FUMETTI - Il Forum degli Eternauti Unofficial Aurea Forum: comics, libri, musica & chiacchiere assortite

Effetti collaterali

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    Takfir
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    di Kalissa
    00 23/02/2013 01:48
    Ho incontrato Jimi Hendrix
    Nonostante i Turtles abbiano azzeccato solo una canzone in vita loro molti anni dopo sono diventati un film.
    Bhè, non è un film da Oscar però è uno spaccato scanzonato di quell’irripetibile stagione di musica e sogni.
    E di grandi cazzoni.
    C’è dentro un bel po’ di bella gente, vale la pena vederselo…
    Bhè certo film come Io Non Sono Qui sono dannatamente più raffinati, parlano difficile, puoi leggerli a diversi livelli, certo non come quelle cagate che Andy vendeva come arte…
    Chissà cosa cazzo voleva dire con i suoi Screen Test ?
    Catturare frammenti dell’anima delle persone, di certe persone ?
    Come uno sciamano frocio e permaloso…
    Bob Dylan Screen Test 1965
    Ci sapeva fare però.
    Ti prendeva e ti portava in alto, sulle copertine delle riviste alla moda, ti faceva diventare la moda.
    Di quel momento certo.
    Mica nessuno vive per sempre, che cazzo !
    Ma è eccitante stare lì in alto.
    Lo chiamarono il quarto d’ora di celebrità
    Edie Sedgwick Screen Test 1965
    Sei una fragile ragazzina viziata, un'anoressica, una drogata, una ninfomane, un bluff, priva di talento e di cultura ma sei diva, attrice, ballerina.
    Sei la pop-art, nuova di zecca, brillante debuttante, appari su tutti i giornali e ispiri canzoni, abiti e film.
    Sei una superstar, anzi la Superstar.
    Corri veloce…
    Ma sei quella che parla proprio come una donna, fa l'amore proprio come una donna.
    Che fa soffrire proprio come una donna, ma va in crisi proprio come una bambina

    Una volta ti sei vestita in modo molto carino…
    il tuo culo è stata una parte molto apprezzata nei suoi tempi migliori, non è vero?
    le persone ti hanno chiamata, dicendo "Attenzione bambola, stai per arrivare al tramonto"
    Tu credevi che si prendessero gioco di te, ci ridevi su…

    Factory girl neanche questo è un gran film.
    Ma è un anno complicato in un posto complicato, eppure così semplice.
    Non è che sembra irreale, lo è davvero.
    Ma vero, falso…
    Cosa importa ?
    It's only rock 'n roll
    La tua canzone la canta un’altra adesso, femme fatale
    Comunque non prendertela.
    Quel tipo, lì, il musicista…
    Aveva il vizio di scottarsi con le ragazze affascinanti .
    Dicono che una volta, in Inghilterra era talmente andato per una tipa che quando lei lo mandò in bianco strappò tutte le poesie che aveva scritto per lei.
    Peccato…
    Chissà che canzoni sarebbero diventate.
    Anche lei era una tipa speciale, nuda sotto la pelle.
    Anche se canzone più vera se l’era scritta da sola, alla fine l’ha riconosciuto anche il giudice.
    Sister Morphine
    Comunque lei può raccontarla, almeno.
    Canta ancora, fa l’attrice…
    Bhè…
    Ha Il talento di una donna inglese
    Questo sì, è un film da vedere.
    Del resto, come disse qualcuno che di certe cose ne capiva the show must go on
    E poi lei da giovane il sesso non se lo è certo fatto mancare.
    E anche allora la trattarono da puttana, anche se non è proprio vero che quella sera che la polizia irruppe nella villa di Keith la trovò vestita solo di una pelliccia, la testa di Mick che stringeva in bocca una barretta di Mars, fra le sue cosce di velluto.
    Ma cosa puoi aspettarti da una che ha in famiglia per discendenza diretta quel depravato che scrisse Venus in Furs ?




