riflettiamo

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ziocacao
00lunedì 13 giugno 2005 19:42
A che prezzo Gesù resta appeso al muro di RENATO FARINA



Un giudice ha di nuovo deciso sulla crocifissione di Gesù. Ne ha già avuti abbastanza: Ponzio Pilato e il Sinedrio, oltre che la piazza. E' scandaloso che sia la magistratura a decidere di faccende un po' più grandi di una pretura di provincia. Se poi un musulmano pretende di eliminare il crocifisso, usando contro di noi l'idea di libertà religiosa che i Paesi islamici calpestano orrendamente, allora lo scandalo è al quadrato. E si giustifica la ribellione dei capi politici, per una volta sostenuti dalla grandissima maggioranza del popolo italiano, contro questa truffa morale. Però. Adesso ci sono dei però. E sono contro. Adesso che anche il presidente Ciampi si è pronunciato ottima­mente, ed il Crocifisso resterà sicu­ramente appeso sulle pareti di aule e tribunali, e siamo contenti tutti perché ci si è sollevati contro la du­plice arroganza togata e islamica. Adesso vorrei l’avessero tolto sul serio. Perché il prezzo che sta pa­gando questo povero Gesù per re­stare esposto nudo e sanguinante dinanzi ad alunni e professori, è di non essere più se stesso, di diventa­re muto, in fondo insignificante. Trasformato addirittura in sigillo dello Stato laico, al posto dello stellone dei timbri del catasto, op­pure eletto a testimonial dei “valori occi­dentali” Valeva la pena per lui la fatica di nascere in una grotta, essere flagellato, in­chiodato e morire, per essere trattato co­me il garante dei ….. nostri? E misi scusi questo linguaggio poco liturgico, ma di meno sarebbe un eufemismo. Adesso che il mondo intero, tranne l’onesto e coe­rente Pannella (e Gian Enrico Rusconi), lo vuole onorato e appeso al muro, io do­po aver ringraziato, da meschi­no e indegno credente, dico: non a questo prezzo. Non al prezzo di infilargli un altro chiodo dentro le ossa, non al prezzo di spolparlo. Grazie, già fatto duemila anni fa. Le motivazioni sostenute da tutti i politici e purtroppo an­che da alcuni vescovi e da alcuni preti, per difendere il ritratto pubblico del Dio-Uomo moren­te, sono assai ragionevoli. E lui il collante della nazione. I più furibondi in questa affermazione sono i laici militanti. La prima è stata Oriana Fallaci, dopo l’11 settembre, a dichiararsi atea, e insieme a riconoscere le campane e persino l’in­censo come parte della sua identità. Ag­giunse: identità cattolica. Ribadì: non ci credo. Ora molti altri riconoscono che la nostra forma dell’animo, i famosi valori e tra essi quello della libertà dell’indivi­duo, nascono storicamente da quel Gali­leo. Ma se questo è vero, guai a cristallizzarlo in una cosa già saputa, non si può metterlo in bacheca come un reperto glorioso. La pretesa di Cristo è di essere anco­ra vivo, di turbare ancora. Ce ne ha parlato la nonna, ci portava il venerdì santo a ba­ciare quel crocefisso in una chiesa dove Gesù si offriva alle nostre carezze con una barba vera e ispida. La morte di Cristo come livida realtà, la gola gli si strozzava per la sete. Non era una faccenda statale, ma una vicenda che impone di decidere: chi è quest’uomo? Invece ora niente. Cristo è lì, ma non dice niente, al massimo serve per farci sapere: Dio è con noi. Lo Stato vota l’aborto? Perfetto, lo facciamo in nome di Cristo difensore dei valori dell’Occidente. Umberto Bossi oggi si dichiara “catto­lico tradizionalista”. In che senso? Nel senso che è il cemento di un’ideologia cristianoide? Sei anni fa professava la fede nel Dio Po, detto più confidenzialmente Eridanio. Ora Gesù chi è, il figlio di Eridanio o suo fratello? Perché giocare così con il Mistero? Uno può non crederci, addi­tarlo come nemico. Ma per favore non se ne impossessi nessuno come se fosse una cosa morta e imbalsamata, utile per la propria politica, magari persino giusta. Quasi quasi adesso preferisco Adel Smith. Almeno lui sa chi è, questo Croci­fisso. E un nemico, un cadaverino odioso. Lo prende sul serio, non lo vuole tra i pie­di. Ma questi che adesso lo difendono, e non se ne fanno nulla della sua pretesa di essere Dio, e lo riducono a sintesi etica di quello che loro già praticano, trasfor­mandolo da uno che li guarda dicendo: vuoi seguirmi?, in un tale che serve a di­fendere i propri privilegi di occidentali pasciuti: questo per favore no. Gesù è oro fuso, che brucia la lingua e purifica, uno pieno di esigenze, eppure buono. Non si può trasformare l’oro nel bronzo sordo di una corazza. Per favore no. Gesù Cristo come mero simbolo del­l’Occidente, il Crocifisso come baluar­do politico? Appendete la foto di Ciam­pi, magari persino quella di Bush: ed io apprezzo molto entrambi; se poi un giorno dovessimo applicare ai muri pu­re il ritratto di Berlusconi, meglio anco­ra. Ma il Nazareno è unico, una persona, non un simbolo. Come simbolo va bene il monogramma della Crocerossa. Ma il Crocifisso non è l’incrocio di due seg­menti ad angolo retto per il comodo dell’Occidente. Ci guarda, bisogna ri­spondergli. Per amare l’Occidente bastano il vino e la coca cola.


