giornata della memoria

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cccput
00martedì 25 gennaio 2005 11:14

Ciao a tutti!

Vi segnalo un sito creato in occasione del 60° anniversario della liberazione di Auschwitz che si ricorda il 27 gennaio.

www.ucei.it/giornodellamemoria
zaren1
00martedì 25 gennaio 2005 11:36
Grazie per la segnalazione.
Sapevo che a milano avrebbero allestito una "mostra" ( che brutta parola...), ma non sapevo dove.
edorian
00martedì 25 gennaio 2005 13:17
a firenze...
anche l'ateneo fiorentino...ricorda...
vi segnalo alcui eventi:
Giornata della memoria
Le iniziative dell’Ateneo
In occasione della Giornata della Memoria, giovedì 27 gennaio, l’Ateneo ricorderà gli universitari fiorentini allontanati da aule e cattedre per le leggi razziali. Alle 9.30 il rettore Augusto Marinelli deporrà una corona d’alloro sulla lapide ad essi dedicata nell’atrio dell’edificio del Rettorato in piazza San Marco 4.


Altre iniziative si svolgeranno in giornata presso le Facoltà di Lettere e di Psicologia.
A Psicologia (via della Torretta 16, inizio ore 15) si svolgerà il convegno “Il giorno della memoria. Psicologi dell’Ateneo fiorentino discriminati e perseguitati” organizzato in collaborazione con l’Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze e la Fondazione Istituto Andrea Devoto. Dopo i saluti del prorettore Luciano Mecacci, del vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana Enrico Cecchetti e del presidente Anpas-Solidarietà internazionale Valentino Patussi, introdurrà i lavori il preside della facoltà Saulo Sirigatti. Sarà proiettato il video “Auschwitz” – realizzato da J. Merlini, S. Caparrini, E. Mondovecchio – e presenterà la sua testimonianza di ex deportato Angiolino Terinazzi; verranno, quindi, ricordate le figure degli psicologi Enzo Bonaventura, Virgilio Lazzeroni, Gaetano Kanizsa e Andrea Devoto.


Presso la facoltà di Lettere (alle ore 17, Sala del Consiglio, Piazza Brunelleschi 4), inoltre, sarà ospite la scrittrice israeliana Savyon Liebrecht, invitata a parlare su: “La Shoà riflessa dai figli dei sopravvissuti nella narrativa israeliana”. L’incontro promosso dal Dipartimento di Linguistica e dall’insegnamento di Lingua e letteratura ebraica, è realizzato in collaborazione con l’assessorato alla cultura del Comune e col patrocinio Comitato per le Pari Opportunità dell’Ateneo. Intervengono anche Franca Pecchioli, preside della Facoltà di Lettere, Leonardo M. Savoia, direttore del Dipartimento di Linguistica; Hulda Brawer Liberanome, in rappresentanza della Comunità ebraica di Firenze, Simonetta Soldani, presidente del Comitato per le Pari Opportunità dell’Università di Firenze. Presenta Ida Zatelli, docente di Lingua e Letteratura Ebraica.
Nata nel 1948 da genitori ebrei tedeschi sopravvissuti alla Shoà, la Liebrecht è una delle autrici più raffinate del panorama letterario israeliano contemporaneo ed è considerata una delle maggiori espressioni al femminile della letteratura della Shoà. Ha pubblicato romanzi e racconti, alcuni dei quali tradotti in italiano, come Donne da un catalogo, Mele dal deserto e Prove d'amore.


aggiungo ...
qualcuno di voi ha visto ieri sera "le vittime dell'olucausto" su rete 4???
ogni volta che ricordiamo..ci sconvolge la pazzia dell'uomo!!!

dianne
00martedì 25 gennaio 2005 18:53
ed ecco quello che si farà a parma:

La Comunità ebraica di Parma, l’Istituto storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Parma, la Provincia di Parma; il Comune di Parma; le associazioni ALPI, Anpi, APC, ANPIA, Aned organizzano una serie di incontri per celebrare il "Giorno della memoria"