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    Fog
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    Vittima della koalessa
    "Padrune" di Giuda
    00 23/02/2013 08:16
    Possessioni
    Spirito di Mister Fantasy, esci dal corpo del Bardo!!! [SM=x75015]

    Oppure restaci ancora quanto vuoi, cosi vediamo cosa ne viene fuori! [SM=x74985] [SM=x74968]
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    ozymandias
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    "Padrune" di Giuda
    00 23/02/2013 09:10
    Re: Possessioni
    Fog, 23/02/2013 08:16:

    Spirito di Mister Fantasy, esci dal corpo del Bardo!!! [SM=x75015]

    Oppure restaci ancora quanto vuoi, cosi vediamo cosa ne viene fuori! [SM=x74985] [SM=x74968]



    [SM=x74925] [SM=x2114809]

    ma piacerà al Bardo il parallelo con il mitico Massarinchia?
    [Modificato da ozymandias 23/02/2013 09:13]



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    Fog
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    Vittima della koalessa
    "Padrune" di Giuda
    00 23/02/2013 09:50
    L'antica politica del bastone e della carota
    ozymandias, 23/02/2013 09:10:


    ma piacerà al Bardo il parallelo con il mitico Massarinchia?

    Naturalmente -e, aggiungo, giustamente- NO!! [SM=x74971]

    Ma non è che qui ci mettiamo a lisciare il pelo ai bardi o li lasciamo cullare nell'estasi creativa, solo perché, in vena di rockeggiare, si risvegliano da una dormita di un paio d'anni. Produrre, deve!! [SM=x74970]


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    Carlo Maria
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    Clone del Ratto
    00 23/02/2013 12:29
    Ah, niente da fare, io invece non pontifico né stuzzico, ma mi godo questo Tak in fase creativa! [SM=x75027] [SM=x75039] [SM=x74967]
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    Takfir
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    di Kalissa
    00 23/02/2013 13:18
    Massarini va benissimo [SM=x74932] [SM=x74933]
    Quando mi è venuta voglia di cazz... rockeggiare il rischio che ho costantemente cercato di evitare è quello di somigliare a Carlo Lucarelli [SM=x74936] [SM=x74937]

    E poi i primi anni di Mister Fantasy li ricordo con nostalgia.
    Era un modo nuovo di vedere la musica.
    Scialpi lo voterò di sicuro nel torneo [SM=x74946] [SM=x74946] [SM=x74946]



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    Takfir
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    di Kalissa
    00 07/04/2013 14:39
    Woody Guthrie spiegato alle superiori

