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ArubA75
00venerdì 22 agosto 2008 16:28
Beh raga, questa è una settimana che non c'è molto lavoro e quindi posso passare un'pò di tempo in giro per la rete a leggere un'pò di cose strane....percaso ho trovato i racconti di un personaggio (che magari qualcuno conosce, Andrea Falesi) che mi ricorda il nostro star.ace[SM=x1586369]
ps: per me star è sempre il migliore!

Posto?? Attenzione, è roba forte!!

Beh dai questi sotto sono i link poi vi posto anche i racconti:

anfalesi.blogspot.com/2006/10/non-aprite-quella-moto-prima-punt...

anfalesi.blogspot.com/2006/10/non-aprite-quella-moto-seconda-puntata...

anfalesi.blogspot.com/2006/10/non-aprite-quella-moto-terza-puntata...

anfalesi.blogspot.com/2006/10/non-aprite-quella-moto-quarta-puntata...



27 ottobre 2006
Non aprite quella Ducati (prima puntata)

La notte stava calando velocemente e non aver calcolato che avrei dovuto percorrere buona parte della strada per tornare a casa dentro a un fitto bosco, mi stava facendo arrabbiare più di tutte le vicissitudini che avevo dovuto affrontare quel pomeriggio.
Sì, perchè se in campo aperto la visiera fumè permetteva ancora di intravedere la strada, nell'oscurità del bosco era difficile persino intuire le curve, diveniva un terno al lotto indovinare se buttarsi a destra o a sinistra.
Sono molto miope e l'idea di una visiera graduata deve essermi sembrata geniale quando decisi di comprarne una e per di più scura.
Via gli occhiali da vista e da sole in un sol colpo.
Bravo furbone. Ora mi trovo impelagato in questa situazione: devo scappare, non vedo a un palmo dal naso e la mia unica preoccupazione adesso è come morire, spiaccicato in qualche muro di cinta per non aver indovinato la curva o ucciso dai miei inseguitori.
Ma, come si dice, facciamo un passo indietro.
Solo poche ore fa ero un felice possessore di una Multistrada 1000, un modello della Ducati di cui esistevano anni fa addirittura dei forum dedicati su Internet.
Poi dopo le leggi sulla regolamentazione dei siti web che stabilirono che per poter gestire un forum sul calcio si doveva possedere un paio di scarpe Adidas, sulle due ruote una moto Honda, sul sesso una nerchia di almeno 28 cm, molti siti scomparvero. I moderatori del forum sulla Multistrada fondarono altri siti. Nessuno di loro sul sesso.
Ma torniamo a noi.
Stamattina, come sempre da qualche settimana, ho preso la moto dal garage per recarmi a lavoro.
Nei giorni ho migliorato le procedure di partenza e proprio questa mattina sono riuscito a completare tutti i test di rilevazione dei gas di scarico in soli 19 minuti.
La procedura per i mezzi immatricolati precedentemente l'omogazione eurAsia 4 prevede infatti l'applicazione al posto del vecchio catalizzatore (un tempo detto bonariamente "padellone") di un complesso sistema di sonde e centraline "usa e getta" che va applicato tutti i giorni e rimosso al momento di riporre la moto in garage, data l'altissima probabilità di autodetonazione che contravviene alle severe norme antirumore entrate in vigore dopo l'ultimo consiglio degli 8 grandi, il G8,
che sono rispettivamente Cina, Giappone, Korea, India, Iran, ancora Cina, Emirati Arabi e Svizzera.
Ma queste cose le sapete, torniamo ai fatti.
Avevo appena finito le procedure di partenza e non avevo fatto che pochi metri quando nello specchietto destro intravedo la sagoma di una moto nera.
Date le elevate vibrazioni dello specchietto e parte della mia spalla che copriva la visuale, sulle prime non ho realizzato che quella moto nera era "LA moto nera".
Il terrore di tutti i motociclisti, di tutti i treruotisti, di tutti i monorotaisti.
Aveva preso di mira me. Ancora non lo sapevo, ma stava per iniziare quella che forse è la mia ultima giornata di vita.
Tutto era contro di me, i soli che avrebbero potuto avvertirmi, furono distratti dal tintinnio della mia frizione a secco e persero l'attimo. Se avessi avuto la Multi SR1100s uscita qualche anno dopo la mia, con frizione in bagno d'olio (e antisaltellamento) avrei avuto una chance in più. Invece...