Mercoledì 26 gennaio:
incontro conferenza con David Meghnagi (Università di Roma 3) su “Tra memoria e storia: la tragedia della Shoah”;

Giovedì 27 gennaio:
- Breve cerimonia innanzi al cimitero ebraico di Parma.
- incontro conferenza con Beatrice Selinger (Università di Parma) su “La poesia dopo Auschwitz: comprendere e pronunciare l’indicibile”;
- manifestazione dinnanzi alla lapide posta nel cimitero ebraico di Parma in memoria dei deportati ebrei;
- celebrazione della Giornata della Memoria nella Sala Consiliare del Comune di Parma (seduta congiunta dei Consigli comunale e provinciale)

Martedì 1 febbraio:
- incontro conferenza con Roberto Bassi (Università di Venezia) su “Ritorno alla vita: dalla discriminazione razziale all’impegno civile nel dopoguerra, la memoria nell’autobiografia di uno scrittore”
- ore 21:15: proiezione del videodocumentario “Fascist Legacy”;


Mercoledì 2 febbraio:“I campi di Mussolini”:
- Il sistema di deportazione dell’Italia fascista e i suoi campi di concentramento (Spartaco Capogreco – Università della Calabria);
- L’apparato repressivo fascista nei territori al di là del confine orientale
- Deportazione e internamento nell’impero di Mussolini (Matteo Dominioni – Università di Torino);
- Internati civili nel Parmense 1940 – 1945 (Marco Minardi – ISREC Parma).

Martedì 8 febbraio:“Testimoniare l’estremo”: incontro con Shlomo Venezia, sopravvissuto ad Auschwitz.

Mercoledì 9 febbraio“Oltre l’indicibile: La trasmissione della memoria della Shoah ai giovani”: incontro riservato agli studenti delle ultime classi delle scuole medie inferiori e superiori


ongii
00giovedì 27 gennaio 2005 11:16
Fatti non foste a viver come bruti
Qualcun^ di voi ha partecipato ad eventi interessanti ?

La cosa più atroce, è pensare che l'Europa se ne sia lavata le mani, altro a cui pensare. Prima giù i crucchi poi, forse, pensiamo ai deportati.
Il fardello grosso sulla coscienza ce l'abbiamo noi.
Loro, subendolo, sono entrati nel gran teatro della Storia,a fare la parte delle vittime designate.
Questo è un vincolo che sarà difficile scardinare, nelle menti dei coloni rimane l'idea di essere stati dimenticati completamente. Conducono la loro esistenza vincolati a questa tragedia che li ha visti soccombere, non credo che si trovi una dose sufficente di lucidità per estirpare questo male, almeno per ora.
Si sentono nel diritto di accanirsi.

[Modificato da ongii 27/01/2005 11.17]

dianne
00giovedì 27 gennaio 2005 12:03
... ma per seguir virtute e canoscenza.
aiutatemi. qualcuno ha detto o scritto in questi giorni:
" dato che non potevamo fermare questa cosa, almeno ricordiamola".


mi sembra un'affermazione di una tristezza senza precedenti.
tutti sapevano
tutti hanno aspettato
e ora si diffonde il primo video girato ad auschwitz, appena i militari entrano
e lo si trova allegato a una qualche rivista.

[Modificato da dianne 27/01/2005 12.06]

jurij
00giovedì 27 gennaio 2005 12:50
Ai tempi delle superiori se influenza non fosse sopraggiunta sul mio corpo avrei potuto visitare il campo di Auschwitz, peccato un occasione mancata di cui mi sono sempre rammaricato.

Stamane ascoltando lo speciale di Radio Popolare se ce ne fosse ancora bisogno ho capito che la ns. generazione dovrà lottare con tutti i mezzi per non dimenticare quella immensa lucida tragedia.
Giusitta
00giovedì 27 gennaio 2005 13:29
Io l'ultimo dell'anno ho visitato Terezin, una città-fortezza poco distante da Praga che i nazisti avevano trasformato in un gigantesco ghetto, è stato veramente impressionante, non oso immaginare come ci si possa sentire nel visitare Auschwitz.
G.

ongii
00giovedì 27 gennaio 2005 13:40
qualche ora dopo le prime liberazioni
....