miriam2000
00lunedì 13 giugno 2005 21:16
Commento...
mo5on ma non è un pò tutto esagerato quello che hai postato ziocacao si rasenta il rischio di una fede finta e per i poveretti che ci credono e se lo vedono togliere??
[SM=x659896] Non è giusto![SM=x659902] [SM=x659883]
[SM=x659905] Parliamone![SM=x660050]
ziocacao
00lunedì 13 giugno 2005 21:43
questo e il commento che ho trovato su un sito
questo e un commento che ho trovato su un sito cattolico
anche se i toni sono un po accesi non e lontano dalla realta che ho potuto vedere e sentire dai giornali e di natale scorso la tentata rimozione di gesu bambino dal presepe o la sostituzione con mago gesu nelle canzoncine di natale per fortuna che e uno che sa perdonare[SM=g27994]m13:
senno poveri noi lo faremmo cascare dalla croce dopo avercelo messo[SM=x659903]
x smorzare i toni mi fa piacere cmq che qualcuno anche se non in maniera ecumenica ci tenga al punto di sbottare e amore x lui anche questo
ziocacao
00lunedì 13 giugno 2005 21:47
non x essere polemico ma
Il Giornale – sabato 17 aprile 2004

L’ISLAM

METTE IN CROCE

I CRISTIANI
di Antonio Socci



Mi ha scritto – sconvolto - un membro della Lega italiana dei Diritti dell’uomo segnalandomi il caso di un cristiano sudanese che sarebbe stato crocifisso dal suo padrone musulmano. Giuseppe, questo il nome della vittima, all’età di set­te anni venne deportato e venduto come schiavo al Nord del Paese. Lì pare abbia subito ogni sorta dl violenza e di abuso dal padrone islamico per dieci lunghi anni in cui veniva apostrofato “schiavo nero” e considerato meno di un animale.

Una domenica essendosi fermato a pregare da cristiano ha perduto un cammello, così il padrone furibondo ha preso Giuseppe, l’ha torturato e poi l’ha crocifisso a un tavolaccio di legno, con lunghi chiodi piantati nelle mani, nei piedi e nelle ginocchia. Il padrone ha anche voluto buttargli sulle gambe dell’acido perché soffrisse di più.

Il ragazzo è incredibilmente riuscito a sopravvivere a questo martirio, ma riportando per sempre gravi meno­mazioni fisiche non era più abile al lavoro. Così un’orga­nizzazione umanitaria ha potuto riscattarlo e riportarlo libero al suo villaggio cristiano. Non ho notizie dirette su questo caso, ma purtroppo di storie così non c’è da sor­prendersi. È nota la vicenda di quattro catechisti sudane­si fustigati e poi crocifissi qualche anno fa per non aver voluto tornare all’islam: ne parla il bel libro di Camille Eid, A morte in nome di Allah.

