Per ricordare
La Conferenza del Wannsee
Nel luglio del 1941 Hitler fece preparare a Goering una direttiva in cui incaricava Heydrich, capo dei servizi di sicurezza, di risolvere la questione ebraica nella sfera di influenza tedesca in Europa.
Il 20 gennaio 1942 Heydrich si incontrò con altri 14 alti funzionari dei principali ministeri tedeschi in una residenza tranquilla, lungo un lago a Wannsee (vicino Berlino). La riunione era segretissima e il suo scopo era quello di precisare i termini della soluzione al problema ebraico. I partecipanti alla riunione (oltre ad Heydrich ed al già citato Eichmann) furono:
- Gen. SS Heinrich Muller, capo della Gestapo, in rappresentanza della polizia tedesca;
- Gen. SS Otto Hoffmann, rappresentante dell’Ufficio per la razza e l’insediamento;
- Col. SS Karl Schongarth, rappresentante della SD, polizia di sicurezza;
- Col. SS Gerhard Klopfer, in rappresentanza del partito nazista;
- Magg. SS Rudolf Lange, vice-comandante SS in Lettonia;
- Gauletier Dr. Alfred Meyer e Dr. Georg Leibbrandt, rappresentanti del Ministero per la Polonia occupata;
- Dr. Wilhelm Stuckart, uno degli artefici delle Leggi di Norimberga, rappresentante del Ministero dell’Interno;
- Dr. Roland Freisler, rappresentante del Ministero della Giustizia;
- Dr. Martin Luther, sottosegretario del Ministero degli Esteri;
- Dr. Joseph Buhler, segretario di Stato della Polonia tedesca occupata;
- Dr. Wilhelm Kritzinger, direttore ministeriale della Cancelleria del Reich;
- Erich Neumann, direttore del piano quadriennale per l’economia.
All'inizio della discussione, il generale Heydrich, precisò che il problema da risolvere era quello dell’eccessiva presenza di ebrei in Germania e nei territori occupati, per cui la politica di emigrazione forzata perseguita dal Reich non era più sufficiente per far fronte al problema ebraico. Una possibile soluzione del problema sarebbe allora consistita in una '"evacuazione" degli ebrei dall'Est, termine che in realtà voleva dire eliminazione fisica o pulizia etnica dallo "spazio vitale" tedesco. Le prime operazioni di sterminio, provvisorie, avvennero sul luogo durante la conquista dell’Est; gli ebrei catturati erano costretti a scavare grandi fosse comuni per poi essere fucilati in massa e seppelliti nelle stesse fosse. Ma adesso era necessario pianificare lo sterminio in modo più preciso e sicuro e la riunione del Wannsee doveva appunto occuparsi di questo. Approssimativamente undici milioni di ebrei sarebbero stati coinvolti nella soluzione finale del problema; tra questi, cinque milioni di essi vivevano in Unione Sovietica e circa tre milioni erano gli ebrei già sotto il controllo dei tedeschi (in Polonia e nei territori orientali occupati). Bisognava però risolvere la questione in termini legali; la pulizia etnica degli ebrei dallo spazio vitale doveva perciò avvenire seguendo la legge. Così Heydrich affermò che si dovevano riesaminare le leggi di Norimberga e revocare le esenzioni previste che permettevano a molti ebrei di rimanere tra i tedeschi. In ogni caso, le SS avrebbero avuto i poteri decisionali in materia. Restava soltanto da risolvere il lato "tecnico", cioè trovare un sistema più veloce per l’uccisione e l’eliminazione dei corpi; le fucilazioni in massa creavano problemi tra le truppe ed anche costi eccessivi in fatto di munizioni. Fu così il colonnello Eichmann a spiegare che l’utilizzo del gas avrebbe risolto il problema. Il programma "eutanasia", avvenuto prima della guerra, aveva già sperimentato l’uso del monossido di carbonio per eliminare i malati di mente a Brandeburgo; adesso, lo stesso sistema poteva essere approntato anche per i campi di concentramento. Nell’estate del 1941 il Reichsfuhrer-SS Himmler aveva chiesto di visitare un campo nell’Alta Slesia polacca (Auschwitz), per trasformarlo in un grande centro di sterminio. Qui, affermò Eichmann durante la riunione, era possibile eliminare fino a sessantamila ebrei al giorno, attraverso delle speciali camere a gas camuffate da docce o camere di disinfestazione. Inoltre, con la costruzione di appositi forni crematori, si potevano occultare i cadaveri, cremandoli.
Lo sterminio degli ebrei, così come pianificato dalla conferenza del Wannsee, iniziò nel marzo 1942 in Polonia, nel campo di Chelmno; successivamente toccò a tutti gli altri campi dislocati nell’Europa occupata. L’operazione fu poi chiamata "Reinhard" in memoria di Heydrich, ucciso nel luglio del ’42 per mano di patrioti cechi (Heydrich si trovava in Cecoslovacchia come Protettore della Boemia e Moravia). La terribile pianificazione dello sterminio, elaborata a Wannsee, costò la vita a circa sei milioni di ebrei, ma questa stima non tiene conto delle vittime della cosiddetta "marcia della morte" che i tedeschi in fuga dagli Alleati imposero agli ebrei prigionieri dei campi
"Nel corso della soluzione finale gli ebrei saranno instradati, sotto appropriata sorveglianza, verso l'Est, al fine di utilizzare il loro lavoro. Saranno separati in base al sesso. Quelli in grado di lavorare saranno condotti in grosse colonne nelle regioni di grandi lavori per costruire strade, e senza dubbio un grande numero morirà per selezione naturale. Coloro che resteranno, che certo saranno gli elementi più forti, dovranno essere trattati di conseguenza, perchè rappresentano una selezione naturale, la cui liberazione dovrà essere considerata come la cellula germinale di un nuovo sviluppo ebraico (come mostra l'esperienza della storia)"
Le Foibe e la questione di Trieste
Le foibe devono il loro sinistro significato all'uso che ne fecero i partigiani jugoslavi durante e dopo la II guerra mondiale. Erano fosse comuni per esecuzioni sommarie collettive, in gran parte di italiani. Talvolta le vittime venivano fucilate subito dopo l'arresto. Altre volte venivano prima smistate ai campi di prigionia, dove giacevano in condizioni disumane: frustati, bastonati, denutriti, spesso costretti a picchiarsi fra loro per un pezzo di pane e per il divertimento dei loro sequestratori, i prigionieri venivano solitamente uccisi a coppie, legati sull'orlo della foiba e falciati con la mitragliatrice.