Superato l'ultimo posto di blocco federale presi col solito piglio sportivo la tangenziale e quindi la Strada Europea 23, con i suoi soliti buchi, mai appianati (errore di progetto dell'Ing. Emmental, uno svizzero merdoso) e i suoi guard rail della Termignoni (che dopo l'esclusiva ottenuta, non senza scandalo dalla Akrapovic, si era riconvertita in produzioni variegate fra cui padelle e appunto guard rail), gli unici nella mia contea fatti di materiale antiaderente (pare che per un'errore nella gestione automatizzata smistamento materiali, siano usciti di fabbrica guard rail antiaderenti e padelle antiribaltamento TIR).
Ma si sa, la Termignoni era peggiorata molto negli ultimi anni.
Mi ero distratto a guardare il manifesto dell'ultima tre ruote koreana con frigobar e lettore Mp11, quando la moto nera mi affiancò e senza che neanche me ne rendessi conto mi spinse con un colpo di carena giù per una scarpata.
Fu l'istinto più che la ragione a farmi premere il tasto che attiva le ruotine posteriori Ducati Performance Junior.
Grazie a questo optional, sottovalutato invero al tempo, riuscii a non cadere e potei ritornare sull'alsfalto.
Non poteva essere una fatalità, quella moto mi aveva spinto deliberatamente. Non poteva che essere LEI.
In preda al panico, vidi tutta la vita della Multistrada passarmi davanti agli occhi in un attimo; vidi la fabbrica di Borgo Panigale, il reparto verniciatura e poi il montaggio del motore sul telaio; la scelta amorevole degli pneumatici, la messa in strada, i primi chilometri felici; il primo incidente, il secondo tagliando (!!!), la tortuosa e erta strada che conduce al filtro dell'aria, la Multistrada tutta, pulsante, viva e che non voleva morire.
Prese lei il comando della situazione; mi ritrovai spettatore del più funambolico inseguimento a cui avessi mai assistito.
Chi può dire chi stava realmente guidando? All'apparenza ero io, e bene così non avevo mai guidato; per me allibito era la moto stessa che dominava l'asfalto; più probabilmente era la simbiosi perfetta fra noi due che, fatti uno solo, affrontavamo curve e tornanti con tale irruenza da far timore anche a Loris Rossi il campione del mondo del trofeo HondaGP (degno erede di suo padre Valentino, fra l'altro).
La moto nera non mollava però; anche lei affrontava le curve con tale veemenza da non permettere il minimo errore ai fuggitivi.
A ogni uscita di curva la sua sagoma cercava di raggiungerci, ad ogni staccata la vedevo nello specchietto, tremolante come non mai, che cercava di infilarci all'interno o all'esterno.
In ogni rettilineo la pur pimpante ripresa del 2 cilindri bolognese veniva messa a dura prova dall'esuberanza del 5 cilindri jappanese da 530 cv. Meno male che sotto i 16.000 giri quel tipo di motore dorme e che con la mia coppia già pronta a 3000 giri riuscivo a tenere dietro quel mostro di voracità (si dice che consumi parecchino e che alla mancanza di ripresa contribuisca anche il serbatoio di 140 litri più riserva necessario per un'autonomia di 60 km).
E fu la sua scarsa autonomia a salvarmi.
Dopo poche altre curve, la jappa entrò in riserva e nel giro di trecento metri finì anche quella (12 litri).
Ne approfittai per prendere un discreto vantaggio.
Appena dopo l'ultimo tornante in vetta a cima Coppi, mi fermai sul ciglio e inserii tramite l'apposito pulsante sul manubrio il paio d'ali Ducati Performance Flyzone e mi buttai giù per la discesa. Dopo pochi metri la Multistrada si staccò in volo e iniziai a volare nel cielo infinito...
Mi girai in tempo per vedere la moto nera sgasare incazzata nera (appunto) e impotente sulla strada, con tutti i suoi cavalli frementi, spavaldi, baldanzosi ma incapaci di spiccare il volo della fantasia. In una parola: inutili.
Sotto di me la vastità della vallata, i campi arati, il ruscello artificiale Honda con la diga naturale Ferrarelle.
Sapevo che la moto nera non avrebbe mollato facilmente ma me ne sarei occupato più tardi.
Adesso il mio problema principale era che prima o poi avrei dovuto atterrare e non avevo idea di come fare. Le istruzioni di un certo Terblanche non erano per nulla chiare.

