00 07/12/2012 18:04
IL MONDO DELL’ORNITOCOLTURA OVVERO IL PAESE DEGLI IGNAVI?

Per coloro che non sono particolarmente avvezzi o non ricordano granché la produzione dantesca, ricordiamo che gli ignavi sono una categoria di peccatori descritti dal sommo poeta nel terzo canto dell’Inferno.
Essi sono coloro che, nel corso della loro vita, non hanno mai avuto l’afflato di agire in un senso o nell’altro ma hanno sempre preferito adeguarsi allo status quo … o per timore di incorrere in chissà quali rischi o per completa mancanza di idee proprie.
Il parallelismo contenuto nel titolo è, forse, particolarmente azzardato e, sotto certi aspetti, irriguardoso nei confronti di chi, invece, anche in questo settore tenta di introdurre elementi di novità che, in quanto tali, possono essere guardati con sospetto o, addirittura, additati come eresie.
Tuttavia, dovendo necessariamente effettuare una generalizzazione, ci pare che la similitudine calzi perfettamente indosso all’allevatore medio.
La prima obiezione che questi solleva quando si tenti di condurlo ad una discussione che coinvolga la politica ornitologica o che investa il futuro di questa passione, è la seguente: “il mio è soltanto un hobby, le questioni politiche le lascio ad altri”.
E tutti riteniamo quest’asserzione come una verità assoluta: chi può negare che si stia trattando di un passatempo, sano, che può dare soddisfazioni, ma pur sempre un passatempo? Che male c’è, dunque, nell’essere un semplice spettatore degli eventi?
Nessun male, in effetti, ma come osserva Dante neppure alcun bene.
Prendere posizione, anche dalla parte sbagliata, tuttavia consapevoli della propria scelta, contribuisce al progresso, allo scambio delle idee: può far commettere errori, è vero, ma tali errori possono servire da lezione per il futuro. Chi nulla fa, non sbaglia mai … e resta fermo all’età della pietra.
La seconda contestazione è questa: “a me interessa soltanto partecipare alle mostre, è ovvio che sto dalla parte di chi mi offre questa possibilità”.
Sacrosanta verità anche questa. E ineccepibile logica. Fondamentalmente utilitaristica, ma razionale.
Razionale se si guarda soltanto davanti al proprio naso, se – per un momento – si amplia la visuale fino ai 360 gradi, le cose cambiano aspetto.
Se si ritiene che le mostre siano importanti, è necessario impegnarsi perché queste possano continuare ad essere svolte: ci sono forze, organizzate ed in grado di inviare costanti messaggi all’opinione pubblica, che premono per far sì che questo nostro hobby sia cancellato completamente. Ci siamo già dimenticati la rappresentazione che innumerevoli trasmissioni televisive e articoli di stampa hanno dato di noi nel recentissimo passato? E dello scarso (per non dire nullo) spazio che si è avuto per le opportune smentite e precisazioni?
Si potrà dire che questo non è compito dei singoli allevatori, che per questo ci sono associazioni e federazioni. Verissimo!
Ma siamo sicuri che adottare una tattica di semplice difesa dagli attacchi (il più delle volte proditori) sia la politica vincente?
A noi non sembra. Possiamo non credere completamente nell’attuale strutturazione del comparto garistico ornitologico, che vorremmo più conoscitivo e meno improntato sull’agonismo spinto, ma riconosciamo appieno l’utilità di periodici incontri espositivi.
D’altro canto riterremmo maggiormente necessario, giusto e doveroso tentare di attuare una strategia più duttile e mirata, tesa a far conoscere quale sia la vera realtà del nostro mondo, a far giungere il nostro messaggio anche a quelle orecchie altrimenti facilmente influenzabili da slogan propagandistici indirizzati a far leva su spinte emozionali di facile impatto anche se basate su presupposti infondati se non completamente falsi.
Vorremmo proseguire nel far sì che le nuove generazioni siano in grado di dedicarsi alla nostra passione, non con il rischio di essere additate come insensibili schiavisti, ma con il ruolo di difensori della natura che giustamente ci compete.
Vorremmo che le istituzioni imparassero a conoscerci per quello che siamo ed instaurare con loro una collaborazione, stretta e costante, che vada ben al di là dei rapporti tra controllante e controllato o, peggio ancora, tra governante e suddito.
Vorremmo che le amministrazioni sentissero il bisogno di udirci e coinvolgerci in prima persona ogniqualvolta debbano deliberare o regolamentare questioni che ci riguardano da vicino, anziché offrire spazio soltanto ad associazioni venatorie e ambientaliste che il nostro settore o non lo conoscono o lo vedono con una prospettiva non sempre corretta.
Vorremmo poter sempre contare su regole chiare e puntuali e non essere subissati di pastoie burocratiche che variano da Regione a Regione e, talvolta, da Comune a Comune.
Vorremmo … vorremmo …
Ma tutto ciò non è anche nelle aspettative dell’intero movimento degli allevatori?
È possibile che nel terzo millennio ci si aspetti ancora che le cose possano migliorare da sole senza un intervento diretto di chi è direttamente interessato?
Allora si deve auspicare una presa di coscienza e un impegno di ciascuno che vada oltre il versamento della quota associativa.
L’ornitocoltore deve scendere in campo, con la FEO, con la FOI, con entrambe o contro entrambe, la sua ignavia è il peggiore dei mali.
La FEO ci prova, tentativi di coinvolgere le altre federazioni in nome di battaglie comuni ce ne sono stati: la risposta è stata il silenzio. Non una presa di posizione, non un “no, grazie”, non un “no, non siamo d’accordo” … semplicemente il nulla. Un nulla sul quale grava un’inerzia pesante come un macigno.
Qui non si tratta di guerre di religione o di avversi schieramenti in fiera lotta l’uno contro l’altro per far prevalere differenti obiettivi: si tratta semplicemente (?) di affrontare problematiche che sono di tutti, che devono essere di tutti, che non possono soltanto essere ignorate facendo finta che non esistano.
Un silenzio assordante perché è il silenzio della maggior parte degli allevatori. Abituati ad attendere. Ad attendere che cosa? Forse un miglioramento? Quello stesso miglioramento che c’è stato in questi ultimi 30 anni?
E quale sarebbe stato il miglioramento (non per il settore della tutela ambientale, ma per quello specifico dell’ornitocoltura)?
Poche righe di sfogo, urla nel deserto, flatus voci …
Noi ci siamo, se qualcun altro vuol esserci, batta un colpo.

Emilio di Roccabruna

Ornieuropa Rivista on line della federazione Europea Ornitofili Onlus - Anno II n° 3 Marzo 2012
Marco Cotti
Associaizone Ornitologica Prealpina - FEO 004