le verità nascoste

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BeautifulLoser
00martedì 19 ottobre 2010 17:12
Re: Re: Re: Re: Re:
lucolas999, 19/10/2010 9.14:




per fortuna sì [SM=g27988]

per il resto non so dirti di più anche perchè i medici ovviamente se non hai una cultura generale tale da potergli fare domande specifiche non si dilungano in spiegazioni o ricerche approfondite . Il ragionamento è stato questo è il problema , si risolve intervenendo chirurgicamente.




allora è molto più probabile che se lo sia beccato baciando. che poi a lui l'infezione abbia causato un tumore benigno al partner invece niente dipende da un'infinità di fattori. d'altronde un tumore di quel tipo ci mette parecchio a svilupparsi. tracciare una catena d'infezione è praticamente impossibile. calcola che i sintomi più comuni di un'infezione hpv, le verruche, ci mettono spesso mezzo anno a svilupparsi, sempre partendo dal presupposto che il sistema immunitario lo permetta in quanto fortemente sotto stress.

il discorso dei medici è meglio che non lo approfondisco. spesso è pura stronzaggine. un vero peccato. la loro non è solo un'arte e una scienza, ma un servizio sociale. vabbe', mi fermo qui.

in ogni caso buona guarigione al tuo amico!
BeautifulLoser
00martedì 19 ottobre 2010 17:19
Re:
lucaDM82, 19/10/2010 11.41:

che è,un convegno di medicina? [SM=g27985]




mi stupisci, luca!
in quanto romanista anche tu, dovresti sapere che il romanista all'occorrenza è:
1. esperto di borsa
2. esperto di medicina sportiva
3. esperto di contabilità
4. esperto di urbanistica
5. esperto di comunicazione
6. esperto di congiuntivi e condizionali
7. esperto di teorie dei complotti
8. esperto di tutto il resto dello scibile
9. tuttologo

poi in questo forum ci dedichiamo al miglioramento della nostra vita quotidiana e del mondo in generale. questo spiega tutto, no? [SM=g27988]
Sound72
00giovedì 21 ottobre 2010 10:18
Canada sotto shock per il colonnello maniaco, pedofilo e pluriomicida

Il Canada è sotto shock per le scabrose rivelazioni sulla vita e sugli omicidi del colonnello Russell Williams, ex-comandante della più importante base aerea canadese.

Il 18 ottobre Williams si è dichiarato colpevole di due omicidi, di due aggressioni sessuali e di altri 80 capi di accusa. E nuovi dettagli sono emersi nel processo.

Il pubblico ministero ha descritto due omicidi commessi dal militare: quelli del caporale Marie-France Comeau, prima vittima confessata dal colonnello, e di Jessica Lloyd, seconda vittima di Williams, uccisa lo scorso gennaio.

Williams, 47 anni, ha descritto un’aggressione sessuale avvenuta nel settembre 2009. Il colonnello è entrato in una casa dove una donna si era addormentata guardando la tv. L’ha legata stretta con una fune. Poi l’ha bendata, assicurandole che non le avrebbe fatto nulla se si fosse fatta fotografare in diverse pose sessuali, mentre lei lo supplicava di non mettere le foto su internet.

La moglie Mary Elizabeth Harriman ha dichiarato di non avere idea della doppia vita del marito. Williams ha ammesso di avere istinti pedofili e di rubare maglieria intima a bambine dell’età di nove anni, e ha raccontato di 82 invasioni domestiche allo scopo di procurarsi indumenti intimi femminili.

Il colonnello, che era stato anche pilota della regina Elisabetta, ha ammesso di aver violentato e strangolato due donne: la caporalessa Marie-France Comeau, 37 anni, e Jessica Lloyd, studentessa di 27.

L’insospettabile soldato ha anche raccontato di essere responsabile di altre aggressioni sessuali, almeno due, e di essersi introdotto in circa 47 case private per rubare biancheria intima femminile: almeno 500 paia di reggiseni e mutandine.

Il maniaco ha conservato copia di tutti gli articoli e dei rapporti della polizia sui crimini da lui commessi, ha archiviato foto e video e persino lasciato messaggi alle vittime. Dopo un’invasione nella stanza di una bambina di 12 anni ha lasciato un messaggio nel computer. Ha scattato migliaia di fotografie dei suoi crimini tutte gelosamente custodite nel suo pc.

Qua si può vedere la collezione di Williams.. [SM=g27993]


www.repubblica.it/persone/2010/10/20/foto/lingerie_ladro-82...
lucolas999
00giovedì 21 ottobre 2010 10:50
a me piace quello verde [SM=g27991]



comunque a parte gli scherzi meno male che non sta più in giro sto matto .
Matto? boh forse i matti siamo noi visto che la normalità è diventata molto relativa.....
Sound72
00giovedì 21 ottobre 2010 16:11
Strage di Brescia del 1974, i pm chiedono
4 ergastoli e assoluzione di Rauti
Invocato il massimo per Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Francesco Delfino e Maurizio Tramonte


Repubblica.it- I pm di Brescia al processo per la strage di piazza della Loggia, Roberto Di Martino e Francesco Piantoni, hanno chiesto quattro condanne all'ergastolo e un'assoluzione. Ergastolo per Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Francesco Delfino e Maurizio Tramonte. Assoluzione, invece, per Pino Rauti. La strage avvenne il 28 maggio 1974 mentre nella piazza era in corso una manifestazione contro il terrorismo organizzata dai sindacati e da un comitato antifascista. L'ordigno fu nascosto in un cestino. Otto persone persero la vita e altre 94 rimasero ferite.
La prima fase processuale si concluse nel 1979 con la condanna di alcuni esponenti dell'estrema destra bresciana. Nel 1982, però, la Corte di cassazione assolse gli imputati. Un nuovo processo chiamò in causa altri rappresentanti della destra, anche questi assolti nel 1989 per insufficienza di prove. "Nel caso di Pino Rauti - ha spiegato Di Martino - si parla di responsabilità morale. La sua posizione è quella del predicatore di idee praticate da altri, ma non ci sono situazioni di responsabilità oggettiva".


..........

1974..2010..una delle tante verità nascoste in eterno..
Sound72
00giovedì 21 ottobre 2010 16:15
Re:
lucaDM82, 19/10/2010 11.41:

che è,un convegno di medicina? [SM=g27985]




Fazio, ecco le mie priorità. E sul metodo Zamboni dico: “dobbiamo andare a vedere bene”
In un’intervista al Quotidiano nazionale, il ministro della Salute tocca tutti i punti dell’agenda sanitaria del Governo. Sicurezza delle cure, intramoenia, nuove farmacie, influenza, liste d’attesa. Ma c'è spazio anche per l’ultimo caso esploso attorno al metodo lanciato dal medico ferrarese per curare la sclerosi multipla.