Neanche può stupire che in un paese islamico sia tutto­ra fiorente la schiavitù. Sono infatti migliaia le donne e i bambini cristiani che da venti anni vengono catturati dalle milizie islamiche nei villaggi del Sud e poi venduti al Nord come schiavi. Sono sottoposti a ogni tipo di violen­za. Solo alcune organizzazioni di cristiani americani si occupano di loro e pagano riscatti per liberarli. I Paesi europei, così sensibili al tema della pace, sono stati finora sordi al dramma dei diritti umani.

Cosa fare? Certo, si può denunciare per l’ennesima volta su queste colonne quella tragedia. Il Giornale, per la sensibilità del suo direttore, è fra i rari organi di stampa italiani sempre pronti a raccontare queste feroci persecuz­ioni. Ma poi? Non c’è qualcosa che manca, qualcosa di insostituibile? Sì, manca la voce dei cattolici. Dove sono finiti? Dov’è quella presenza forte e incisiva che ci si aspetterebbe dai cattolici nel nostro Paese? In Italia sono di fatto, storicamente e statisticamente (anche dal punto di vista elettorale, come ha dimostrato Mannheimer), una componente non solo centrale, ma decisiva. Ma è come se - nelle sue espressioni più vivaci - fosse scomparsa dalla vita pubblica.

La voce - questa sì forte e commovente - di Giovanni Paolo II, viene lasciata spesso sola (per esempio nei suoi appelli contro il terrorismo, per la difesa dei diritti umani o per la menzione delle radici cristiane dell’Europa nella Costituzione della Ue). Del resto è la voce della Chiesa universale e non può sostituire la presenza del laicato cattolico. Poi c’è la voce saggia del candinal Ruini che parla a nome dei vescovi italiani. Ma il prelato - come ha documentato Sandro Magister - da mesi è sottoposto a un pesantissimo attacco dei cosiddetti «cattolici progres­sisti» (alcuni dei quali parlamentari del centrosinistra). Un attacco che prendendo di mira il vicario del Papa sembra puntare implicitamente contro lo stesso pontefice. Un attacco che vorrebbe asservire la Chiesa alla sini­slra politica nostrana e addirittura all’ideologia noglobal.

Anche per questo sarebbe preziosa una forte e visibile presenza pubblica dei veri cattolici, quella presenza che il cardinal Ruini aveva prospettato lanciando, anni fa, il «progetto culturale». Certo, ci sono molte iniziative meri­torie (radio, agenzie di stampa, giornali, opere caritative), ma occorrerebbe anche una presenza visibile nella vita pubblica. Movimenti una volta vivi nella società sembra­no defilati. E’ un’assenza, un vuoto che priva il Paese di una realtà preziosa.

Parlo ovviamente delle voci autenticamente cattoliche per distinguerle da coloro che si accodano (spesso inge­nuamente) ai cortei noglobal a rimorchio delle ideologie altrui. E per distinguerle da quelli che - se parli dei cristia­ni perseguitati - ti ridono in faccia e ti accusano di essere asservito a Berlusconi e Bush. Il cosiddetto «progressi­smo cattolico» degli intellettuali poi è cosa vecchia e infeconda, divenuta residuale grazie al lungo magistero di Giovanni Paolo II. Tuttavia, nel silenzio dei veri cattolici, sembrano loro il mondo cattolico.

Eppure nella Chiesa ci sarebbe un ricco e vivace arcipe­lago di movimenti e associazioni, ma sembra star chiuso nelle sacrestie. Non si vede una forte presenza cattolica che sappia interloquire sui mass media e nelle università, nelle piazze, nelle scuole, nei posti di lavoro, con le altre culture, che proponga suoi punti di vista originali e magari che difenda le ragioni della Chiesa (giacché di presunti cattolici che sui quotidiani scrivono solo per at­taccare la Chiesa ce ne sono fin troppi).

Sembra che perfino nella difesa dei cristiani perseguita­ti i laici siano più sensibili dei cattolici.

Faccio tre esempi - tutti e tre drammatici - di queste ore.

