00 16/03/2013 17:24
L'anno richiede un jolly disgiunto [SM=x75024] [SM=x75024]

Prima parte: Lui avrebbe votato così.
Ovvero: la mia conoscenza diretta in differita della musica degli anni '60 e '70.



Periodo: Tardo Fricchettone con vista sull’Anarchico Individualista.
Anni: 1975/1978


Una delle categorie di persone che mi ha sempre fatto incazzare è quella dei vati e santi che all’affacciarsi di ogni nuova generazione alla pubertà pontifica che i 12/13 enni di turno sono dei degenerati perché così bambini già pensano a scopare e a stare fuori di testa.
O si sono scordati di cosa li attizzava a quell’età oppure hanno deciso di lobotomizzarsi per meglio sopportare la triste condizione adulta.
I 12/13 enni mostrano queste caratteristiche sin dalla comparsa delle specie umana per congenite caratteristiche di sviluppo ormonale, ma se proprio vogliamo dare anche un riferimento razionale basta pensare al periodo in cui l’umanità ha raggiunto il massimo livello di civiltà e cioè alla Grecia preclassica e classica.
Per mia fortuna sono cresciuto in un momento storico che, pur non eguagliando l’antica Grecia, è comunque stato decisamente il migliore dalla caduta dell’Impero Romano ad oggi.
Nato agli inizi degli anni ’60 mi sono ritrovato all’inizio dei ’70 a beneficiare di tutti i mutamenti positivi offerti da quello che, per semplicità e chiarezza, chiamo Movimento del ’68, anche se le sue radici affondano ben più lontano.
In pratica quando sono arrivato alla pubertà molti dei condizionamenti sociali e culturali che inibiscono il libero sbocciare dei naturali impulsi alla sperimentazione sessuale ed alla ricerca del piacere fisico erano momentaneamente sospesi.
Così come erano sospese anche tutte le malefiche negazioni cattoliche per cui a quell’età uno dovrebbe essere un soldatino di Cristo già bello che indottrinato invece che un animale affamato alla scoperta del mondo, armato di un cervello famelico di conoscenza e di una curiosità infinita.
Uno che è nel momento migliore per ragionare di vita, d’amore e di morte.
Con annessi e connessi.
Specialmente se trova un terreno fertile, come lo era la sinistra, nelle sue svariate e variegate accezioni, in quel periodo.
Cosicché il ragazzino grassoccio e imbranato venuto dalla campagna potesse crescere fisicamente e culturalmente fra una miriade di stimoli golosi.
Di cui la musica era uno dei più appetitosi.
Perché ce n’era tanta e molta era buona.
Io sono andato al Liceo a 13 anni, perché Papà Maestro mi aveva fatto anticipare la prima elementare, e mi sono ritrovato presto immerso in una colonna sonora evoluta e diversificata.
Così ho assaggiato un po’ di tutto ma ho imparato presto a formarmi gusti personali.
Spesso obliqui e trasversali perché sono molto intelligente, molto ricettivo, molto bravo nel metabolizzare e elaborare informazioni in maniera originale.
Per non dire di come sia assolutamente presuntuoso, elitario, stronzo, insofferente alla mediocrità, saccente e superiore.
Nonché talmente fragile e sensibile che a volte per ferirmi basta che una piuma mi sfiori…
Insomma…
Eccomi qui, verso la metà del 1975, ad affrancarmi dalle feste della Scuola e dell’Oratorio e dagli odiatissimi Beatles incominciando ad entrare nelle fumose e poco illuminate stanze dove sovrano era il progressive italiano ed inglese.
Quelle stanze languidamente odorose d’incenso e di hascisc e sofficemente variegate dalle psichedeliche proiezioni cangianti di lampade schermate da sottili foulard di seta indiana.
Così soffici e accoglienti, così shanti.
In un’atmosfera così sognante…
Che alla fine ti addormentavi davvero.
Oppure uscire il sabato sera per locali che dopo la fine della guerra oltre a fare liscio si erano piano piano aperti a suon di boogie woogie, swing, yéyé, rock ‘n roll, beat…
E ormai risuonavano di rullanti e pelli percosse a sangue, corposi accordi di basso e rabbiosi riff di chitarra seguiti da assoli lancinanti.
Perché i complessi che alle feste di paese, alle cerimonie ed ai matrimoni erano orchestrine da polka e mazurka in realtà avevano un cuore grondante di sanguigno R & B ed hard rock.
Rosso come il vino che aveva continuato a scorrere copioso, incurante delle piccole e grandi rivoluzioni di gusto che gli passavano accanto.
Che alla fine, tra vino ed hard rock pure lì ti addormentavi.
E ti svegliavi anche con il mal di testa.
Ma tra questi due stati di coscienza, che spesso si integravano, interagivano, si univano quasi incestuosamente c’era tempo e spazio per cercare e trovare miriadi di piccoli tesori.
Quelli più belli.
Che erano rimasti sospesi nello splendore degli anni passati, nascosti fra gli scaffali ordinati o le pile disordinate degli LP dei più grandi.
Dimenticati fra le scelte antiquate di qualche juke box...
Difficilmente classificabili, a volte strani ed a volte facili.
Sempre eccitanti.