19 OTT - “Prima di dare speranze ai malati dobbiamo andare a vedere bene”, è cauto il ministro della Salute Ferruccio Fazio sul “caso” Zamboni. E l’occasione per tornere sull’importanza di attendere comunque le conferme scientifiche al metodo studiato dal professore di Ferrara per la cura della sclerosi multipla, è stata l’intervista rilasciata ieri al Quotidiano nazionale (Giorno, Nazione, Resto del Carlino), dove ha sottolineato che “due giorni fa c’è stata una riunione del Consiglio superiore di sanità dedicata a questo tema”, nella quale “è stato ribadito che per l’associazione tra CCSVI e la sclerosi occorrono ancora dimostrazioni”. Ma, “mi hanno fatto molto piacere le dichiarazioni del dottor Zamboni estremamente serie e responsabili”.
Ma non solo di Zamboni si è parlato nella lunga conversazione pubblicata dal quotidiano. Sicurezza delle cure, a partire dalla sala parto. Riduzione dei cesarei. Governo del rischio clinico per stoppare l’americanizzazione del contenzioso tra medici e pazienti. Stretta all’intramoenia e alle liste d’attesa. Nuovi servizi in farmacia e influenza. Questi i temi trattati, indicando a uno ad uno i provvedimenti messi in atto per mettere in sicurezza il Ssn.
Al primo posto la risposta all’emergenza “parto” attraverso apposite linee guida per i cesarei e la creazione di un tavolo sulla formazione specialistica per gli ostetrici, i neonatologi e gli anestesisti che intervengono sul parto indolore.
Poi la necessità di governare il rischio clinico per il quale Fazio ha ricordato l’apposito ddl in discussione al Senato utile a stoppare la crescita continua del contenzioso medico-legale con regole chiare su come gestire in modo uniforme tariffe e franchige delle assicurazioni, favorendo comunque la possibilità di chiudere il contenzioso in via extragiudiziale entro 90 giorni. Ma anche creando equipe di esperti in ogni ospedale ridefinendo procedure e metodi di risk management.
Anche l’intramoenia è al centro delle attività del ministro che nell’intervista ribadisce che “la legge esiste, magari qualche volta non viene applicata”. E in ogni caso “pensiamo di legare l’attività extraospedaliera non più solo al numero di ore ma anche al volume delle prestazioni e dei carichi di lavoro”. Novità che “potranno facilitare lo snellimento delle liste d’attesa” per le quali è stato comunque predisposto un piano ad hoc all’esame della Conferenza Stato Regioni che divide i pazienti in tre categorie: quelli con urgenze da risolvere entro 72 ore, quelli con necessità di assistenza cui rispondere entro 10 giorni e poi quelli per i quali si possono programmare le prestazioni entro un massimo di 30 giorni di attesa. Per malati di cancro e cardiologici previsti invece “percorsi specifici”.
Un’altra innovazione verrà sul fronte delle farmacie per le quali – ha ricordato il ministro – sono già all’esame della Stato Regioni i primi tre decreti attuativi della farmacia di servizio. E infine l’influenza, che sarà affrontata con l’abituale attenzione con la novità di un unico vaccino che coprirà sia la stagionale che il ceppo dell’ AH1N1.



............

ne parlavano anche ieri alle Iene del metodo Zamboni..
Sound72
00lunedì 25 ottobre 2010 13:42
Senzani, il leader brigatista torna libero
"Dopo 23 anni di carcere sono un uomo diverso"


Il capo delle Br più sanguinarie esce per "estinzione della pena". Con Mario Moretti guidò il gruppo terroristico dopo il sequestro Moro

repubblica.it- ROMA - "I giudici che m'hanno esaminato negli ultimi dieci anni hanno potuto constatare che sono una persona cambiata e infatti hanno sentenziato l'estinzione della pena. Sono stato in galera 23 anni. Ho riconosciuto i miei errori davanti al tribunale di sorveglianza. Ora sono un uomo libero. La politica del resto l'ho abbandonata da un pezzo, ma non le mie idee di sinistra". La politica Giovanni Senzani la praticava nelle colonne delle Brigate Rosse. Una parabola terribile.

Aveva studiato a Berkeley. Era un criminologo di un certo talento. Insegnava nelle università di Firenze e Siena. Scrisse perfino un libro per Jaca Book, la casa editrice legata a Comunione e Liberazione. Poi il demone della violenza politica lo risucchiò nel gorgo degli anni di piombo. A metà degli anni Settanta s'era accostato alle Br, nella cui sezione genovese militava suo cognato Enrico Fenzi: nel 1970 aveva sposato la sorella, Anna. Dopo il sequestro Moro ne assunse di fatto il comando, insieme a Mario Moretti. "Figura assolutamente atipica nel panorama del terrorismo di sinistra italiano: il leader dell'ala più sanguinaria", lo definì l'ex presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle stragi Giovanni Pellegrino. Si disse che coltivasse legami con pezzi deviati dei servizi segreti. In carcere divise la detenzione con Ali Agca, indottrinandolo, secondo una certa vulgata, sulla pista bulgara. Fu lui a trovare l'appartamento in via della Stazione di Tor Sapienza a Roma dove venne sequestrato il giudice Giovanni D'Urso e che Moretti, in tuta da ginnastica e attrezzatura da carpentiere, trasformò velocemente in una prigione. E al compagno titolare dell'immobile, che osò fargli un'osservazione, sibilò gelido: "Non puoi saperlo meglio di me, che ho già fatto cinque sequestri".

Senzani gestì il sequestro di Ciro Cirillo ed ebbe l'ergastolo per l'uccisione di Roberto Peci, trucidato il 3 agosto 1981 in un casolare sull'Appia dopo un sequestro durato 53 giorni. Aveva la sola colpa di essere il fratello del primo pentito delle Br, Patrizio. Con una telecamera Telefunken avevano registrato tutti gli interrogatori e quando lo finirono con undici colpi di pistola - avvolgendo il cadavere in un drappo rosso sormontato dalla scritta "Morte ai traditori" - uno dei sicari immortalò la scena con la Polaroid. Fu una ferocia assoluta. Il sostituto procuratore Macchia giunse sul posto, vide la scena e finì a terra svenuto.

Senzani lo presero sei mesi dopo. Gli anni Settanta erano finiti da un pezzo. Nella foto segnaletica scattata in questura ha la zazzera in disordine, un barbone incolto, lo sguardo scocciato. Non si è mai pentito, né dissociato. Otto mesi fa ha quindi finito di scontare la sua pena, ma la notizia è trapelata solo ora. Gli ultimi cinque anni li aveva trascorsi in regime di libertà condizionale. Non poteva uscire di casa dopo le ore 23 e aveva l'obbligo di presentarsi due volte al mese in questura. Ci furono aspre polemiche per quella concessione fatta dal tribunale di sorveglianza. "Risponderà davanti a Dio di quello che ha fatto" commentò la madre di Peci, Amelia. Per la Procura generale di Firenze non sussisteva "il requisito del sicuro ravvedimento" e così fece ricorso. Ma la Cassazione alla fine diede ragione a Senzani. "La nostro fortuna è stata quella di aver trovato giudici scevri di condizionamenti" chiosa l'avvocato Bonifacio Giudiceandrea. Dice Senzani, che oggi ha 68 anni: "Sono in pensione, anche se continuo a collaborare con le Edizioni della Battaglia. Verrà il tempo di parlare del mio passato".

