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Vangeli apocrifi 1

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    AlfredoGennari
    Post: 630
    Città: PIAN DI SCO
    Età: 76
    Sesso: Maschile
    00 14/01/2014 17:33
    Vangelo degli Ebrei – Vangelo degli Ebioniti – Vangelo dei Nazarei – Vangelo dei dodici e ...
    ... e, quasi certamente, la raccolta di loghia in aramaico di Matteo, come dice Papia.

    Sono tutte denominazioni di uno stesso scritto sorto nei primissimi anni della chiesa di Gerusalemme, presenti ancora tutti gli apostoli (i dodici).
    Certo, questa affermazione non è proprio sicurissima, son troppo scarse le prove in questo senso.
    Fatto sta, comunque, che diversi fra i cosiddetti “padri” della chiesa, alcuni parlano di essi e ne citano dei passi attribuendoli a qualcuno di quei quattro apocrifi che ho nominato sopra; ma lo fanno in modo tale che uno stesso brano viene talvolta attribuito a uno e talaltra a un altro di quei quattro, come se le informazioni arrivate ai vari “padri” fossero diverse e discordanti tra loro. Vedi Vangeli apocrifi: post-it 4.

    E allora mettiamola in questo modo.
    Inizia (pentecoste, Atti 2) la predicazione degli apostoli. Questa avviene inizialmente nella sola Palestina, quindi in lingua aramaica.
    Chi ascolta gli apostoli prende nota, si scrive i più importanti loghia del Signore e anche i più importanti fatti della sua attività.
    Diventa subito necessario mettere insieme i loghia e gli eventi della vita di Gesù; gli apostoli sono ancora tutti insieme a Gerusalemme e, più in generale, in Palestina.
    Matteo inizia subito a farlo - e abbiamo il Matteo aramaico; ma a questo contribuiscono sicuramente anche gli altri apostoli – e abbiamo il vangelo secondo gli apostoli o vangelo dei dodici. E’ uno scritto ad uso dei cristiani di origine ebraica.
    Ma, in breve tempo, il messaggio si espande fuori della Palestina a cominciare da Antiochia di Siria.
    E’ qui, in questo luogo e in questo tempo, che sorge la controversia documentata da Atti 15: i Gentili che si convertono a Cristo devono sottostare anche alla legge di Mosè? Si stabilisce di no, non serve la circoncisione né le altre norme di Mosè. Principale sostenitore di questa tesi è senz’altro Paolo, che ne subirà le conseguenze (vedi Atti 21 che racconta del suo arresto a Gerusalemme).

    In seno al Cristianesimo si formano due correnti. La corrente “ebraica” deciderà di osservare un solo vangelo (nel frattempo nascono i quattro vangeli canonici, fuori dalla Palestina), e cioè quello originario di Matteo (raccolta di loghia) in aramaico, cui collaborano anche gli altri apostoli per cui diventa ben presto “vangelo dei dodici”.
    E poiché la corrente “ebraica” assumerà le denominazioni di “Ebrei”, o “Nazarei”, o “Ebioniti”, a seconda delle sfumature dei vari gruppi, avverrà che quello stesso vangelo assumerà di volta in volta, a seconda di chi ne parlerà, un nome diverso pur essendo praticamente uno stesso vangelo.

    E quindi, la raccolta di loghia in aramaico, di cui dà testimonianza Papia, è stato il lavoro fatto da Matteo, ma anche dagli atri 11, per mettere ordine alla grande quantità di frammenti che ognuno si scriveva per proprio uso e consumo.

    Va notato anche qui che i dodici, i quali da buoni orientali avevano una memoria veramente di ferro, ripetevano praticamente tutti nello stesso modo, le parole che avevano udito dal Signore Gesù, per cui i racconti dei detti e dei fatti erano pressoché uguali da qualunque dei dodici provenisse.
    Era facile , allora, avere tanti frammenti scritti da anonimi credenti che volevano ricordare tutto quanto era provenuto da Gesù.
    I critici parlano di fonte Q come base per la redazione dei vangeli canonici: e non potrebbe essere questa? A me sembra molto verosimile.

    Ed ecco qui, dunque, la raccolta di loghia fatta da Matteo in aramaico (vedi Papia).
    Ma intanto la Parola si spande fuori Palestina, dove la lingua di tutti è il greco e quella “raccolta di loghia” diventa la base per i vangeli greci, i canonici.
    Il primo sembra essere stato quello di Marco che, secondo quanto dice il solito Papia, fu interprete della predicazione di Pietro.

    Però non “interprete” nel senso di “traduttore” da una lingua in un’altra: Pietro, infatti, essendo galileo, conosceva sia l’aramaico che il greco e non aveva bisogno di traduttori. Però necessitava di qualcuno che mettesse anche in lingua greca quello che già era stato scritto in aramaico nei primissimi anni della chiesa. Pietro era spesso ad Antiochia, lo ritroviamo poi in Mesopotamia I Pietro 5, 1); e in questi luoghi egli predicava in greco e Marco si premurava di riprodurre diligentemente (è il solito Papia a dirlo) la sua predicazione.
    Il vangelo di Marco sembra essere stato il primo dei canonici, ne è stato ritrovato un frammento di copia manoscritta risalente al 50-55 d.C., e dopo di lui sono stati composti gli altri due sinottici che, per come si mostrano, sono stati scritti avendo sott’occhio il vangelo di Marco.


    Ma torniamo ai nostri quattro apocrifi.
    Restano a vivere in un ambito molto ristretto, quello dei giudaizzanti, quei cristiani provenienti dall’ebraismo che non concepivano l’idea che la legge di Mosè avesse finito il suo compito e volevano continuare ad osservarla come indispensabile per piacere a Dio.
    Niente di male in questo, fino a che resta una scelta personale. Conosco uomini cristiani, buoni cristiani, che hanno circonciso i loro figli e loro stessi erano circoncisi, ma non hanno mai pensato di imporre a chicchessia questa loro prassi.
    Probabilmente l’epistola agli Ebrei, uno dei libri del Nuovo Testamento, potrebbe essere stata scritta proprio per cercare di dissuadere questi “giudaizzanti” a non lasciarsi sedurre dalla nostalgia per il passato.


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    Orchidea
    Post: 520
    Sesso: Femminile
    00 14/01/2014 20:41
    "Vangelo degli Ebrei" o "Vangelo secondo gli Ebrei" è il nome utilizzato in citazioni patristiche dal II al V secolo per designare un testo evangelico esistente in quel periodo, ma che i cristiani di lingua greca conoscevano poco;[1] di esso si sono conservati solo frammenti, proprio attraverso le citazioni patristiche.
    I principali testimoni sono Papia, Egesippo, Ireneo di Lione, Clemente di Alessandria, Origene, Eusebio di Cesarea, Epifanio di Salamina e Sofronio Eusebio Girolamo. In base alle contrastanti caratteristiche delle citazioni patristiche, è possibile distinguere tre vangeli indicati dai Padri della Chiesa col nome di "Vangelo degli Ebrei": il Vangelo degli Ebioniti, il Vangelo dei Nazarei e il Vangelo secondo gli Ebrei vero e proprio.[2]

    it.wikipedia.org/wiki/Vangelo_degli_Ebrei