tutti pazzi per il... Drunch!

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giampanet
00venerdì 23 gennaio 2009 11:30
Inventato negli States, sta prendendo piede in Francia
Si fa rigorosamente di domenica nel tardo pomeriggio
Né pranzo né cena, né dolce né salato
è il drunch l'ultima moda a tavola
Un modo per riunire un po' di amici senza passare troppo tempo in cucina

dal nostro corrispondente GIAMPIERO MARTINOTTI

PARIGI - "Venite da noi per un drunch?". L'espressione non è ancora entrata nel linguaggio corrente, ma a quanto pare è molto trendy tra i parigini che non si lasciano mai sfuggire l'ultima moda. Non è il brunch, ormai secolare pasto in bilico tra la colazione e il pranzo e molto diffuso la domenica nei caffè della capitale. No, il drunch è il suo corrispettivo serale, a metà strada tra dinner e lunch. I più snob preferiscono parlare di slunch, laddove la 's' sta per supper, termine d'altri tempi per indicare la cena. Un drunch si fa la domenica, nel tardo pomeriggio, magari appena rientrati dal week end. E' fatto per riunire un po' di amici senza darsi troppo da fare in cucina e soprattutto per non fare tardi: dopo il drunch tutti a letto. Un po' come un aperitivo senza cena. Se il brunch è fatto per chi si alza tardi, il drunch è piuttosto destinato a chi va a letto presto.

Si tratta, manco a dirlo, di un'invenzione americana: il drunch sarebbe nato a New York, è diffuso in molte città statunitensi, ha conquistato la Gran Bretagna e i paesi scandinavi e oggi arriva Oltralpe, prontamente sponsorizzato dalle case produttrici di elettrodomestici, che hanno qualcosa da vendervi per organizzare un drunch perfetto. Ma in fondo, a parte il nome, c'è poco di nuovo: è un po' come mangiare tapas senza poi andare a cena. Oppure come andare in certi bar del mercato di Rialto a Venezia o in certi caffè torinesi, dove l'aperitivo serale assume spesso i contorni di una cena leggera. I francesi, soprattutto nei ricevimenti ufficiali, parlavano volentieri di cocktail dinatoire, contrassegnato dalla presenza di una ricca tavola di stuzzichini. Adesso, invece, bisogna dire drunch.

Il principio di base è la convivialità : il drunch è informale e non deve dare troppo lavoro ai padroni di casa. Ed è buona regola che ognuno porti qualcosa, come si fa nelle cene tra giovani. Per il resto, una sola regola di base, comune al brunch: mescolare dolce e salato. Ma vista l'ora in cui si comincia (le cinque, le sei del pomeriggio) ognuno mangia quel che si sente di mangiare. Secondo gli specialisti, il drunch va bene soprattutto in tempo di crisi, perché costa poco. Ciò non toglie che si debba stare attenti all'etichetta: "I piatti possono anche essere spaiati, a patto che abbiano uno stile", spiegano le riviste di moda.

Jean-Claude Ribaut, critico gastronomico di Le Monde, ha individuato un antenato del drunch: l'ambigu, l'ambiguo. Un mezzo pasto di tardo pomeriggio nato nel Seicento, di cui ha parlato lo storico Anthony Rowley: "Al contempo colazione e cena, servito a fine giornata su un buffet ornato di fiori e di colori vivaci, comprendeva piatti caldi e freddi in abbondanza".

Ancora riservato ai più attenti alla moda, il drunch potrebbe diffondersi rapidamente, soprattutto se i caffè seguiranno l'esempio di un bel ristorante a due passi dagli Champs-Elysées, dove ogni domenica, dalle 18 alle 23, è possibile fare un drunch: una minestra e una pietanza, il resto a discrezione. Prezzo unico 28 euro, dieci per i bambini. Per ora è solo una moda, ma potrebbe anche diventare una tradizione.
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