..........

Ma l'ergastolo esiste ancora nel CP italiano?
lucolas999
00lunedì 25 ottobre 2010 16:04
Re:
Sound72, 25/10/2010 13.42:

Senzani, il leader brigatista torna libero
"Dopo 23 anni di carcere sono un uomo diverso"


Il capo delle Br più sanguinarie esce per "estinzione della pena". Con Mario Moretti guidò il gruppo terroristico dopo il sequestro Moro

repubblica.it- ROMA - "I giudici che m'hanno esaminato negli ultimi dieci anni hanno potuto constatare che sono una persona cambiata e infatti hanno sentenziato l'estinzione della pena. Sono stato in galera 23 anni. Ho riconosciuto i miei errori davanti al tribunale di sorveglianza. Ora sono un uomo libero. La politica del resto l'ho abbandonata da un pezzo, ma non le mie idee di sinistra". La politica Giovanni Senzani la praticava nelle colonne delle Brigate Rosse. Una parabola terribile.

Aveva studiato a Berkeley. Era un criminologo di un certo talento. Insegnava nelle università di Firenze e Siena. Scrisse perfino un libro per Jaca Book, la casa editrice legata a Comunione e Liberazione. Poi il demone della violenza politica lo risucchiò nel gorgo degli anni di piombo. A metà degli anni Settanta s'era accostato alle Br, nella cui sezione genovese militava suo cognato Enrico Fenzi: nel 1970 aveva sposato la sorella, Anna. Dopo il sequestro Moro ne assunse di fatto il comando, insieme a Mario Moretti. "Figura assolutamente atipica nel panorama del terrorismo di sinistra italiano: il leader dell'ala più sanguinaria", lo definì l'ex presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle stragi Giovanni Pellegrino. Si disse che coltivasse legami con pezzi deviati dei servizi segreti. In carcere divise la detenzione con Ali Agca, indottrinandolo, secondo una certa vulgata, sulla pista bulgara. Fu lui a trovare l'appartamento in via della Stazione di Tor Sapienza a Roma dove venne sequestrato il giudice Giovanni D'Urso e che Moretti, in tuta da ginnastica e attrezzatura da carpentiere, trasformò velocemente in una prigione. E al compagno titolare dell'immobile, che osò fargli un'osservazione, sibilò gelido: "Non puoi saperlo meglio di me, che ho già fatto cinque sequestri".

Senzani gestì il sequestro di Ciro Cirillo ed ebbe l'ergastolo per l'uccisione di Roberto Peci, trucidato il 3 agosto 1981 in un casolare sull'Appia dopo un sequestro durato 53 giorni. Aveva la sola colpa di essere il fratello del primo pentito delle Br, Patrizio. Con una telecamera Telefunken avevano registrato tutti gli interrogatori e quando lo finirono con undici colpi di pistola - avvolgendo il cadavere in un drappo rosso sormontato dalla scritta "Morte ai traditori" - uno dei sicari immortalò la scena con la Polaroid. Fu una ferocia assoluta. Il sostituto procuratore Macchia giunse sul posto, vide la scena e finì a terra svenuto.

Senzani lo presero sei mesi dopo. Gli anni Settanta erano finiti da un pezzo. Nella foto segnaletica scattata in questura ha la zazzera in disordine, un barbone incolto, lo sguardo scocciato. Non si è mai pentito, né dissociato. Otto mesi fa ha quindi finito di scontare la sua pena, ma la notizia è trapelata solo ora. Gli ultimi cinque anni li aveva trascorsi in regime di libertà condizionale. Non poteva uscire di casa dopo le ore 23 e aveva l'obbligo di presentarsi due volte al mese in questura. Ci furono aspre polemiche per quella concessione fatta dal tribunale di sorveglianza. "Risponderà davanti a Dio di quello che ha fatto" commentò la madre di Peci, Amelia. Per la Procura generale di Firenze non sussisteva "il requisito del sicuro ravvedimento" e così fece ricorso. Ma la Cassazione alla fine diede ragione a Senzani. "La nostro fortuna è stata quella di aver trovato giudici scevri di condizionamenti" chiosa l'avvocato Bonifacio Giudiceandrea. Dice Senzani, che oggi ha 68 anni: "Sono in pensione, anche se continuo a collaborare con le Edizioni della Battaglia. Verrà il tempo di parlare del mio passato".

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Ma l'ergastolo esiste ancora nel CP italiano?



se non vado errato l'ergastolo è solo nominale in realtà sono 30 anni ( che poi neanche quelli fai tra sconti ,indulti ,bonus, buoni premio, vincite al lotto.....)
Sound72
00martedì 26 ottobre 2010 10:15
si, lo chiedevo ironicamente perchè è una norma di fatto disapplicata dai benefici di legge.
Il punto è che al di là di ogni discorso sulla compatibilità di una pena perpetua con la funzione rieducativa/riabilitativa della pena,in Italia c'è una certezza teorica della pena ormai pure per i delitti contro la persona/Stato. Per quelli contro il patrimonio vabbè manco a discuterne.
In questi casi però parliamo di gente che ha cumulato una serie di ergastoli..e che teoricamente dovrebbe sottostare a termini piu' lunghi per determinati benefici ( permessi premio, liberta condizionale etc.. )...Dubito ci siano terroristi rossi e neri di quel periodo condannati all'ergastolo che ancora stanno scontando la pena. Forse stanno dentro solo quelli che hanno commesso reati in libertà condizionata ed hanno perso i benefici.
Fine pena mai..bello slogan.
Senzani poi è quello del filmato sull'esecuzione di Peci..una cosa che si è rivista solo con la guerra in Iraq.. degli assalti alle carceri, del progettato attacco alla sede della Dc all'eur..io ero piccolo ma ricordo bene cosa significò il suo arresto all'epoca. Una cosa tipo prendere Riina con la differenza che in quel caso le Br praticamente finirono lì.
Ah..senza contare il fatto che questa gente..si è riabilitata perchè è finito il terrorismo..altrimenti ecco..sarebbero come i mafiosi in carcere..continuerebbero ad essere tali..
Il piu' delle volte non sono loro ad essere cambiati ma il contesto sociale che hanno intorno..e il reinserimento sociale è piu' indotto che meritato, sempre che di meriti si voglia parlare.
E_Dantes
00martedì 26 ottobre 2010 10:30
credo che il problema sia con la funzione rieducativa della pena, cosa rieduchi se è destinato alla pena perpetua?
lucolas999
00martedì 26 ottobre 2010 10:47
Sto leggendo " Roma criminale " , nel 2010 dovrebbe uscire il canaro [SM=g27989]
BeautifulLoser
00martedì 26 ottobre 2010 10:58
Re:
lucolas999, 26/10/2010 10.47:

Sto leggendo " Roma criminale " , nel 2010 dovrebbe uscire il canaro [SM=g27989]




guarda che er canaro è dal 2005 che è in libertà vigilata...
lucolas999
00martedì 26 ottobre 2010 11:06
Re: Re:
BeautifulLoser, 26/10/2010 10.58:




guarda che er canaro è dal 2005 che è in libertà vigilata...




scriverò l'appunto agli autori [SM=g27988]
BeautifulLoser
00martedì 26 ottobre 2010 11:25
Re: Re: Re:
lucolas999, 26/10/2010 11.06:




scriverò l'appunto agli autori [SM=g27988]




che non leggono wikipedia, a quanto pare... ecco la relativa parte dell'articolo.