    Woodrow Wilson Guthrie sin dalla nascita mostrava il sigillo degli unti dal Signore : la sfiga.
    La sua storia di formazione pare sia stata scritta da Giovanni Pascoli in collaborazione con Giovanni Verga, sotto la supervisione di Edmondo De Amicis.
    Il padre finì in fallimento, la madre impazzì, sua sorella morì per una fuga di gas.
    la sua casa venne distrutta da un ciclone, e lui non si ritrovò nel mondo di OZ ma in mezzo a una strada.
    Quando la grande depressione del ’29 colpi gli Stati Uniti aveva neanche 17 anni e incominciò a attraversare l’America saltando su treni merci in corsa, come i pendolari
    Viaggiando a scrocco, come gli Extracomunitari.
    Braccato e maltrattato da agenti ferroviari, poliziotti, leghisti degli States del Sud.
    Perché lui non era un affascinante hobo alla ricerca di avventura ma un disoccupato come migliaia di altri, che sfuggiva dalla devastante miseria della Dust Bowl texana.
    Che tazza di polvere ci si chiama pure in tempi normali, figurarsi in quelli di crisi.
    Il suo viaggio era un'odissea attraverso la povertà delle baraccopoli, la sopraffazione degli industriali, l'ipocrisia dei borghesi e la violenza dell’autorità.
    Mentre inseguiva il suo personale California Dream si arrabattò a fare mille mestieri ma le esperienze come strillone e come predicatore gli insegnarono che i giornalisti e i preti sparano un sacco di grosse cazzate mentre lui aveva la capacità di vedere le vere storie delle persone e di raccontarle con una chitarra scordata, un’armonica e poche parole.
    Rivestendole di scarna poesia e regalandogli dignità e valore etico.
    E fu così che diventò un cantante.
    Nel ’37 a Los Angeles narrava delle disavventure dei poveri e dei dissidenti, usava la musica come forma diretta di informazione e di denuncia dipingendo il tragico quadro della grande apocalisse attraverso episodi tanto quotidiani quanto spesso drammatici.
    Cominciò anche ad avvicinarsi agli ambienti della Sinistra e il suo impegno politico si fece sempre più forte con il passar del tempo, fino a diventare persino pericoloso.
    Visto che sulla cassa della chitarra, inseparabile compagna, stavano indelebilmente incise le parole this machine kills fascists.
    Roba che se provi oggi ad andarci in giro per le strade di Roma in meno di un’ora trovi un gruppo di garbati giovani di Casa Pound che te la sfasciano in testa.
    Comunque incominciò a pubblicare anche dischi ufficiali a New York e nel 1943 fece il viaggio di ritorno in California con il sodale Cisco Houston, il vecchio cantante dei Modena City Rumblers.
    Fermandosi a suonare per tutti i migranti e gli sbandati che incontravano per strada.
    Durante la seconda guerra mondiale anche lui restò coinvolto nell’ondata di patriottismo e si fece un viaggetto a carico dell’esercito in Sicilia.
    Al suo ritorno rimase schifato dalle pugnette mentali che spaccavano un giorno sì e quell’altro pure la new left (il Partito Democratico di allora) e continuò da solo a sviluppare il suo talento artistico e musicale.
    Arrivando a definire una sua epica da strada, irriverente e un po’naif , spontanea e autentica ma anche satirica e visionaria.
    Ma come sempre capita, almeno nei romanzi di Verga, la sfiga mortale era in agguato dietro l’angolo.
    All’inizio degli anni ’50 si beccò la MH, Malattia di Huntington.
    nome scientifico Còrea Maior, è una malattia degenerativa del sistema extrapiramidale che rientra nel capitolo delle sindromi ipercinetiche[…]È una malattia rara (sic !), con prevalenza di circa 3 - 7 casi per 100.000 abitanti con discendenza europea occidentale[…]L'esordio in genere è tra i 40 e 50 anni, spesso con sintomi poco specifici e non di rado di natura psichiatrica (alterazioni della personalità, irrequietezza, stati depressivi).In seguito, si verifica una progressiva compromissione dei sistemi motori con movimenti involontari rapidi della muscolatura facciale, degli arti, dapprima brevi e distali, poi sempre più duraturi e diffusi tanto da dare luogo ad una strana "danza". L'andatura si fa barcollante. Anche la fonazione è modificata con voce monotona o a volte parola esplosiva. Precocemente è compromessa anche la motilità oculare e proseguono di pari grado con apatia, irritabilità, turbe della memoria, idee deliranti a carattere persecutorio sino a stati demenziali conclamati. La durata media di malattia è 15-25 anni, e il decesso avviene per cause intercorrenti (soprattutto complicanze polmonari). (fonte Wikipedia).
    Morì dopo quindici anni di sofferenze, nel 1967, e l’America tutta lo elevò a rango di Eroe Nazionale per la sua integrità morale e la sua irriducibile battaglia contro i soprusi e le ingiustizie.

    Compiti a casa :
    Bob Dylan - Song to Woody
    Neil Young & Crazy Horse - This Land Is Your Land
    Ry Cooder - Vigilante Man
    Bruce Springsteen - I ain't got no Home
    U2- Jesus Christ
    Emmylou Harris - Hobo's Lullaby



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    Carlo Maria
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    Clone del Ratto
    00 07/04/2013 21:33
    Una figura mitica e un cantautore basilare. [SM=x74967]
    M'hai fatto venire in mente anche la rispettosa citazione che Davide Van De Sfroos ne fa in un suo pezzo:



