una "foto scritta" di Trastevere

Case che salgono alte al confronto di vicoli stretti e ciottolati,
vecchie costruzioni a sorreggere lampioni non allineati ma perfettamente intonati a loro;
nel buio della sera una luce calda, accogliente, garbata, che si fonde in perfetta armonia con quella delle tante locande: Enoteca Gino, Osteria der Piero, Trattoria de Noiantri... Ognuna di loro aggiunge una nota di colore con un’atmosfera tutta sua: lampioncini, candele e fiaccole poste sui tavoli che, nella calda sera d’estate, fuoriescono dalle sale interne e restano circoscritti, in una loro intimità, dietro a linee di fioriere spumeggianti di verde e vele bianche in alto.
Un brulichio di persone dà vita a uno scenario molto coinvolgente. Fra i tavoli, l’andirivieni di camerieri indaffarati, e un uomo che vestito d’altri tempi e chitarra in mano, canta classici motivi italiani alle persone sedute.
Potrebbe essere una scena di un film di vecchia data, ma non farebbe lo stesso effetto perché una proiezione è in qualche modo finta, distaccata, mentre su quelle viuzze ci sono io.
Sto parlando della vita di sera in Trastevere, a Roma.
Passeggio rilassato in contemplazione: un albero trova spazio ai confini della strada e si arrampica a ridosso di un muro, per aprirsi alto, fra una finestra ed un lampione; un rampicante in fiore si aggrappa ad una vecchia parete dall’intonaco cadente, ringraziosendola e rendendo l’insieme decisamente caratteristico; uno dei tanti gatti, seduto in alto su di un davanzale, sembra controllare compiaciuto ciò che lo circonda .
Su piccoli tavoli trovano ordine gli oggetti più diversi: collane di bigiotteria, modelli di vari tipi di auto, moto, carrozze, interamente costruite con lattine da bibita, poi ancora, ventagli, foullard, magliette...Le persone che li espongono, di colore e non, alla luce delle lampade a gas, poste ad illuminare gli oggetti, acquistano un’anima, insieme ad un’immagine garbata, in linea con ciò che li circonda.
In tutta questa scena gli odori non sono a meno, man mano che ci si avvicina ai locali una leggera brezza trasporta a folate: quello semplice e caldo di pizza appena sfornata, gli aromi del pesce, il fumo delle grigliate ed altri odori ancora, forse di spezie più stuzzicanti e raffinati, tanto appetitosi quanto difficili da definire.
Una vetrina frigo mette in mostra una parte di un grosso pesce che esce dal ghiaccio e attraversa tutto lo spazio con la sua lunga spada, e poi triglie, astici, gamberi, cannocchie e tutto composto con gusto, arte e maestria.
Da un vicolo si esce in una piazza che ha in centro una splendida fontana: gli zampilli illuminati con effetto scenografico acquistano un che di misterioso e attraente; ai suoi piedi, seduto sui gradini, un ragazzo che con la chitarra ne accompagna un altro che ha alle labbra un flauto, mentre un cane di grossa stazza, steso al loro fianco, resta imperterrito a dormire.
Può esserci qualcosa di più bello? Sembra quasi impossibile invece, alle spalle la facciata di una chiesa sovrastante la piazza mette in mostra un mosaico lussureggiante che, finito in oro, occupa tutta la sua parte superiore. A fianco di questa un campanile; le sue finestre sono illuminate con luce calda e antica che, al confronto di tutta l’altra proiettata sulla facciata, dà un effetto particolare come se all’interno, oltre alle campane, ci fosse vita.
Questa è Santa Maria in Trastevere.
E’ tutto perfetto in questa scena quasi magica in cui si mischiano divertimento e luogo di incontro. Da una viuzza laterale sbuca un uomo che imbraccia rose rosse proponendole alle coppie che incontra; la mia mente fugge: ecco cosa manca: una donna, una donna da portare sottobraccio! Ma no, tutto questo sarebbe il paradiso e questo sulla terra non esiste.
O invece no?