rimaneggiamenti provvisori 2

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Clodiaf0904
00venerdì 4 giugno 2010 16:28
9.
E il giorno poi finisce
anche prima che tramonti il sole
si disperde
nelle carte come manti bianchi
sul tavolo, senza vezzi.
E' un velo semplice, da sposa giovane
quello dei fogli in volo
che mi tengo intorno
un velo mai indossato, con tanto tempo
nelle pieghe
grigio per il buio.

10.
Si dorme per dimenticare
- i medici dicono "per rigenerare" -
com'è che a me non serve?
Ho sempre un ricordo sospeso
sulle palpebre curve.
E' un piccolo peso
in fondo
cammino dritta, non mi perdo.

11.
Per gli occhi chiusi nulla si consuma al lungo inverno.
Lasciamo che il ricordo non sia un nome
e che svanisca al buio, come è nascosta la radice
all'albero.
Finché il gancio non richiama il piede indietro
questo si convince d'esser libero, e le mani
ancora sognano raccolta.
nei campi la donna ricopre i seni
con un mare di steli, ci sono frutti nei bacili.

Che mai si sfaldi
il sonno dei vestiti a lutto.

12.
Il cielo ha mani nere
d'acqua per le teste chine
così fragili, come fili d'erba
sulle rive nulla sanno se non
l'inondazione
a scompigliare gli argini, gemendo di sè.
Sarebbe da coprirle, sai
aspettarsi l'un l'altra nei portoni e
tenersi
contro i muri
ad ingoiarsi i fiati
come una prima pioggia

ai fianchi, ai seni
senza le parole.

13.
In questa primavera gelida / cova il tempo della schiusa.
Il tempo inganna, sempre.
Fuori la chiesa c'è una sposa.
Ha gli occhi seri alle fermate d'autobus
simbiosi di marciapiede.
Ha i passi delle donne sole, a rincasare sera.
Un piatto e un bicchiere, un letto
e il solito mestiere.
Il cuore, uguale a ieri.

Uguale a ieri.

14.
Si aprissero le stanze, i tetti
galleggiasse il letto
ne emergesse la nudità
accuratamente nascosta
andasse a prendere aria il corpo
portando lo spazio del dentro altrove
e poi, si perdesse anche quello.
Fermo, di fronte a se stesso, il giro imperfetto
delle gambe, del collo, dell'occhio
che rifletta sul perché originale, sul
morire costretto
dai sonni ad orario
dal vedo- non vedo, dal gioco dei ruoli
dai pubblicitari, dal sesso a parole e
dal rossetto.

La smetta di essere prigione, il corpo
e sia la vita
stillante di rugiada fresca
come le foglie del mattino agli alberi
i panni sulle corde
liberi.


15.
Ogni tanto si scopre un lembo di sè
e solidifica
nelle vetrine in corsa, così
a spiarci in avanti

uno sberleffo a mezz'aria, crudele
nel modo giudicante.

Se siamo noi, quelli
- la forma calcolabile -
o gli altri in fuga come ombre
sui muri
a mani convulse
è il segreto più nascosto, quasi
più della morte.






(licenza CC)






Clodiaf0904
00lunedì 7 giugno 2010 00:27
Re:
Clodiaf0904, 04/06/2010 16.28:

9.
E il giorno poi finisce
anche prima che tramonti il sole
si disperde
nelle carte come manti bianchi
sul tavolo, senza vezzi.
E' un velo semplice, da sposa giovane
quello dei fogli in volo
che mi tengo intorno
con tanto tempo nelle pieghe
grigio per il buio.

10.
Si dorme per dimenticare
- i medici dicono "per rigenerare" -
com'è che a me non serve?

Ho sempre un ricordo sospeso
sulle palpebre curve.
E' un piccolo peso
in fondo
cammino dritta, non mi perdo.

11.
Per gli occhi chiusi nulla si consuma al lungo inverno.
Lasciamo che il ricordo non sia un nome
e che svanisca al buio, come è nascosta la radice
all'albero.
Finché il gancio non richiama il piede indietro
questo si convince d'esser libero, e le mani
ancora sognano raccolta.


nei campi la donna ricopre i seni
con un mare di steli. ci sono frutti nei bacili.


Che mai si sfaldi
il sonno dei vestiti a lutto.

12.
Il cielo ha mani nere
d'acqua per le teste chine
così fragili, come fili d'erba
sulle rive nulla sanno se non
l'inondazione
a scompigliare gli argini, gemendo di sè.
Sarebbe da coprirle, sai
aspettarsi l'un l'altra nei portoni e
tenersi
contro i muri

ad ingoiarsi i fiati

come una prima pioggia
ai fianchi, ai seni
senza le parole.

13.
In questa primavera gelida / cova il tempo della schiusa.
Il tempo inganna, sempre.

Fuori la chiesa c'è una sposa.
Ha gli occhi seri alle fermate d'autobus
simbiosi di marciapiede.
Ha i passi delle donne sole, a rincasare sera.

Un piatto e un bicchiere, un letto
e il solito mestiere.
Il cuore, uguale a ieri.

Uguale a ieri.

14.
Si aprissero le stanze, i tetti
galleggiasse il letto
ne emergesse la nudità
accuratamente nascosta
andasse a prendere aria il corpo
portando lo spazio del dentro altrove
e poi, si perdesse anche quello.
Fermo, di fronte a se stesso, il giro imperfetto
delle gambe, del collo, dell'occhio
che rifletta sul perché originale, sul
morire costretto
dai sonni ad orario, dal gioco dei ruoli
dal sesso a parole e
dal rossetto.

La smetta di essere prigione, il corpo
e sia la vita
stillante di rugiada fresca
come le foglie del mattino agli alberi
i panni sulle corde
liberi.


15.
Ogni tanto si scopre un lembo di sè
e solidifica
nelle vetrine in corsa, così
a spiarci in avanti

uno sberleffo a mezz'aria, crudele
nel modo giudicante.

Se siamo noi, quelli
- la forma calcolabile -
o gli altri in fuga come ombre
sui muri
a mani convulse
è il segreto più nascosto, quasi
più della morte.






(licenza CC)










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