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Francesco Hayez

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    kamo58
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    00 14/05/2012 20:13



    Autoritratto a 88 anni


    E' stato un pittore italiano, massimo esponente del romanticismo storico particolarmente noto per l'opera del Bacio.

    Molte sue opere sono "criptate", cioe nascondono un messaggio nascosto (sicuramente politico), ad esempio ne il Bacio, rappresentato in epoca medioevale, intuiamo il vero significato dell'opera, legata al suo tempo, con un patriota che sta per andare in guerra contro gli Austriaci.

    Naturalmente in quegli anni era vietato rappresentare liberamente scene di questo tipo,ed è proprio così che Hayez decise di "camuffare" o "criptare" i suoi dipinti,trasponendoli in epoche passate.
    Hayez si era perfettamente inserito nel fervido clima neoclassico milanese. Sull'onda della partecipazione al processo di rinnovamento in senso romantico, il pittore si impose come punto di riferimento di un'arte finalmente moderna con il suo “Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri”, presentato con clamore all'esposizione di Brera del 1820. Il clamore fu determinato dal soggetto (un moderno argomento medievale anziché un antico soggetto mitologico) e dallo stile che colpì per l'ombrosità evocativa dei colori, bruni e misteriosi, abilmente impiegata per suscitare emozioni, più che per invitare a una chiara e razionale comprensione. Nella tela l'artista cercò, come scrisse nelle sue Memorie, dì "accostarsi possibilmente alla verità, non curando troppo nella composizione quelle regole troppo pedantesche che vi toglievano vita e moto". L'attenzione per i contenuti storici determinò la fortuna di Hayez presso gli aristocratici milanesi più direttamente impegnati sul piano politico, tanto che tra i suoi primi committenti troviamo dei patrioti coinvolti nei moti carbonari del 1821. Hayez si impose rapidamente come il caposcuola del romanticismo italiano, in un'attività intensa scandita da opere quasi tutte d'argomento storico, molto spesso tratte da romanzi e poemi di contemporanei, dall' “Ultimo bacio di Giulietta e Romeo” alla “Congiura dei Lampugnani” (1826, allusivo alla gioventù carbonara), a “I vespri siciliani”, quadro davvero emblematico dell'esaltazione della ribellione alla tracotanza straniera di un popolo oppresso, fino all'ormai già tardo “Ultimi momenti del Doge Marin Faliero”. Hayez fu anche superbo ritrattista. Denso di significati politici è il “Ritratto del conte Arese in carcere” (1827), immagine emblematica della partecipazione agli ideali risorgimentali della borghesia liberale lombarda. Molto noti anche i suoi ritratti di Rosmini (1835), di Manzoni (1840-1841), di D'Azeglio (1860), di Rossini (1870), elementi di una galleria di celebri personaggi che fece davvero di Hayez, secondo una definizione di Emilio Cecchi, "lo storico dell'aristocrazia intellettuale" del suo tempo. Non si può non restare meravigliati davanti ai suoi ritratti: "acuti, ben impostati, trattati con un finezza d'analisi psicologica che si estrinseca in una finezza attenta di passaggi chiaroscurali: precisi, ma senza durezze lineari o stacchi bruschi di colore"(Brizio).
    Man mano però si accentuava nel pittore un sentimento di accorato pessimismo ideologico, originato dalle disillusioni politiche; un sentimento evidente nella serie delle Malinconie (1840-1842) e delle Meditazioni (1850-1851), vere e proprie allegorie che alludono alla crisi degli ideali risorgimentali, quasi sempre risolte, sul piano figurativo, in descrizioni sensuali di nudi torsi femminili. Anche l'opera più celebre di Hayez, “Il Bacio” (1859), partecipa di questo pessimismo.





    Pietro l'Eremita


    Sta cavalcando una mula bianca col Crocifisso in mano, e scorrendo le città e le borgate predica la crociata. Il soggetto è ispirato alla "Storia delle Crociate" del Michaud (1817-1822) e a "I Lombardi alla prima Crociata" di T.Grossi (1826), e si sente l'eco del coro manzoniano dell'Adelchi “Le donne accorate/ tornanti all'addio”; nel 1839 Mazzini scriveva: “Tale è l'Hayez: artista completo per quel tanto che i tempi lo permettono: che assimila, per riprodurlo in simboli, il pensiero dell'epoca, quale esso s'agita compresso nel seno della nazione; che armonizza il concetto e la forma; idealizza le sue figure senza falsarle; crea protagonisti, non tiranni; fa molto sentire e molto pensare" (Scritti editi e inediti, Imola 1910,VIII)




    Maria Stuarda


    Maria protesta dinanzi agli Sceriffi la propria innocenza nell'atto in cui le viene letta la condanna a morte. Il tema è ispirato alla “Storia del Regno di Scozia” del Robertson e dall'allora molto conosciuto dramma di Schiller. L'Hayez abbandona in questi quadri il tema mitologico e si rivolge al tema storico, di origine medioevale o letterario, (solo un'opera di storia contemporanea, “I profughi di Parga“, 1830, Brescia, Pinacoteca Tosio-Martinengo da un poemetto del Berchet), incentrato o su un singolo eroe, o su una coralità popolare, dove il messaggio è carico di allusioni ideologiche, imperniato sui grandi ideali come riscatto morale e politico; ma in realtà non fa che sostituire al soggetto mitologico quello storico e il suo linguaggio è ancora per certi versi legato al passato, come egli stesso ci conferma in una lettera al Canova, citando Giambellino, Cima da Conigliano e Carpaccio; e viste oggi tali opere ci appaiono fortemente melodrammatiche nelle pose teatrali e negli sfondi quasi bidimensionali simili a fondali di teatro.





