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Seconda parte: Lui avrebbe votato così
Ovvero: il mio primo revival della musica degli anni ’60 e ‘70



Periodo: Pessimismo Edonista con Inquietudine Esistenzialista.
Anni: 1982/1985


Gli anni ’70 sono morti male.
D’eroina e di terrorismo.
Tutto lascia credere che si sia trattato di un chiaro caso di suicidio, ma a guardare con un po’ più di attenzione si può ancora oggi capire di come invece siano stati suicidati.
A un certo punto di eroina si erano riempite le strade, la trovavi più facilmente che i tuoi fumetti preferiti in edicola.
E poi improvvisamente quegli stessi quattro gatti capaci al massimo di sparare alle gambe a un giudice senza scorta o a un giornalista scomodo erano diventati una specie di esercito attrezzato per operazioni in grande stile come il sequestro Moro e per proporsi addirittura come incombente minaccia al cuore dello Stato
Ma questi sono discorsi che qui c’entrano solo come sfondo.
Come anni dopo mi venne da scrivere abbiamo preteso di confondere i fiori con i mitra.
E abbiamo amato l’impossibile e sparato nel vuoto.
Uccidendo chi non doveva morire e finendo per aver paura di amare
.
Bravo, hè !?
L’adolescenza è una bestia strana.
Non si accontenta più di vivere.
Deve pure chiedersi il perché.
E lì si frega con le sue mani.
Perché il perché sarebbe solo e semplicemente essere felice.
Ma di mezzo ci sono giusto una decina di millenni consciamente trascorsi a frapporre ostacoli sempre più sofisticati e subdoli tra te e quell’elementare traguardo.
Gli ultimi duemila poi te li raccomando.
Loro e il loro dio morto ammazzato che si nutre della sua carne e del suo sangue.
Peggio di un film di Mario e Lamberto Bava.
E allora ti ammali di inquietudine.
L’energia positiva tende a trasformarsi in forza distruttiva ed autodistruttiva.
E questa forse è la differenza più eclatante tra la cultura e la musica del ’68 e del ’77, tanto per rimanere alle catalogazioni stereotipate.
Sono un ghepardo a piedi per la strada, con il cuore gonfio di napalm
Sono il figlio in fuga dalla bomba atomica
Sono il ragazzo dimenticato dal mondo
Quello che cerca e distrugge

