tàre ereditarie

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(fabrizio T.)
00lunedì 4 giugno 2007 23:02

Secondo la vostra esperienza,le femine nate da femine con scarse
attidudine riproduttive (es: niente costruzione del nido, uova
deposte sul fondo gabbia, ecc ecc..),che magari siamo
riusciti a svezzare con l ausilio delle balie,ereditano anche
queste tàre comportamentali?

Stefano Pompilio
00martedì 5 giugno 2007 00:12
Ciao Fabrizio,io ti dico la mia,ma sarebbe interessante che altri dicano la loro,è sicuramente un argomento "statisticamente" interessante.

L'attitudine riproduttiva,intendento con questo la predisposizione a nidificare in cattività ed a portare a buon fine l'allevamento,ha di certo una componente genetica ma,prendendo in prestito un termine dalla genetica classica,è sicuramente un carattere multifattoriale,in cui intervengono cioé anche influenze ambientali.
Nella fattispecie per quegli uccelli che hanno poche generazioni di cattività alle spalle,non credo sia facile distinguere davvero tra tara,nel senso di mancate o scarse cure parentali per cause genetiche,e scarsa assufazione alla vita in gabbia che ha come conseguenza una cattiva riproduzione.
Spero che di essermi fatto capire.
Un discorso statisticamente più valido lo si potrebbe fare con quelle specie davvero domestiche,come canarini,ma anche verdoni e mayor.
Personalmente ti dico che nei canarini(dove la mia esperienza è numericamente più consistente)la scarsa attitudine riproduttiva di certe femmine l'ho riscontrata in alcune figlie,ma piuttosto raramente e la cosa non mi è parsa assolutamente matematica.

Un ultimo cenno al discorso balie,che varie volte è stato affrontato:animali allevati da balie non mi sono parsi così differenti da quelli allevati da genitori,senza contare il fatto che per molte specie sono state e sono tuttora un passaggio necessario per fissare ceppi domestici.
Ribadisco però che quando posso ne faccio volentieri a meno.
Una personale regressione temporale:il mio mini-ceppo di verdoni "italiani" discende,non mi vergogno a dirlo,da una coppia di cattura regalatami da un amico quasi dieci anni fa;il primo anno una marea di uova,ma nessun accenno di cova e quindi tutte baliate...ad oggi le discendenti di quella verdona covano ed allevano tranquillamente anche in gabbie da 55.

Ciao.
RenatoGala
00martedì 5 giugno 2007 09:51
Assolutamente in linea con quanto ha detto Stefano. E poi lancio una provocazione.
Visto che a quanto si dice in giro l'attitudine alle cure parentali ha una radice genetica.... mi spiegate perchè questa ereditarietà deve sempre discendere dalla madre naturale e mai dal padre che matematicamente concorre perfettamente al 50% del patrimonio genetico della giovane femmina?
Statisticamente non ho numeri tali da poter formulare un ipotesi ma personalmente quando ho preso delle cardelline major di origine belga (presumibilmente baliate al 101%) queste nel 95% dei casi hanno nidificato, deposto e allevato la prole in gabbie da cm. 60. Mi sbilancio e affermo che se avessero avuto alloggi più generosi in quanto a metratura avrei ottenuto anche il 100%.
All'inverso alcune mie femmine nate da madri eccellenti mi hanno fatto dannare, nidi modesti o mal confezionati, scarsa attitudine alla cova, deposizioni "ovunque" tranne che nel nido.
Spesso poi capita che la cattiva riproduttrice della prima covata diventi l'eccezionale madre della seconda per cui prima di "battezzare" una femmina come cattiva vale la pena osservare e capire dove si sbaglia perchè ritengo che comportamenti anomali degli animali siano nella stragrande maggioranza dei casi reazioni a nostre carenze in tema di gestione dell'allevamento.
Saluti
Renato Gala
(fabrizio T.)
00martedì 5 giugno 2007 10:58