    "Questa terra è la mia terra" è anche un libro davvero interessante. [SM=x74930]
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    Takfir
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    di Kalissa
    00 08/04/2013 21:01
    Tra le tante storie più o meno fantasiose che contribuiscono a tener viva la leggenda del Rock ‘n Roll ce n’è una che racconta di come nel 1963 il giovane Robert Allen Zimmerman fece visita in ospedale a Woody Guthrie, ormai nella fase avanzata della malattia che lo avrebbe portato alla morte.
    Bob Dylan non aveva ancora praticamente inciso quasi niente ma negli ambienti del Greenwich Village molti lo davano già come erede designato proprio di Woody, a cui non faceva mistero di ispirarsi e che ammirava sinceramente.
    Probabilmente parlando di musica, o della sua esperienza al Village, o magari raccontando la sua storia Guthrie confidò al giovane visitatore che aveva una scatola piena di canzoni mai incise buttata in soffitta e che se gli interessava poteva andare a Brooklyn a casa sua e farsele dare dalla moglie.
    Bob non se lo fece ripetere due volte e saltò sul primo autobus per Coney Island.
    Arrivato in Mermaid Avenue suonò alla porta di casa Guthrie.
    Ad aprirgli Arlo, il figlio sedicenne di Woody, che gli disse che la signora non era in casa e non sapeva quando sarebbe tornata.
    Forse Arlo non sapeva nulla della scatola del padre o forse Bob Dylan pensò che fosse scorretto chiedere di una cosa che riteneva preziosa a un ragazzino, ma alla fine se ne andò a mani vuote.
    E non sarebbe mai più tornato.
    Altre versioni raccontano che ad aprire la porta sarebbe stata una babysitter, che gli disse che Margie non era in casa.
    Quanto sia attendibile il racconto non è dato saperlo, visto che Arlo Guthrie avrebbe collaborato con lo stesso Dylan nel 1965 e poi ancora nel 1975 e che se davvero Bob credeva di essere l’erede di quelle canzoni avrebbe avuto di certo tempo e modo di venirne in possesso.
    Comunque quel che è certo è che la scatola di canzoni esisteva veramente e rimase in soffitta per un altro trentennio.
    Quando alla metà degli anni ’90 Nora, un’altra dei figli di Woody, contattò Billy Bragg e gli parlò di tutte le composizioni inedite e mai musicate, se non per qualche appunto melodico, del padre.
    Del perché il prescelto fosse proprio il Bardo di Barking si evince facilmente da questa bella biografia su Ondarock
    Ovvio anche che il cantautore inglese si fiondasse a manovella nell’impresa di ridare vita a quei reperti storici coinvolgendo nel progetto i Wilco, che in quegli anni stavano emergendo come gruppo molto attento al recupero della tradizione musicale americana.
    E fu così che nel 1998 vide la luce l’album Mermaid Avenue.
    Un disco che fa rivivere le canzoni di Woody Guthrie rivestendole di musica che non rinnega le radici ma che interpreta i testi rendendoli fruibili anche alla sensibilità delle nuove generazioni.
    Sul progetto esiste anche un DVD e sono stati pubblicati negli anni a seguire altri due dischi, l’ultimo nel 2012.
    A completare la testimonianza tratta dalle oltre mille storie scritte dal vagabondo Woody Guthrie una notte su un treno merci, o in un qualche villaggio di baracche attraversato con l’amico Cisco, oppure proprio in quella casa in Mermaid Avenue.
    [Modificato da Takfir 08/04/2013 21:06]



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    Takfir
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    di Kalissa
    00 06/06/2013 21:19
    Apocryphal & apocalyptic writings from the early 80s

    Part One.


