Io non l'ho ancora visto. Da quel che ho capito leggendo svariate recensioni, l'idea che il film costituirebbe il solito facile mezzo per i detrattori per denigrare i tdG o anche solo per criticarli è un abbaglio, in quanto da più parti si dice che il film tratta i tdG con rispetto. Non è presente cioè - sembra - nel film la pretesa di ritrarre i tdG come fanatici, come si evince non solo dalla caratterizzazione del ragazzo, ma anche da quella dei genitori. Ad esempio, l'autore del romanzo Ian McEwan che è anche tra gli sceneggiatori del film afferma:
Noi abbiamo rappresentato il loro punto di vista in modo rispettoso e con sincerità. Emerge il sentimento di empatia: prova ne è la dichiarazione che rende il padre di Adam davanti alla Corte e il modo in cui il ragazzo afferma e professa la sincerità della sua fede e delle sue convinzioni. Non c’è nessuna intenzione derisoria o l’idea di presentarli come dei pazzi, il regista ne ha offerto una rappresentazione il più possibile accurata ed empatica
mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/cultura/2018-10-17/il-dilemma-legge-e-morale-185414.shtml?uuid=AEFciyHG&refr...
Il film cioè riconferma che i testimoni di Geova, contrariamente alle illusioni dei fuoriusciti dissidenti, costituiscono non solo una realtà sociale imprescindibile e nota in tutto il mondo ma un fenomeno che, con la propria fede, costringe a fare i conti con questioni etiche di assoluto rilievo e le relative conseguenze legali. I figli di tdG sono individui "programmati" e incapaci di pensiero autonomo? Sono in grado di spiegare razionalmente ciò che professano? Un minorenne che vive all'interno di questa comunità si limita a reiterare acriticamente le convinzioni apprese dai genitori o mostra di averle accettate e di condividerle con fermezza e consapevolezza? In questo secondo caso è giusto che un magistrato gli imponga una 'terapia salvavita' che viola le sue credenze? E, se quest'ultima è l'unica via d'uscita moralmente accettabile, come popolarmente si ritiene, come mai la Legge tutela invece l'alternativa opposta (ovvero, la facoltà di autodeterminarsi anche fino alle estreme conseguenze?)
Contrariamente ai recenti esperimenti del genere (
To Verdener,
La ragazza del mondo o il del tutto trascurabile
Apostasy) abbiamo inoltre il primo caso di un film hollywoodiano con al centro della trama i tdG e le loro controversie, e quindi che avrà (anzi ha già avuto) un ritorno commerciale non irrilevante, sebbene non sia certo un
blockbuster. Anche il cast è di pregio: il doppio premio Oscar Emma Thompson, attrice che non si può che ammirare per la sua professionalità, ha lasciato una interpretazione già oggetto di numerosi e sicuramente ben meritati apprezzamenti, e Tucci, che pure non ha lo spessore del protagonista e infatti ha sempre lavorato da comprimario, sa il fatto suo. Attori che non possono vantare lo stesso seguito e la stesso livello di venerazione di un Brad Pitt o di una Julia Roberts, ma certamente di serie A.
Leggo comunque nelle recensioni molti aspetti poco lusinghieri, ad esempio secondo
Everyeye la pellicola è "
ordinaria, decorosa ma priva del necessario pathos" e merita una "
risicata sufficienza". Secondo
Cinematographe "
sono i dialoghi a risultare talvolta superficiali, così come alcuni accadimenti non vengono sufficientemente delineati e rischiano di mancare del necessario realismo" e "
a tratti pare voler caricarsi eccessivamente di quesiti e questioni che non sempre riesce a dipanare in maniera impeccabile".
Quanto agli snodi narrativi, cito solo un particolare che non può non saltare all'occhio: sul finale si lascia immaginare uno strascico sentimentale fra la Thompson (classe 1959), che vive una realtà coniugale infelice, ed il giovane protagonista di vent'anni. Praticamente nonna e nipote. Ora, non vorrei apparire retrogrado (di questi tempi è facile), ma se ciò fosse verificato, sarebbe proprio una cosa del genere a risultare improbabile e anche discretamente ridicola.
Mi riservo un giudizio completo dopo aver visto il film.
A proposito, ho poi visionato (su Sky)
La Ragazza del Mondo. Come sempre in questi casi, anche per diletto personale, mi è venuta voglia di scrivere una recensione completa. Ma al di là del fatto che me ne manca il tempo, l'operina di Danieli ha avuto un riscontro commerciale talmente esiguo da rendere lo sforzo del tutto inutile: quasi nessuno, si può dire, l'ha sentito nominare. Nella recensione avrei probabilmente detto che il film ha una regia dignitosa ed è ben interpretato (anche da Riondino, che peraltro stimo poco come attore) ma la storia è assurda e illogica, i personaggi contraddittori, e, come in
To Verdener (e in generale quando si cerca di narrare una vicenda intimamente legata alla professione di fede), lo spettatore ne esce con la sensazione di non aver capito cosa si dovrebbe pensare dei testimoni di Geova.