....


"qui la gente muore perchè ha ricominciato a mangiare"
amboy
00giovedì 27 gennaio 2005 14:07
Beh, io ho visto Dachau al liceo.
Due cose mi colpirono più di tutte: l'immensità del luogo ( enorme e vuoto ) e la galleria fotografiza sugli esperimenti nazisti sugli ebrei: quello ai documentari di solito non si vede.

La cosa che mi inquieta di più è: quanti nazisti erano veramente pazzi e quanti lo sono diventati perché ne avevano la possibilità?

" Chi è che sa di che siamo capaci tutti, vanificato il limite ? "
ongii
00giovedì 27 gennaio 2005 14:15
Vanificato il limite, ma il serpente di Zarathustra.....

Scritto da: amboy 27/01/2005 14.07
Beh, io ho visto Dachau al liceo.
Due cose mi colpirono più di tutte: l'immensità del luogo ( enorme e vuoto ) e la galleria fotografiza sugli esperimenti nazisti sugli ebrei: quello ai documentari di solito non si vede.

La cosa che mi inquieta di più è: quanti nazisti erano veramente pazzi e quanti lo sono diventati perché ne avevano la possibilità?

" Chi è che sa di che siamo capaci tutti, vanificato il limite ? "



Amboy, hai presente che cosa fecero gli angloamericani nel momento in cui stavano liberando il campo?
Misero gli ufficiali nazisti a fare il percorso contrario che avevano fatto di solito: prendere a spalla i cadaveri tuttossa e rimetterli sui camion.
Chiamarono gli abitanti della zona e aprirono loro le porte del campo, dicendo loro
VOI DOVETE VEDERE CHI SIETE E CHE COSA AVETE AVALLATO.

Credo ci siano gli ingredienti per impazzire alla grande.
Rabbrividisco


P.S. amboy nel tuo avatar scorgo la luce nera dell'astro di SPAZIO 1999

[Modificato da ongii 27/01/2005 14.17]

amboy
00giovedì 27 gennaio 2005 14:24
Un bel gesto quello degli americani: far prendere coscienza di quel che si fa o che si permette di fare. Il Pasto Nudo.
L'assenza di coscienza è una forma di follia molto pericolosa, più della follia consapevole perché è molto più diffusa ( ma che arrosto di parole ho messo su ? Vabbé... ).

Ps. Luce nera? Mmmm....Non hai notato che è colorato con frequenze infrarosse?
ongii
00giovedì 27 gennaio 2005 14:28
in fondo ai buchi neri della coscienza tedesca...

Scritto da: amboy 27/01/2005 14.24
Un bel gesto quello degli americani: far prendere coscienza di quel che si fa o che si permette di fare. Il Pasto Nudo.
L'assenza di coscienza è una forma di follia molto pericolosa, più della follia consapevole perché è molto più diffusa ( ma che arrosto di parole ho messo su ? Vabbé... ).

Ps. Luce nera? Mmmm....Non hai notato che è colorato con frequenze infrarosse?



e infatti volevo dire rossa....
l'arrosto di parole è cotto a puntino. giusta segnalazione.
cccput
00giovedì 27 gennaio 2005 15:06
per come la vedo io
il significato della giornata della memoria non è solo il ricordare.
deve aiutare a prendere coscienza che nessuno può sentirsi immune.
sta lì a dirci che chiunque potrebbe ricommettere quelle atrocità...e infatti quante fosse comuni sono state scavate da quel 27 gennaio 1945?

penso spesso a quella frase di "linea gotica":
occorre essere attenti per essere padroni di sè stessi.

spero che non succeda mai più quello che è successo, ma è cmq nostro dovere vigilare.
non parlo solo da italiano ma anche da europeo

grazie per le vostre risposte,
Paolo.
edorian
00giovedì 27 gennaio 2005 16:28
la memoria...
in questi giorni ho visto un pò di programmi, documentari..ecc..la cosa più scolvolgente per me ogni volta che ci penso è l'assoluta tranquillita dei "militari" "medici" "addetti a.." che lavoravano, vivevano. mangiavano..in mezzo ad un tale abbominio....