    Aveva cominciato Patti Smith nel 1979 a tornare a suonare in Italia per tastare il terreno dopo anni e anni di black out di concerti per l’effetto dissuasivo delle violente contestazioni ai Led Zeppelin, il lancio di sanpietrini a Lou Reed e addirittura le Molotov a Santana.
    Lo slogan la musica si sente il biglietto non si paga dei compagni duri e puri poteva essere anche ideologicamente condivisibile ma di fatto tagliò fuori per un lustro il nostro paese dal circuito internazionale.
    Per fortuna di noi abitanti della periferia dell’impero le contestazioni tenevano lontani dalle grandi piazze anche i Cantautori così almeno ci si consolava con Finardi, Graziani, i Nomadi, Stefano Rosso e compagnia bella da noi a Camerino.
    Francesco Guccini a Macerata, allo Sferisterio.
    Avevamo appena raccolto la Maria accudita con tanta cura e attenzione per farla crescere alle nostre altezze quasi montane.
    Sballava poco ma aveva un odore buonissimo e forte perché l’avevamo appena essiccata nel forno di mamma.
    Ne era venuta quasi una busta della spesa ma i carabinieri all’ingresso del concerto ci avevano costretto a scolarci il bottiglione di vino perché non si poteva introdurre vetro, ma alla busta non ci avevano proprio fatto caso.
    Il buon Guccini invece, discorrendo da par suo tra una canzone e l’altra, aveva guardato in basso verso di noi apostrofando con il suo inconfondibile accento: “stasera si riconoscono profumi esotici non proprio maceratesi”.
    E poi il grande Faber, nel campo di calcio di Civitanova Marche, sabbioso quanto e più del deserto del Gobi dopo un decennio di siccità …
    Abbracciato stretto alla ragazza di una sera, nel suo abito di seta indiana frikkettonika.
    Al tramonto l’entrata con il sottofondo dell’Ave Maria in Sardo…
    Le vecchie canzoni riarrangiate e quelle nuove, che all’epoca non mi piacevano poi tanto.
    Però quando incominciarono a venire in Italia i più bei gruppi della nuova ondata fu tutta un’altra musica.
    Poco prima delle vacanze di Natale del 1980 i Talking Heads suonarono al Palaeur di Roma.
    Roma città vicina e con copertura parentale assicurata, in cui i tanti amici permettevano trasferta con pernotto, pasti e canne aggratis.
    I soldi per il treno e il biglietto d’ingresso si rimediavano facile.
    Era tutto pieno e, mano a mano che la gente continuava ad entrare, l’affollamento era arrivato al secondo anello, nei settori chiusi dietro il palco e credo pure nei cessi e negli sgabuzzini.
    Gruppo spalla i Selecter che con il loro ottimo ska avevano scaldato già a dovere l’ambiente.
    Poi, dopo una lunga pausa, si accesero i riflettori sul palcoscenico e attaccarono le note di Pshyco Killer.
    Una specie di scossa per tutto il corpo.
    Il ritmo che ti scorre dentro per le due ore e passa di canzoni dei primi splendidi quattro album della band, alternate in una successione che diviene frenetica.
    Il suono che sembra dilatarsi mano a mano che il numero dei musicisti sul palco aumenta.
    Quattro.
    Cinque con Adrian Belew alla chitarra.
    E poi ancora, e ancora…
    Fino a nove.
    Un altro basso, le coriste, ancora percussioni…
    Un’orgia di musica da orgasmo a ripetizione.

    Nel Maggio 1981 allo stadio comunale di Firenze arrivarono i Clash.
    A Bologna l’anno prima non ci avevano assolutamente mandato i genitori, per paura dei disordini e dei casini con la pula, e gli avevamo tenuto il muso per un mese.
    Poi la situazione di tensione ai concerti si era normalizzata, noi eravamo pure diventati maggiorenni e quindi partimmo armati di sacchi a pelo, golden brown e pollice tirato a lucido per l’autostop.
    Meglio del cinema l’autostop.
    Ci caricavano soggetti degni dei più improbabili protagonisti delle commedie all’italiana di serie B.
    Ma pure a noi non mancavano di certo i nostri sani tic.
    Stile abbassare di scatto il braccio e fare gli indifferenti se solo all'orizzonte si scorgeva la sagoma di una Prinz verde bottiglia, portatrice di smisurata sfiga.
    Se il tempo in attesa del passaggio si allungava accendersi una sigaretta, perché si sarebbe immediatamente fermato qualcuno, costringentoti a buttarla.
    Per andare dal punto A al punto B, contraddicendo ogni evidenza geometrica, non si seguiva una linea retta ma un percorso che su una cartina topografica poteva somigliare al tracciato dell’elettrocardiogramma di un tachicardico.
    Alla fine si arrivava sempre tardi…
    Ma quella sera i cancelli erano ancora chiusi e c’erano migliaia di ragazzi di tutta Italia.
    In cinque minuti pareva che ci conoscessimo da una vita.
    Il solito schieramento dei celerini in tenuta antisommossa restava una specie di tartaruga antidiluviana in sottofondo, una minaccia ormai disinnescata.
    C’era solo tanta voglia di musica.
    Era stata una giornata di un caldo bastardissimo ed eravamo un impasto di polvere e sudore, ma non ce ne fregava assolutamente niente.
    Entrare fu faticoso, perché avevano destinato al concerto solo una parte delle tribune, ma la gente col biglietto era talmente tanta che non bastò neanche aprire il resto dello stadio, c’erano persone anche dietro al palco.
    Arrivammo dentro che stavano quasi incominciando a suonare.
    Intro di Ennio Morricone.
    Come scenografia c’era una lamiera ondulata su cui avrebbero proiettato immagini di morte e devastazione.
    Poi loro quattro, a gambe larghe, ben piantati sul palco, gli strumenti imbracciati come fucili mitragliatori.
    Un grido di Strummer, a cui tutto il pubblico risponde, e poi parte London Calling.
    Deliquio.
    Loro suonano dritto e forte.
    Quadrato.
    Un muro sonoro impressionante.
    Adrenalina a mille, che non basterà tutta la notte a smaltirla.
    Non mi ricordo le scalette delle canzoni, non ero di quelli che si portavano dietro registratore e macchina fotografica ma quelle sensazioni ce le ho scolpite nel cervello.