(continua...)
(forse...)


26 ottobre 2006
Non aprite quella Ducati (seconda puntata)


Stavo ormai volteggiando a mò di avvoltoio da una ventina di minuti. Il monitor con le istruzioni per l'atterraggio non ne voleva sapere di accendersi.
L'avevo istallato da qualche mese e non aveva mai funzionato a dovere. In teoria avrebbe dovuto risolvere i problemucci della vecchia strumentazione, in realtà peggiorò solo le cose.
L'indicatore della benzina per esempio, che era un pò impreciso nel vecchio modello, sul nuovo computer di bordo fu sostituito con un adesivo con la scritta "RICORDATI DI METTERE BENZINA OGNI TANTO".
I progettisti lo definirono una soluzione semplice ed efficace in linea con la filosofia del Marchio e considerarono risolto il problema.

Lo schermo a cristalli solidi a 16.008.963 di colori era bellissimo; all'accensione della moto proiettava un piccolo mpeg56 di 40 secondi in cui la scritta "MULSISTRADA 1100" si componeva in un effetto 3D strabiliante e nonostante l'evidente errore di scrittura (pare l'avesse progettato un vecchio sudafricano in pensione) era in grado comunque di seccare completamente le due batterie in dotazione alla moto.
Ci fu una campagna di richiamo della "Ducati Motor Holding Spa ci cci cuccù peppè" ma quasi nessuno poté recarsi nelle officine perché la procedura di sboccaggio dell'immobilizer elettronico era stata scritta in cirillico kazako: Љ М Н Њ e dopo tre errori di procedura faceva scoppiare una piccola testata atomica. I più al secondo tentativo si fermarono.
La Ducati fornì in garanzia a tempo di record 5.000 nuovi schermi da 16 pixel in bianco e nero che all'accensione mostravano la scritta "Benelli Leoncino 125" e considerò risolto il problema.
Quello non era proprio il momento di fare le bizze però.
Dovevo riuscire a far funzionare quel maledetto monitor perché il carburante stava rapidamente finendo e a forza di girare in tondo come un condor pasa stava cominciando a girarmi anche la testa.

E' strano quali cose buffe ti passino per la mente nei momenti più difficili. In quegli attimi tragici in cui la mia vita era appesa a un filo ripensai a quel film che avevo visto la sera prima in cui un tizio vestito da Babbo Natale tentava di rapinare una gioielleria il cui proprietario si era a sua volta vestito da Babbo Natale e la commessa da Mary Poppins, solo che lui la scambia per la Befana, lei si incazza e gli rompe l'ombrellino in testa e lo arrestano e lo sbattono in prigione e i poliziotti sono tutti vestiti da Babbo Natale per allietare i bambini dell'ospedaletto e... la benzina finì.
Cominciai a roteare come un nibbio bruno nel parco del Pollino, e, dopo qualche volteggio sgraziato, il muso della moto puntò verso terra e iniziai a precipitare.