spero che l'uomo nn ritorni sui suoi passi...
spero che il mondo nn dimentichi mai tanto dolore!
dianne
00giovedì 27 gennaio 2005 19:00
l'uomo è già tornato sui suoi passi
l'uomo ha già dimenticato tutto
perchè non è sacra la dignità del prigioniero
e si tortura
e l'abominio non ha mai fine.
sessant'anni dopo
bisognerebbe portare gli americani
i cittadini americani
nelle prigioni dell'orrore
a vedere quello che i loro soldati
i loro eroi
fanno nel nome di quella civiltà che loro hanno portato
che si fregiano di aver portato
spenta la fiamma nera di hitler:
accesa la fiaccola della democrazia;
la luce, gli usa.

"luce" così profonda che
per quanto mi riguarda
non ne scorgo la bontà
o la fine.
ongii
00giovedì 27 gennaio 2005 19:14
dianne torna a colpire!
sessant'anni dopo
bisognerebbe portare gli americani
i cittadini americani
nelle prigioni dell'orrore
a vedere quello che i loro soldati
i loro eroi
fanno nel nome di quella civiltà che loro hanno portato
che si fregiano di aver portato


la tecnologia ha risolto il problema, adesso foto video internet televisione ti portano la tortura in casa, i cittadini americani sono consci di quello che fa un gruppo di pazzi perversi. Come facciano a non chiedersi dove può essere arrivata la grandiosa civiltà americana, questa è la perplessità, anche perchè non si tratta di "fare la guerra a proprio rischio" .......
gagliardioriginale
00giovedì 27 gennaio 2005 20:20
"....grazie silvio b.
dopo il tuo intervento al tg4,questa sera,ho finalmente capito cos'era il campo di concentramento.a seguito delle tue giuste parole,
i cittadini ringrazieranno tè per la tua testimonianza.
e, se permetti, ....posso vero....tu porterai i tuoi figli là
, quest'estate.... dai te lo dico...organizzati con quelli che insieme a tè governano l'italia!
no no no silvio, hai capito male, non là ma in sardegna.
per agosto sarà ristrutturata!!!!!
dimenticavo....ma chi sono,silvio, i fratelli Cervi?"

guardo il tg4, perchè è il "paniere" della coglionaggine
collettiva italiana.da li capisco, purtroppo, tante cose.
ci voleveno più di 300000 morti (tsunami)per ridare un pò di privacy alle lecciso?


(ricorda chi tende a dimenticare)
e la paura, per me, mira
la sensibilità ch'è tale perchè autonoma e indipendente dalla memoria.

volutamente non ho parlato della giornata della memoria:
se penso che anche silvio ne parla.
.IN SILENZIO.
bradiporosso
00sabato 29 gennaio 2005 02:51
Re:

Scritto da: Giusitta 27/01/2005 13.29
Io l'ultimo dell'anno ho visitato Terezin, una città-fortezza poco distante da Praga che i nazisti avevano trasformato in un gigantesco ghetto, è stato veramente impressionante, non oso immaginare come ci si possa sentire nel visitare Auschwitz.
G.




Io ho visitato Auschwitz e Birkenau, più o meno 4 anni fa...

Arbeit macht frei

Ho poche chiare immagini di quel luogo, li tengo per me, e un solo profondo timore che accadrà ancora nel mondo, magari proprio nel nostro fatiscente Occidente

Si ricorda perchè si deve ricordare, ma non perchè si possa sperare d'evitarlo. Noi abbiamo ricevuto una grazia per non aver vissuto fino ad oggi certi orrori (i cantanti che adoriamo lo portano nel nome), non dimentichiamolo mai
Krinale
00sabato 29 gennaio 2005 10:51
Re: All' ufficio postale
Ieri, venerdì 28 gennaio, il giorno dopo il giorno della memoria, sono andato in posta. Nella fila davanti a me c'erano due anziani che evidentemente si conoscevano ed uno ha detto all'altro:

-Hai visto che confusione questi giorni?
-Si, si ho visto...
-Sai, il mio lavoro nel campo era di sistemare i morti dentro le fosse comuni...
-Quando vedi cose così non hai voglia di ricordare, sarebbe meglio non ricordare niente.