    ______________________________________________________________________

    All’inizio degli anni ‘80, a Viserba di Rimini si materializzò dal cambio di gestione di un locale preesistente lo Slego, a mia memoria il primo locale completamente dedicato alla nuova musica e di sicuro il più importante per tutto il centro Italia e non solo.
    Sarà quello in cui passeranno i migliori gruppi e in cui sarà suonata la migliore musica per anni e anni a venire.
    DJ sempre all’altezza, performances e concerti…
    I primi Litfiba, i Diaframma, gli X di Los Angeles.
    E che peccato essersi persi gente come Gun Club e Clock DVA…
    Incominciammo a frequentarlo nel 1981, le prime volte andando in treno a passare il week end a Marzocca, nella casa al mare di famiglia di uno del nostro gruppo, dove amici di Ancona che studiavano a Camerino ci passavano a prendere.
    Bisognava fermarsi a dormire perché quando si usciva ad orari improbabili, o si aveva il minimo di lucidità per ritornare a Marzocca, oppure si andava in uno dei pochi alberghi aperti d’inverno, che per due lire ti affittava uno sgabuzzino piano cantina.
    Mitica quella volta che ci presero che stavamo facendo entrare dalla finestra ragazzi di Padova che non avevano soldi e ci cacciarono talmente in fretta e furia che ci ritrovammo in spiaggia in boxer e maglietta ed eravamo talmente fuori che ci facemmo pure il bagno.
    In pieno Febbraio.
    Nel 1980 aveva anche aperto a San Giovanni, proprio incollato a Perugia, il Suburbia.
    Locale dello stesso circuito dello Slego, anche se non a quei livelli, ma comunque molto più vicino a casa e facilmente raggiungibile perché Perugia era una specie di seconda casa, visto il numero di camerinesi che ci frequentava l’università.
    Erano posti sempre gremiti.
    Popolati di un’umanità varia ed eventuale…
    Pseudo Punk con la cresta cementata col gel di quei tempi, che non aveva nulla da invidiare al mastice per copertoni , Mod con gli occhiali da sole pure di notte, Rockettari per tutte le stagioni con immancabile chiodo e capello lungo oleoso, coloriti Frikkettoni fuori tempo massimo, le prime avanguardie grigio nere di Dark e Gothic, ma anche tanta gente normale.
    E poi le ragazze.
    Che belle le ragazzacce che frequentavano quei postacci.
    Le capigliature improbabili, i trucchi pesanti, pantacalze attillatissimi o mini ascellari con le calze a rete.
    Altro che femminismo …
    _____________________________________________________________________