Le prime foibe: autunno del '43
Il fenomeno iniziò nell'autunno del '43, subito dopo l’armistizio, nei territori dell’Istria, abbandonati dai soldati italiani che li presidiavano e non ancora sotto il controllo dei tedeschi, quando i partigiani delle formazioni slave, ma anche gente comune, per lo più delle campagne, fucilarono o gettarono nelle foibe centinaia di cittadini italiani, bollati come “nemici del popolo”. Il numero delle vittime non è quantificabile con precisione. Comunque dovrebbero essere un migliaio tra infoibati, caduti nelle zone costiere e dispersi in mare.
Le foibe di aprile-giugno '45
Le foibe, però, ebbero la loro massima intensità nei quaranta giorni dell'occupazione jugoslava di Trieste, Gorizia e dell'Istria, dall'aprile fino a metà giugno '45, quando gli Alleati rientrarono a Trieste occupata dalle milizie di Tito. Tra marzo e aprile, alleati e jugoslavi si impegnarono nella corsa per arrivare primi a Trieste. Vinse la IV armata di Tito che entrò in città il 1º maggio alle 9.30. Suppergiù nelle stesse ore i titini occupavano anche Gorizia. Dei partigiani garibaldini non c’era traccia. Erano stati dirottati verso Lubiana e gli fu permesso di rientrare nella Venezia Giulia soltanto venti giorni dopo. A cose fatte. Come scrive Gianni Oliva, gli ordini di Tito e del suo ministro degli esteri Kardelj non si prestavano a equivoci: «Epurare subito», «Punire con severità tutti i fomentatori dello sciovinismo e dell’odio nazionale». Era il preludio alla carneficina, che non risparmiò nemmeno gli antifascisti di chiara fede italiana, nemmeno membri del Comitato di liberazione nazionale.
Ci fu una vera e propria caccia all'italiano, con esecuzioni sommarie, deportazioni, infoibamenti. In quel periodo solo a Trieste furono deportate circa ottomila persone: solo una parte di esse potrà poi far ritorno a casa. I crimini ebbero per vittime militari e civili italiani, ma anche civili sloveni e croati, vittime di arresti, processi farsa, deportazioni, torture, fucilazioni. La mattanza si protrasse per alcune settimane, sebbene a Trieste e a Gorizia fra il 2 e il 3 maggio fosse arrivata anche la seconda divisione neozelandese del generale Bernard Freyberg, inquadrata nell’VIII armata britannica. Finì il 9 giugno quando Tito e il generale Alexander tracciarono la linea di demarcazione Morgan, che prevedeva due zone di occupazione – la A e la B – dei territori goriziano e triestino, confermate dal Memorandum di Londra del 1954. È la linea che ancora oggi definisce il confine orientale dell’Italia. La persecuzione degli italiani, però, durò almeno fino al '47, soprattutto nella parte dell'Istria più vicina al confine e sottoposta all'amministrazione provvisoria jugoslava.
Le cifre
Quante furono le vittime? Secondo alcuni: 20-30 mila. Ma un’indagine minuziosa del Centro studi adriatici raccolta in un albo pubblicato nel 1989 le fa scendere a 10.137 persone: 994 infoibate, 326 accertate ma non recuperate dalle profondità carsiche, 5.643 vittime presunte sulla base di segnalazioni locali o altre fonti, 3.174 morte nei campi di concentramento jugoslavi. Non solo fascisti: erano presi di mira tutti coloro che si opponevano al disegno dell'annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia, compresi molti antifascisti, membri del Cln che avevano fatto la Resistenza al fianco dei loro assassini. La "caccia al fascista", infatti, si esercitò, perfino con maggiore precisione, nei confronti di antifascisti, i componenti dei Comitati di Liberazione Nazionale di Trieste e di Gorizia, e gli esponenti della Resistenza liberaldemocratica e del movimento autonomistico di Fiume. Dunque, infoibati perché italiani. Lo sostiene anche lo storico Giovanni Berardelli: "La loro principale colpa era quella di essere, per la loro nazionalità, un ostacolo da rimuovere al programma di Tito di annessione del Friuli e della Venezia Giulia". Da cui l'odierna accusa di genocidio o di pulizia etnica.
"Le foibe - sintetizza lo storico triestino Roberto Spazzali - furono il prodotto di odii diversi: etnico, nazionale e ideologico. Furono la risoluzione brutale di un tentativo rivoluzionario di annessione territoriale. Chi non ci stava, veniva eliminato".
[Modificato da edorian 27/01/2006 13.22]