Il caso del Sudan – al di là della vicenda di Giuseppe - è tornato di scottante attualità. La «guerra santa» proclamata venti anni fa dal regime islamico del Nord contro il Sud cristiano e animista (guerra che ha già fatto due milioni di vittime, qualche milione di profughi e migliaia di schiavi) proprio questi giorni pare incendiarsi di nuovo nella provincia di Darfur dove migliaia di persone rischiano di morire. A denunciare questa emergenza è stato il New York Times. Mi chiedo: esiste un mondo cattolico sensibile a questa tragedia, disposto a farsi sentire, a sensibilizzare e mobilitare l’opinione pubblica?

Un altro esempio. Nelle scorse ore si è riaperta un’altra piaga, quella delle popolazioni Montagnard, sugli altipiani vietnamiti.

Anch’essi sono cristiani. Il regime comunista di Hanoi sostenuto dalla Ue - da quando se ne sono andati gli americani - perseguita e massacra questa gente. Specialmente nelle festività cristiane. Per la Pasqua di quest’anno pare che l’attacco sia stato più drammatico del solito. Sembra che i morti, i feriti e gli arrestati si contino a centinaia. Questo piccolo popolo cristiano che 30 anni fa era composto da due milioni di persone oggi è ridotto a circa 77Omila individui. In Italia i radicali da anni fanno sentire la loro voce contro questo genocidio. Ma non dovrebbero mobilitarsi soprattutto i cristiani? In quante parrocchie italiane si è pregato per loro o si sono raccolti aiuti o organizzate iniziative in loro difesa? Penso che la risposta sia avvilente.

Infine la sorte di centinaia di antiche chiese e monasteri del Kosovo. Sono stati il cuore della cristianità slava dei Balcani e sempre più spesso vengono presi d’assalto da gruppi albanesi, proprio quegli albanesi che pochi anni fa siamo andati a soccorrere. Alcuni intellettuali laici (come Mieli e Cacciari) hanno lanciato l’allarme: bisogna salvare quel patrimonio religioso e artistico. E i cattolici? C’è bisogno di loro. Chi e quando sveglierà i nostri cristiani dal loro sonno?
[SM=x659934]
ora io conosco altri mussulmani e sono persone splendide
ma non so come sono al loro paese

[Modificato da ziocacao 13/06/2005 21.52]

nucleo63
00lunedì 13 giugno 2005 21:57
Raghi davvero un gran bel tema...
Ancor oggi la croce è un tema che fa discutere nonostante i suoi duemila anni e la personcina (Cadavere??) chè c'è sopra è davvero più vivo che mai. Ma come lo stiamo riducendo??
E' davvero bello quello che scrivi in sua difesa miriam!
Mi viene in mente la pagina di un diario di un mio amico che mi ha mandato sul tema. Scrive cosi:
Caro diario
Oggi mi sono vcisto allo specchio e mi sono chiesto perchè porto una croce al collo. Dicono che questo ciondolo dovrebbe condurmi al pentimento, dovrebbe aiutarmi a dare una regolata ai miei comportamenti. Mia madre dice che serve a proteggermi dalle disgrazie. Una volta avevo una collana con un [SM=x660058]; mi ha portato tanta fortuna soprattutto con le ragazze. Poi un giorno,giocando a calcio, si è rotto stavo quasi per piangere.
Io non so se credo a tutto questo, non so se per me il crocefisso significa qualcosa. Forse lo uso perchè non è da tutti, mi rende originale e poi fa un sacco bravo ragazzo"
Persino mia sorella che vuole essere tanto alternativa, s'è attaccata una croce al suo piercing sull'ombelico. La solita esagerata!"
In realtà io non ho idea di questo valore e vorrei andare oltre chissà!
Magari un giorno ne parleremo...

Raghi che bello sarebbe riparlarne tutti insieme che ne dite???[SM=x659900] [SM=x659889] [SM=x659893]

[Modificato da nucleo63 13/06/2005 22.24]

ziocacao
00lunedì 13 giugno 2005 22:37
per me il crocefisso
non e ne un amuleto ne un porta fortuna e un simbolo di appartenenza e un oggetto che mi fa ricordare un amico gesu appunto e cosa ha fatto x me
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