    Nel dicembre 1980 esce il primo numero di Frigidaire.
    Con la regia di Vincenzo Sparagna sboccia nelle edicole una rivista veramente nuova.
    Dalla veste grafica moderna ed efficace di Stefano Tamburini al cuore pulsante dei fumetti di Andrea Pazienza, Tanino Liberatore, Massimo Mattioli, Filippo Scòzzari.
    Fino a reportage giornalistici, racconti di grandi autori, inchieste, interviste e recensioni.
    Il tutto all’insegna della massima libertà espressiva.
    Il Frigidaire della prima ora avrà lo straordinario merito di riuscire a restare miracolosamente sospeso sul filo teso fra anarchia creativa e direzione editoriale professionistica.
    Per questo un grazie incondizionato a Sparagna che riusciva a gestire la squadra di genio e sregolatezza a disposizione senza che tutto andasse in pezzi.
    Nel primo numero la potenza di fuoco del Frigo è da subito in campo : Se vuoi sangue lo avrai di Paz, la prima avventura a colori di Ranxerox dipinta da Liberatore, Joe Galaxy di Mattioli, Primo Carnera e La Dalia Azzurra di Scòzzari.
    Fra gli articoli le confessioni di un marchettaro romano, reportage sui massacri in Sudamerica, I limiti del controllo, contributo del grande William Burroughs.
    Per la musica ampio spazio dedicato alle teste di patata dei Devo, compreso il testo di una canzone illustrato da Scòzzari.
    E le recensioni del Tamburo, sotto pseudonimo Red Vinyl.
    In allegato Freezer, inserto di qualche paginetta con uno speciale sugli Incidenti mortali durante attività erotiche, con foto spacciate come provenienti da presunti archivi di polizia.
    Frigidaire diventerà da subito indispensabile, con il suo circo di fumettari estremi e sublimi, le storie che gli altri non raccontavano in diretta: l’invasione sovietica in Afghanistan, il turismo sessuale nei paesi esotici, la Polonia di Solidarnosc, il mondo dell’hard e le sue pornostar.
    Tutta una serie di provocazioni e spunti estremi, culminata con il manuale del killer professionista.
    ______________________________________________________________________

    Maggio 1981, un martedì verso le undici di sera.
    In uno studio fluorescente a la Star Trek viene teletrasportato su Rai 1 un tipo che pare uscito da una puntata di Spazio 1999.
    Inizia la prima stagione di Mister Fantasy, la trasmissione musicale più innovativa della televisione italiana.
    Il conduttore Carlo Massarini, nonostante il dileggio delle epoche successive, non è proprio un carneade.
    L’extraterrestre (è proprio lui nella canzone di Finardi) aveva cominciato in radio all’interno del contenitore di Per voi Giovani, creato tanto tempo prima da Renzo Arbore a metà dei ’60.
    Aveva messo sul piatto nei ’70 tutta la stagione del Progressive e del Classic Rock, prima di raccontare su carta stampata il punk e la new wave .
    Attraverso il tubo catodico ci avrebbe guidato alla scoperta di una nuova arte ibrida, quella dei videoclip musicali.
    Che in breve sarebbero diventati sempre meno semplici immagini di contorno o di supporto alle canzoni ma loro parte integrante, se non preminente.
    I corti surrealisti di Peter Gabriel, le scene tardo romantiche degli Ultravox, le ambientazioni minimaliste di Laurie Anderson, l’intellettualismo pop degli XTC e quello jazzato di Joe Jackson.
    Tutta la messe dei nuovi fenomeni di mercato, che con la video music esplodevano in diretta.
    I Duran Duran, gli Eurythmics (il clip della loro Here Comes the Rain Again è una vera perlina), gli Human League, Adam & The Ants, gli ABC, i Depeche Mode, i Culture Club e tantissimi altri...
    Ma il merito maggiore di Mister Fantasy fu di sicuro quello di sponsorizzare direttamente la nascita di una video music italiana.
    Mi viene in mente la premiata ditta Battiato, Giusto Pio, Giuni Russo.
    E poi Ivan Cattaneo, Gianna Nannini, Flavio Giurato, Garbo, Rettore, Mimmo Cavallo, Camerini.
    Alberto Fortis e Sergio Caputo, Enrico Ruggeri e Mario Castelnuovo, i Krisma e Scialpi.
    Che se ti rivedi adesso il video di Rock ‘n Rollin ti scompisci dalle risate…
    Se la TV italiana era solita produrre trasmissioni per famiglie in questo caso creò un appuntamento per comitive di amici.
    Non c’erano cazzi, il martedì sera tutti insieme a casa di qualcuno a vedere Mister Fantasy.
    Tipo che una volta, dopo cena comunitaria, mi ero messo a ridere e giocare con una ragazza.
    E ridi che ti gioca, gioca che ti ridi eravamo finiti in una camera a pomiciare di gusto.
    E questa alle undici in punto si alza e se ne va peggio di Cenerentola, che comincia Mister Fantasy.
    Ma capita solo a me che, passate le femministe, pure con tutte le altre che conosco quando pare a loro finisce sempre con un bel maschio represso, masturbati nel cesso ?
    [Modificato da Takfir 06/06/2013 21:35]