il ricordo della felicità

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dadauuumpa
00mercoledì 2 maggio 2012 23:21

partendosi di là e andando tre giornate verso levante, l ' uomo si trova a Diomira, città con sessanta cupole d'argento, statue in bronzo di tutti gli dei, vie lastricate in stagno, un teatro di cristallo, un gallo d'oro che canta ogni mattina sulla torre. Tutte queste bellezze il viaggiatore già conosce per averle viste anche in altre città. Ma la proprietà di questa è che vi arriva una sera di settembre, quando le giornate si accorciano e le lampade multicolori si accendono tutte insieme sulle porte delle friggitorie, e da una terrazza una voce di donna grida: uh !, gli viene da invidiare quelli che ora pensano di aver già vissuto una sera uguale a questa e d'esser stati quella volta felici.

(da Le città invisibili - Calvino)


e così mi chiedo che strada percorre la memoria della felicità, che cosa rimane addosso quando sappiamo che siamo stati felici da qualche parte, in qualche modo, e che a sorpresa, un giorno di questi, lo saremo di nuovo...

Nina



Antonellat
00domenica 6 maggio 2012 09:57
‎"Scalzi e laceri eppure felici"

(Italo Calvino, Oltre il ponte)

gli attimi di vera felicità passano inevitabilmente per sentieri tortuosi ed irti dove il vento la pioggia ed il sole lacerano la pelle,
induriscono il fiato e lo sguardo. E mai s'immagina la gloriosa e gioiosa meta; il pugno chiuso si apre con il cuore e l'armonia dell'universo invade mani e piedi, santifica la fatica, le lacrime versate, le notti insonni. La felicità ha sempre una mano sulla nostra spalla, dimora in ogni fibra del nostro corpo e si salva nell'angolo più nascosto del nostro essere per sorprenderci fosse solo davanti ad un cielo che cammina.
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