Buongiorno a tutti, mi chiamo Daniela, ho 52 anni e sono sempre triste, perchè so di avere sbagliato e non posso perdonarmelo,penso di avere anch'io una stella che brilla nel cielo, si chiama elisa,ora racconto la mia storia.Ttutti quelli che sono per l'aborto sono nati,anche le madri che lo chiedono.
Come ho già scritto ho 52 anni, molti di questi vissuti male,anche da piccola, il mio nome è Daniela,ho 3 figli maschi,il più grande Giorgio di 33 anni, il secondo Alberto di 31 anni e il terzo Andrea di 20,per arrivare al punto che mi interessa mettere in discussione, parto dal 1999, quando scoprimmo che mio marito Piero,era malato, di una malattia,dicono i medici piuttosto rara per le persone giovani,e lunga e col tempo invalidante.
la nostra ricchezza erano i figli e la salute fino a quel momento, ma come tanti,interessati alle cose materiali,ad ogni confort e con la vanità di costruire da noi "mio marito ai tempi era un buon artigiano edile ed anche i miei due figli più grandi"la nostra prima ed ultima casa.
Cominciammo, prima che sapessimo della sventura di mio marito e nostra.
Prima acquistammo un terreno, non curato, lo pagammo con un prestito della banca,che pagammo senza troppi problemi.
Intanto, dopo il lavoro alle domeniche e feste, mio marito, con i figli, si andava a fare dei lavori per ristrutturare il terreno e una piccola, ma per noi bella casetta in pietra, già esistente, ma trascurata, i lavori erano lunghi e pesanti, non c'era festa che non si andava li, nel frattempo, noi stavamo in una casa in affitto nel paese di soldano,in provincia d'Imperia in liguria.
Io da tempo avevo problemi di tiroide e quando ormai la casa nuova era finita e mio marito sempre più grave, io dovetti operarmi,l'operazione andò bene, ma le mestruazioni dopo c.ca 2 mesi non mi venivano ancora e il medico mi disse che poteva essere per via del disordine ormonale che l'intervento poteva aver causato, ma preoccupata,feci la prova del test di gravidanza, prima a casa, poi per maggior sicurezza andai in un laboratorio di analisi,e li haimé ci fu il responso,era positivo,aspettavo un bimbo.
scrivo haimé perchè facendo i conti, praticamente, rimasi in cinta prima dell'intervento, che mi fu rimandato a causa di un problema del chirurgo, non mi fecero più le analisi di routine e dopo un mese venni operata. Da li iniziò il mio calvario, perchè pensammo al feto che avrebbe potuto riscontrare dei problemi, per anestesie e cure, raggi ecc.,Mi precipitai dal ginecologo e ne parlai con lui di questa mia paura, ma lui mi disse che sarebbe andato tutto bene, e poi comunque alla 22 esima settimana era obbligo credo,per me visto i miei 42 anni di effettuare l'amniocentesi.
A casa naturalmente ne parlammo e mio marito mi disse subito di abortire, perchè vista la sua situazione di malato grave,e che i debiti che si erano formati, per via della sua impossibilità al lavoro e alle spalle un mutuo che ci servì per costruire la nostra casa, mi disse lui, i figli già grandi e tutti quelli che ne erano al corrente, di abortire.
Io piansi molto, mi arrabbiai, col mondo intero,con il chirurgo, con i sanitari che non mi fecero rifare i dovuti esami, tra cui il test di gravidanza, e addirittura con Dio, però prendendo in considerazione quello che mi disse il ginecologo alla mia prima visita, mi feci forza, ma dovetti promettere a mio marito e alla mia famiglia che se il risultato dell'amniocentesi risultava un bambino malato, avrei fatto l'aborto terapeutico così facilmente chiamato.
Dissi al mio medico che comunque andassero le cose non avrei voluto sapere il sesso.