Poi si sono avviati e hanno pagato le loro bollette.
Credo che il giorno della memoria vada celebrato. Credo anche che certe persone in 60 anni riescono a dimenticare tutto. Di fatto siamo in guerra al loro fianco.
pastronef
00venerdì 27 gennaio 2006 10:12
61 anni fa

who by fire....

[Modificato da pastronef 27/01/2006 10.13]

ongii
00venerdì 27 gennaio 2006 10:22


i carri russi entrano nel lager di auschwitz

l'altra sera, ascoltando celestini ascanio a blog, ho sentito dire che

noi quando pensiamo ai campi lager, li pensiamo in bianco e nero, perchè cosi ci sono stati tramandati dai media.

E' tutto a colori, invece, e lo era anche nel 1945.
Ci sono dei gran prati ad auschwitz, della bella aria sana, tutto tenuto molto bene

quindi, se uno ci va, rimane di sasso.

come è possibile, che in un posto cosi bello..........




edorian
00venerdì 27 gennaio 2006 10:49
SE QUESTO E' UN UOMO

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case;
Voi che trovate tornando la sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce la pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì e per un no

Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno:

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli:
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri cari torcano il viso da voi.

Primo Levi
3081964
00venerdì 27 gennaio 2006 12:20



pazzia

pazzia 1

pazzia 2

ogni tanto visitate i links di cui sopra

[Modificato da 3081964 27/01/2006 12.32]



[Modificato da 3081964 27/01/2006 12.54]

[Modificato da 3081964 27/01/2006 12.59]

[Modificato da 3081964 27/01/2006 13.04]

..kiara
00venerdì 27 gennaio 2006 13:09
Re:

Scritto da: ongii 27/01/2006 10.22


i carri russi entrano nel lager di auschwitz

l'altra sera, ascoltando celestini ascanio a blog, ho sentito dire che

noi quando pensiamo ai campi lager, li pensiamo in bianco e nero, perchè cosi ci sono stati tramandati dai media.

E' tutto a colori, invece, e lo era anche nel 1945.
Ci sono dei gran prati ad auschwitz, della bella aria sana, tutto tenuto molto bene

quindi, se uno ci va, rimane di sasso.

come è possibile, che in un posto cosi bello..........






....
edorian
00venerdì 27 gennaio 2006 13:17
Per ricordare
La Conferenza del Wannsee

Nel luglio del 1941 Hitler fece preparare a Goering una direttiva in cui incaricava Heydrich, capo dei servizi di sicurezza, di risolvere la questione ebraica nella sfera di influenza tedesca in Europa.
Il 20 gennaio 1942 Heydrich si incontrò con altri 14 alti funzionari dei principali ministeri tedeschi in una residenza tranquilla, lungo un lago a Wannsee (vicino Berlino). La riunione era segretissima e il suo scopo era quello di precisare i termini della soluzione al problema ebraico. I partecipanti alla riunione (oltre ad Heydrich ed al già citato Eichmann) furono:

- Gen. SS Heinrich Muller, capo della Gestapo, in rappresentanza della polizia tedesca;
- Gen. SS Otto Hoffmann, rappresentante dell’Ufficio per la razza e l’insediamento;
- Col. SS Karl Schongarth, rappresentante della SD, polizia di sicurezza;
- Col. SS Gerhard Klopfer, in rappresentanza del partito nazista;
- Magg. SS Rudolf Lange, vice-comandante SS in Lettonia;
- Gauletier Dr. Alfred Meyer e Dr. Georg Leibbrandt, rappresentanti del Ministero per la Polonia occupata;
- Dr. Wilhelm Stuckart, uno degli artefici delle Leggi di Norimberga, rappresentante del Ministero dell’Interno;
- Dr. Roland Freisler, rappresentante del Ministero della Giustizia;
- Dr. Martin Luther, sottosegretario del Ministero degli Esteri;
- Dr. Joseph Buhler, segretario di Stato della Polonia tedesca occupata;
- Dr. Wilhelm Kritzinger, direttore ministeriale della Cancelleria del Reich;
- Erich Neumann, direttore del piano quadriennale per l’economia.