La sentenza definitiva fu di 24 anni di carcere ma dopo 16 anni il Canaro venne scarcerato per buona condotta, avendo mantenuto un comportamento esemplare e aiutando i detenuti extracomunitari e malati di Aids. De Negri tornò in libertà il 27 ottobre 2005, ritornando ad abitare in via Andersen al Quartaccio con la figlia che ora ha 27 anni e la moglie Paola. È tuttora affidato ai servizi sociali e fa il fattorino in uno studio legale con i seguenti obblighi:
deve rimanere in casa dalle 21 alle 7 del mattino
non può frequentare pregiudicati
non può frequentare luoghi di ritrovo
non può uscire dalla provincia di Roma
All'uscita del carcere, nell'ottobre 2005, il Canaro fece una richiesta pubblica: Per favore, dimenticatemi.



certamente molto meno macabro ma con un motivo paragonabile questo delitto di qualche giorno fa.

http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/10/22/news/laurentino-8340523/
lucolas999
00martedì 26 ottobre 2010 11:37
Re: Re: Re: Re:
BeautifulLoser, 26/10/2010 11.25:




che non leggono wikipedia, a quanto pare... ecco la relativa parte dell'articolo.


La sentenza definitiva fu di 24 anni di carcere ma dopo 16 anni il Canaro venne scarcerato per buona condotta, avendo mantenuto un comportamento esemplare e aiutando i detenuti extracomunitari e malati di Aids. De Negri tornò in libertà il 27 ottobre 2005, ritornando ad abitare in via Andersen al Quartaccio con la figlia che ora ha 27 anni e la moglie Paola. È tuttora affidato ai servizi sociali e fa il fattorino in uno studio legale con i seguenti obblighi:
deve rimanere in casa dalle 21 alle 7 del mattino
non può frequentare pregiudicati
non può frequentare luoghi di ritrovo
non può uscire dalla provincia di Roma
All'uscita del carcere, nell'ottobre 2005, il Canaro fece una richiesta pubblica: Per favore, dimenticatemi.



certamente molto meno macabro ma con un motivo paragonabile questo delitto di qualche giorno fa.

http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/10/22/news/laurentino-8340523/




sì ,l'ha ricordato anche a me
lucaDM82
00venerdì 29 ottobre 2010 17:03
Roma, si fingeva della Banda della Magliana per estorcere soldi: arrestato un panettiere [SM=g27993]
Si fingeva amico dei componenti della banda della Magliana e minacciava di spifferare scandali a persone che secondo lui avevano “scheletri nell’armadio”. Il tutto allo scopo di estorcere denaro.

Un sistema che finora aveva fruttato 220 mila euro, per lui, un panettiere romano, e la sua amante complice, segretaria di una società di intermediazione finanziaria.

Questo il metodo usato dalla coppia di estorsori arrestata a Roma dalla squadra mobile della Questura. ”Ti conviene pagare, sono amico del ‘Freddo’ quello della banda della Magliana” diceva il panettiere dell’Aurelio alle sue vittime, contattandole al telefono o presentandosi da loro incappucciato e armato di pistola.

L’estorsore si era talmente calato nel suo personaggio che aveva perfino, sul suo profilo di Facebook, alcuni link su informazioni della banda della Magliana.

Grazie al lavoro della donna, la coppia di estorsori selezionava le vittime informandosi sugli aspetti ‘compromettenti’ della loro vita privata. Ma il “loro” scandalo invece restava segreto: i due erano amanti e la donna era sposata con un avvocato. I soldi guadagnati dai due erano spesi dal panettiere in regali lussuosi per la sua complice, tra cui borse griffate e gioielli.

Le indagini sono partite a settembre dalla denuncia di una donna, che lavorava per la stessa società di intermediazione finanziaria e che aveva raccontato di ricevere 30 telefonate al giorno da uno sconosciuto, che minacciava di svelare i suoi segreti se lei non avesse pagato 300 mila euro.

La vittima ha collaborato con gli investigatori, fissando con l’estorsore un incontro in un bar di piazza Venezia per consegnare 100 mila euro. Il panettiere, colto in flagranza, si è giustificato dicendo di aver contratto un debito e di essere vittima di usura.

Sound72
00martedì 2 novembre 2010 17:27
La Proposition 19

La California si appresta a votare non solo per le elezioni di medio termine ma anche per la cosiddetta Proposition 19, il referendum per la legalizzazione della marijuana.Se approvata, consentirà il possesso di "erba", fino a 28 grammi e mezzo, a chi ha più di 21 anni e la coltivazione in casa, in spazi fino a 25 metri quadrati. Un argomento spinoso che sta suscitando polemiche da parte di chi lo ritiene una "sconfitta della lotta allo spaccio".
"La verità - spiega Dale Sky Jones, una dei proponenti del referendum - è che la Proposition 19 è stata scritta non solo in modo da rispettare la legge vigente ma anche per proteggere i medici che usano la cannabis a scopo terapeutico".
Tra i sostenitori ci sono anche esponenti delle forze dell'ordine per i quali legalizzare la marijuana potrebbe alleviare il carico di lavoro degli agenti che potrebbero concentrarsi di più sulla lotta al crimine.

...................


..cosi ti faranno fumare liberamente prima di finire sulla sedia elettrica..

Sound72
00mercoledì 3 novembre 2010 08:10
Re:
Sound72, 02/11/2010 17.27:

La Proposition 19

La California si appresta a votare non solo per le elezioni di medio termine ma anche per la cosiddetta Proposition 19, il referendum per la legalizzazione della marijuana.Se approvata, consentirà il possesso di "erba", fino a 28 grammi e mezzo, a chi ha più di 21 anni e la coltivazione in casa, in spazi fino a 25 metri quadrati. Un argomento spinoso che sta suscitando polemiche da parte di chi lo ritiene una "sconfitta della lotta allo spaccio".
"La verità - spiega Dale Sky Jones, una dei proponenti del referendum - è che la Proposition 19 è stata scritta non solo in modo da rispettare la legge vigente ma anche per proteggere i medici che usano la cannabis a scopo terapeutico".
Tra i sostenitori ci sono anche esponenti delle forze dell'ordine per i quali legalizzare la marijuana potrebbe alleviare il carico di lavoro degli agenti che potrebbero concentrarsi di più sulla lotta al crimine.

