell'adesione all'ordine naturale delle cose" (Robinson, Dio non è così, p. 77).
    La parola Dio è un concetto inverificabile e privo di significato. Vi è tuttavia un modo di rendere sensata e verificabile anche la parola "Dio", ed è sostituirla con la parola "uomo". E’ stato scritto: "il cristianesimo riguarda fondamentalmente l'uomo"; e "la fede ha senso solo se è fede nel mondo e nell'uomo".

    2. La secolarizzazione può creare paradossalmente un 'clima' spirituale di assenza di Dio e di esclusione di tutto ciò che in qualche modo richiama l'uomo al pensiero di Dio e del trascendente; un clima di totale immersione nel terrestre.
    Questo clima "a-teo" o agnostico tende a spegnere la "fede dei poveri", cioè di coloro che hanno una fede vera, ma "povera", cioè debole, incapace di resistere alla contraddizione e alla negazione; bisognosa di quegli appoggi e sostegni esteriori che sono dati in un ambiente "cristiano".
    E poiché sono molti i cristiani che conoscono la fatica del credere o hanno una fede "povera", quale sarà il destino del cristianesimo del mondo secolare? Si andrà verso un cristianesimo di "diaspora"?

    3. Gli stessi aspetti positivi della secolarizzazione possono tramutarsi in aspetti negativi, se non sono contenuti nei loro giusti limiti. Infatti, se l'inserzione dell'elemento divino nell'umano operata dal cristianesimo è intesa come assorbimento totale del divino nell'umano, si converte nella negazione del divino. Così parimenti, se le leggi della natura messe allo scoperto dalla scienza fossero l'unico tipo di norma applicabile all'universo umano, scomparirebbero certamente la superstizione e il fanatismo nel senso usuale, ma si cadrebbe in una nuova superstizione e in un nuovo fanatismo, più assurdi e più deleteri.
    Ora anche l'uomo di oggi "secolare" e "adulto" ha bisogno della fede per conoscere chi egli sia, donde egli venga e qual sia il suo destino; ha bisogno di essere salvato dal peccato e dalla morte: salvezza di cui solo Cristo è la sorgente.
    Questa fede oggi ha, quindi, ancora un posto e una funzione nel mondo secolare.
    Una triplice funzione:

    a) d'illuminazione del mondo nei suoi problemi di fondo proiettando su di essi la luce del Vangelo;
    b) di contestazione critica, denunziando e smascherando la tendenza che mette in pericolo e, anzi, distrugge i valori positivi della secolarizzazione, perché il secolarismo, sacralizzando e divinizzando il mondo ed i valori mondani, ne fa degli idoli oppressori dell'uomo. La "morte di Dio" è sempre, presto o tardi, accompagnata dalla ''morte dell'uomo"; e dal disfacimento e dalla disgregazione dei valori più autentici dell'uomo;
    c) di profezia, cioè di contestazione della tendenza dell'uomo secolare a chiudersi in se stesso, a trovare nelle proprie forze la salvezza e la liberazione da tutti i suoi mali, anche dal peccato e dalla morte, e di annunzio che Dio ha salvato l'uomo e il mondo in Gesù Cristo e li chiama a partecipare alla Risurrezione di Cristo e alla gloria del suo Regno.
    [Modificato da Credente 27/02/2014 16:23]
  • OFFLINE
    Credente
    00 27/02/2014 16:24
    A voler riassumere si potrebbe dire:

    1. Da un lato, e negativamente, la secolarizzazione porta a delle spaventose conseguenze, di cui le principali sono:
    - La mutilazione radicale del messaggio cristiano, privandolo di tutta la componente teologica;
    - Riduce la figura di Cristo a una figura storica pur eccezionale, ma sempre e solo umana;
    - Sradica la Chiesa, distrugge la liturgia e priva l'etica di qualsiasi solido fondamento;
    - Le persone che credono in Dio e nella Scrittura da Dio ispirata, in una Chiesa fondata divinamente e in una legge morale proveniente da Dio, sono trattati come adulti che in qualche modo continuano a credere a babbo Natale. Sono giudicati pericolosamente al di fuori del contatto con la realtà, persone senza speranza, che per il loro bene e per il bene della gente vanno spogliati di quella falsa credenza.

    2. D'altro canto, e positivamente, la secolarizzazione si identifica con il conseguimento - da parte dell'uomo d'oggi - di una età culturale adulta e maggiorenne, per cui egli non intende più rimettersi né a giudizi né a direttive superiori in nessun campo del pensare (scienza, filosofia), del fare (tecnica) e dell'agire (morale), ma vuole essere lasciato libero, quale unico e totale arbitro dei suoi progressi, delle sue scelte e del suo destino.

    La secolarizzazione porta così anche preziosi insegnamenti, di cui i principali sono:

    - L’urgenza di affrontare con idee nuove e con rinnovato impegno il difficilissimo problema della teologia naturale, cioè il problema relativo all'esistenza e alla natura di Dio.
    - L'aver denunciato e demolito tante concezioni errate di un Dio “sempre e comunque interventista”. In questo modo ha contribuito a purificare il concetto teologico e l'immagine di Dio.
    - L'aver contribuito alla purificazione dell'immagine della Chiesa mediante le critiche da una parte dell'eccessivo spiritualismo e clericalismo e dall'altra delle strutture trionfalistiche ereditate dal passato.
    - L'aver insistito sul fatto che la vita cristiana non è una vita fuori del mondo, ma nel mondo; che l'amore di Dio non si distingue da quello del prossimo; che l'apostolato non si esercita soltanto con la predicazione, ma anche con la pratica della propria professione.
    - Ha contribuito allo sviluppo di una nuova teologia del mondo e delle realtà terrestri, una teologia più positiva, che considera il mondo una realtà estremamente nobile e grande, destinata ad entrare a far parte, in modo misterioso, del Regno di Dio, già presente anche se non ancora raggiunto nella sua pienezza.

    In conclusione possiamo dire che la teologia della secolarizzazione, ossia la teologia delle realtà terrestri va promossa, incoraggiata e sviluppata; essa deve costituire uno dei principali obiettivi della ricerca teologica del nostro tempo. Invece la secolarizzazione della teologia deve essere respinta energicamente e categoricamente condannata.