All'inizio della discussione, il generale Heydrich, precisò che il problema da risolvere era quello dell’eccessiva presenza di ebrei in Germania e nei territori occupati, per cui la politica di emigrazione forzata perseguita dal Reich non era più sufficiente per far fronte al problema ebraico. Una possibile soluzione del problema sarebbe allora consistita in una '"evacuazione" degli ebrei dall'Est, termine che in realtà voleva dire eliminazione fisica o pulizia etnica dallo "spazio vitale" tedesco. Le prime operazioni di sterminio, provvisorie, avvennero sul luogo durante la conquista dell’Est; gli ebrei catturati erano costretti a scavare grandi fosse comuni per poi essere fucilati in massa e seppelliti nelle stesse fosse. Ma adesso era necessario pianificare lo sterminio in modo più preciso e sicuro e la riunione del Wannsee doveva appunto occuparsi di questo. Approssimativamente undici milioni di ebrei sarebbero stati coinvolti nella soluzione finale del problema; tra questi, cinque milioni di essi vivevano in Unione Sovietica e circa tre milioni erano gli ebrei già sotto il controllo dei tedeschi (in Polonia e nei territori orientali occupati). Bisognava però risolvere la questione in termini legali; la pulizia etnica degli ebrei dallo spazio vitale doveva perciò avvenire seguendo la legge. Così Heydrich affermò che si dovevano riesaminare le leggi di Norimberga e revocare le esenzioni previste che permettevano a molti ebrei di rimanere tra i tedeschi. In ogni caso, le SS avrebbero avuto i poteri decisionali in materia. Restava soltanto da risolvere il lato "tecnico", cioè trovare un sistema più veloce per l’uccisione e l’eliminazione dei corpi; le fucilazioni in massa creavano problemi tra le truppe ed anche costi eccessivi in fatto di munizioni. Fu così il colonnello Eichmann a spiegare che l’utilizzo del gas avrebbe risolto il problema. Il programma "eutanasia", avvenuto prima della guerra, aveva già sperimentato l’uso del monossido di carbonio per eliminare i malati di mente a Brandeburgo; adesso, lo stesso sistema poteva essere approntato anche per i campi di concentramento. Nell’estate del 1941 il Reichsfuhrer-SS Himmler aveva chiesto di visitare un campo nell’Alta Slesia polacca (Auschwitz), per trasformarlo in un grande centro di sterminio. Qui, affermò Eichmann durante la riunione, era possibile eliminare fino a sessantamila ebrei al giorno, attraverso delle speciali camere a gas camuffate da docce o camere di disinfestazione. Inoltre, con la costruzione di appositi forni crematori, si potevano occultare i cadaveri, cremandoli.
Lo sterminio degli ebrei, così come pianificato dalla conferenza del Wannsee, iniziò nel marzo 1942 in Polonia, nel campo di Chelmno; successivamente toccò a tutti gli altri campi dislocati nell’Europa occupata. L’operazione fu poi chiamata "Reinhard" in memoria di Heydrich, ucciso nel luglio del ’42 per mano di patrioti cechi (Heydrich si trovava in Cecoslovacchia come Protettore della Boemia e Moravia). La terribile pianificazione dello sterminio, elaborata a Wannsee, costò la vita a circa sei milioni di ebrei, ma questa stima non tiene conto delle vittime della cosiddetta "marcia della morte" che i tedeschi in fuga dagli Alleati imposero agli ebrei prigionieri dei campi



