otto marzo - origini e ragioni

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LadySyrius
00giovedì 8 marzo 2007 20:38
mi permetto questo veloce ritorno -sebbene mai me ne son andata visto che leggo spesso quel che accade qui- per ricordare questa giornata.. e riportare alla memoria fatti che non sempre si ricordano, o non sempre si conoscono..sottolineando che NON sono una femminista [SM=g27827]:
grazie per l'attenzione e un saluto a tutti voi..



Da una parte la storia dell'8 marzo si fa risalire all'incendio di una fabbrica a Chicago in cui morirono molte operaie perche' il padrone aveva bloccato i cancelli. Un’altra interpretazione fa risalire la fatidica data all’inverno del 1917 "Al grido di pace e pane, le operaie di Pietroburgo con la bandiera rossa sono scese nelle strade l’8 marzo (24 febbraio per il calendario russo) per festeggiare la giornata internazionale del proletariato femminile. Fu questo il grande segnale della rivoluzione che distrusse l’autocrazia..."(da L’Ordine Nuovo, 17 marzo 1921).

Il 29 agosto 1910 la "Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste" in corso a Copenaghen decide di istituire su proposta della socialdemocratica tedesca Klara Zetkin la "Giornata Internazionale della Donna", e ne fissa la data all’8 marzo di ogni anno. Spirito e scopo di quella "Giornata" è ottenere per le donne parità di trattamento rispetto agli uomini. In particolare, le socialiste chiedono l’estensione del voto politico alle donne di ogni Paese.

Molti invece credono nella tradizione secondo cui l'origine della festa risalirebbe alla volontà di un movimento femminista di ricordare la morte di circa 130 lavoratrici di New York. Queste operaie si sarebbero radunate per alcuni giorni nella fabbrica in cui lavoravano, per uno sciopero. Allo stabilimento sarebbe stato appiccato il fuoco, dopo che le porte erano tutte state chiuse dall'esterno. Secondo alcune fonti, questa strage sarebbe avvenuta nella New York del 1908, anche se la decisione di celebrare la festa è di molto successiva. Secondo altri, invece, il rogo della fabbrica sarebbe avvenuto nel 1912.

Ma sulla stampa statunitense fino al 1908 non c’è nessuna traccia dell’incendio, stesso silenzio nel libro della canadese Renée Còté sulla "Verità storica della misteriosa origine dell’8 marzo": l’incendio risulta mai accaduto. Alla stessa conclusione giungono Tilde Capomazza e Marisa Ombra nel loro "8 marzo - Storie, miti e riti della Giornata Internazionale della Donna", frutto di meticolose ricerche.

Secondo molti, si tratta solo di tradizioni e di fatti di cronaca nera gonfiati e rielaborati. Nel 1908, infatti, un gruppo di donne socialiste, a Chicago, decisero di celebrare il 3 maggio un "Woman's Day" e per alcuni anni, fu celebrata con successo sempre crescente proprio in quella data. Solo dal 1921 venne deciso di spostarla all'8 marzo.

Il 7 marzo 1952 il settimanale bolognese "La Lotta" scriveva che la data della Giornata della Donna vuol ricordare l’episodio dell’incendio scoppiato in una fabbrica tessile di New York in cui morirono, chiuse dentro dall’interno per volere del padrone, perché minacciavano di scioperare, 129 giovani operaie per gran parte italiane e di origine ebraica. E questo tema dell’incendio e delle operaie arse vive nel rogo del loro posto di lavoro viene ripreso in seguito ma con alcune varianti.

