Cara Ilaria,
mi sono ritrovato in pieno in quello che hai scritto su tuo marito.
Anche io finora ho dissimulato con mia moglie l'interminabile flusso di emozioni che mi accompagna dalla mattina di quel 5 novembre, quando l'irreale, l'impossibile, l'inimmaginabile è diventato purtroppo realtà e ho sentito pronunciare anche io la frase "putroppo, signora, le sue paure sono fondate. Non c'è più battito..."
E si, perchè anche la nostra storia, come tante che ho letto qui, è iniziata proprio con la sensazione di mia moglie che ci fosse qualcosa che non andava, perchè non sentiva più muoversi Alessandro.
Ma è stato il succedersi degli eventi ad essere stato a dir poco beffardo: la sera del 3 novembre, alle 19, Laura si è sottoposta alla consueta visita presso la sua ginecologa. Tutto a posto, anche il battito cardiaco del piccolo, che ho visto con i miei occhi sul monitor dell'ecografo.
Poi, nel pomeriggio del giorno successivo, il 4 novembre, mia moglie mi chiama in studio, prima alle 15, poi alle 17, dicendomi di essere preoccupata perchè il bimbo non si muove.
Io l'ho rassicurata, pensando anche alla visita di poche ore prima.
Andiamo a letto, la sera, dicendoci che, rimanendo così la situazione, l'indomani mattina saremmo andati al pronto soccorso dell'ospedale.
Io mi addormento solo verso le 3 mentre Laura si rialza alle 4 e passa tutta la notte in piedi con la consapevolezza (questo me l'ha detto poi) che Ale se ne sia già andato.
La mattina successiva siamo al pronto soccorso e, dopo un'attesa fuori dal reparto di quasi 40 minuti (il ginecologo di turno, alle 8 della mattina, non era ancora arrivato e nessuna delle ostetriche/infermiere presenti si è preoccupata non solo di far accomodare mia moglie in reparto, ma anche solo di applicarle un monitoraggio...) ecco l'ecografia e la terribile verità. Ho dovuto allontanarmi dall'ecografo e sedermi, perchè stavo iniziando a sentirmi male.
Tutto il resto scorre come al rallentatore, quasi privo di emozioni, che sono arrivate tutte dopo, fortissime: l'arrivo all'ospedale provinciale, il ricovero nella stessa camera dove è nata l'altra mia bimba, Beatrice, l'attesa con la morte nel cuore e nell'anima, il taglio cesareo (il bimbo era trasverso ed il parto naturale sarebbe stato estremamente difficoltoso) e... l'incontro con Alessandro, come ho scritto nella presentazione, nato morto a causa di un cordone ombelicale lungo, spiraliforme, attorcigliato stretto, per più giri, intorno al corpicino, che ha determinato l'arresto del suo cuoricino.
I primi risultati dell'esame autoptico, di cui sto aspettando la risposta definitiva, non hanno evidenziato nulla a parte il problema del cordone. Alessandro era un bimbo sanissimmo, perfettamente sviluppato per il periodo di gestazione.
HO dovuto pensare io alle incombenze burocratiche, al trasporto ed al seppellimento. Laura non ha potuto essere presente perchè ancora ricoverata dopo l'intervento subito.
E così ho dovuto salutare da solo il mio bimbo, tenergli la manina per l'ultima volta.
Tutte queste emozioni disperate sono rimaste sepolte nel mio cuore ed ora iniziano ad affacciarsi, prepotenti.
Anche io, come tuo marito, evito di farne partecipe mia moglie per alleviare il suo cammino che, lo vedo ogni giorno, la vede arrancare in cerca di sollievo.
Forse è per questo che mi sono fatto avanti, raccontando la nostra storia e sono contento di averlo fatto, perchè sento già un pò più leggero il macigno che opprime le mie giornate.
Grazie Ilaria, grazie Paolo, dal profonro del mio cuore.
Un abbraccio grande a voi tutti
Federico