la nostra storia dolce amara 2. ALESSIA
grazie a voi, mamme dolcissime e provate dal dolore...
ho trovato la forza di scrivere....per Alessia
non ho scritto del motivo della morte che ci hanno detto.. sarà in un altro giorno. Vi lo devo proprio dire, è importante per me...
Scusa per gli evntuali errori linguistici...
Alessia
A dicembre del 2008 abbiamo deciso di andare in vacanza in montagna, proprio per i giorni di Natale. Volevamo evitare così incontri di famiglia con nipotini e regali di Natale, con la gioia che a noi mancava e ad altri non interessava che a noi questa gioia non esisteva. Importante per gli altri era sempre “partecipare”anche noi a loro “spettacolo felice” anche se non avevamo voglia, anche se non ce la sentivamo, dovevamo per forza partecipare, senno era brutto da parte nostra. Stavolta abbiamo detto “basta, ce ne andiamo via”, facciamo qualcosa di bello per noi. Abbiamo scelto un posto bellissimo, un albergo a 4 stelle con zona benessere e relax. Volevamo essere coccolati anche noi. Il 23 di dicembre volevamo partire. Ma da qualche giorno che aspettavo le mestruazioni e nessun segno. Avevo solo due giorni di ritardo – per me che sono regolarissima di solito. Non dovevo preoccuparmi ma siccome dovevamo andare via in un posto benessere, con saune e tutto quanto, non era proprio il massimo andare con mestruazioni. Così decidiamo di andare dal mio dottore e gli raccontiamo tutto. Ci fa subito un test semplice con lo stick e viene positivo. Ci dice che 90% ero incinta ma per la certezza dobbiamo ritornare fra una settimana. Ci consiglia di andare in montagna lo stesso e di fare di tutto come “una persona normale”. Torniamo a casa stupiti della felicità ma anche pieni di ansia. Decidiamo di andare in montagna. Prepariamo i bagagli e giorno dopo partiamo. Trascorriamo un Natale ansioso ma felice. Inizio ad avere nausea e vomito e siamo i più felici del mondo quando mi viene di vomitare. Facciamo delle passeggiate sulla neve. Niente saune e massaggi per me. Ma sto bene lo stesso. Mi tocco la pancia e sento che “c’è”. Non possiamo più restare in montagna. Torniamo a casa tre giorni prima del previsto senza dire a nessuno. Ci chiudiamo in casa e aspettiamo il giorno della visita il 29 di dicembre. Il cuore batte forte, mi spacca il petto. Facciamo l’ecografia.. eccolo lì il miracolo di Natale (ancora di Natale!..)- il puntino più bello del mondo, al centro del mio utero!
Siamo felicissimi, io piango per l’emozione e anche per i ricordi dell’altra “stellina”. Torniamo a casa felici. Trascorriamo un capodanno a casa nostra solo con mia sorella e suo fidanzato. Mia sorella è allegra vuole divertirsi, noi siamo ansiosi ma felici. Non diciamo niente a nessuno fino la prossima ecografia. Dopo la prima settimana di gennaio decidiamo di dare la notizia ai genitori del mio marito. In famiglia si stava già aspettando per fine gennaio un altro nipotino e così facciamo la coppietta. Lo diciamo ai suoceri. Notizia bellissima, ma ci ha colpito che non ho sentito lo stupore o quel entusiasmo che si era visto quando la notizia è stata data dalla gravidanza della loro figlia. Non facciamo tanto caso, cosa importa se si manifestano così, noi siamo felici lo stesso. Diamo la notizia anche la sorella del mio marito incinta nel nonno mese. Si commuove e ci abbraccia. Stavolta sentiamo davvero il calore e non proviamo più invidia per la creatura che sta per arrivare. Anzi, non vediamo l’ora di vederlo!