A c.ca la 21esima settimana iniziai a sentirlo muovere, vederlo nelle varie ecografie,sempre con la paura in corpo,mi consultavo su internet, su chi avesse avuto dei problemi del genere, stavo proprio in pena,intanto, tutto andava bene nelle varie analisi che mi faceva fare il medico,dalle ecografie si vedeva tutto il suo corpicino ,tutto formato e in movimento e il suo cuoricino che batteva forte, con la paura andavo avanti e dopo aver fatto l'amniocentesi,aspettando l'esito , che sarebbe passato 15 giorni,pregavo Dio ,la Madonna, facevo novene e mi raccomandavo a tutti i santi che potevo conoscere,e cercavo risposte dalle persone,e soprattutto una signora di 55 anni, mi raccontò che anche lei rimase in cinta, dopo aver subito operazioni,raggi vari e assunto molti farmaci forti, quando lo seppe era ormai di 6 mesi e così portò a termine la sua gravidanza, e nacque un bel maschietto sano che ho avuto la gioia di conoscere,la signora mi fece coraggio, un coraggio che giorno dopo giorno si affievoliva.
Io speravo, ma una mattina, trascorsi proprio 15 giorni nei quali ogni giorno sia io che mio marito, guardavamo turbati nella buca delle lettere per la tanto aspettata risposta,e con noi i nostri figli, ma
il 31 gennaio del 2003 alle ore 11,50,suonò il telefono di casa,risposi, era il mio ginecologo,ascoltai quello che mi doveva dire ma in preda al panico,con i morsi allo stomaco,mi disse:"signora,mi è arrivata la risposta dell'esame qui in ospedale,è una bambina dauwn,per lunedì venga in reparto alle 7,30 e chiede alle infermiere che deve fare l'aborto terapeutico,io non ci sarò ci sarà comunque un mio collega."
Ero sola in quel momento e aspettavo i miei a pranzo, piansi all'impazzata,tanto,e tanti pensieri mi soffocavano e pure i miei quando lo seppero ci restarono di stucco, non una parola, solo lacrime,e poco dopo un invito da parte loro di rassegnarmi, dicendomi, non possiamo tenerla,guarda come siamo ridotti, in che sociètà la vogliamo mettere e via con le scuse.Intanto oltre alla notizia brutta ero arrabbiata col ginecologo che mi ha parlato come se fosse una bellissima passeggiata,e poi perchè gli dissi che qualsiasi cosa fosse successo non avrei comunque voluto sapere il sesso, lo avevo scritto anche nel questionario che fanno compilare prima dell'esame.Ora non so se qualcuno leggerà questa storia, ma al momento della notizia, il cervello mio e di mio marito andò in tilt,mi resi conto che al momento ci rattristammo soprattutto per il fatto che era una bimba, da noi molto desiderata, dopo 3 bei figli maschi.
Quel giorno e i seguenti, avevo paura di me, del bimbo che portavo in grembo, avevo paura di sentirlo muovere e mi ripetevo ti devo uccidere!piansi e poi piansi ancora fino a non riuscire a vedere dagli occhi gonfi e telefonai al mondo intero,a chi aspettava risposte, e forse perchè volevo sentirmi dire che facevo la cosa giusta!
Devo dire che tutti mi dissero che vista la situazione familiare era giusto così,avendo malattie e debiti di ogni genere e un bimbo dauwn non avrebbe avuto vita facile in questo mondo di eroi!era meglio soprattutto per lui, nel mio caso una lei,ma questo non fa differenza, solo una mia cugina mi disse,: Daniela,perchè non la tieni, sai quei bambini, sono molto dolci e danno molto affetto, sai io ne conosco tanti!"
Allora arrabbiata,con la bava alla bocca, me la presi tanto con Dio e gli gridai :"perchè questo, lo sai quanto desideravo una bambina,a tutti i costi,si mi hai accontentato, ma me l'hai data malata,sapendo che non posso tenerla e ogni giorno e per anni offesa con Dio, gli dicevo di tutto!"
Parlando con le suore dove io lavoravo da molto tempo e che mi vogliono un mondo di bene e io a loro bene,mi aiutavano in tutti i sensi,ero per loro un'amica, una nipote,una persona fidata,anche loro, malgrado l'abito che indossavano,mi dissero che era la cosa giusta per la mia situazione, ma allo stesso tempo erano preoccupate perchè sapevano che non era giusto, era peccato e non sarebbe stata per me una passeggiata.