Tentai, tentai, tentai di riaccendere il motore e per mia fortuna la benzina presente nella parte posteriore del serbatoio (che nel nuovo modello parte dal cannotto per terminare al mottoscafo) raggiunse gli iniettori, il bicilindrico emise un gemito e subito una scossa percorse la moto nella sua interezza; il monitor si accese e la scritta "Benelli Leoncino 125" mi apparve in tutto lo sfavillante splendore dei 16 pixel in bianco e nero.

Finalmente il computer di bordo decise di funzionare e la procedura di atterraggio mi fu svelata;
era dannatamente semplice:
"Per un perfetto atterraggio portare la spalla destra a contatto con il casco e la mano sinistra davanti alla visiera.
Con la mano destra toccarsi saldamente i coglioni; serrare fermamente gli occhi assumendo la tipica espressione di chi sta per sfracellarsi al suolo; cercare un pagliaio o un laghetto o una piscina o un furgone telonato o un grosso maiale per attutire (in parte) l'urto.
Per chiarimenti e/o suggerimenti non esitate a scriverci ecc...".
Mavaffanculooooooooooooooooo
Con queste parole ben chiare in mente iniziai la fase di atterraggio.

(continua)


25 ottobre 2006
Non aprite quella Ducati (terza puntata)


Mi restavano pochi minuti di autonomia, poi avrei dovuto in qualche modo atterrare.
Le indicazioni del monitor non erano di molto aiuto, quindi pensai che avrei duvuto cavarmela da solo.
Presi la situazione in mano e puntai il muso diritto verso una pianura che si estendeva sotto di me.
Poi, con uno sforzo di memoria tremendo, cercai di riportare alla mente la combinazione di tasti che attivava lo scudo antibriciole; era un optional della Guzzini Performance, che serviva ad evitare che i resti dei panini mangiati dai camperisti lungo la strada potessero venire aspirati dall'airbox Multi dinamico-statico-cinematico (DSC) una chicca della Ducati Performance che permetteva un aumento di 8 cv al raggiungimento dei 280 km/h. (Per raggiungere tale velocità era però necessario il kit racing con Convogliatore per l'aria Perimetrale a Doppia Unità di Risucchio Automatico, il famoso CaPaDURA, che era talmente brutto, ma talmente brutto che nessuno aveva il coraggio di comprarlo. Sta di fatto che non avere il DSC era considerato da pivelli e quindi tutti immancabilmente lo adottavano). Anche io, quindi, l'avevo istallato (anche se con qualche remora visto anche il prezzo); ora mi sarebbe tornato finalmente utile per attutire l'impatto col suolo (se fossi riuscito a ricordare la combinazione per attivarlo, naturalmente).
Respirai profondamente, cercai di isolare le mie emozioni, di estrapolarmi da quella situazione, creare il vuoto assoluto intorno a me così da potermi concentrare al massimo e ritrovare nella polvere del mio cervello, nel più buio scantinato della mia memoria, nel più remoto recesso del mio sapere, la giusta sequenza.
Provai:
2-1-3:
si aprì la fiancatina destra e persi la retina che ci avevo messo 3 mesi per averla;
3-1-2:
e dissi addio alla sella del passeggero;
2-1-1:
partì la "cavalcata delle Walkirie" di Wagner insieme a un missile aria-aria che uccise un piccione in un'esplosione di piume;
2-1-3:
acc...si riaprì la fiancatina destra e persì anche i documenti;
3-3-2:
si aprì il tappo del serbatoio e uscì un clown a molla con la scritta "ci piscio sulle jap";
1-1-1:
si attivò, e fu la mia salvezza, il Multistenditoio, l'optional FoppaPedretti Performance, che poteva assicurare una superficie di oltre 30 metri quadri di biancheria da stendere (era utile se colpiti da un acquazzone improvviso o se non si aveva il terrazzo); non tanto il Multistenditoio fu indispensabile, quanto i 32 metri quadri (avevo esagerato) di lenzuoli, federe, asciugamani, mutandoni e giarrettiere che avevo (per pigrizia) lasciato a stendere e che mi ero dimenticato (per vecchiezza) di raccogliere l'ultima volta (ritrovai anche un calzino verde pisello che mi era rimasto spaiato per mesi e soprattutto Anita la mia bambola gonfiabile, vai a sapere a volte dove finiscono certe cose).
I lenzuoli si comportarono come un paracadute e con opportune sgassate e frenate riuscii a indirizzare la moto verso uno spiazzo poco lontano. Stavo per toccare ormai terra, planando lentamente e in tutta sicurezza, quando dal boschetto circostante sbucò un maiale, un grosso maiale, incazzato come due maiali, sporco come dieci maiali, che terrorizzato come cento maiali mi si scagliò contro e andò a ficcare la sua testaccia di mille maiali dentro la camicetta di mia moglie che (per distrazione) avevo regalato ad Anita.
Il maiale, in altro modo non potrei chiamarlo, cominciò a correre in maniera scomposta trascinandomi dietro di sè.
I lenzuoli-paracadute ripresero a gonfiarsi e la moto, forte di quella spinta vigorosa (la prima Multi alimentata a salsicce), riprese il volo e nel trambusto si azionò di nuovo la cavalcata wagneriana con annessi missili aria-aria e conseguenti piccioni flambé e il meccanismo di gonfiaggio rapido scattò e Anita proruppe in tutta la sua prorompenza e mi si piazzò a gambe belle larghe davanti al casco.
Il maiale che grugniva disperato con addosso la camicetta di pizzo inseguito da una Multi a vela che sparava missili a tempo di musica guidata da un satiro che operava del sesso orale alla sua metà di silicone, si infilò dentro un pagliaio in uno sfavillio di paglia e fieno e ancora paglia e sempre più paglia, poi corse dentro uno stagno dove affondò grugnando, mentre io e la moto con tutti gli annessi continuavamo la nostra planata contro un camion telonato che però fu disintegrato poco prima dell'impatto da un missile aria-camion, di cui anche in Ducati ignoravano l'esistenza.
Il telonato trasportava un carico di rarissimi piccioni pigmei che riuscirono a fuggire dal mezzo in fiamme, ma solo per essere spappolati con precisione ineguagliabile dai missili aria-aria in dotazione alla mia Multi.
Centinaia di piccioni pigmei esplodevano come piattelli intorno a me, Wagner esaltato si dimenava come un forsennato, il maiale sguazzava disperato nello stagno con la camicetta ridotta uno straccio e il mio calzino verde pisello infilato nel grosso naso piatto, Anita era venuta e la Multi ormai a secco di benzina planava sospinta dagli spostamenti d'aria delle esplosioni come un sommergibile sballottolato dalle bombe di profondità.
Finalmente lo scudo antibriciole si aprì di sua volontà e ritrovai il pezzo di pizza ai peperoni che era costata due sculaccioni a mio figlio (credevo se la fosse mangiata lui)... mio figlio, mia moglie... li avrei mai più rivisti? mi chiedevo masticando voracemente l'ultimo boccone di pizza ai peperoni (mi piace mangiare dopo fatto sesso).
Si alzò un vento minaccioso che sollevò la Multi, novella Argo fra i flutti di un mare intangibile.
La terraferma si allontanava nuovamente.
Mi consolava il fatto che la moto nera fosse sparita ma ancora non sapevo che il peggio doveva ancora venire: all'orizzonte si stagliavano i peggiori nemici dei motociclisti, i Quattro Tagliandatori dell'Apocalisse.

(continua...)