I giorni del gennaio iniziano a pesare invece. Un giorno mi alzo con tremore e tachicardia. Andiamo a pronto soccorso- ho il battito cardiaco 150! Mi fanno prelievi, tutto ok. Anche il bimbo ok. “E’ l’ansia” mi dicono. Prova bere camomilla. Torniamo a casa, bevo camomilla ma la tachicardia mi torna di nuovo. Non ho l’ansia dico, sento che c’è qualcos’altro ma non so cosa. Di nuovo a pronto soccorso e di nuovo torno a casa con camomilla. Vado avanti cosi fino il 7 di febbraio quando ho di nuovo un’altra crisi. Di nuovo in pronto soccorso. Tremo forte e ho il battito alle stelle. Mi ricordo che da piccola facevo così per mancanza di calcio. Chiedo al dottore di misurarmi il valore del calcio. Arrivano i risultati: avevo una grossa mancanza di calcio e di magnesio. Altro che ansia! Bravi dottori, medici di famiglia e altri…! Con quanta facilità ti danno terapie con ansiolitici! E non fanno mai analisi più semplici. Mai visto il valore del calcio tra gli analisi previsti in gravidanza!
Insomma, mi danno il calcio e smetto di tremare. Continuo a prenderlo sempre e non faccio più crisi. Sto benissimo e la pancia cresce. Ad aprile facciamo un ‘ecografia “pre-morfologica” da un amico del mio marito. Scopriamo che è femmina. La vediamo- sta con il braccio sotto la testa e muove i piedi – proprio come me. Dal profilo si vede la forma del naso del mio marito. A delle linee morbide, si vede che è bambina e anche il dottore resta colpito della forma perfetta. Ci dà il cd. Lo guardiamo a casa felici.
Dopo la pasqua in un centro privato super attrezzato facciamo la morfologica. La vediamo a colori, è bellissima, come una bambola. Ma la dottoressa si ferma tanto sul cuore. C’è qualcosa che la preoccupa. Ci fa ritornare fra qualche ora e ripete l’eco. Ci fa paura, chiediamo cosa c’è che non va. Ci dice che il cuore non si vede bene , che forse non ci sono le 4 camere. Ci casca il mondo addosso. Ci manda a Milano per eco di terzo livello. Fra due giorni siamo li con i cuori a pezzi. Stiamo diventando matti. No, non può essere niente, ci diciamo. Facciamo un’altra morfologica con la più esperta dott-ssa del reparto. Ci dice che non c’è niente da preoccuparci, si tratta solo di una vena in più che doveva scomparire ma scomparirà dopo la nascita. Questo non incide sullo sviluppo, dunque la bambina è sana. Ci chiama anche la cardiologa che esamina le foto dell’eco e ci conferma che è tutto ok. Torniamo a casa felici.
I giorni passano. Tutto sta andando bene. La sento muovendosi ancora dall’inizio del 4 mese, come una farfallina, come un pesciolino! Ogni sera vuole giocare. Sono felicissima. Ringrazio Dio ogni giorno per questo miracolo. Siamo finalmente felici. Il nipotino è nato, lo teniamo tra le braccia e lo coccoliamo. Ci sta bene come mamma e papà!gli vogliamo un gran bene. Non vediamo l’ora di regalargli la sua compagna di gioco.
Il 1 maggio andiamo al mare. Mi scopro la pancia con orgoglio. Al sentire del mare si muove. Chissà, magari sta nuotando! Siamo felicissimi!
Adesso che scrivo mi sembra di essere stato ieri. E’ tutto così vivo ancora! Come può girasi la vita, come può cambiarsi…?!.
Il 14 di maggio mi alzo e mi sento un po’ strana. Mi sembra che la pancia e più in basso e più piccola. Mi peso - ho un kilo di meno. Faccio notare al mio marito e lui mi dice che forse è la ritenzione idrica che va e viene. Vado a farmi il prelievo per testo di glicemia e toxoplasmosi. Mentre aspetto il turno mi guardo di continuo la pancia e mi sembra davvero più piccola. Divento preoccupata. In più non sento più i movimenti come prima. Torno a casa e tutto il giorno che aspetto il “saluto” ma..niente. sono spaventata. Mio marito dice di stare calma. Aspettiamo fino alla sera. Alle 20 sento il “calcetto”! poi altri…Ben tornata, piccola mia! Sono felicissima. Mi addormento serena. La sento muoversi anche il 15 di maggio e una piccola sensazione di movimento anche sabato mattina, 16 maggio. Poi fino alla sera niente. Ho aspettato tutta la notte un segno e poi tutto il giorno dopo (il 17 di maggio), Niente. La chiamavo per il nome, accarezzavo la pancia, mi mettevo al sole per farle vedere la luce…inutile. Stavo in giardino distesa sul lettino. Il nostro cagnolino si mette a zappare un buco grande quanto un bambino sotto il melo senza motivo. Mi fa paura. Nella mia cultura questo è un segno cattivo. Sono sempre più ansiosa. Mio marito anche. Decidiamo di chiamare il mio dottore. Gli racconto e quasi ridendo mi dice che devo stare tranquilla e che posso andare in farmacia a comprare un apparecchio che fa sentire i battiti fetali. Mi dice che succede a sei mesi non sentire movimenti per un po’. Che risposta tranquillizzante, no? Risposta di un primario, il mio medico privato, a pagamento (in nero…)! Quanta sensibilità e interesse!...
