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Il vangelo di Luca 2

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    AlfredoGennari
    Post: 630
    Città: PIAN DI SCO
    Età: 76
    Sesso: Maschile
    00 16/02/2014 16:30
    Atti 1, 1: Nel mio primo libro, o Teofilo, ho parlato di tutto quello che Gesù cominciò a fare e insegnare ...
    Da questo inizio di Atti, risulta evidente che Luca aveva già scritto il suo vangelo e che Teofilo, persona reale o immaginaria che fosse, lo conosceva già.
    Da questa indicazione possiamo anche trarre una conclusione circa il “quando” Luca scrisse il suo vangelo.
    Infatti, il libro degli Atti finisce quando Paolo arriva prigioniero a Roma e vi rimane due anni in una casa presa in affitto (Atti 28, 30) e questo avviene nel 60 (arrivo a Roma) e il soggiorno dell’apostolo si protrae fino al 62.
    Pertanto Luca, nel 62, aveva già scritto il suo vangelo.

    Luca 1, 1-4: Poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che hanno avuto compimento in mezzo a noi ...
    Chi sono i “molti” che avevano narrato la storia di Gesù?
    Cosa aveva Luca a disposizione per compilare una narrazione della persona di Gesù?

    Rifacciamo un po’ di storia
    Pentecoste del 30 d.C., Gesù era risorto 50 giorni prima, lo Spirito promesso scende sulle 120 persone (fra cui erano i 12, la madre e i fratelli di Gesù, vedi Atti 1, 13-15).
    Subito i 12 scendono in piazza e annunciano Gesù risorto, Pietro fa il primo discorso evangelistico (riportato da Atti 2) ma anche gli altri apostoli annunciano il vangelo come lo avevano ricevuto dal maestro e come venne risvegliato nella loro memoria dallo Spirito: ... lo Spirito Santo, che il Padre vi manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto (Giovanni 14, 26).
    Il vangelo viene predicato in Gerusalemme e nell’intera Palestina.

    La predicazione dei 12 è la stessa, forse addirittura con le stesse parole, grande era la memoria degli antichi; e a questa peculiarità si aggiungeva, nei 12, l’azione dello Spirito Santo.


    Molti prendono nota, si appuntano ciò che i 12 raccontano, sia i detti che i fatti compiuti da Gesù.
    Qualcuno inizia a fare delle raccolte di questi appunti. A qualcosa di questo genere si può pensare quando si parla di “fonte Q” degli studiosi (vedi i post “I vangeli apocrifi 1” e “Matteo aramaico”).

    Matteo è forse il primo a farlo, come sembra voler dire Papia (vedi post “Matteo aramaico”) .
    Matteo è un apostolo e mette insieme il materiale che circola fra i fratelli. Non è un vangelo vero e proprio come quelli che conosciamo, è un insieme non organizzato (non “redazionato” si potrebbe dire) di detti soprattutto: esiste qualcosa di simile, il vangelo gnostico di Tommaso (vedi post “Vangeli gnostici 1).


    Ma è sempre più evidente la necessità di un racconto organico, i credenti di tutta la Palestina ne hanno necessità, non possono avere sempre presso di loro gli apostoli o i loro più stretti collaboratori.
    E allora, sulla base della raccolta già operata da Matteo, spunta un vangelo probabilmente in aramaico ad uso dei credenti Ebrei: è quello cha sarà chiamato “Vangelo degli Ebrei”, o “degli Ebioniti”, o “dei Nazarei” (vedi post “I vangeli apocrifi 1”).

    Ma intanto il vangelo comincia ad essere predicato fuori dalla Palestina.
    Conseguentemente alla persecuzione (ad opera del Sinedrio di Gerusalemme) che aveva portato all’uccisione di Stefano (Atti 7), molti credenti erano dovuti scappare da Gerusalemme disperdendosi un po’ dovunque, alcuni arrivarono ad Antiochia in Siria e lì cominciarono a predicare il vangelo anche ai non Ebrei (Atti 11, 19-21).

    Questo avviene pochi anni dopo quella pentecoste del 30 d.C. che vide il primo annuncio del vangelo: siamo non oltre il 33 (qualcuno dice il 36), solo tre anni dopo, tanto rapida era stata la diffusione del messaggio cristiano!
    Si rende necessario un racconto organico su Gesù e il suo insegnamento. E deve essere in lingua greca, perché siamo ormai fuori dalla Palestina e, del resto, anche molti Ebrei parlavano e conoscevano bene il greco.
    Ed ecco Marco, il vangelo di Marco.