25 ottobre 2006
Non aprite quella Ducati (quarta puntata)


Il vento aveva preso a soffiare bello forte e il suolo si allontanava ondeggiando; stavo cominciando a seccarmi di quella situazione, tutto sommato sarebbe stato meglio affrontare la moto nera piuttosto che continuare a rimbalzare come un palloncino da spiaggia all'infinito.
Se solo fossi riuscito ad afferrare un ramo di un albero o un palo della luce o il collo di una giraffa.
Poi i miei pensieri furono distolti dall'apparire sulla destra dell'orizzonte di alcune figure, solo delle sagome, niente più che delle ombre. Non sapevo se rallegrarmi della cosa o se preoccuparmene seriamente. Avevo sentito, come chiunque, le leggende sui tremendi 4 tagliandatori dell'Apocalisse; se ne parla da sempre nei Bar Sport di tutta Italia; nelle notti tempestose, davanti al camino acceso, i nonni tengono sveglia l'attenzione dei bambini con le storie incredibili, ma possibili, dei terribili 4, dei pericolosissimi 4, dei fantastici 4, di Superman e l'uomo ragno.
Si narra che gli orridi 4, fermassero i malcapitati motociclisti, rei di fare la manutenzione da soli, li portassero nella grande officina fantasma, e cominciassero a ispezionare la moto in ogni più recondito dettaglio; controllavano con speciali apparecchiature tutti i tipi di interventi di manutenzione effettuati e se trovavano qualcosa non perfettamente eseguito come prescritto dal manuale di officina erano cazzi. In primis veniva fatto bere al malcapitato tutto l'olio motore esausto, in seconda istanza gli avvitavano le candele nelle narici, per finire, la cosa più tremenda, gli presentavano il conto come da listino ufficiale Ducati + quello BMW moltiplicato quello MV Agusta.
Qui normalmente i bambini scoppiavano a piangere e i nonni se la ridevano di gusto spegnevano quel cazzo di camino puzzolente e se ne andavano a dormire, ché alla loro età si erano anche rotti i coglioni di raccontare le solite storie tutte le sere.
Ora le mie paure si stavano concretizzando davanti ai miei occhi abbacinati. Non potevo sbagliare: quelle quattro figure altri non erano che quei quattro figuri del tagliandatori dell'Apocalisse!
Mi videro e mi furono subito addosso. Mi agganciarono con un cavo metallico e iniziarono le manovre di atterraggio.
Mi sentivo, da novello Icaro, trasformato in pesciolone preso all'amo. Legarono saldamente il cavo al tronco di un albero e fattomi scendere - che gioia avere di nuovo terra sotto i piedi... e anche un pò di cacca di cavallo a giudicare dal puzzo lercio - e fattomi scendere dicevo, iniziarono le verifiche: si misero i guanti in lattice Ducati Performance e stavano per smontare la mia povera Multi quando all'improvviso un piccione pigmeo superstite sbucò dal fitto della boscaglia inseguito dal rombante missile aria-aria (vorrei far notare: con frizione a cesso... cioè a secco) e si diresse spennacchiando contro il gruppetto di tagliandatori. Questi si avvidero dell'imminente tragedia e cercarono di dileguarsi nelle quattro direzioni cardinali.
Il piccione impazzito di paura virava ora a nord, ora a sud, poi a est e quindi a ovest... tornava a nord e poi a sud... insomma per farla breve, i terrorizzati 4, smessa ogni velleità tagliandatrice e abbandonato ogni pudore, piangevano come vitelli e correvano come lepri con le mani alzate in segno di resa (come se un piccione pigmeo e soprattutto un missile aria-aria possedessero il concetto di resa).
