uomini dove siete?

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gioiaedolore
00martedì 4 agosto 2009 18:13
parole in confidenza
[SM=g11055]


Ne voglio uno con le palle!
Care amiche, una domanda che può lasciare un pò stupite:gli uomini veri esistono ancora?!
Sembrerà strano ma credo siano una razza in estinzione, merce pregiata... ormai è più facile trovare spezie orientali al supermercato sotto casa che non un uomo con la "U"maiuscola! Me lo chiedo perchè io stessa ci sono cascata di nuovo. Bisogna riconoscere che il sesso maschile è diventato bravo: ti pagano la cena, ti chiamano, addirittura ti mandono messaggini chiamandoti "polpettina", "ranocchietta", ecc...
Il problema è che questi maschi mi sembrano un pò troppo rammolliti! Suvvia signore, ammettiamolo, oramai le carte si sono mischiate a condurr il gioco - ad avere gli attributi come dico io - siamo noi del gentilsesso. E' vero che noi donne prima cerchiamo questo e poi ci lamentiamo, ma io sogno ancora un uomo che faccia il "difficile" (entro certi limiti di sopportazione si intende), che non si conceda smancerie da donnicciola mentre siamo al cinema a vedere Harry Potter (già la scelta parla da sè).
Erano meglio quei personaggi belli e dannati, il che il più delle volte significava essere stronzi ripeto. Ma quanta soddisfazione quando alla fine cadevano nella nostra rete? Oggi non ci lasciano neppure più il gusto di lanciargli una sfida, di flirtare... Uomini! Coraggio uscite alla scoperto!


Non guardarmi, non ti sento
Regola n. 1: mai, dico MAI, confidare i propri crucci dettati da paturnie più o meno passeggere al proprio uomo. Lui non capirà. Non è colpa sua, è solo che, alla nascita, il suo DNA non è stato accessoriato degli strumenti necessari per farlo.
Tuttavia, a scadenze regolari, un po' per ignoranza, un po' per masochismo, cadiamo nel tranello.
E così ti ritrovi li, appollaiata su un gradino della scala fuori casa, o rannicchiata nel tuo lettino, con la lacrima da Pierrot o una goccia che cola dal naso in stile cartone giapponese, il cellulare saldamente tra le mani.
Un attimo prima dici a te stessa: "Sono forte, devo imparare a gestire questi sbalzi sentimentali da sola. Ce la posso e ce la devo fare, questa volta non chiederò consolazione a nessuno."
L'attimo immediatamente successivo digiti forsennatamente un patetico sms indirizzato all'ultima persona a cui dovresti rivolgerti: il tuo uomo. Senti una vocina dentro di te che tenta disperatamente di dissuaderti dall'espletare tale nefasto gesto, cercando di deviare l'sms verso la tua migliore amica, che sarebbe sicuramente in grado di consolarti a dovere.
Ignorando la vocina, prosegui nel tuo intento, imperterrita e soprattutto convinta che "questa volta lui capirà".
Ma cosa dovrebbe mai capire il suo cervello? Che siamo tristi perché gli ormoni ci uccidono? Che proviamo una strana sensazione di malinconia dolce-amara addosso di cui ignoriamo l'origine? Perché ci ostiniamo a volere stare ancora peggio di prima?
D'aiuto sarebbe appendere al muro della propria camera un cartello con scritto a caratteri cubitali: uomini e donne vengono da pianeti diversi, ricordatelo!!! Pur essendone fin troppo consapevoli, tendiamo ad applicare a noi stesse un innato spirito da crocerossina che ci porta spesso ad applicare ad una sorta di "accanimento terapeutico", ostinandoci a volere raggiungere un risultato pressoché impossibile da ottenere: fare immedesimare un uomo nello spirito di una donna. Roba che manco Houdini ne sarebbe stato capace...
Il risultato è disarmante, e sempre (sempre!) lo stesso.
Il messaggio è seguito a ruota da una tempestiva telefonata del nostro uomo che, preoccupato, ci chiede qual è il problema. Il problema è che ... non lo sappiamo nemmeno noi e, di conseguenza, la telefonata si riduce ad una ripetizione a oltranza di domande della serie: "Ma cos'hai? Ma perché sei triste? Ho fatto qualcosa di male?" con risposte nell'ordine: "Niente. Non lo so. No."
LUI, non capisce e si incazza perché pensa che gli stai nascondendo qualcosa.
TU, ti incazzi perché lui non capisce e perché sospetta che gli stai nascondendo qualcosa dubitando di te e della tua buona fede.