Nel 1952 in Italia l’Unione Donne Italiane, settore femminile della Cgil, distribuì alle sue iscritte una valanga di librettini minuscoli, 4 cm x 6, da attaccare agli abiti insieme a una mimosa. Nel libretto c’era un resoconto dell’incendio di New York. Due anni dopo, il settimanale della Cgil, Il lavoro, perfezionò il racconto con un fotomontaggio che ritrae un signore arcigno in bombetta dal nome inventato che si fa largo fra masse di donne tenute indietro dalla polizia. Altri esempi di come è stata raccontata la notizia nella stampa italiana: il "Secolo XIX" di Genova nel 1978 riportava l’episodio come avvenuto a Chicago in una filanda, le operaie morte 129. "La Repubblica" nel 1980 parlava di un incendio a Boston, datato 1898. "Stampa Sera" nel 1981 situava l’incendio ai primi del ‘900, in un luogo imprecisato degli Stati Uniti, le operaie vittime 146. Lo stesso anno "L’Avvenire" parlava di 19 operaie morte. "Noi Donne" nel 1982 citava Boston e 19 operaie morte, anno 1908, stesso anno e stesso numero di vittime nel sito SpazioDonna, la città è però Cotton e le operaie chiuse all’interno per impedire l’ingresso dei sindacalisti! Ma forse la scelta di questa data risale all’8 marzo 1848, quando le lavoratrici dell’industria dell’abbigliamento di New York proclamarono uno sciopero cui parteciparono trentamila donne, la più gigantesca manifestazione femminile che si fosse mai avuta negli Stati Uniti.

Le scioperanti reclamavano il rispetto dei loro diritti politici e sociali, alla pari con gli uomini: diritto al voto, riduzione dell’orario di lavoro (dalle 12 alle 8 ore al giorno), un giorno di riposo, un regolare contratto e una retribuzione rispondenti agli accordi sindacali fra padroni e lavoratori. L’ imponenza della manifestazione è innegabile. Ma nel sito di Lunaribelle l’incendio viene fatto risalire ad un 8 marzo di fine ottocento, in una fabbrica tessile d’Inghilterra.

Una suggestiva ricostruzione della tragedia datata 1911 a New York si trova sul sito Internet della Città di Bari. Integralmente : Questa festa nasce da una tragedia: l’incendio scoppiato il pomeriggio del 25 marzo 1911 negli ultimi tre piani dell’Asch Building, un edificio di dieci piani a Manhattan, non lasciò scampo alle operaie che lavoravano confezionando camicette per la Triangle Shirtwais Co., un’azienda tessile che sui tre piani aveva uno "sweat-shop", cioè uno di quei laboratori in cui norme di sicurezza sul lavoro, paghe sindacali e igiene erano del tutto ignorate. Quando il tragico rogo fu domato si contarono 146 vittime, di cui la stragrande maggioranza donne, quasi tutte di nazionalità italiana o di origine ebraica. Le condizioni di sicurezza inesistenti, l’impossibilità di usare le scale antincendio, gli scarti di tessuto ammucchiati negli stanzoni e le pezze di stoffa pronte per essere lavorate fornirono un ottimo combustibile all’incendio, che trasformò i locali in una trappola infernale dalla quale le operaie cercarono di fuggire lanciandosi dalle finestre. New York rimase sconvolta da quella tragedia e proclamò un’adunata generale dei lavoratori per seguire il corteo funebre di sette vittime non identificate: in 120.000 sfilarono silenziosamente fino al cimitero di Evergreen, dove le sfortunate donne vennero sepolte e non meno di 400.000 persone assistettero al corteo. Il processo per stabilire le responsabilità dei proprietari della Triangle, iniziato il 4 dicembre del 1911 si concluse appena qualche giorno dopo con una sentenza di assoluzione. Oltre a ciò la ditta ricevette da un pool di compagnie di assicurazione un cospicuo risarcimento; i parenti delle vittime non si arresero e intentarono 23 cause individuali di risarcimento. Tre anni dopo la giustizia riconobbe un indennizzo di 75$ per ogni donna!

In questo modo, tra alterne vicende, ed una verità storica in buona parte ancora da svelare, la data dell’8 marzo si è diffusa a tappe alterne fino a diventare un appuntamento consumista e di costume, che in quanto tale perde per strada l’originale significato, aggravato in questo caso anche dalla imprecisione delle origini storiche.

Sta di fatto che in ogni caso l’8 marzo rimane comunque e sempre una giornata più di lutto che di lotta, ma non senz’altro di festa. E che la mimosa, pur c’entrando poco anch’essa, è un fiore bellissimo. E a noi donne resta ancora tanto da fare



Iside@
00venerdì 9 marzo 2007 09:36
[SM=g27811]
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