ma si può?

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rem77
00martedì 3 maggio 2005 18:01
Premetto non lo sono e non ho assolutamente niente contro queste persone.oggi ho sentito una cosa assurda,non la so di preciso ma all'incirca è questa
vogliono fare dei corsi x guarire i gay

ma si può?siamo ritornati agli anni 50 dove veniva considerata come una malattia,questa cosa mi ha lasciato veramente perplesso
nel 2005 credere ancora a questo,spero almeno che non vengano finanziati dallo stato,sarebbero altri soldi buttati,tanto come direbbe Totò

E io pago!
rem77
00martedì 3 maggio 2005 18:42
Gavilan
00martedì 3 maggio 2005 18:58
Ecco adesso io vorrei dire una cosa... ma se la dico mi massacrate... la prendo alla larga.

Ci sono psicoterapeuti e analisti che firmano parcelle imbarazzanti per pazienti che vogliono superare problemi inesistenti che essi stessi si creano.
Ci sono persone che si audtodefiniscono maestri delle discipline più assurrde e tengono corsi in cui vendon fumo in cambio di parecchie banconote (no non quel fumo lì)
Ci sono centinaia di maghi, fattucchiere, imbonitori e truffatori che quotidianamente lavorano e guadagnano in tutto il mondo e non ci scandalizziamo.
Però se qualcuno invece che guarire il gatto di una bionda di hollywood dalla paura per gli alieni decide di guarire il suo ex fidanzato dalla sua passione per i maschietti è un abominio?
Queste le considerazioni in base alla notizia come si legge qui
www.tgcom.it/cronaca/articoli/articolo255469.shtml


Ammettiamo pure che la notizia sia stata data nel modo prospettato da rem77, cosa che non mi stupirebbe

Un cittadino ha pari dignità sociale ed è eguale davanti alla legge senza distinzione di sess, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (Cost., art. 3) quindi al legislatore non gli frega nulla con chi va a letto e nemmeno io lo vogliamo sapere.

Obbligare dei cittadini a frequentare un corso scegliendoli in base ad una caratteristica determinata dall'esercizio di una libertà sarebbe quindi palesemente incostituzionale

Nessun pericolo per nessuno, sembra.
Anzi no, un pericolo cè, quello di confondere l'esercizio di una libertà con l'ottenimento di diritti particolari.

Io non ho premesso di non avere nulla contro chi sceglie compagni dello stesso sesso, così come non premetto ogni volta che parlo con la mia collega che non ho nulla contro le bionde, o quando prendo il treno e mostro l'abbonamento non premetto che non ho nulla contro gli autoferrotanvieni, quando prendo il caffè non premetto che non ho nulla contro i baristi, quando vado a sciare e chiedo uno skipass non premetto che non ho nulla contro i montagnini ecc ecc ecc
La smettiamo di premettere? Devo vivere con l'ossessione di non essere politically correct? Devo ossequiare le icone e i valori gay a tutti i costi altrimenti sono un fascista reazionario?



gregory
00martedì 3 maggio 2005 19:22
Ciao, non si tratta di "corsi per non essere più gay" ma di terapie. Terapia è trattamento in questo caso di un disagio, sentito come tale non dalla società ma dall'individuo (il gay in questo caso, od anche la persona che non sa se lo è, la persona che comunque ne soffre)che si reca a tale terapia (e non viceversa, non è che si chiamano persone a casa e le si carichino in un treno verso chissà quali atroci discriminazioni magari con una bella sovvenzione di Berlusconi).
Stupirsi di questo vuol dire non conoscere la realtà, ne conoscere il modo in cui la psicoterapia tratta questo disagio (perchè rem, stai sicuro che è un disagio per la persona, specie in fase adolescenziale, non esiste solo il gay pride, anzi, esistono milioni di persone che soffrono).
Un tempo (mi pare sino al 1972) l'essere gay rientrava tra le malattie psichiche (stò parlando a livello medico), da allora è cambiata la definizione e la psicoterapia tende comunemente alla presa di coscienza da parte del soggetto e l'accettazione.
Lo psicologo americano di cui all'articolo del Tg com, Joseph (no ricordo il cognome ma inizia per D)affronta la questione in modo diverso, ovvero secondo lui non si è gay ma si ha un comportamento gay ERGO viene studiata la causa psichica al fine di affrontare la realtà con minor sofferenza (il che non implica "guarire" dall'esser gay bensì "guarire" dallo star male).
Il tutto per dire: non ragioniamo per stereotipi alla rovescia dando giudizi approssimativi.
Ciao Fabrizio

rem77
00martedì 3 maggio 2005 19:45
scusate se l'ho interpretata male ma l'ho detto che non la sapevo di preciso
io l'ho postata come l'avevo sentitas oggi in un tg,che l'aveva riportata come una malattia dalla quale si può guarire,come una discriminazione verso delle persone che non hanno niente di diverso da altro

ora spiegata da gregory assume un'altra piega,+chiara e meno facile a fraintendimenti
grazie del chiarimento
paolo61
00mercoledì 4 maggio 2005 07:30
Presumo anch'io che possa essere accettabile sottoporsi ad una terapia per superare un disagio. La preoccupazione espressa però non è poca cosa. Io penso a chi il disagio lo prova per altri. Mi spiego. Immaginate genitori a disagio per il fatto che la figlia o il figlio adolescente sia gay e che lo forzano a sottoporsi a terapie che potrebbero anche creargli un disagio quando questo non c'è, farlo sentire colpevole. Questo sì sarebbe un bel problema!
Ho due amiche lesbiche, la prima accettata dalla famiglia, serena e OK, la seconda (la sua compagna) invece osteggiata, forzata ad uscire con potenziali ragazzi, messa a disagio dai suoi. Ancora adesso mi sembra a disagio. Secondo me Gregory ha ragione. Il vero passo avanti sarebbe quello di accettare senza problemi le scelte o inclinazioni altrui. In fondo sono scelte personali, che non influiscono sulla NOSTRA vita, per cui non andrebbero giudicate.
Gavilan
00mercoledì 4 maggio 2005 08:59
Quoto Paolo, molto giusto
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