Le Fate Lacrimone
Siamo donne, e il nostro sport nazionale consiste nel munirsi di una tonnellata di pop corn, un metro quadro di plaid, e piangere davanti a un buon film. Personalmente, ADORO versare fiumi di lacrime davanti allo schermo, fantasticando di essere Baby che non può essere messa in un angolo, Julia Roberts che si affaccia alla finestra e trova il suo principe chiamarla a gran voce da una limousine, o Carrie Bradshaw che ritrova il suo Mr Big sotto la Tour Eiffel.
Vi capita mai? Sono sicurissima di si, com'è vero che gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere. E riguardare lo stesso film milioni di volte certamente non fa variare il finale: ciotola dei pop corn svuotata e montagne di fazzolettini usati ammonticchiati ai piedi del divano.
I maschietti guardano con sospetto a questa nostra lacrimevole attitudine. Ci osservano di sottecchi e cosa pensano? Sono colpiti dalla nostra sensibilità? Oppure ci ritengono semplicemente delle timide piagnucolone che si rifugiano nei sogni per fuggire alla realtà?
Piangere è uno sfogo. Una meravigliosa, impagabile, insostituibile valvola di sfogo. Guardiamo, assorbiamo, e ci immedesimiamo fino all'ultimo capello con la protagonista del film. A questo punto, un maschietto potrebbe metterci il becco ed esordire con una frase del tipo: “Già, e poi vi mettete a frignare quando vi rendete conto che la realtà è ben diversa!”.
Ma non è così. Se da un lato sogniamo ad occhi aperti di vivere una favola che esiste solo nei film e raramente nella vita reale, dall'altro – una volta asciugate le inconsolabili lacrime – apriamo gli occhi e ci rendiamo conto che anche noi, nella nostra, piccola, speciale realtà teniamo tra le mani un tesoro. Conserviamo gelosamente, spesso senza nemmeno rendercene conto, un tesoro prezioso che vale mille love stories da sala cinematografica. Un amore, una casa, una famiglia, un progetto. E forse è proprio a questo punto che le lacrime lasciano il posto alla consapevolezza che se mentre da un lato sarebbe bellissimo vestire anche solo per un giorno i panni di Bridget Jones, in mutande sotto la neve, coperta dal cappotto del suo splendido avvocato, dall'altro abbiamo già vissuto tutto ciò nel nostro piccolo. Ci accontentiamo. E nell'accontentarci ci rendiamo conto che la nostra vita non sarà poi così gettonata al botteghino, ma è a suo modo unica ed insostituibile.
Questo si, che ci fa versare fiumi di lacrime.


Peter Pan
Dicono che la nostra generazione è quella dei Peter Pan. Gli eterni giovani, quelli che non vogliono uscire di casa e quelli che vogliono sfruttare fino all'osso le finanze di mamma e papà.
Io credo che questo cercare di essere Peter Pan diventi palese nelle relazioni. Di solito si dice che sono gli uomini a non volersi impegnare. Però io, da donna, vedo che non è così. Sono la prima che ha difficoltà a rinunciare alla vita che viene offerta ai trenenni di oggi. Abitando in una grande città come Milano, con aperitivi, serate, divertimenti a disposizione non è così automatico che nella mente scatti quel qualcosa che porta a formare una famiglia, a fare dei sacrifici per avere una casa, dei bambini e la vita dei nostri genitori. Premetto che io vivo da sola, con l'affitto pagato da me e nessuno che mi passi la paghetta.. quindi di sacrifici ne faccio eccome. Però sono diversi. Li faccio da sola. Li faccio per me. E ogni volta che sento che questa libertà potrebbe iniziare ad essere limitata mi viene l'ansia.
A volte mi chiedo se sono l'unica, mi sento a metà tra due generazioni: quella che sta a casa con i genitori e quella che invece è passata dall'altra parte della barricata e fà il genitore. Magari è solo un semplice momento di transizione, ma osservando le persone della mia età non posso fare a meno di chiedermi per quanto tempo riusciranno(riusciremo?) a continuare questa vita senza passare dall'altra parte della barricata.


Sex bomb
"Sexbomb sexbomb you're my sexbomb ,and baby you can turn me on turn me on ", così canta Tom Jones e mentre lui canta e balla , in quel video musicale su Mtv mi domando: che significa essere sexy? Beh la parola è di difficile traduzione.
Sicuramente ci sono molte componenti che fanno di una persona una bomba sexy : la bellezza, la carica erotica,il fascino e di sicuro tante altre a seconda della nostra percezione; quindi si tratta di qualcosa di soggettivo.
Vi consiglio di metter su gli occhialini d'ordinanza e dare un'occhiata alla mia idea di sex bomb





End




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