"Nel corso della soluzione finale gli ebrei saranno instradati, sotto appropriata sorveglianza, verso l'Est, al fine di utilizzare il loro lavoro. Saranno separati in base al sesso. Quelli in grado di lavorare saranno condotti in grosse colonne nelle regioni di grandi lavori per costruire strade, e senza dubbio un grande numero morirà per selezione naturale. Coloro che resteranno, che certo saranno gli elementi più forti, dovranno essere trattati di conseguenza, perchè rappresentano una selezione naturale, la cui liberazione dovrà essere considerata come la cellula germinale di un nuovo sviluppo ebraico (come mostra l'esperienza della storia)"


Le Foibe e la questione di Trieste

Le foibe devono il loro sinistro significato all'uso che ne fecero i partigiani jugoslavi durante e dopo la II guerra mondiale. Erano fosse comuni per esecuzioni sommarie collettive, in gran parte di italiani. Talvolta le vittime venivano fucilate subito dopo l'arresto. Altre volte venivano prima smistate ai campi di prigionia, dove giacevano in condizioni disumane: frustati, bastonati, denutriti, spesso costretti a picchiarsi fra loro per un pezzo di pane e per il divertimento dei loro sequestratori, i prigionieri venivano solitamente uccisi a coppie, legati sull'orlo della foiba e falciati con la mitragliatrice.

Le prime foibe: autunno del '43

Il fenomeno iniziò nell'autunno del '43, subito dopo l’armistizio, nei territori dell’Istria, abbandonati dai soldati italiani che li presidiavano e non ancora sotto il controllo dei tedeschi, quando i partigiani delle formazioni slave, ma anche gente comune, per lo più delle campagne, fucilarono o gettarono nelle foibe centinaia di cittadini italiani, bollati come “nemici del popolo”. Il numero delle vittime non è quantificabile con precisione. Comunque dovrebbero essere un migliaio tra infoibati, caduti nelle zone costiere e dispersi in mare.

Le foibe di aprile-giugno '45

Le foibe, però, ebbero la loro massima intensità nei quaranta giorni dell'occupazione jugoslava di Trieste, Gorizia e dell'Istria, dall'aprile fino a metà giugno '45, quando gli Alleati rientrarono a Trieste occupata dalle milizie di Tito. Tra marzo e aprile, alleati e jugoslavi si impegnarono nella corsa per arrivare primi a Trieste. Vinse la IV armata di Tito che entrò in città il 1º maggio alle 9.30. Suppergiù nelle stesse ore i titini occupavano anche Gorizia. Dei partigiani garibaldini non c’era traccia. Erano stati dirottati verso Lubiana e gli fu permesso di rientrare nella Venezia Giulia soltanto venti giorni dopo. A cose fatte. Come scrive Gianni Oliva, gli ordini di Tito e del suo ministro degli esteri Kardelj non si prestavano a equivoci: «Epurare subito», «Punire con severità tutti i fomentatori dello sciovinismo e dell’odio nazionale». Era il preludio alla carneficina, che non risparmiò nemmeno gli antifascisti di chiara fede italiana, nemmeno membri del Comitato di liberazione nazionale.
Ci fu una vera e propria caccia all'italiano, con esecuzioni sommarie, deportazioni, infoibamenti. In quel periodo solo a Trieste furono deportate circa ottomila persone: solo una parte di esse potrà poi far ritorno a casa. I crimini ebbero per vittime militari e civili italiani, ma anche civili sloveni e croati, vittime di arresti, processi farsa, deportazioni, torture, fucilazioni. La mattanza si protrasse per alcune settimane, sebbene a Trieste e a Gorizia fra il 2 e il 3 maggio fosse arrivata anche la seconda divisione neozelandese del generale Bernard Freyberg, inquadrata nell’VIII armata britannica. Finì il 9 giugno quando Tito e il generale Alexander tracciarono la linea di demarcazione Morgan, che prevedeva due zone di occupazione – la A e la B – dei territori goriziano e triestino, confermate dal Memorandum di Londra del 1954. È la linea che ancora oggi definisce il confine orientale dell’Italia. La persecuzione degli italiani, però, durò almeno fino al '47, soprattutto nella parte dell'Istria più vicina al confine e sottoposta all'amministrazione provvisoria jugoslava.