Non ci siamo tranquillizzati. Sono ancora più spaventata. Ho trasmesso il mio stato anche al mio marito. Non ce la fa più neanche lui. Decidiamo di andare all’ ospedale. Tremo. Adesso sì che ho l’ansia. Andiamo in reparto. Mi fa l’ecografia. La dottoressa cambia l’espressione del viso. Mio marito guarda il monitor e chiede alla dott-ssa di fare vedere il battito. La dott.-sa dice che proprio questa cercava ma…non c’è più e neanche il liquido amniotico… non voglio credere, le chiedo di riguardare, lei non ha parole… inizio a gridare come una bestia…No, non anche questa volta….no, non può essere di nuovo uno scherzo del Babbo Natale!...
Mi dicono che purtroppo la bimba se n’era andata e che dovevo partorirla naturale perché meglio. Piango, piangiamo abbracciati…abbiamo il cuore a pezzi, ci viene buttarci dalla finestra. Un’infirmiera ci porta in una stanza da soli. Vuole farmi un calmante per dormire. Rifiuto. Voglio essere sveglia. Voglio sentire questi ultimi momenti con la bimba dentro di me. Mi provocano il parto. Il colo è chiusissimo. Il mio corpo si rifiuta a lasciare la nostra bimba. Aspetto tutta la notte, niente…giorno dopo viene a trovarmi mia sorella, piange e mi da coraggio. Dice che importante restare sana! Per lei è importante la mia salute…il resto non importa. Invece a me non importa più niente, potrei anche morire…non mi serve più questa vita! Viene a trovarmi anche la mia suocera, vestita di estate, un vestito colorato, allegro che mi dava fastidio. Mi abbraccia e mi dice di essere forte. Ha portato con sé una rivista di parole crociate! Vuole restare in sala di attesa ad aspettare che Alessia nasca!
Aspettare compilando parole crociate! Mi dava fastidio pensare questo. Che il nostro dolore restava così indifferente , che le persone si possono comportare così davanti a questo tipo di sofferenza. Così come degli spettatori. Non potevo sopportare nessuno che aspettava la nascita della nostra figlia come uno spettatore. Ho chiesto alla suocera e mia sorella di andare via. Tanto non si sapeva quando nasceva e comunque non mi potevano aiutare. Erano lontane dalla nostra sofferenza. Iniziavo a odiare…dentro di me c’era tantissima rabbia.
Mi sentivo sola…una solitudine senza misura…Volevo la mia mamma che mi avrebbe abbracciato forte e non sarebbe andata in sala di attesa a leggere riviste ma in Chiesa a pregare e ad accendere una candelina per la piccola…
Piangevo tra le braccia del mio amatissimo marito. Non si sapeva più da chi venivano le lacrime, eravamo uniti anche in sofferenza per sempre. In questi momenti sentivo l’amore più profondo del mio marito che non mi ha lasciato mai. E’ rimasto sempre con me, abbiamo aspettato Alessia insieme sullo stesso letto, tutto il giorno e un’altra notte. Le infermiere, le dottoresse ci sono state vicino. Ci hanno dato tanto affetto e attenzione. Grazie loro siamo riusciti a guardare con altri occhi quei bruttissimi e amari momenti. Abbiamo aspettato la nascita di Alessia per 42 ore. Il 19 maggio alle 12 iniziano le contrazioni. Mi fanno una flebo con anestesia per non sentire tanto dolore. Il dolore lo sento lo stesso ma non importa. Voglio sentire almeno il dolore. E’ il dolore che mi ricorderà che ho fatto nascere Alessia. Inizia anche la dilatazione. L’ostetrica mi dice che è arrivato il momento. Mi dice di spingere piano. Io spingo forte. Non voglio farla soffrire, non voglio tenerla bloccata. Mio marito piange. Piangiamo tutti …io spingo, si vede la testa. Mio marito piange più forte, Alessia esce, con la manina sotto la testa, cosi come era in tutte le ecografie! Alle ore 13 e 5 Alessia era nata.
