personaggio svantaggiato (ma non proprio un genio)

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zorrorosso@EFP
00venerdì 27 marzo 2015 10:50
Allora, come al solito si tratta di una delle mie domande "comportamentali".
Contesto fantasy/storico (se può servire in qualche modo).

Personaggio 1 (chiamiamolo Ugo) è un personaggio positivo che nella sua "lealtà" cerca di salvare un suo conoscente imprigionato (chiamiamolo Mario). Ha una morale abbastanza alta, è una figura di media autorità, che può intervenire in qualche modo sul corso della storia o il destino di Mario.

Mario non è un personaggio negativo, ma neanche molto intelligente. È provvisto di buon senso (in modo molto vago e generico) e considera Ugo un amico, ma si autoconsidera superiore a lui in qualsiasi circostanza, anche se, al momento in cui si svolge la scena, Mario non ha alcuna autorità ed è solo un capro espiatorio. Potrebbe rischiare la vita se condannato.

Mario è accusato di un reato di cui lui non è a conoscenza. Grazie a questo dettaglio, Ugo crede che sia innocente e, su quel presentimento, cerca di "fare la cosa giusta" ed aiutarlo ad uscire di prigione.

Quando i due si confrontano una prima volta, Ugo fa delle domande a Mario per capire qual è la situazione e cercare un alibi che lo scagioni dai suoi reati.

Ugo (da conoscente), incerto sul fatto che Mario lo riconosca o meno, si presenta e gli chiede se il suo volto/nome gli risultano in qualche modo familiari.
Mario (che invece lo considera un amico abbastanza fidato) conferma la cosa rispondendo
"Certo che lo so! Sei Ugo! Il mio amico!".

Tra le tante informazioni che Mario sa di Ugo, si ricorda di un'informazione sgradevole, ma che darebbe ad Ugo motivo di credere di più della sua identità e li avvicinerebbe di più in senso narrativo (tipo che Ugo ha l'alitosi).

Sarebbe più giusto che Mario dicesse una cosa tipo:
"Certo che lo so! Sei Ugo! Il mio amico con l'alitosi!"?

Mi sembra che dicendo una cosa del genere, Mario si dia la zappa sui piedi perché è in una condizione di svantaggio rispetto ad Ugo (comunque lui non lo sa o non se ne rende veramente conto) e lui potrebbe benissimo non aiutarlo se insultato, ma è anche un'informazione in più che avvicina i due personaggi e fa capire quanto realmente Mario conosca Ugo.

Come al solito è un'opinione generica:
Ugo aiuterebbe Mario anche se si sente insultato dalle sue parole? Oppure il buon senso di Mario lo porterebbe a stare zitto e non menzionare certe cose?

Grazie in anticipo per le vostre opinioni!
suinogiallo
00venerdì 27 marzo 2015 17:38

Come al solito è un'opinione generica:
Ugo aiuterebbe Mario anche se si sente insultato dalle sue parole?



Dici che è un personaggio positivo, leale, con una morale abbastanza alta. Non mi sembrerebbe coerente con questa descrizione la sua decisione di non aiutare il conoscente solo perché questo lo ha descritto con una caratteristica saliente della sua persona.


Oppure il buon senso di Mario lo porterebbe a stare zitto e non menzionare certe cose?



Non spicca per intelligenza e si considera superiore a lui, probabilmente non gli verrebbe in mente di starsi zitto, buonsenso o meno. Senza contare che lo considera un amico.
Diversamente, se lo vedesse come un suo pari o come un suo superiore, eviterebbe di dirglielo più per opportunismo che per buonsenso.

Hasta Luego
MaxT.M
00martedì 31 marzo 2015 21:40
Temo che per rispondere 'Sei il mio amico con l'alitosi' ci voglia la volontà di offendere, oltreché la conoscenza di una parola che non è sulla bocca di tutti (doppio senso...).
Sarebbe più credibile che tacesse sull'alitosi, ma magari si tradisse facendo qualche smorfia o allontanandosi se l'altro viene a parlargli vicino.
zorrorosso@EFP
00venerdì 16 dicembre 2016 18:12
Con un ritardo di un paio d'anni
Ho finalmente scritto la scena... (yay)

Quando ho ideato questa parte di racconto (e anche come ho scritto in questo post), pensavo ad un incontro tra Mario e Ugo senza che i due si fossero visti da diverso tempo. Non avevo pensato affatto al loro umore in quel momento, ma a un dialogo semplice, dove vengono scambiate delle informazioni e alla fine del quale Ugo ha già preso la decisione (o meno) di aiutare il suo conoscente.

Aggiornamenti e risoluzioni:

Ho cercato di fare in modo che i due personaggi si provochino a vicenda, così che Mario (di pessimo umore per le sue condizioni) abbia proprio la volontà di insultare Ugo, non soltanto per ingenuità, ma con il proposito di ferirlo, noncurante della sua condizione di svantaggio.

Ho poi aggiunto molti più indizi nelle scene precedenti e successive, in modo che Ugo, come personaggio sì leale, ma anche arrabbiato e insultato dalle parole di Mario, rifletta un po' di più sulle informazioni fornite da Ugo o quelle di altri personaggi prima di decidere come aiutarlo.

A questo punto Ugo non promette più nulla a Mario, tantomeno sulle informazioni di base fornite in questa scena, ma decida comunque di fare qualche cosa dopo un processo che coinvolge diverse scene, tra cui questa.

Non so se mi sono spiegata, comunque mi sembrava giusto scrivere come ho agito, se qualcun altro si trovasse con lo stesso problema.

Questo topic mi è stato molto utile.
Grazie per l'aiuto!
MaxT.M
00venerdì 16 dicembre 2016 18:24
Ciao Zorro,
hai già pubblicato questa scena?
zorrorosso@EFP
00sabato 17 dicembre 2016 01:14
no, l'ho scritta diverse settimane fa e sará nel prossimo capitolo... É parte di una ff, ma ho cercato di frammentarla un po' per questo post per rendere la situazione a se stante.

EDIT: se vuoi ti mando solo questa scena in pvt.
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