    I vespri Siciliani


    L'argomento fa riferimento alla sollevazione avvenuta a Palermo il 30 marzo 1282 contro l'oppressione del potere angioino nell'Italia meridionale. All'uscita dalla funzione religiosa vespertina una donna palermitana è stata oltraggiata da un francese. Immediata la reazione: l'oltraggiatore è ferito a morte da un giovane. I protagonisti come i cantanti di un melodramma, sono in primo piano: la donna in deliquio, sostenuta dal fratello, il francese cadente con la mano appoggiata sulla ferita, il giovane con la punta della spada ancora intrisa di sangue si ritira. Intorno c'è il coro, il popolo, pronto a riconquistare coscienza di sé nella rivolta prossima a scoppiare.
    [Modificato da kamo58 14/05/2012 20:17]
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    kamo58
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    00 14/05/2012 20:21


    La congiura dei Lampugnani

    Dopo il 1815, con la Restaurazione e il ritorno dei vecchi sovrani, i pittori cercano episodi tratti del passato in cui proiettare le speranze del futuro riscatto come in La congiura dei Lampugnani,(1829) del veneziano Francesco Hayez. Questo è un dipinto del pittore storico-romantico Francesco Hayez. Dipinto di grande successo si tratta di un olio su tela delle dimensioni di 147x117 cm; dipinto che in generale si presenta di forma classica ma di contenuto romantico. La composizione è molto teatrale, il colore è uniforme, circoscritto da contorni lineari ben evidenziati e forti contrasti chiaroscurali. La congiura fu quella ordinata nel dicembre del 1476 contro il tiranno Galeazzo Maria Sforza; in quell’occasione tre giovani milanesi si trovarono all’interno della Chiesa di Santo Stefano, sul basamento a gradini della statua di Sant’Ambrogio, aspettando il duca Galeazzo Maria Sforza per assassinarlo con un pugnale. La composizione diventa estremamente teatrale, soprattutto se ci si concentra sull’uso della luce che rende l’atmosfera incalzante. In primo piano troviamo Cola Montano, anziano umanista che educò ed ispirò i tre giovani, che prega Sant’Ambrogio perché protegga i tre giovani. I ragazzi intanto si stanno preparando ad assalire il duca-tiranno che si vede avvicinarsi dal buio della chiesa.




    Il bacio


    In questo quadro l'autore riunisce le principali caratteristiche del romanticismo italiano, ovvero un'assoluta attenzione verso i concetti di naturalezza e sentimento (l'amore individuale), ma soprattutto verso gli ideali risorgimentali (l'amore per la patria). Ciò che colpisce immediatamente l'osservatore è l'enorme sensualità che scaturisce dall'abbraccio dei due amanti. Questo legame è tanto forte che riesce ad annullare ogni contrasto, come quello del freddo celeste della veste della donna e del colore caldo dell'abito dell'uomo (il quale ha le gambe posizionate in modo tale da assecondare la sensuale inclinazione del corpo femminile), l'uomo mentre bacia la sua amata, appoggia la gamba sul gradino: Hayez comunica, con questo particolare, l'impressione che egli se ne stia andando, e dà più enfasi al bacio. La scelta dell'artista di celare i volti dei giovani conferisce importanza all'azione e le ombre che si possono scorgere dietro al muro, nella parte sinistra del quadro, indicano un'eventuale pericolo. E' però da non dimenticare il reale significato storico dell'opera, infatti Hayez attraverso i colori (bianco della veste, il rosso della calzamaglia, il verde del cappello e del risvolto del mantello e infine, l'azzurro dell'abito della donna) vuole rappresentare l'alleanza avvenuta tra l'Italia e la Francia (accordi di Plombierès). Bisogna ricordare che questo quadro viene presentato all'Esposizione di Brera del 1859, a soli tre mesi dall'ingresso di Vittorio Emanuele II e Napoleone III a Milano. L'intera scena, a giudicare dagli abiti e dall'architettura, si svolge in un' ambientazione medioevale, ma in realtà è del tutto immersa nel presente a causa del significato e del soggetto iconografico (il bacio) del tutto nuovo. Hayez con quest'opera vuole trasmettere il senso di amore, di desiderio e il senso di irrequietezza popolare per quello che poi sarà il Regno d'Italia.
    E proprio una sua opera è cruciale nella mostra, essendo lo snodo fondamentale tra le due anime rappresentate, tra neoclassicismo-romanticismo e simbolismo: Il “Bacio”. Il quadro, presentato all’esposizione di Brera nel 1859 per festeggiare l’ingresso a Milano di Vittorio Emanuele II e Napoleone III, ha un significato politico: rappresenta, attraverso il bacio che porta a uno straordinario coinvolgimento tra i due protagonisti, l’atto d’amore con cui stava nascendo l’Italia. Con Hayez siamo già nel periodo dell’Unità d’Italia, dove si affermano i Macchiaioli toscani.