Diceva L’Iguana in tempi non sospetti.
Cioè, oddio, non è che uno tutti i no future e no fun poi li prendesse sul serio.
Bastava che la musica pompasse e ci si divertiva comunque, il fine ultimo in fondo restava quello.
Per il resto spostavi la tua giovanile voglia di combattere l’ingiustizia dalla guerra in Vietnam e dalle dittature sudamericane alla decadenza della civiltà occidentale e allo squallore della società dei consumi.
Smettevi di guardare all’esterno e incominciavi a guardarti dentro.
Assolutamente legittimo ma potenzialmente letale.
Fuori dalla tua finestra intanto Dalla Chiesa scopriva che il potenziale del terrorismo a confronto della mafia era una miccetta bagnata contro la disponibilità illimitata di tritolo e potere politico pronto ad innescarlo.
Craxi scopriva che il socialismo da bere era assai più redditizio e gratificante del socialismo reale.
Fuori era un monopolio di discoteche e radio commerciali.
Zombies di negri scoloriti e madonne usate ma like a virgin in imperante salsa electropop di scarto.
La musica buona non era più se non per tutti almeno per molti, tornava ad essere roba per eletti, come era del resto sempre stata prima dell’esplosione planetaria del rock.
E cambiavano i modi di fruizione.
Niente più sedute a base di Prog in cui qualcuno metteva su un disco e si stava ad ascoltarlo, che tanto non c’era neanche bisogno di alzarsi spesso.
Una suite durava un intero lato dell’LP…
Niente più serate che chiunque quando finiva una canzone buttava una monetina nel yuke box e ne sceglieva un’altra.
Le feste tornavano nei pub, nei bar, sempre più spesso nelle case.
Soprattutto negli ambienti universitari.
Un paio di piatti, una piastra, un amplificatore, due casse da almeno 150 watt, cuffia e mixerino a sei piste.
E lui.
Il Disc Jockey.
Ovviamente alternativo a quelli che spopolavano per la massa, ma comunque maestro di cerimonia e arbitro dei gusti.
A me che non ho mai imparato a ballare e tantomeno a suonare fare il selecter piaceva moltissimo.
Appagava il mio pretenzioso ego, mi permetteva di essere al centro dell’attenzione e nello stesso tempo fuori della mischia, della competizione.
Tanto a comprare assiduamente i dischi più strani e introvabili avevamo incominciato in due ai tempi del Liceo e in due eravamo rimasti a farlo all’Università.
Ormai ne avevamo svariate centinaia in costante crescita, quindi diventavamo una specie di passaggio obbligato, tanto più che eravamo del posto e disponevamo in loco di tutto l’armamentario tecnico necessario.
Fare il DJ alternativo era eccitante ma non propriamente facile.
Non come quelli confezionati con lo stampino di radio e discoteche che bastava mettessero in fila i successi del momento ed il lavoro era fatto.
Quando avevi a che fare con quell’intricato sottobosco radical chic che era diventata la parte più disillusa e avanguardista della compianta sinistra giovanile dovevi saperci fare.
La banalità era bandita.
La scaletta dovevi stabilirla guardando il look della maggioranza dei presenti, calcolando la quantità e la qualità di alcolici e stupefacenti a disposizione, la tendenza intimistica o combattiva del momento contingente…
Certo, alla fine poteva bastarti blandire i più senza eccessiva originalità, tipo…
Serata ritmico intellettuale: un occhiolino stralunato alla disco, un tocco di glamour...
Serata nuovo rock impegnato: un anthem cadenzato , un ammiccamento ruffiano...
Ma la goduria vera era quella di uscire dalla produzione contemporanea e recente più o meno conosciuta rifacendole il verso, risalendo alle sue radici, che nessuno conosceva più.
Sorprendere la gente più che assecondarne i gusti.
Poi le raccolte della Trojan Records, della Motown e compagnia bella ordinate da catalogo costavano poche lire.
Ma vuoi mettere l’effetto ?
Spirit of ‘69 & Northern Soul.
Afrobeat Jazzy 'n Funk.
Tutta un altro stile…
E piano piano ci si rimise a rovistare fra la benemerita musica sixties e seventies, trovandoci innumerevoli sorprese più che degne di nota.
Mixandole con le migliori proposte nuove, che spesso erano parenti strette delle vecchie
1959 , 1966 , 1978...
Del resto niente si crea e niente si distrugge

1970 - black power and white suffering

Best Albums

Syl Johnson — Is It Because I'm Black
Misà che peace & love è morto…
Is It Because I'm Black , grandissima canzone.
I'm Talking About Freedom
Come Together , piccolo divertissement personale [SM=x74932] [SM=x74933] [SM=x74932]
[SM=x74933]

The Stooges - Fun House
Gli Stooges e i Deep Purple sono un po’ come l’orgasmo femminile.
Urla e gemiti.
Solo che quelli dei primi sono veri, quelli degli altri simulati.
1970
Fun House
Down On The Street

Nico – Desertshore
Lei è una vera artista e non il giocattolo di Warhol, il suo disco migliore è il prototipo del dark ambient, dello slowgaze e di tante big new things a venire.
Afraid
Janitor of lunacy
The Falconer

The Last Poets - The Last Poets
Appiccare un incendio e solo dopo spiegare cosa fare in caso di incendio.
Run, Nigga
Niggaz Are Scared Of Revolution
When The Revolution Comes

The Velvet Underground – Loaded
Tra un pò Lou correrà da solo…
Sweet Jane
Rock & Roll
Train Round the Bend

Best Songs

Rivers of Babylon - The Melodians
Love Of The Common People - Nicky Thomas
Buona parte dei brani di artisti più o meno ignoti che ho citato in questo scorcio di torneo sui sixties li conosco perché le loro cover sono diventate famose fra i ’70 e gli ’80.
Per questi due chiedere a Boney M e Paul Young.

Them Changes - Buddy Miles

Run Nigger, run…
Con il mio saluto personale a Jimi

Black Skin Blue Eyed Boys - The Equals
Gruppo sicuramente da rivalutare.

Soul Shake Down Party - The Wailers
A me Bob stava decisamente più simpatico quando non faceva il profeta di Jah o di chi cazzo era…
[Modificato da Takfir 17/03/2013 20:35]