    Papia scrisse che Marco fu interprete di Pietro (vedi post “I vangeli apocrifi 1”). In altre parole, Marco mise per iscritto la predicazione di Pietro.
    Si dice che Marco abbia scritto il suo vangelo a Roma dove Pietro stava predicando.

    Ma non era certamente necessario che Pietro fosse a Roma o, comunque, non fu solo a Roma che Pietro aveva predicato. Pietro era stato ad Antiochia, lo vediamo dal cap. 2 della epistola di Paolo ai Galati; e poi era stato in Mesopotamia e precisamente a Babilonia, da dove scrive la sua prima lettera (vedi 5, 13 e con lui c’era anche Marco).

    Pertanto Pietro aveva predicato in molte parti dell’Impero e lo aveva fatto certamente in greco e Marco aveva potuto così “interpretare”, come dice Papia, la predicazione dell’apostolo.
    Che Pietro sia morto a Roma è quasi certo, non ci sono prove bibliche che egli sia stato a Roma e, se c’è stato, c’è stato solo per pochi mesi prima di morire. Quando Paolo giunse a Roma, nel 60, prigioniero, Pietro sicuramente non c’era. Infatti Paolo vede alcuni fratelli della chiesa di Roma ma nessuno parla di Pietro ed è impensabile che, se Pietro fosse stato a Roma, i fratelli di quella chiesa non ne avessero accennato minimamente (vedi racconto di Atti 28, 15-16).


    Esiste, però, una testimonianza isolata da parte di Eusebio di Cesarea, storico della chiesa, la quale dice che Pietro sarebbe stato a Roma nel 42, secondo anno del regno di Claudio.
    Proprio in quel periodo (41-43), il re Erode Agrippa I (morirà nel 44, vedi Atti 12, 20-23), per far piacere ai suoi connazionali, iniziò una persecuzione contro la chiesa di Gerusalemme uccidendo Giacomo di Zebedeo (fratello di Giovanni) e incarcerò Pietro col proposito di giustiziarlo appena passata la festa di Pasqua. Sennonchè Pietro venne miracolosamente liberato e, dopo aver avvertito i fratelli se ne andò in altro luogo (Atti 12, 17).

    Se ne andò forse a Roma, secondo quanto scrisse Eusebio? quel se ne andò in altro luogo è forse un velato accenno di Luca a Roma?
    A Roma c’erano molti Ebrei, quindi non ci sarebbe niente di strano. Inoltre, era necessario che andasse lontano da ogni rischio di essere nuovamente catturato dai soldati di Erode.
    E quindi, Marco avrebbe scritto il suo vangelo proprio in quel periodo intorno al 42, riportando per iscritto la predicazione di Pietro a Roma. A conferma di questa data, c’è un frammento di papiro riportante un passo di Marco e risalente al 50-55.


    E allora, Luca aveva parecchio materiale a disposizione, materiale fra cui destreggiarsi per comporre il suo vangelo che doveva essere rivolto principalmente a lettori di origine non ebrea.
    I “molti” di cui Luca parla sarebbero, allora, il vangelo di Marco, quello che conosciamo; la raccolta di detti fatta da Matteo in aramaico e, conseguentemente a questo Matteo aramaico, il vangelo degli Ebrei (o degli Ebioniti, o dei Nazarei), e inoltre aveva sicuramente delle raccolte di detti nate “spontaneamente” e che costituiscono la cosiddetta fonte “Q”.
    Forse aveva anche a disposizione il vangelo di Matteo che conosciamo; o forse quest’ultimo era, come quello di Luca, in quegli anni prima del 62, in fase di stesura.








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    Orchidea
    Post: 520
    Sesso: Femminile
    00 17/02/2014 18:48
    Scrittore: Luca
    Dove fu scritto: Cesarea
    Quando fu completato: ca. 56–58 E.V.
    Tempo a cui si riferisce: 3 a.E.V.–33 E.V.
    IL VANGELO di Luca fu scritto da un uomo dalla mente acuta e dal cuore sensibile, e questo ottimo abbinamento di qualità, sotto la guida dello spirito di Dio, diede luogo a un racconto che è sia accurato sia pieno di calore e sentimento. Nei versetti iniziali Luca dice: “Ho deciso anch’io, avendo seguito con accuratezza ogni cosa dall’inizio, di scriverteli in ordine logico”. La sua esposizione particolareggiata e meticolosa corrobora pienamente questa affermazione. — Luca 1:3.