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Il ratto d'Europa nell'arte

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    kamo58
    Post: 5.163
    Sesso: Femminile
    00 17/05/2012 10:45
    La storia mitologica la trovate qui [link]

    Il Ratto di Europa è stato raffigurato da molti pittori famosi, come Tiepolo, Tiziano e Veronese: di solito la bella Europa è rappresentata mentre cavalca Zeus nelle sembianze di un toro bianco, bellissimo e mansueto.





    Il dipinto venne commissionato da lacopo Contarini e, nel 1713, il suo discendente Bertucci Contarini lo legò alla Repubblica veneta. Già dal 1733 la tela si trova nel Palazzo Ducale di Venezia (fonte: "Descrizione di tutte le pubbliche pitture della citta' di Venezia e isole circonvicine" di Antonio Maria Zanetti), da cui venne rimossa dai francesi e portata a Parigi (1797) come bottino di guerra napoleonico, dove rimase fino al 1815.

    Carlo Ridolfi (Le maraviglie dell'arte, 1648) descrisse dettagliatamente la scena raffigurata in primo piano: "... Europa sedente sopra il mentito Toro, che le bacia amorosamente il piede, lambendolo con la lingua. Alcune delle sue donzelle le servono d'appoggio; altre l'ornano di fiori; et Amoretti le volan sopra spargendo fiori". Sulla destra, vista in lontananza, l'artista raffigura le fasi immediatamente successive dell'episodio mitologico, con Europa diretta verso il mare con il toro, quindi il suo raggiungimento delle acque, il saluto ed infine l'allontanamento.

    La cronologia del dipinto, oggetto di larghi dibattiti, è stata più volte ricorretta: il Fiocco (1928) ipotizzò una datazione intorno al 1570, che fu ritenuta prematura per il Berenson (1932) il quale la ritardava al 1575-80, mentre la maggior parte degli studiosi, tra cui il (Pallucchini, "EUA" 1966), in base a fattori stilistici, gli assegnavano l'anno 1580.

    Nell'Ottocento la tela subì a Parigi consistenti restauri e ridipinture (fonte: Antoine Claude Pasquin detto Valery in "Voyages historiques et litteraires....") che sicuramente contribuirono a snaturarne l'originaria bellezza, ma, secondo il Pallucchini, nonostante tutto questo, la composizione "è pur sempre un pezzo magistrale per la scenografia complessa", e non esclude gli aiuti – seppur minimi – di bottega. Il Veronese propose più volte lo stesso tema valendosi spesso ed in maniera diversa di più collaboratori, tanto ad arrivare a versioni fatte realizzare totalmente dagli allievi di bottega. Per quanto riguarda la piena autografia del Veronese, a parte qualche isolata voce (di cui sopra, il Pallucchini), la critica ufficiale l'accetta all'unanimità.




    Tiepolo


    E' un dipinto prevalentemente attribuito a Gianbattista Tiepolo, realizzato con tecnica a olio su tela nel 1720-22, misura 99 x 134 cm. ed è custodito nelle Gallerie dell'Accademia a Venezia.

    Il dipinto in oggetto appartiene ad una serie di quattro tele, tutte della stessa dimensione (99 x 134 cm.), attualmente custodite nelle Gallerie dell'Accademia a Venezia. Le altre tre sono: "Diana e Atteone", "Diana e Callisto" e "Apollo e Marsia".

    L'aggressività della struttura compositiva lasciò presupporre al Fiocco ["RDV” 1929] che si trattasse del pittore Francesco Fontebasso (Venezia, 1707 – Venezia, 1769), consueto a cromatismi vigorosi e pesanti, ma verosimilmente soltanto Giambattista poteva porre con tale variazione tonale – nei motivi – e con altrettanta disinvolta fluidità – nei raggruppamenti – una così pregiata stesura pittorica. Una forte peculiarità si evidenzia nella tipologia oltre che nella struttura solida ed elastica delle figure femminili. Nonostante i danni subiti e le conseguenti variazioni "da restauri", il cromatismo di queste quattro opere costruisce con grande maestria le forme enfaticamente illuminate e ricche di contrasto.

    (...continua)
    [Modificato da kamo58 17/05/2012 10:45]
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    kamo58
    Post: 5.163
    Sesso: Femminile
    00 31/05/2012 18:46


    Botero

    Il gioco di deformazione della realtà attuato da Botero si estende anche ai soggetti della pittura tradizionale: il “Ratto d’Europa” diventa un circo-corrida con Donna Cannone-toreador e Toro Cannone vittima.





    Guido Reni


    "Il ratto d'Europa" raffigurato in alto (a colori): Attualmente a Londra, facente parte della Collezione Mahon, un dipinto realizzato con tecnica ad olio su tela (174 x 124 -129?). Il primo acquisto documentato fu fatto dall'inglese Sir Jacob De Bouverie nel 1741; da questi passò al figlio, il primo conte di Radnor, per rimanere esposto nel castello Longford dei conti di Radnor per oltre due secoli, sino al 1945. Il Mahon (1947), evidenziando il pregio poetico della diffusa luminescenza che circondava la figura, fu il primo a pubblicare l'autografia del dipinto, trovando ampi consensi nella critica del periodo, e quella degli anni che seguirono.

    Dagli scritti del critico Malvasia, si rileva che l'artista realizzò tre diverse versioni con lo stesso tema: una commissionata da Carlo I d'Inghilterra, una richiesta da una famiglia spagnola tramite il duca di Guastalla, una terza per Ladislao IV di Polonia, che nel 1640, in una lettera – citando il dipinto – ringraziava il Reni. Oggi si conoscono soltanto la versione in esame e quella sotto riportata in bianco e nero (custodita all'Ermitage, Leningrado), entrambe autorevolmente attribuite al pittore. Ma mancano gli elementi per poter stabilire a quale versione si fossero riferite le citazioni degli studiosi.



    (in bianco e nero): Attualmente all'Ermitage di Leningrado, un dipinto realizzato con tecnica ad olio su tela dalle dimensioni di 114,5 X 88,5 cm. Trattasi di una versione che rappresenta una parte del dipinto di Mahon, che fu acquistata dalla collezione di R. Oudney di Londra nel 1779. Anche questa versione venne venne assegnata all'artista ed inserita fra le opere autografe del Reni nei cataloghi del museo russo.

    fonte: frammentiarte.it