grazie per le esaurienti risposte,e scusate l ortografia e la
la grammatica approssimativa dei miei post. [SM=g27811] [SM=g27811]
BONALRE
00martedì 5 giugno 2007 11:04
SCUSATEMI,
a mio parere più che tare ereditarie si potrebbero definire con minore adattabilità ad ambienti modificati, risposte negative dovute a stress della vita captiva.
Penso che un uccellino alloggiato in una volieretta da cm 120 che possa creare "problemi" in riproduzione, lo stesso accomodato in voliera più ampia potrebbe variare il suo comportamento in positivo, CHE NE DITE???
by
marconovelli67
00martedì 5 giugno 2007 11:54
Vorrei anche aggiungere a questa interessantissima discussione che ci sono soggetti che pur rivelandosi disastrosi in allevamento, la stagione successiva improvvisamente diventano bravissimi e viceversa. A mio parere sono tanti i fattori che incidono sul carattere di ogni soggetto. Bella discussione che merita un approfondimento.
marcopeluso
00martedì 5 giugno 2007 12:01
Per quello che conta la mia piccolissima esperienza con i canarini e soprattutto con i diamanti di Gould ho potuto constatare la valenza di quanto più autorevolmente osservato da voi tutti: i miei Gould allevano senza balie in autonomia (anellini permettendo [SM=g27826] ). Ogni tanto nasce qualche individuo meno affidabile, magari da coppie affiatatissime che non hanno mai dato problemi. Magari lo stesso uccello ACCOPPIATO AD ALTRO PARTNER E/O POSTO IN AMBIENTE A LUI/LEI PIU' GRADITO si trasforma e diventa genitore modello. Questo nei Gould si vede particolarmente perchè allevano sempre in coppia, scusate l'OT ornitologico, spero dalla prossima stagione di poter dire qualcosa anche su uccelli piu' attinenti [SM=g27811]
Saluti
Stefano Pompilio
00martedì 5 giugno 2007 13:07
Non devi scusarti MARCOPELUSO perché hai parlato di Gould,anzi,spaziare tra le varie famiglie di uccelli allevati in cattività con prole inetta è sicuramente interessante per affrontare il discorso in modo più completo e da diverse angolazioni.Viva le contaminazioni!!!

La precisazione di Marco Novelli è,a mio avviso,di certo da tenere in considerazione,a sostegno del fatto che le performances riproduttive,oltre che dalla componenente genetica,sono influenzate ovviamente anche dall'alimentazione,dall'alloggio,dal partner e probabilmente da ifluenze ambientale(come illuminazione,umidità,pressione atmosferica e andamento climatico in generale)che oggi ci sfuggono nella loro totalità.

Anche ciò che dice Renato Bonaldo(metto i cognomi non per mantenere le distanze ma a causa delle omonimie)è,secondo me,importante,ma come ho detto nel precedente mess,non sempre nei fringillidi-non-canarino è palese la distinzione tra scarsa assuefazione alla "gabbia" e tare ereditarie vere e proprie,che contestualmente le ritengo piuttosto rare.Come osservato da Renato Gala le cosiddette "tare",nella stragrande maggioranza dei casi,infatti,altro non sono che deficit causati da una errate conduzione della femmina e/o della coppia.
Infine c'è da considerare che anche la predisposione alla vita captiva ha sicuramente una percentuale genetica:ad esempio soggetti più nervosi e sempre all'erta in natura avranno più probabilità di sfuggire ai predatori,mentre in cattività saranno in uno stato di stress cronico che avrà ripercussioni sullo stato di salute e sulla corretta riproduzione;al contrario animali "geneticamente" più tranquilli avranno meno problemi.

Un ultimo pensiero alle "tare" vere:nei canarini(parlo di c. di colore e non di razze giganti)le femmine più letargiche e meno attive,spesso le brinate a piumaggio lungo,sono quasi sempre quelle che,nonostante la buona salute,imbastiscono a malapena il nido,hanno una cova meno assidua e imbeccano in maniera "svogliata" ;l'anno dopo per esperienza presto una maggiore attenzione alle loro figlie.

I fattori in ballo sono talmente tanti che capirci davvero qualcosa è davvero difficile....ma il bello è proprio questo.