...................


..cosi ti faranno fumare liberamente prima di finire sulla sedia elettrica..





è stata bocciata
Sound72
00martedì 9 novembre 2010 13:13
Califano: «Chiedo la legge Bacchelli Adesso sono diventato povero»

Il crepuscolo del «Califfo»: caduto dalle scale, niente più serate
L'appello «I diritti Siae non mi bastano dopo la frattura di tre vertebre»


Corriere.it - ROMA - Franco Califano, 72 anni, povero e malato, chiede aiuto allo Stato e invoca la legge Bacchelli. «Sì, non me ne vergogno: il 15 luglio di quest'anno sono caduto dalle scale e mi sono rotto tre vertebre. Questo incidente ha fatto venir meno la mia unica consistente fonte di reddito, ovvero le serate. E mi ha messo in ginocchio».
Scusi, Califano, perché dice «unica fonte di reddito»? Lei è un autore affermato, non ci sono i diritti d'autore? «Mah, io non so bene come funzioni la Siae, so soltanto che prendo circa diecimila euro a semestre. Sempre diecimila, misteriosamente non aumentano né diminuiscono mai. Non ce la faccio. Oltre a tutto vivo in affitto. E in questo momento non sono più autosufficiente con tutto quello che la cosa comporta». E così lei non disdegnerebbe un aiuto da parte dello Stato? «Io non credevo che fosse possibile. Ma alcuni amici, come il mio medico curante e il senatore Domenico Gramazio del Pdl hanno preso a cuore il mio caso e mi hanno spiegato che esiste una legge, la cosiddetta legge Bacchelli, che prevede un sussidio mensile vitalizio per persone che abbiano dato lustro alla cultura italiana. Ne so poco, ma mi sembra di avere tutti i requisiti per beneficiarne».


La Bacchelli (legge n. 440 dell'8 agosto 1995) prevede l'assegnazione di un contributo straordinario vitalizio a quei cittadini che si sono distinti nel mondo della cultura, dell'arte, dello spettacolo e dello sport, ma che versano in situazioni di indigenza.Il senatore Domenico Gramazio conferma: «Presenterò al ministro Bondi la proposta nella quale chiedo di applicare a Califano la legge Bacchelli. Perché è un poeta che ha scritto alcune delle canzoni più belle della storia della musica leggera italiana e si trova in una situazione non florida».

Senatore, ma l'attuale reddito di Califano è superiore a quello di molte famiglie. Come pensa che la prenderanno i lavoratori e i cassintegrati? «Molte persone famose delle sport o dello spettacolo hanno realizzato miliardi e poi, per una serie di ragioni, si sono ritrovate in difficoltà. Ricchi che si sono mangiati tutto. No, non ho dubbi, io vado avanti. E poi è davvero sicuro che la gente la prenderà male? "Califfo" è un eroe popolare. Lo invitai a una festa in piazza Tuscolo a Roma e richiamò cinquemila persone. E poi, anche se la cosa non è rilevante, è sempre stato un uomo di destra in tempi non sospetti».

Califano, lei è un artista molto popolare. Ma è davvero sicuro di meritare questo beneficio? «Direi di sì. È vero, sono stato un artista di fama, ma ho avuto anche un sacco di guai. Sono finito in galera per tre anni e il pubblico quando sono uscito non mi ha abbandonato».

Belle donne, auto di lusso. Lei non è stato certamente una formica... «No, lo ammetto. Ora comunque sono con le spalle al muro. Quando le cose andavano bene non ho pensato a comprare una casa anche perché amavo cambiare spesso luogo: mi spostavo in continuazione fra alberghi, residence, città diverse. Ora, anche se me lo potessi permettere, non comprerei una casa. Per chi? Non ho figli, non ho eredi».
Franco Calfano negli anni '60
«Minuetto», «La musica è finita», «Tutto il resto è noia», «Un'estate fa» sono pezzi fondamentali della cultura musicale italiana. Come pensa che reagirebbe il comune cittadino se le venisse assegnata la pensione per artisti poveri? «Non lo so. Chi mi conosce davvero sa che sono sempre stato una brava persona. Non dimentichiamo che fui arrestato nel 1970 per possesso di stupefacenti, nella vicenda che coinvolse Walter Chiari, e rifinii in carcere nel 1983 per lo stesso motivo e pure per porto abusivo di armi, questa volta insieme a Enzo Tortora. In entrambi i processi sono stato assolto perché il fatto non sussiste. Forse lo Stato mi deve qualcosa».

Dopo una vita spericolata... Lei stesso, in una delle atobiografie confessa di aver avuto oltre mille amanti. «In effetti non ero uno che badava a spese. Quando usciva un nuovo modello di auto il primo veicolo disponibile era il mio. Per non parlare delle moto (passione che mi è passata quando è arrivato l'obbligo del casco). Quando avevo storie con attrici importanti abitavo all'Excelsior o al Grand Hotel. Avevo sempre come minimo tre macchine, una Mercedes, una Jaguar decappottabile e una Maserati o una Ferrari (con la quale ho avuto un pauroso incidente). Ma poi ho sempre aiutato tutti: amici veri e falsi».Tutto questo sembra però lontano. L'affitto non viene pagato da mesi, la linea telefonica fissa è staccata, la voce incerta, l'argomentare faticoso. E tutto il resto è noia.


faberhood
00martedì 9 novembre 2010 16:27
MISSILE LANCIATO DALLE COSTE DELLA CALIFORNIA, E' GIALLO


(AGI) - Los Angeles, 9 nov. - Un missile e' stato lanciato ieri sera dalle coste della California meridionale ma il Pentagono ne ignora l'origine. Lo riferisce la Cbs che ha mostrato le immagini della scia lasciata dal missile riprese dalla sua affiliata locale Kcbs.Secondo la Kcbs il missile e' stato lanciato da una posizione a 56 km a largo delle coste ad ovest di Los Angeles e a nord dell'isola di Catalina.

Fonti della base dell'aeronautica di Vanderberg hanno detto che il loor ultimo lancio risale a venerdi' sera quando un razzo Delta III ha portato in orbita il satellite italiano Cosmo-SkyMed.
L'altra ipotesi, ma la Marina ha finora negato di saperne qualcosa, potrebbe essere il lancio di un missile Slbm da un sottomarino nucleare per esercitazione .


E ditelo quanno fate le cazzate! che manica de cojoni.....
BeautifulLoser
00martedì 9 novembre 2010 20:13
Re: MISSILE LANCIATO DALLE COSTE DELLA CALIFORNIA, E' GIALLO
faberhood, 09/11/2010 16.27:



(AGI) - Los Angeles, 9 nov. - Un missile e' stato lanciato ieri sera dalle coste della California meridionale ma il Pentagono ne ignora l'origine. Lo riferisce la Cbs che ha mostrato le immagini della scia lasciata dal missile riprese dalla sua affiliata locale Kcbs.Secondo la Kcbs il missile e' stato lanciato da una posizione a 56 km a largo delle coste ad ovest di Los Angeles e a nord dell'isola di Catalina.

