dharmina aveva voglia di scrivere...

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.Dharma.
00lunedì 3 aprile 2006 09:07
02/04/2006 15.34

Ogni tanto capita che mi guardo dentro e non ci vedo più niente. E allora devo uscire con qualcuno, andare a fare un po’ di kasino in strada o in un bar, sentire di nuovo che in me c’è qualcosa di vivo.
Altre volte mi sento esplodere. Troppi dubbi, problemi, paranoie… come avere un alveare di pensieri che ronza sempre più forte nella testa. E allora devo scrivere qualcosa, una lettera di solito, lettere ne scrivo tante, e non le mando mai. Scrivo ad amici, per lo più a quelli che ho perso e ke mi mancano. Ma scrivo anche lettere a me stessa, alcune poi alla fine le metto sopra una candela e le brucio. Il punto è ke non è tanto ciò che scrivo,a volte, che conta, quanto SCRIVERE, come svuotare quello che ho dentro sul foglio, o più di rado, sul pc.

Ma è qualche tempo che mi sono stufata di scrivere testi di canzoni che so a memoria, storielle banali che mi hanno raccontato, o quello che mi succede, perché alla fine è più un’annotazione stupida per non dimenticare che uno sfogo, e la mia frustrazione rimane là dov’è.
È che ci sono tante cose che vorrei DIRE, vorrei PARLARE, a tantissima gente, e invece il tempo e le possibilità di farlo sono maledettamente ridotte. Oltre al fatto che quando sto per arrivare al punto succede che mi tiro indietro, non so perché, ma ora per fare un esempio, ho un amico con cui è più di un anno che vado avanti a litigi, ma gli voglio tanto bene e mi manca. Eppure non ci vado a parlare una volta seriamente, quando ci incontriamo riesco solo a dire due stronzate un sorriso e chi s’è visto s’è visto. Per poi ripensare dentro me a tutte le cose che avrei invece dovuto dirgli… e allora c’è solo una cosa da fare, prendere la mia testolina da dietro e sbatterla ripetutamente contro lo spigolo del camino…

Però non ci sono solo momenti di tristezza, ci sono volte in cui mi piace sentire come un vuoto dentro, e allora appunto uscire, anche da sola, e camminare per le vie del paese e guardare in alto, il cielo e le nuvole al tramonto, oppure subito dopo pranzo quando il sole è alto… già in questo periodo qui in Sardegna fa caldo, poi magari tra qualche giorno pioverà di nuovo, ma io ora vado in giro con le maniche corte e al massimo una felpa leggera, giro così per il paese e saluto le vecchiette sedute fuori che lavorano all’uncinetto o giocano coi bambini, oppure prendo il bus e in un quarto d’ora sono a Oristano e giro per il centro che fino alle quattro è praticamente deserto, a parte me e qualche altro passeggiatore solitario. Canticchio canzoni tristi ma io sono felice, vuota così e tutto è qualcosa di nuovo, alzo lo sguardo verso l’alto e scopro un balcone con dei fiori bellissimi, scopro che ci sono le nuvole bianche di cotone anche oggi, scopro che il cielo dietro è scuro e che invece davanti si fa più chiaro, scopro che il negozio della Benetton è fatto dentro uno dei palazzi storici della città che ai piani superiori è ancora conservato come era prima, e guardando solo il negozio non me ne sarei mai resa conto.

E a proposito dei palazzi storici, mi è venuta in mente una cosa che qualche anno fa ci ho riso per tutta l’estate. All’epoca avevo un cellulare che odiavo, un Panasonic grigio mezzo scassato che era di mio padre. Detestavo quel telefono perché, oltre a essere incasinato (io non smetterò mai di adorare la semplicità dei Nokia) aveva le suonerie più brutte che avessi mai sentito. Così misi la classica driiiiin driiiiin, che alla fine era sì triste, per una ragazzina di 15-16 anni, ma almeno non era un obbrobrio di musichetta da dementi.
Come quasi ogni estate mio zio, quello che abita nello splendido Lussemburgo, era sceso nella calda Oristano per trovare i parenti sardi. Una mattina presi mio fratello e le mie tre cugine (tutti poco più piccoli di me, un anno in meno, due…) e ce ne andammo a fare un giretto per la città. Giunti in piazza Eleonora, vediamo che il portone di uno dei palazzi era aperto. Ci guardiamo l’un l’altro e senza pensarci due volte partiamo tutti all’esplorazione. Era una figata bellissima. C’era un piccolo corridoio, in fondo al quale si vedeva una specie di cortiletto lastricato e in fondo a questo una piccola gradinata di cinque o sei scalini e ai lati della gradinata due sfingi piccoline di pietra. In cima ai gradini un enorme cancello nero che impediva l’accesso al cortile ben più grande che potevamo vedere oltre le sbarre, pieno di cianfrusaglie buttate in mezzo all’erba.
Ma la nostra attenzione rimase per il corridoio. Varcato il portone si accedeva lì appunto. Sulla sinistra c’era una panchina di ferro in stile antico, tutta fronzoluta, e arrugginita al massimo. Il soffitto era scrostato ma si potevano ancora distinguere le decorazioni floreali sullo sfondo rosa pallido. E sulla destra una scalinata enorme di marmo, vecchia che non si sapeva, con il corrimano di ferro. Guardammo in alto, potevamo contare circa quattro piani, eravamo indecisi se salire o meno perché non sapevamo nemmeno se si potesse entrare là. Dicevamo “e se qualcuno ci becca?”. Le mie cugine erano le più paurose, ma alla fine decidemmo di salire ed eravamo tutti d’accordo.
I gradini erano macchiati e impolverati, io che ero la più grande salivo davanti a tutti e sussurravo di stare attenti e di non poggiarsi al corrimano perché era un po’ pericolante. Salimmo quasi tutti i piani, eravamo zitti e tesi, ogni tanto qualcuno ridacchiava ma sempre in silenzio, sottovoce, e quando succedeva gli altri erano tutti a fare “sssshhhhh!!” che alla fine facevamo più kasino così che altro. Era come se stessimo esplorando un posto pericoloso, o tipo quei film dove devi fare attenzione che il nemico non ti becchi. Anche a me che pure avevo circa 16 anni sembrava di essere in una situazione simile, che era troppo divertente.
Stavamo giusto incominciando a salire gli ultimi scalini, quelli che conducevano al piano in cima. Quegli scalini mi ricordo (anche perché poi su quelle scale ci ritornai in seguito con altra gente a esplorare, anche se più grande faccio sempre cose da bambina ahahahah!!) erano ancora più rovinati degli altri, ancora più sporchi, insomma era da immaginarsi che quel posto fosse proprio proibito… avevamo tutti il cuore che ci batteva a mille, mancavano pochi scalini ad arrivare, ormai eravamo a metà della gradinata… quando lo udimmo…
…DRIIIIIN DRIIIIIN!!
Una delle mie cugine cacciò un urlo e ci precipitammo giù per le scale di corsa, e poi come frecce fuori dal corridoio e di nuovo nella piazza. Aprii la sacca e tirai fuori il cellulare, era la mia amica che mi faceva lo squillo con l’addebito, oltretutto. QUANDO CE L’AVEVAMO QUASI FATTA!!! Alla fine scoppiammo a ridere, tutti quanti, ma lo spavento ce l’eravamo presi, c’avevamo il cuore che ormai c’era scappato dalla cassa toracica e lottava per uscire dalla bocca. Anche perché all’inizio non capivo di chi potesse essere, io ero abituata al mio vecchio Nokia che mi sembra che in quel periodo s’era sfasciato, boh… ma che ridere, ancora oggi quando passiamo là davanti con mio fratello, oppure con loro quando scendono ridiamo come deficienti… eravamo così tesi ahahahahahahah e poi mi suona il telefono ahahahahahahahahahahahahahahahahah!!! Bellissimo…

