viajo porque preciso volto porque te amo

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loulou_jq
00lunedì 7 settembre 2009 15:39
ho sempre asserito che non è importante vedere molti film ma vedere il film giusto. il film come viaggio, non necessariamente on the road, il film come incontro: tra il regista e gli attori, tra il regista e il paesaggio, tra il regista e lo spettatore, tra il direttore della fotografia e il paesaggio, ecc., all’infinito.

L’organizzazione della 66 mostra del cinema di venezia mi ha dato una mano in tal senso, consentendomi di vedere un solo film in due giorni. non starò qui a far polemica su un festival manifestamente per addetti ai lavori che però vuole dare prova di (falsa) democrazia elargendo dei coupon gratuiti a orari impossibili, formula che peraltro sembra andare incontro alle esigenze di un pubblico più o meno veneziano che a venezia va in cerca di aria mondana e non tanto per vedere quel film, uno qualunque va bene, purché accessibile. A me pare chiaro che quando si è costretti a vedere ciò che ci propinano e non ciò che si vuole siamo in presenza di un regime.

Ma non rinnegherò la mia teoria del film unico a suo tempo espressa da qualche parte (in sintesi: si può parlare di cinema quando si vedono molti film ma anche pur avendo visto un solo film, a condizione che lo si abbia capito).

I film mi ha catturato subito, dal titolo, un presentimento di futura felicità... e quando le luci si sono spente ed è cominciato il viaggio, attraverso le aride e polverose strade di un brasile di cui si intuisce la inutile vastità (maggiore è la distanza spaziale tanto più tempo ci vorrà a tornare indietro), mi sono distesa e ho atteso, come tante altre volte, che le immagini mi trasportassero...

le parole del geologo dapprima sembrano creare una resistenza, una difesa contro l’ambiente, ma poi la sua tristezza si fonde con il paesaggio, e si capisce che nulla potrà colmare il vuoto, né l’intercalare di giorni e notti tutte uguali, né l’esame di pietre e terreni, né gli incontri fuggevoli con contadini e prostitute, che pure hanno un’anima, una storia e voglia di un dolce domani.

Non sono abbastanza esperta per stabilire con esattezza le citazioni, per me ci ho ritrovato il primo wenders e soprattutto egoyan, l’egoyan di calendar, nella nostalgia di una lei che non c’è più e che con la sua assenza riempie il presente di quella stupida nostalgia che poi è la base della poesia e di parecchie altre forme artistiche occidentali...
Hermann Simon
00lunedì 14 settembre 2009 18:13
ehm... sono andato a vederlo il giorno dopo su tuo consiglio... la mia faccia: [SM=g7071]
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