00 25/08/2013 22:07
carissime amiche, le settimane più dure sono queste qua e quelle a venire, quando la prima disperazione lascia spazio alla piena realizzazione di quanto è successo. Lo dico sempre, Geny: siete bravissime voi che riuscite almeno a gridarlo, a scriverlo il dolore, ad averci cercato via internet e a raccontarvi già nelle prime settimane. Io dopo 1 o 2 mesi ero ancora un automa che non riusciva a fare nulla di veramente funzionale se non pregare al cimitero, per ore e ore. Neppure aprire il frigo per fare la lista della spesa ero capace a fare...e Ilaria ho avuto la forza di cercarla dopo tre mesi, piano piano è poi andata meglio. Le chiamiamo "montagne russe", questi giorni difficilissimi che poi vengono seguiti da altri di serenità, per poi inciampare di nuovo e poi ancora rialzarsi. Il cammino è difficile, sarebbe impossibile misurare il tempo in giorni per vedere grandi miglioramenti dell’umore. Un giorno dopo l’altro, “digerendo” un pezzettino alla volta del proprio dolore, arriverà però anche il tempo che si misura in mesi e le cose andranno meglio. Un aiuto psicologico può essere importante, trovando la persona giusta che possa accompagnarvi. Mio padre è psichiatra e mi ha aiutato moltissimo una terapia farmacologica per quell’orribile peso sul petto, insopportabile ancora oggi se solo ci ritorno con la mente. C’è bisogno di tempo e pazienza in questo cammino ed è il rovescio della medaglia di quanto noi cerchiamo di far capire a chi ci dice “pazienza, archivia, vai subito avanti, tanto ne arriva un altro”. Matilde è Matilde, Alessio è Alessio, Sofia è Sofia…amori così grandi e unici non possono essere archiviati a comando (e cercate di diventare sorde a frasi infelici che vi verranno dette, anche con intenzione buona…) e, noi mamme che lo sappiamo, “abbiamo dovuto”, “dobbiamo” stare male, senza sconti. Mi rivolgevo le prime settimane disperata a mio padre cercando di capire le mie reazioni, eventualmente della necessità di una terapia più complessa, e lui mi aveva risposto che ero assolutamente normale, erano reazioni normali di una mamma che perde il proprio figlio e che sarebbe stato preoccupante il contrario. Domattina parto per una settimana di volontariato in Calabria con le ragazze del collegio universitario in cui lavoro, a coltivare i campi confiscati alla ‘ndrangheta e gestiti ora da una cooperativa sociale. Sarò alloggiata in una scuola elementare, zero confort, e spero di avere un po’ di rete per potervi leggere e mandarvi un abbraccio. Se non riesco è perché la tecnologia non me lo permette.
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Giovanna