Però loro mi indicarono di andare da in padre salesiano a parlare di questa situazione,consigliandomi di fare una specie di rito,cioè alla mia piccola creatura in intimità con mio marito fare il battesimo di desiderio, il padre non ebbe molto da dirmi ,ma così alla sera, già a letto, prima di " dormire" io e mio marito accarezzammo la mia pancia e pronunciando questo "rito":"noi genitori tuoi Piero e Daniela, ti battezziamo col nome di Elisa e poi la raccomandammo con varie preghiere e chiedendo scusa a lei e a Dio,e alle forze celesti.Certo ancora non so se questo gesto era giusto o no, certo so che per noi è stata una magra consolazione.
Intanto dovevo trascorrere questi 4 giorni di tormento, sapendo che il lunedì 4 febbraio la portavo ad uccidere, così molto triste ma con le spalle al muro,il lunedì partimmo e mi recai in ginecologia e presentandomi dissi:"sono d'accordo con il mio ginecologo per fare l'aborto terapeutico".
le infermiere mi guardarono perplesse,alcune,altre come se niente fosse!mi accompagnarono in camera con tutte le premure del caso, ma ad un certo punto della mattinata passò a farmi visita un medico, mai visto e mi disse bruscamente:"perchè è qua? ed io con un filo di voce risposi:"devo fare l'aborto terapeutico" e lui con severa risposta mi disse:" signora non è mica un obbligo, cosa ha il bambino?" ed io :" è dauwn" e lui ribattè:" ma può anche accettarlo sa ce ne sono tanti, e non è la fine del mondo:""
Non versai una lacrima perchè le avevo esaurite nei giorni scorsi, ma per tristezza e la vergogna non ebbi la forza di dire nulla, le infermiere rimasero ammutolite e pietrificate,per il modo in cui il medico si propose.
Ero confusa, ma non sapevo come fare e sapevo però di avere stretto un patto con mio marito che avrei abortito per il bene nostro e della nostra piccola Elisa.
Allora iniziarono ad introdurmi in vagina degli ovuli 3 in tutto e mi vennero dei dolori allucinanti e visto che avevo già partorito 3 volte, sapevo com'erano i dolori di un parto, ma vi giuro che questi erano lancinanti, insopportabili, ma tutto si calmò e non successe nulla, così mandai a casa mio marito che stava male di suo e tutto si fermò niente più dolori.Ma alle 3 del mattino di martedì 5 febbraio, iniziarono i dolori e così il tanto indesiderato e temuto travaglio,mi condussero in sala parto, io avevo tanta paura e sofferenze, psicologiche soprattutto e l'aborto fu fatto.
Il medico di turno quando vide la bambina,ricordo che fece un'espressione di stupore e mi disse:" vuole vederla?" io mi ero ripromessa di non vedere e così gli dissi di no! non mi sentivo e non ero degna di vedere la mia bimba, che ho ucciso, ho solo sentito che pesava 380g e la vidi trasportare da un infermiera in un contenitore di plastica gialla,per poi gettarla nei rifiuti ospedalieri.
Mi pulirono ed andai poi il giorno dopo a casa alle 16,30,in silenzio, pochissimi sguardi che si commentavano da soli e da quel giorno penso a lei, e la cosa più beffarda ma che mi servì come lezione di vita fu questa: subito dopo pochi giorni accompagnai mia mamma in un ufficio,dove si trovava una SIGNORA con suo figlio di c.ca 6 anni dauwn che la strinse forte a se dicendole:" MAMMA TI VOGLIO BENE!" ora quando incontro bambini e grandi con la sindrome di dauwn, provo una grande tristezza e vergogna di me,e capisco che il Signore mi ha messo alla prova e mi ha dato la possibilità di no
n commettere questo terribile atto,ad esempio, quella mamma, che ha partorito un bambino sano la telefonata invece che la lettera,il sesso, mia cugina che mi diede quel favoloso consiglio, il medico che mi disse che potevo anche tenerla,e in più il medico che mi ha seguito al parto il quale fece una faccia stupita che da quel giorno mi fa pensare : e se si fossero sbagliati?, se fosse stata sana? o meglio ancora perchè l'ho gettata via? ho sbagliato,lo so e ne pago le conseguenze ora sulla terra e un giorno all'Inferno.Ora io da quel periodo entro ed esco da in centro di salute mentale e ho tentato di togliermi la vita e altri problemi inerenti la salute