Azz! Ci sei andato giù pesante!
Ti potrei rispondere ironicamente e molto brevemente che la corrispondenza si trova solo nel fatto che entrambe le massime contengono il termine –speranza-!
Ok. Ok. Seriamente allora o almeno ci provo.
Entrambe le massime sono vere nel loro piccolo ed entrambe ci servono per andare avanti, ci tirano su, certo in maniera diversa. Come?
Sembra una contraddizione ed invece non lo è (o non trova una grinza nel mio ragionamento).
La vita è così strana, per certi versi così lunga, per altri così breve ed è controversa, arrabbiata, indecisa o determinata, crudele ed estremamente generosa, ineluttabile ma così mutevole che queste due massime a seconda dei casi trovano una ragione di esistere.
"La speranza è l'ultima a morire"
Già. Come si potrebbe vivere senza la speranza?
Se ogni giorno non fossimo convinti del risveglio, come potremmo mai posare mente e cuore su un cuscino?
E se pensassimo invece che dopo una caduta, non ci potremmo mai rialzare, come potremmo continuare a sbagliare, inciampare, soffrire, tradire?
Se non idealizzassimo, se non immaginassimo, anche quello fa parte di speranza.
La speranza fa parte di noi, fa parte della vita con le sue mille sfaccettature. La speranza non è dei deboli, ma dei forti, coloro i quali credono ad un futuro migliore. I deboli si arrendono. I forti combattono, resistono.
La speranza non muore nemmeno con la morte.
"Chi di speranza vive, disperato muore"
Questa massima è molto conosciuta a Napoli. E’ un modo per tirarsi su anch’esso. Non puoi fare appello sempre alla speranza, fai in modo da essere tu, la tua speranza.
Che vuol dire?
A Napoli lo si dice spesso, rincorrendo una fantomatica vincita al superenalotto o al gratta e vinci. Se campi di speranza in quel senso, di sicuro muori disperato, solo il lavoro nobilita l’uomo.
O lo si dice aspettando che qualcosa si realizzi, è anche un rito scaramantico se vuoi.
Quindi per lo più si riferisce alle chimere e non alla vita di tutti i giorni, fai vivere sempre la speranza, senza saremmo persi.