Le cifre

Quante furono le vittime? Secondo alcuni: 20-30 mila. Ma un’indagine minuziosa del Centro studi adriatici raccolta in un albo pubblicato nel 1989 le fa scendere a 10.137 persone: 994 infoibate, 326 accertate ma non recuperate dalle profondità carsiche, 5.643 vittime presunte sulla base di segnalazioni locali o altre fonti, 3.174 morte nei campi di concentramento jugoslavi. Non solo fascisti: erano presi di mira tutti coloro che si opponevano al disegno dell'annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia, compresi molti antifascisti, membri del Cln che avevano fatto la Resistenza al fianco dei loro assassini. La "caccia al fascista", infatti, si esercitò, perfino con maggiore precisione, nei confronti di antifascisti, i componenti dei Comitati di Liberazione Nazionale di Trieste e di Gorizia, e gli esponenti della Resistenza liberaldemocratica e del movimento autonomistico di Fiume. Dunque, infoibati perché italiani. Lo sostiene anche lo storico Giovanni Berardelli: "La loro principale colpa era quella di essere, per la loro nazionalità, un ostacolo da rimuovere al programma di Tito di annessione del Friuli e della Venezia Giulia". Da cui l'odierna accusa di genocidio o di pulizia etnica.
"Le foibe - sintetizza lo storico triestino Roberto Spazzali - furono il prodotto di odii diversi: etnico, nazionale e ideologico. Furono la risoluzione brutale di un tentativo rivoluzionario di annessione territoriale. Chi non ci stava, veniva eliminato".






[Modificato da edorian 27/01/2006 13.22]

amboy
00venerdì 27 gennaio 2006 13:28
Storiellina: ieri sera sono andato con un tipo allo Zero Circus dove c'era una rappresentazione sull'Olocausto.

Sceneggiatura: vari attori impersonano ebrei che corrono su e giù per il palco in maniera sguaiata urlando numeri e vittime della 2° guerra mondiale e racconti dei sopravvissuti.
Due perle:
1) La scenetta con due ragazze. Una dice all'altra:
"Ho scritto tante cose... ho lasciato il mio diario nascosto... io morirò tu vallo a cercare."
"Sì ma come ti chiami?"
"Frank, Anna Frank!"
2) Sul finale, tutto "Il mio nome è mai più".

Ora: non vi pare che questo tipo di rappresentazioni intellettuali e senza cuore siano un insulto per la memoria e per gli Ebrei?

[Modificato da amboy 27/01/2006 13.29]

amboy
00venerdì 27 gennaio 2006 13:32
Per 3081964
Dove hai trovato quella vignetta?
kitaj
00venerdì 27 gennaio 2006 14:11
Re:

Scritto da: amboy 27/01/2006 13.28
Ora: non vi pare che questo tipo di rappresentazioni intellettuali e senza cuore siano un insulto per la memoria e per gli Ebrei?

[Modificato da amboy 27/01/2006 13.29]



be', 7-8 anni fa ho assistito a una rappresentazione sullo stesso genere, però impostata sull'esodo della popolazione croata sotto il governo fascista in Istria. a parte la tendenziosità dello spettacolo (vergognosa per il fatto che i tempi, con il nazionalismo croato al potere, erano sospettissimi), mi aveva sommamente irritato il ritratto smunto e piagnucoloso degli sfollati. i miei nonni non avrebbero (non) reagito così a simili avversità. ma non solo i miei nonni: qualsiasi organismo che obbedisse all'imperativo biologico di sopravvivere si sarebbe comportato diversamente. invece, ricordo questi zombie(s) con le valige di cartone che si davano pacche sulle spalle pronunciando cupamente frasi come "poveri noi", "la nostra cultura" (!). sul palco mancava solo Folco Pratesi. l'intento era manipolativo fino al midollo; l'effetto, temo, ancor peggio.
3081964
00venerdì 27 gennaio 2006 15:08
Re: Per 3081964

Scritto da: amboy 27/01/2006 13.32
Dove hai trovato quella vignetta?





quì
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