L’ostetrica ci la fa vedere, dopo averla pesata ci la da. Ci tratta come dei genitori e parla di Alessia come se fosse viva. Ci dice che è bella e che sarebbe diventata alta. E’ lunga come un bambino di 9 mesi! Ci lasciano soli con Alessia e ci dicono di stare quanto ce la sentiamo. E’ il nostro momento e dobbiamo viverlo fino al fondo. Davvero umani quelli del personale medico, soprattutto l’ostetrica! Non capita sempre trovare delle persone così.
Restiamo soli con Alessia. Arriva anche la mamma del mio marito, la guarda e dice che è come una bambola. Le diciamo di lasciarci soli. E’ il nostro momento… Finalmente noi tre. Piangiamo, la abbracciamo, la accarezziamo piangendo. Mio marito scatta una decina di foto con il telefonino. E’ una bimba bellissima, una bambolina, come quella della mia infanzia. Assomiglia tanto al suo papà. Gli stessi piedi (che ancora oggi quando gli guardo mi ricordano tanto Alessia), le orecchiette, il nasino, capelli neri, la bocca…del suo papà. Da me solo la lunghezza, il mio padre era molto alto, aveva preso da lui. La guardiamo in tutti i dettagli, mio marito la bacia, vuole riempirsi il respiro di lei…piangiamo…Io non riesco a baciarla, mi fermo solo a coccolarla. Vorrei tanto scaldarla, ridarle la vita… Impossibile….Non e giusto..”Non doveva andare così” ripete mio marito. …piangiamo. Stiamo distesi sul letto abbracciati con la piccola in mezzo a noi…così come se stesse dormendo…Voliamo restare così per sempre…in questo UNO assurdo. Ma purtroppo dobbiamo svegliarci e ….darla.
Alla fine diamo la piccola all’ostetrica accarezzandola per l’ultima volta. Aveva la morbidezza di un petalo di rosa!...
I funerali sono stati il 23 maggio. Abbiamo fatto partecipare solo i parenti più stretti. Abbiamo portato la cassettina tra le braccia dal cancello fino al loculo. Volevamo sentirla così per l’ultima volta. Sulla lapide abbiamo messo al posto della foto una copia di un’icone che io avevo dipinto nel 2006 dopo la perdita del fratellino di Alessia. Era l’unico regalo personale che potevo farle. Il prete l’ha benedetta e domenica dopo l’ha ricordata con una preghiera in chiesa. Carino da parte sua…
Siamo tornati soli a casa. Non abbiamo accettato nessuno che ci accompagnassi. Abbiamo chiuso le finestre. Era tanto buio. Ci siamo messi sul letto della cameretta che doveva essere di Alessia e abbiamo iniziato a piangere e urlare…un fiume di lacrime…
Da allora siamo rimasti nella solitudine, la nostra casa sembra una tomba e noi moriamo un po’ ogni giorno…Solo il pianto ci ricorda che siamo vivi. Basta vedere una lacrima negli occhi dell’altro e subito diventa un unico pianto. Non ci tratteniamo e non ascondiamo il dolore, non facciamo finta che siamo forti. No, adesso siamo deboli, tristi, con il cuore a pezzi. E’ giusto che sia così penso. E’ un periodo di lutto ed e “normale” essere così .Gli altri non capiscono questo. I nostri parenti non riescono entrare in risonanza con noi e hanno anche rinunciato a provare ad aiutarci. E’ anche comodo per loro non portare addosso la nostra sofferenza. Tanto in famiglia ci sono due nipotini, una bimba da 4 anni e un maschietto nato a gennaio. Sono la gioia dei nonni e dei loro genitori. Noi siamo gli “sfigati”. Passano giorni e settimane che non sentiamo più nessuno, neanche per telefono. Tutti aspettano da noi il primo passo: Che un giorno torni tutto come prima. Non possono capire che come prima non può mai essere…