1970 – l’anno dei film e dei cantautori

Best Albums

Fabrizio De André - La Buona Novella
Quando smetti di credere a Babbo Natale il trauma lo superi da solo, ma quando scopri che Dio è come Babbo Natale la questione è un po’ più complessa.
Faber, il cattivo maestro, te lo spiega con una carica di umanità tanto grande e profonda da sfiorare la fede.

Nick Drake - Bryter Layter
Avrebbe tutte le stimmate del predestinato.
Artista maledetto, incompreso, morto giovane in circostanze drammatiche …
Ma pochi lo ascoltarono all’epoca e altrettanto pochi lo ricordano adesso, anche se quando lo nomini tutti fanno finta di conoscerlo.
Ma scriveva canzoni bellissime.
At The Chime Of A City Clock
Fly
Poor boy

Andrew Lloyd Webber & Tim Rice - Jesus Christ Superstar
Forse non tutti sanno che…
Prima di diventare musical nel 1971 e film nel 1973 Jesus Christ Superstar è un doppio album del ’70, un'opera rock composta da Andrew Lloyd Webber con testi di Tim Rice.
Quando uscì al cinema, alle medie, fu causa di infuocati litigi con gli onnipresenti ciellini di allora, falsamente aperti e meschinamente settari come quelli di adesso.
Che se anche eri uno di quelli che ancora volevano provare a cercare qualcosa da salvare nel cristianesimo te ne levavano completamente la voglia.
Everything's Alright
Heaven on Their Minds
I Don't Know How To Love Him

Cat Stevens - Tea for the Tillerman
Forse più leggero dei precedenti.
Ma un album che, oltre a Father & Son, che ha citato Carlo infila almeno altre due perline di quel livello è un signor album.
Wild World
Moonshadow

The Doors - Morrison Hotel
Se ami I Doors lo fai fino in fondo.
Roadhouse Blues
Waiting For The Sun
You make me real


Best Songs

The Prettiest Star (Studio Original) - David Bowie & Marc Bolan
I due piccoli principi crescono …

Suicide Is Painless - Johnny Mandel
M*A*S*H film e serie Tv, non solo sono la più divertente ed incisiva opera antimilitarista di sempre ma hanno anche una colonna sonora di pregio e d'annata.

Spirit In The Sky - Norman Greenbaum
Si narra che dopo questa canzone e un paio di album mediocri il tizio si sia ritirato in una fattoria a fare vita bucolica.
Però il singolo è uno di quelli che ogni tanto risorge.

Venus - Shocking Blue
Come sopra e anche peggio. Gli olandesi Shocking Blue non vengono ricordati per altro.
Se non dalle periodiche Cover del brano.

Born to be wild - The Gems
Completiamo una splendida tripletta di film che sono rimasti l’anima di un’epoca.
Rivisto due volte di seguito per cancellare la sensazione di totale insipienza dell’On the Road targato 2012.
Carlo, se dici che la canzone è di fine 1969 hai anagraficamente ragione, però non rompere.
In tutti i database o quasi è nel 1970…
[Modificato da Takfir 16/03/2013 17:54]