Felicità e Zen
"Un uomo che camminava per un campo si imbetté in una tigre. Si mise a correre, tallonato dalla tigre. Giunto a un precipizio, si afferrò alla radice di una vite selvatica e si lasciò penzolare oltre l'orlo. La tigre lo fiutava dall'alto.
Tremando l'uomo guardò giù, dove, in fondo all'abisso, un altra tigre lo aspettava per divorarlo. Soltanto la vite lo reggeva. Due topi, uno bianco e uno nero, cominciarono a rosicchiare pian piano la vite. L'uomo scorse allora vicino a sé una bellissima fragola.
Afferrandosi alla vite con una mano sola, con l'altra spiccò la fragola.Com'era dolce!"
(da "101 storie zen" ed. Adelphi)
A volte cose che fino a ieri erano senza importanza assumono di colpo un significato particolare...
Far finta di non sentire questi stimoli in nome della coerenza significa negare una parte importante di noi stessi.
Concordo pienamente con Artemisia, ogni cosa che sentiamo importante e che ci porti ad un benessere interiore è una crescita.
In fin dei conti nessuno ha mai dimostrato che la coerenza sia un pregio o una virtù... proprio tramite il mettere in discussione sè stessi, i propri ideali e il proprio modo vi vedere la vita si può raggiungere un completamento interiore.
Se così non fosse dovremmo avere molta più ammirazione per chi basa la propria coerenza su ideali scritti più di duemila anni fa...