Che aggiungere, se non che anche stavolta scrivere e PARLARE di una stronzata mi ha fatto bene? Ahahahah!! Ma ora il libro di letteratura m’aspetta, già, che devo studiare il Barocco… aaargh, quanto non ne ho vogliaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!
Ma purtroppo c’ho già 3, meglio che lo faccio sigh…

Ciaooooooooo a tutti, alla prossimaaaaaaaaaa ghghghgh!!
=Macstar=
00lunedì 3 aprile 2006 12:30
non c'è che dire stupendo, mi piace tanto, l'impostazione è simile alla mia nel mio primo racconto da bambino di Roma, dai veramente la sensazione di ciò che poteva essere. Grazie di queste tue..quattro chiacchiere!
.Dharma.
00lunedì 3 aprile 2006 13:20
tnx! =)
ghghgh aspettane altre maccuccio... il tempo che ho è poco ma quando mi metto a scrivere...MI METTTO A SCRIVERE e rompo le scatole a tutti ahahahahah! |=)
grazie,cmq... :)
Zephyr.modoetia
00martedì 4 aprile 2006 06:54
Dharmina aveva voglia di scrivere...


...ma avrebbe fatto meglio a tenersi il desiderio!!!


MO CIAO DERMA!!!

PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRTTTTTTTTTTTTTTTTT

ghghghgh benvenuta tessoro!!! Su su mettiti un po' in mostra nel role che ti pianto un tapiro nel... braccio!!!
Raga sto ricevendo soffiate interessanti. Avrei dovuto mettere il primo tapiro, frutto di una speciale soffiata del nostro oDino (ci siamo visti Domenica sta bene e vi slinguazza tutti, se torna ha dichiarato che ripudia una serie di figli suoi) ma tra maldistesta e tempo a controllare di non dire momate ho dovuto attendere. In giornata spero di controllare un paio di info con un pg e poi siamo pronti...
Baci baci!

Zephyr (il tapirizzatore inarrestabile)
Possono toglierci le cariche, ma non ci toglieranno mai, la tapirizzazione!!!

(vediamo chi becca da dove ho violentato la frase!!!)
.Dharma.
00martedì 4 aprile 2006 10:10
ZEFIOOOOOOOOOOOOOOO!!

...ma come avrei fatto meglio a nn scrivere...ma si tratta così una figlia??
+si rannicchia in un angolino sconsolata,a pasticciare per terra col fedele pastello arancione

eppoi...KE TI HO DETTO MILLE VOLTE DI NN KIAMARMI DERMAAAAAA!!
ma guardalo questo qui,ke viene e invade il mio piccolo spazietto...

...e il "non dire MOMATE"?
+afferra la sciabola e...
il resto lo sai...

firmato:
LA SARACENA

ahahahahahahahahahahahahahahah

e oggi dovevo aggiungere un altro mio piccolo frammento che ho scritto ieri ma... credo di averlo dimenticato a casa... sigh!

[Modificato da .Dharma. 04/04/2006 10.16]

=Macstar=
00martedì 4 aprile 2006 14:06
responso del master...


Dharma afferra la sciabola e con netto colpo tondo dritto, fa a fette il Zephyr nazionale, e ringhiando proferisce "ora non potrai più far tapiri e invadere i miei spazi...."
.Dharma.
00mercoledì 5 aprile 2006 09:32
...beh, io volevo solo tagliarlo in due all'altezza della vita, ma il capo sei tu, Puccetto!!

ghghghghghghghghghgh :P

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