00 30/12/2011 18:54
La rinascita in Haniel
Avete mai assaporato la morte?Avete mai sentito il suo seducente richiamo?Le sue fredde dita vi hanno mai accarezzato l'animo, lasciando una cicatrice nel vostro cuore?Forse direte che sono troppo giovane, che non posso aver di già provato sulla mia pelle la sua falce oscura...invece sì, la morte puntò il suo dito contro di me ed io vittima, stavo per cadere sotto il suo incantesimo…
Era un giorno come tanti, un giorno normale ove la routine si svolgeva lenta e picchiettante. Come ogni dì avevo aiutato mia madre nelle faccende domestiche, pulendo e sistemando, preparando il pranzo per tutta la famiglia e con gaudio attendevo il momento in cui il sole avrebbe fatto capolino dietro le colline poco distante dalla nostra dimora. Lavoratori della terra, contadini, persone umili e leali che sempre hanno rispettato ed amato le tre divinità, con particolare premura verso Callistos, prediletto dal mio animo. Questo ciò che eravamo. Una volta che il sole lasciava il suo trono alla sorella luna ed il cielo si tingeva dei colori della sera, tutta la famiglia si riuniva dinnanzi al focolare. Mio padre, seduto su una spigolosa sedia in legno, ci raccontava delle storie, leggende di creature alate, di mostri e demoni, mentre i miei due fratellini si sedevano sulle mie ginocchia. Amavo quelle due pesti, belli come angeli cacciati dal cielo, i loro viso dolci e tondi, le iridi chiare ed i capelli dorati.
Ma quella sera, la notte portava con sé segni di sventura, seme di pazzia e distruzione che mai avea abbandonato il cuore degli umano, anzi, era andato crescendo sempre più, fin a piantare radici profonde. Briganti, ladri che per lor diletto andavano di casa in casa, a saccheggiare e profanare, a distruggere ed uccidere…e quella lontana sera toccava a noi.
Non li sentimmo arrivare, i loro passi erano silenti, le loro figure invisibili per chi ignaro pensava semplicemente a passar bene quella serata. E come lampo, tuono di devastazione e fuoco, entrarono senza alcuna difficoltà. Mio padre provò a combattere, seguito da mia madre, il loro desiderio di protegger le cose che avevano di più care al mondo. Io mi misi come scudo dinnanzi ai miei fratelli, brandendo un misero ceppo di legno. Ci accerchiarono, bestie feroci dallo sguardo iniettato di sangue e ringhiavano come cani affamati delle nostre carni. Mia madre fu la prima a cadere, il mio amato padre subito dopo di lei…poi sarebbe toccato a me. “Non mi importa di morire” ripetevo tra me “ma ti prego, salva loro. Ti cedo la mia vita, ma non prendere quella di questi due bambini innocenti” preghiera che continuavo a ripetere dentro di me, rivolta a Lui, nella speranza che Ei potessi donarmi una risposta. Il mio corpo non conosceva l’arte del combattimento, non ne capiva del tutto i meccanismi e come già prevedevo, i loro colpi arrivarono senza problema alcuno ed il mio corpo fu ferito, una lama conficcata nel mio petto. Tutto si stava facendo scuro e lontano, tutto attorno perdeva di significato, ma la mia sola paura era per i mie fratelli, per quei due bimbi…desideravo vivere sol per poter proteggerli…infine il nulla mi avvolse, i neri tentacoli dell’oblio si impadronirono della mia anima, mentre attorno era calata una gran quiete. Ero morta? Che ne sarebbe stato di me?
E quando sentii la vita scivolare sempre più verso l’abisso, una luce, calda e confortevole, avvolse le mie membra, il mio spirito, come una morbida coperta. Sentii il mio corpo rimodellarsi come fresca argilla nelle mani del mio creatore, rigenerarsi e mutare, diventar più forte e sulla mia schiena nacquero due ali di colomba, arti che mi rendevano diversa da tutte le altre creature, superiore a loro, prediletta filia del cielo. Quando aprii nuovamente li occhi, i miei fratellini giacevano a terra, il vital liquido che usciva copioso dalle loro membra…raccolsi da terra i loro corpicini, li misi vicino a quelli dei miei genitori, mentre limpida rugiada usciva dai miei occhi d’ametista. Attoniti, immobili come statue, le belve mi osservavano, mirando quel corpo che di candida luce era avvolto, accecante, carica di vendetta…eran divenute pietre, cenere e poi nulla…si dissolsero nell’aria come se mai pria d’ora essi fossero realmente esistiti.
Senza alcuna fretta, diedi una degna sepoltura alla mia famiglia, baciai per l’ultima volta i loro visi, ormai pallidi e sporchi, i loro cuori muti, li occhi spenti. Nuova vita mi era stata donata, una vita che avrei vissuto anche per loro, perché le loro anime or vivono dentro di me e nel mio cuore per sempre rimarrà la loro immagine, per non dimenticare ciò che ora sono: un Angelo. Haniel sarà il mio nuovo nome, nomea che mi diede il mio Padre Supremo, Callistos.