Ciao a tutti.
giacomo hazan
00martedì 5 giugno 2007 13:25
bellissima discussione e molto interessante,posso confermare per mia esperienza diretta che femmine nate sotto balie perche' le madri naturali non abbozzavano neanche il nido e deponevano addirittura sul fondo,si sono dimostrate ottime nutrici.
Mentre alcune femmine che nella passata stagione mi avevano dato non poche soddisfazioni,l'anno dopo mi hanno dato solo delusioni.
Ho potuto anche verificare un episodio capitatomi proprio questa stagione,una cardellina mayor che l'anno prima mi aveva dato addirittura 5 covate tutte feconde,alloggiata in una posizione diversa rispetto alla stagione precedente,fino a pochi giorni fa' non mi dava nessun cenno di voler nidificare,deceduta la trombettiera del lichestein che si trovava esattamente dove era lei l'anno prima,ho effettuato il cambio e sorpresa due giorni fa' mi ha ultimato il nido.Questo credo che in un ambiente esterno non sarebbe successo ma dato che la stanza dove si trovano i soggetti e' rimasta sempre uguale credo che abbia provocato questo tipo di reazione nella cardellina.Per tutto quanto il resto concordo con quanto detto da voi. [SM=g27811]
BONALRE
00martedì 5 giugno 2007 13:50
La verità e che ci sono problematiche a non finire che portano a questi indesiderati fattori.
La selezione degli allevatori fatta a volte curandosi più del lato estetico "standard" che non del lato riproduttivo porta spesso ad avere soggetti di elevata qualità espositiva ma non altrettanto riproduttiva.
La natura è spietata e seleziona in modo drastico le qualità fisiche in base all'ambiente (clima e alimentazione) della circostanza.
Mentre a volte si vorrebbe convertire uccelli selezionati nei secoli ad ambienti non compatibili con i nostri, è chiaro e normale che ci si presentano delle difficoltà, stà a noi poi capire i metodi migliori.
BY
RenatoGala
00martedì 5 giugno 2007 15:10
Personalmente la selezione verso lo standard non credo sia fra le cause principali di un eventuale depauperamento di certe caratteristiche, ovviamente parlo per i fringillidi. Il settore IEI per intenderci fatta eccezione per qualche diamante e pochissimi indigeni non presenta un organico sistema di modelli di riferimento "standard" ragion per cui è davvero poco diffuso l'allevamento "inbreeding" così come di solito è la regola per i canarini di forma e posizione. Si tratta in genere di specie la cui domesticazione è ancora relativamente recente e sulle quali ancora non si è proceduto a selezione spinta fatto salvo qualche accoppiamento in consanguineità per lo più indirizzato a "fissare" nuovi mutanti. Tutto questo a vantaggio di un patrimonio genetico ancora estremamente eterogeneo ed in grado di assicuraere una certa stabilità di quei caratteri che tipicizzano ogni singola specie. Certo la recente diffusione chiamerà ben presto a livelli di guardia se le regole di selezione non saranno saggiamente suggerite nel rispetto di certi canoni ma al momento il rischio mi sembra ancora marginale.
Io penso che al di la della robustezza intrinseca dei soggetti una lutino ha gli stessi istinti e stimoli di un'ancestrale, spetta a noi creare l'ambiente adatto in cui questi potranno regolarmente svilupparsi.
Fatta eccezione per alcuni "mutanti" estremi caratterizzati da scarsa sintesi di alcune vitamine (vedi ad es. l'albino) o da effettive tare genetiche la cui percentuale in una popolazione normale dovrebbe attestarsi su valori "fisiologici" sono convinto che la maggioranza dei casi di anomalie comportamentali siano correggibili laddove si intervenga sulle cause ambientali che le determinano.
E' una questione di sensibilità personale che si affina mediante l'esperienza e l'osservazione discreta ma attenta dei nostri volatili.
Saluti a tutti
Renato Gala

Scusate ho fatto qualche correzione all'italiano un pò traballante del post originale.

[Modificato da RenatoGala 05/06/2007 16.28]

antonio lorusso
00martedì 5 giugno 2007 17:47

L'attitudine alle cure parentali è un comportamento istintivo e, in quanto tale, non viene appreso dall'individuo nel corso della vita ma viene ereditato geneticamente ed è quindi presente, in forma potenziale, già dalla nascita. L'essere o meno baliata da altra specie non va quindi a condizionare l'istinto parentale, in quanto non viene appreso, ma ereditato dai genitori naturali. A mio parere è difficile che ci possano essere "tare" in un comportamento istintivo in quanto si tratta di un meccanismo comportamentale molto elementare, dettato da geni filogeneticamente molto antichi. Immaginatevi se ci fosse un bambino che, appena nato, non succhi dalla mammella (questo è un esempio classico di istinto).
Più corretto è parlare di fattori che influenzino l'estrinsecazione del comportamento istintivo, come perlatro già sottolineato da chi è intervenuto in precedenza. Il ciclo riproduttivo - costruzione del nido, cova, imbecco - è regolato e scandito da fattori ormonali. Il quadro ormonale è ovviamente dipendente, come da Voi evidenziato, da fattori ambientali. Quindi, l'ambiente influenza il quadro ormonale e quest'ultimo determina il comportamento parentale. Ovviamente a questo punto interviene anche la variabilità interindividuale, per la quale non tutti i soggetti, anche della stessa specie, hanno la stessa risposta in seguito a determinati stimoli ambientali, ma questo è solo un cofattore, la cui incidenza può essere abbattuta determinando condizioni ambientali (luminosità, fotoperiodo, temperatura, umidità, spazio, popolamento, alimentazione etc.) che siano quanto più vicine possibile a quelle idonee.
admauri
00martedì 5 giugno 2007 18:09
ciao ragazzi
concordo con Antonio. Se non erro (correggetemi se sbaglio) esiste il cosiddetto "istinto innato" sperimentato da Lorenz con i polli. Credo che la scarsa attitudine alle cure parentali non possa essere considerata una tara ma un codizionamento da fattori ambientali e non. L'esperienza mia, peraltro limitata, mi ha permesso di notare che certe femmine, che al primo anno hanno mostrato qualche difficoltà, al secondo si sono comportate benissimo e viceversa femmine bravissime al primo, molto meno al secondo
ciao maurizio adami VW83
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