in ascolto - the listening

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zinz@n
00giovedì 4 maggio 2006 10:46
il nuovo cinema italiano continua a percorrere sentieri che sembravano oramai cancellati dalle sue mappe ('mazza che metafora...). I risultati sono altalenanti ma mai disprezzabili. E così dopo i thriller ("il siero della vanità", "occhi di cristallo"), il poliziesco ("Romanzo criminale"), il noir ("Piano 17" e "Arrivederci amore ciao"), il documentario("In un altro paese") e, fuori dai "generi", un paio di drammi giovanili inusuali per struttura e stile ("Texas" e "Nemmeno il destino") ecco un esempio di thriller-action-dramma che si inscrive nel filone prettamente americano dei film a tema "tecnologico-complottistico": una ragazza romana trova una valigetta, la apre, racconta cosa vi ha trovato dentro per telefono ad un'amica. Da quel momento scatta una spietata caccia all'uomo (anzi, alla donna) poichè le parole pronunciate al telefono dalla ragazza (un'energica Maya Sansa)la fanno scambiare per una pericolosa pedina dello spionaggio industriale ai danni della crudele multinazionale americana specializzata in tecnologie di difesa anti-terrorismo. Come per esempio Echelon, un complessissimo (esiste come parola?) sistema che controlla contemporaneamente tutti i telefoni, i cellulari e i computer del mondo e che al rilevamento di determinate parole-chiave entra in funzione e registra tutto... per poi venir "spiato" da oscuri personaggi dalla vita grigia rinchiusi in un'area segreta in America. Non è importante crederci o meno alla trama, perchè l'esistenza di questo sistema è (purtroppo) accertata da un dossier di una commissione europea. Il film infatti prende le mosse dallo scandalo che scoppiò alla fine degli anni '90 quando quel dossier venne presentato. Film indipendente (anche se la distribuzione -minima- è garantita dalla Medusa), coraggioso (quegli enormi palloni bianchi sono la vera base di Mewhet Hill), scritto, prodotto e diretto da Giacomo Martelli (figlio di Claudio..... Nooooooooooooo...) con un budget estremamente piccolo per produzioni del genere, il film parte molto bene: insinua dubbi, riesce a creare una bella atmosfera e presenta i suoi personaggi secondo logiche e coordinate precise. Forse rischia di incartarsi un pò nella parte centrale, indeciso se scavare nel dramma dei personaggi, o se abbandonarsi all'action (che evidentemente, non può permettersi) ma alla fine risulta uno spettacolo più che piacevole e credibile, interpretato da un ottimo attore sconosciuto ai più(anche a me...): Micheal Parks. E' un buon segno da parte di questi giovani autori che il cinema italiano non può e non deve essere solo commedie e commediacce o drammi di grandi autori più che assodati, che non c'è bisogno di budget "americani" per trattare generi che sono appannaggio del cinema "americano"... vabbè, consiglio questo film, nonostante i difetti e nonostante l'assenza di Bruce Willis e Will Smith!

voto: 7 (di incoraggiamento)
hiara
00lunedì 16 ottobre 2006 03:12
lo vedrò tra poco
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