Presto la fuga, disordinata e scomposta, finì; e finì in cacca, perchè i velocissimi 4, troppo intenti a guardare il piccione finirono dritti nello stagno dove il maiale incamiciato stava ancora disperatamente cercando di liberarsi del mio calzino verde. Si liberò invece gli intestini proprio sugli sfortunati 4 che vennero sommersi da una montagna di concime naturale mentre il piccione pigmeo esplodeva sopra le loro teste merdose innaffiandoli di piume. Mi sembrò che ridesse, il piccione.
Ero finalmente libero di riprendere la mia amata Multi e tornarmene con un pò di fortuna a casa. La mia casa.
Restava il problema della benzina che era agli sgoccioli.
Fui fortunato e a pochi chilometri trovai un benzinaio aperto. Mica ci si può sempre girare le palle nei romanzi. Può succedere anche qualcosa di normale come trovare un benzinaio aperto.
Sì, ma non avevo una lira perché nel trambusto delle puntate precedenti avevo perso il portafoglio. Come fare?
Feci il pieno e salutai il benzinaio che sottobraccio ad Anita stava disponendo il cartello "CHIUSO" e se ne stava andando nel retrobottega con aria strana... ancora adesso mi chiedo se si sia accorto che era una bambola gonfiabile (e che bambola!) o se abbia pensato ad una donna particolarmente remissiva. Mah...
Intanto stava calando la sera e la mia visiera scura stava divenendo un problema. Meno male che casa era vicina. Imboccai la tangenziale e mi diressi, stanco ma felice, verso la città.
Non feci che pochi chilometri che una deviazione mi riportò in parte indietro e mi costrinse a passare per la statale che si inoltra nel bosco. Non so per quale motivo mi tornò alla mente la favola di Cappuccetto Rotto.
Cappuccetto Rotto era un bambino che viveva con la mamma e che secondo la strega Durex non sarebbe dovuto nascere, ma il cappuccetto era rotto e così nacque lo stesso e da allora lo chiamarono tutti cappuccetto Rotto, a parte il padre che fuggì quasi subito, tanto che il suo vero nome nessuno più sapeva.
Un giorno Cappuccetto dovette andare a trovare la nonna che viveva al di là del bosco e la mamma gli disse “Preservativo bucato stai attento alla moto nera…” Moto nera??? Ma che cavolo di favola è? Santo cielo, la moto nera!!! Eccola la rivedo negli specchietti, mi ha ritrovato, proprio nel bosco, con la visiera nera e il buio, ed ecco, amici, che mi ritrovo impelagato in questa situazione: devo scappare, non vedo a un palmo dal naso e la mia unica preoccupazione adesso è come morire, spiaccicato in qualche muro di cinta per non aver indovinato la curva o ucciso dai miei inseguitori. Ma questo ve l’ho già detto all’inizio della prima puntata, adesso siamo alla quarta e siamo alla resa dei conti.
Non riuscirò per molto a tenere questo ritmo forsennato, o sbaglierò curva o mi prenderanno, o sbaglierò la curva e mi prenderanno, o mi sbaglierò e prenderanno la curva, o mi curverò e sbaglieranno la presa, o mi prenderò e curveranno lo sbaglio, o mi romperò i coglioni e la farò finita.
Ma cosa succede? Si è accesa la scritta "Benelli Leoncino 125 – sei nella Pit Lane – limitatore 80 km/h". Porca paletta, è finita. La moto si sta fermando, la centralina racing Ducati Performance in ovvio stato confusionale, crede di essere nella corsia dei box di un Gran Premio. La moto nera mi raggiunge, mi affianca. Addio, forse non avrò neanche il tempo di salutarvi, verrò ca n c e l l a t o . . . Bzzzz

FINE ?
Mg526528
00venerdì 22 agosto 2008 23:12
Continuera`? [SM=x1478967]

Ciao a Tutti Alla Prossima!!... e miraccomando....fate i Bravi!

spidergras
00sabato 23 agosto 2008 00:49
Re:
costui scrive decentemente ma non fa ridere nemmeno un po'...
thor03
00domenica 24 agosto 2008 21:36
mah io mi sono divertito a leggere...fulminato bene il tipo qui [SM=g10130]
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