Fonti della base dell'aeronautica di Vanderberg hanno detto che il loor ultimo lancio risale a venerdi' sera quando un razzo Delta III ha portato in orbita il satellite italiano Cosmo-SkyMed.
L'altra ipotesi, ma la Marina ha finora negato di saperne qualcosa, potrebbe essere il lancio di un missile Slbm da un sottomarino nucleare per esercitazione .


E ditelo quanno fate le cazzate! che manica de cojoni.....





"gliel'ho detto mille volte alla donna delle pulizie che non è necessario spolverare lì dove ci sono quei pulsanti rossi!"

sinceramente la situazione ricorda un po' "il dottor stranamore" di kubrick.

ma "è giallo" nel titolo non deve mai mai mai mancare.
giove(R)
00mercoledì 10 novembre 2010 10:02
ma no Loser quello è gioranlismo vero. io esigo di essere informato sul colore di un missile.

PS. che poi il Freddo è un nome di fantasia, casomai Crispino...

BeautifulLoser
00mercoledì 10 novembre 2010 10:14
Re:
giove(R), 10/11/2010 10.02:

ma no Loser quello è gioranlismo vero. io esigo di essere informato sul colore di un missile.

PS. che poi il Freddo è un nome di fantasia, casomai Crispino...





e sul colore dei calzini del sovraintendente no? [SM=g27988]
Sound72
00giovedì 11 novembre 2010 10:44
Selex: traffico di rifiuti, fondi neri e..As Pescina- Valle del Giovenco

INCHIESTA. La Procura antimafia di Napoli sta indagando sul sistema di tracciabilità dei rifiuti. Al vaglio la gestione dei subappalti della Selex, controllata di Finmeccanica. Tra le ipotesi di reato anche false fatturazioni.
Doveva essere lo strumento per combattere le infiltrazioni della criminalità organizzata nel traffico dei rifiuti. Ma ancora prima che sia partito, il Sistri è sotto la lente dell’Antimafia. L’ipotesi su cui sta lavorando la Dda di Napoli, che sta prendendo in analisi il sistema di subappalti legati al progetto di tracciabilità dell’immondizia, è il riciclaggio di fondi neri. Al centro dell’inchiesta c’è Selex service management, la controllata di Finmeccanica a cui fu affidata la realizzazione del Sistri, senza alcuna gara pubblica.

Tutto ruota intorno a una squadra di calcio abruzzese, l’As Valle del Giovenco e a due imprenditori che lavorano nel settore dell’intelligence di Stato: Sabatino Stornelli, amministratore delegato della Selex, arrestato lo scorso luglio nell’ambito dell’appaltopoli abruzzese, e Paolo Giovanni Di Martino, originario di Castellammare di Stabia, proprietario della Eldim Security e di diverse altre società (come la Valdim Immobiliare srl, Eldim Security srl, Ingeco srl, Wise spa, Istituto Santa Croce, srl, Enterprise Security service srl, che si occupano prevalentemente di sicurezza elettronica).

Il segreto di Stato rende molto più difficile ricostruire i movimenti che hanno fatto una parte dei soldi provenienti dagli appalti Sistri e che ora sono sotto l’attenzione della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Sono probabili solo il punto di partenza, la Selex Service Mangement, e il punto di arrivo, l’As Valle del Giovenco. Nella fase intermedia, quella delle scatole cinesi, ci sarebbe invece, secondo i magistrati, Paolo Giovanni Di Martino, che con la sua Eldim avrebbe lavorato in subappalto per il Sistri. Il filo che lega una delle controllate strategiche di Finmeccanica e l’azienda di Di Martino a una piccola squadra di provincia, che ha galleggiato tra la serie D e la serie C2, è tutt’altro che sottile. La Selex era, fino a qualche mese fa, nella proprietà della As Valle del Giovenco. E Stornelli ne è stato per un paio di anni presidente, sostituto poi proprio dall’amministratore unico di Eldim.

L’ad di Selex aveva fatto le cose in grande, investendo nel progetto calcistico diversi milioni di euro: l’ex campione del mondo Paolo Rossi alla vicepresidenza e giocatori di serie A, come Birindelli, ex Juventus, e Cesar, ex Inter, in campo. Forse troppo in grande.

Qualcuno in Selex aveva cominciato a insospettirsi e aveva quindi informato la dirigenza di Finmeccanica: «L’ingegner Sabatino Stornelli ha distratto cinque milioni e cinquecento mila euro dall’azienda per la gestione della società di calcio Valle del Giovenco (...) Emettevano fatture false per operazioni inesistenti alla Eldim Security che poi provvedeva a sponsorizzare la società suddetta», sta scritto in una lettera, inviata da una dipendente al condirettore generale di Finmeccanica Alessandro Pansa e contenuta nell’informativa della polizia, anticipata da Repubblica venti giorni fa.

Su questi aspetti della gestione di Selex stava già indagando la Procura di Napoli, con un’inchiesta affidata a John Woodcock. Secondo la Dda napoletana, è probabile che nello stesso meccanismo rientrassero anche alcune commesse non regolari relative al Sistri. Costi gonfiati, false fatturazioni e subappalti non necessari potrebbero essere gli strumenti utilizzati per creare fondi neri, riciclati attraverso gli investimenti nella squadra di calcio. Da tempo alcune spese sostenute per la realizzazione del sistema di tracciabilità dei rifiuti, sostenute da Selex, erano state ritenute strane.

La controllata di Finmeccanica aveva affidato parte del progetto di esecuzione a una sua partecipata: Abruzzo Engineering, finita nell’inchiesta sulla ricostruzione. Tutto il procedimento (che prevedeva semplicemente la formattazione delle chiavette usb, necessarie per la tracciabilità dei rifiuti tramite gps) si svolgeva però con modalità assolutamente antieconomiche. Il lavoro, infatti, non veniva svolto negli stabilimenti abruzzesi. I dipendenti della società dovevano spostarsi, a spese della Selex, a Castellammare, lavorando presso un’altra ditta, la Sediin.
( terranews.it )


Sound72
00lunedì 22 novembre 2010 10:44
30 anni fa il sisma
In novanta secondi la Basilicata crollò
Il dramma e le speculazioni




NAPOLI - L'odore di morte si sentì subito. Le urla dei sepolti vivi, anche. Un minuto e venti secondi bastarono per mettere in ginocchio un pezzo d’Italia. La forza del terremoto del 23 novembre del 1980, che nell’epicentro raggiunse il nono-decimo grado della scala Mercalli, sconvolse l'Italia intera. Quasi settecento i comuni coinvolti, nel cuore della Campania, soprattutto, nell’Irpinia come nel Salernitano, ma anche della Basilicata e del Molise.

L’Italia non era affatto pronta. E arrivò in ritardo. La Protezione Civile nacque proprio in quei giorni, ad opera dell’allora commissario per l’emergenza terremoto Giuseppe Zamberletti. Tanti, proprio per il ritardo dei soccorsi, furono condannati a morire. Da vivi. Dopo undici anni e i lavori di una Commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta da Oscar Luigi Scalfaro, il quadro di quello che successe dopo, fu più chiaro. E brutto. Si parlò di Terremotopoli e di un buco nero dove finirono miliardi e miliardi di vecchie lire. Per la ricostruzione, per gli investimenti pubblici, gli aiuti alle imprese furono stanziati oltre 60mila miliardi.

Sul fronte della ricostruzione abitativa i 542 comuni della Campania hanno ricevuto finanziamenti per 14mila miliardi di lire; 6459 mila quelli per i 119 comuni dell’Irpinia, che registrarono la distruzione del patrimonio edilizio superiore all’80%; 1475 miliardi al Beneventano (78 comuni); 2095 alla provincia di Napoli (86 comuni); 3567 a quella di Salerno (157 comuni). Ricostruzione che ha superato l’80%. Ma, spesso, in un modo distorto.
La Corte dei Conti lo disse chiaramente: costi lievitati fino a 27 volte; il 48,52% dei progetti finanziati mai portati a termine; irregolari gli interventi per le imprese. Scrisse la Commissione parlamentare antimafia nel '93: «L'attività che si è svolta intorno all’utilizzo del fondi stanziata è stata condizionata dalle organizzazioni camorristiche».

In Basilicata – sul territorio lucano il terremoto causò 140 morti – la ricostruzione del patrimonio edilizio abitativo ha raggiunto l’80 per cento circa, con la «punta» del cento per cento a Balvano (Potenza), uno dei Comuni più colpiti dal sisma (dove morirono 77 persone), e la consegna di tutte le abitazioni agli sfollati o a chi aveva perso l’unica abitazione di proprietà. Secondo i dati forniti dalla Regione, quindi, la ricostruzione è terminata per tutti quei lucani costretti a lasciare le loro case per i danni del terremoto del 23 novembre 1980 (che causò anche circa 300 feriti e oltre 40 mila senzatetto, su una popolazione inferiore ai 600 mila abitanti), e in un terzo dei nove comuni dichiarati «disastrati», dove le scosse resero inagibile il 60 per cento del patrimonio abitativo; otto case su dieci sono state invece ricostruite nei centri «gravemente danneggiati».

Dal 1980 la Basilicata ha ricevuto complessivamente 4.800 miliardi di lire (circa 2,4 miliardi di euro) per le abitazioni, e dal prossimo riparto di nuovi fondi dovrebbero arrivare altri 12 milioni di euro: una cifra, quest’ultima, «nettamente inferiore al fabbisogno» poichè, fanno sapere dalla Regione, c'è da aggiungere al conto anche il meccanismo dell’aggiornamento dei costi dei materiali e delle attività edili per quelle opere non ancora completate. «Occorre un colpo di reni –ha spiegato l’assessore regionale alle infrastrutture, Rosa Gentile – perchè molto è stato fatto nell’azione di recupero del patrimonio abitativo, ma forse qualcosa si può ancora fare sia per la semplificazione burocratica, sia per il finanziamento della conclusione delle opere». Accanto ai finanziamenti per le case, la Basilicata ha ottenuto circa 13 mila miliardi di lire (circa 6,7 miliardi di euro) per l’insediamento di nuove industrie, tra cui la Ferrero, che ha aperto uno stabilimento a Balvano (Potenza): «Il terremoto – afferma l’assessore regionale Erminio Restaino – ha consentito alla Basilicata di vivere una stagione nuova in campo industriale. È stata un’esperienza che presenta ancora luci ed ombre». (gazzettadelmezzogiorno.it)

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30 anni sono passati.. [SM=g27993]
Sound72
00martedì 23 novembre 2010 11:07
"Oh mio Dio, sparano
al presidente Kennedy"


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Quarantasette anni dopo Dallas le guardie del corpo di JFK rompono il silenzio per la prima volta: esce in America un libro con le testimonianze in diretta: "Scambiammo il primo sparo per un fuoco d'artificio"


Quando Lee Harvey Oswald esplode il primo colpo l’agente Jack Ready pensa a un fuoco d’artificio, è il veterano Clint Hill il primo ad accorgersi di quanto è avvenuto esclamando «Oh, my God!» e la rabbia degli 007 si sprigiona quando arrivando al Parkland Hospital si accorgono che nessuno li sta ad aspettare.

A raccontare l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy attraverso la testimonianze dei quaranta agenti della sua scorta è uno di loro, Gerald Blaine, nel libro «The Kennedy Detail» reso possibile dalla scelta collettiva degli agenti del «Secret Service» di rompere il silenzio. A spiegare il perché è proprio Clint Hill, che nella carovana di Dallas era aggrappato alla parte posteriore della limousine presidenziale, definendo Blaine «una persona di indubbia onestà» e prendendo le distanze da «scrittori e registi che si basano sulle opinioni anziché sui fatti per contestare le conclusione della Commissione Warner» che nel 1964 pubblicò il primo rapporto sull’omicidio. «Siamo noi i testimoni di quanto avvenne e ricordare quei fatti può servire a non farli ripetere» aggiunge Hill, ammonendo sul rischio che un nuovo omicidio presidenziale «sarebbe una tragedia nazionale».

Ecco dunque cosa avvenne quel 22 novembre di 47 anni fa, quando la carovana di tre auto guidata dalla Ford bianca con a bordo l’agente Win Lawson si mette in marcia per portare John Kennedy al Dallas Trade Mart dove lo aspettano 2600 persone in festa. Le misure di sicurezza sono quelle di sempre: studiate a memoria dagli agenti che lo seguono ovunque ma che, come scrive Blaine, non possono contare «né sugli auricolari né sulle banche dati di oggi ma solo sullo spirito di squadra di uomini che non avevano alcuna fede politica ma solo la volontà di difendere il presidente».

Le macchine sono tre. Avanti la Ford bianca con Lawson e lo sceriffo di Dallas, dietro la limo presidenziale con Kennedy e la moglie guidata da Bill Greer ed a fianco Roy Kellerman. E per ultima la convertibile con a bordo quattro agenti, due collaboratoti di Kennedy e un fucile di precisione AR-15. Ma le maggiori responsabilità ricadono sui quattro agenti che procedono a piedi, a fianco della terza auto: Clint Hill e Tim McIntyre sulla sinistra, Jack Ready e Paul Landis sulla destra. È proprio Landis, un attimo prima della tragedia, a far notare a Ready la «tanta gente sui tetti delle case» a conferma che la popolarità di Kennedy è arrivata anche nella roccaforte dei repubblicani in Texas.

Nello stesso istante Emory Roberts, a bordo della terza auto, si dice soddisfatto per «la gestione della carovana» da parte degli agenti, inclusi i motociclisti che procedono sempre in linea con le gomme della limo presidenziale. Ma è proprio in quell’attimo che Osvald esplode il primo colpo. Ad accorgersene è Jack Ready ma pensa ad un «fuoco d’artificio» e lo dice ad alta voce. Clint Hill, fisicamente attaccato alla limo, guarda d’istinto il presidente mentre dice «mi hanno colpito» e grida «Oh, mio Dio» mentre il governatore del Texas, John Connally, trema di paura: «Ci uccideranno tutti». L’attentatore esplode il secondo colpo, questa volta il suono è più forte, vicino. L’agente Roy Kellerman, seduto a fianco dell’autista della limo, grida: «Ci hanno colpito, via di qui».

Win Lawson decide di dirigere la carovana d’auto verso «l’ospedale più vicino» ma nessuno sa bene dove sia mentre arriva il terzo colpo, centrando la testa di John Kennedy. La First Lady Jackie grida in faccia agli agenti: «Lo hanno ucciso, è stato colpito in testa». Clint Hill è oramai sopra la limo, incitando l’autista a correre «all’ospedale». Sono passati appena sei secondi dal primo colpo, gli uomini della scorta si guardano intorno, George Hickey sulla convertibile imbraccia il fucile Ar-15 ma oramai è troppo tardi per reagire. La priorità è salvare la vita del presidente degli Stati Uniti. La corsa verso l’ospedale di Parkland dura sei minuti, durante i quali la scorta chiama per radio la polizia di Dallas avvertendoli di cosa era avvenuto, ma quando il corteo arriva davanti all’entrata del pronto soccorso non c’è nessuno ad accoglierli. Clint Hill e gli altri si gettano sulla ricerca di «almeno due barelle» ma a Roy Kellerman basta gettare un’occhiata dentro la limo per rendersi conto che Kennedy è morto: materia ossea e frammenti di cervello sono ovunque. Il pensiero va così subito sulla nuova missione, ovvero difendere il vicepresidente Lyndon B. Johnson che è il nuovo «comandante in capo». Anche se in quel momento nessuno ancora sa bene dove si trovi.

Dal racconto di Blaine traspare l’amarezza per lo smacco subito come anche il plauso ad un’America che «protegge oggi i candidati presidenziali con risorse che noi allora non avevamo per difendere la Casa Bianca». Quasi a dire che la tragedia di John Kennedy è servita a rendere la presidenza più sicura.


BeautifulLoser
00venerdì 26 novembre 2010 21:54
è questo il thread delle congiure, vero? [SM=g27988]


http://www.repubblica.it/politica/2010/11/26/news/il_complotto-9543151/


IL COMMENTO
La Spectre globale
di MASSIMO GIANNINI

Complotto contro l'Italia. In un pirotecnico gioco di specchi, si potrebbe capovolgere così il titolo del magnifico romanzo di Philip Roth, dove la dura e rancorosa e America di Lindbergh si chiude in se stessa per non vedere i suoi guai, e addita il mondo come nemico. Oggi Silvio Berlusconi e il suo governo fanno la stessa cosa. Per non vedere quanto è già sotto gli occhi di tutti, dal disastro dei rifiuti al crollo di Pompei, dalle inchieste della magistratura su Finmeccanica ai file segreti di Wikileaks, il nostro Consiglio dei ministri si riunisce come fosse un gabinetto di guerra, e alla fine stila il suo comunicato farneticante, dove si rievoca una "Cosa" pericolosa e informe che somiglia tanto alla cara, vecchia congiura giudo-pluto-massonica. "C'è una strategia per colpire l'Italia e la sua immagine internazionale", scandisce il nostro ministro degli Esteri, ripreso in un comunicato ufficiale di Palazzo Chigi.

Una "strategia" nella quale si mescola tutto, per confondere tutti. La monnezza di Napoli e le macerie della Domus dei gladiatori, gli avvisi di garanzia sul caso Enav-Selex e le "rivelazioni imbarazzanti" sui rapporti Italia-Usa che il terribile e temibile Assange sta per diffondere in rete. Un'enormità, sul piano politico e diplomatico: il governo italiano spara in alto, e nel mucchio, senza dire chi, dove, come, quando, perché. Poco più tardi, forse consapevole della sparata, lo stesso capo della Farnesina si corregge, con una prosa avventurosa: "Non c'è nessun complotto contro di noi, ma elementi preoccupanti che sono la combinazione di informazioni inesatte, di enfatizzazioni mediatiche, di fattori negativi per l'Italia". Salvo poi aggiungere, con involontaria comicità, che "non c'è un unico burattinaio, ma una combinazione il cui risultato è dannoso per la nostra immagine".

Riepilogando. C'è una strategia internazionale contro l'Italia e contro il suo governo. Magari nasce in America, va a sapere, e poi dilaga in Europa. E non c'è una sola "centrale", al lavoro contro il Belpaese. forse ce n'è più d'una. È grottesco che si possa anche solo immaginare uno scenario da Spectre globale, soprattutto se rapportato alla nostra sostanziale irrilevanza nello scenario internazionale. Possibile che il Cavaliere e i suoi accoliti non dubitino che di "centrale" anti-italiana non ce n'è proprio nessuna? Possibile che non abbiano il ragionevole dubbio che l'unica "centrale" che, in questo momento, sta arrecando veri danni all'immagine e alla credibilità dell'Italia è proprio l'istituzione che la governa? È colpa delle cancellerie europee se la Campania è invasa dai rifiuti come due anni fa? È colpa di Obama se l'inchiesta su Finmeccanica porta ad avvisi di garanzia che colpiscono al cuore la nostra industria della Difesa, strategica per il Paese?

È vero che ogni tramonto di un'illusione (è tale è il rovinoso declino del berlusconismo) contiene in sé elementi teatrali, oltre che tragici. Ma qui stiamo davvero esagerando. Manca solo l'attacco frontale alla Perfida Albione, da un balcone di Palazzo Grazioli. Poi la farsa sarà davvero completa.
(26 novembre 2010)



le allucinazioni "ce l'hanno tutti c'aa roma", "nun ce vojono fa' vince", "so' l'arbitri" non sembrano essere un'esclusiva romana e romanista [SM=g27988]

l'idea del complotto nasce in società in cui non è più possibile la mediazione degli interessi sociali che divergono in maniera estrema; così estrema che si procreano nel privato degli individui che cessano di essere cittadini nel momento in cui si rifugiano nella tutela del loro interesse più crudo e immediato, ignorando ogni conseguenza morale e gli stessi principi etici che dovrebbero essere il fondamento della società di cui fanno parte.
il sospetto (o meglio: la voglia) di congiura va mano in mano con la regressione e l'imbarbarimento di società evolute.
E_Dantes
00domenica 28 novembre 2010 20:08
difficile seguire la partita dopo le prime anticipazioni di wikileaks,

E_Dantes
00domenica 28 novembre 2010 22:34
Re:
E_Dantes, 28/11/2010 20.08:

difficile seguire la partita dopo le prime anticipazioni di wikileaks,





..era meglio.

lucaDM82
00domenica 28 novembre 2010 22:56
Che è successo poi?Tienici aggiornati.
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